7. Forza d'animo
Yukiko rientrò nella propria stanza.
Era riuscita finalmente a sistemare
tutte le proprie cose e aveva riposto le valigie vuote sugli scaffali
alti del guardaroba, quindi finalmente la stanza poteva considerarsi
un minimo ordinata. Certo, questo se escludessimo la presenza di vari
CD sparsi sul pavimento accanto al suo stereo e la scrivania ingombra
dei moduli lasciati da sua madre e dal notebook, lo schermo nero e il
sistema in standby.
Da quando il signor Hiwatari era
partito, raramente lei e Kei riuscivano a incrociarsi per la cena.
Questa volta non era stata una di quelle, ma la cosa se non altro le
aveva permesso di riflettere sugli ultimi avvenimenti. Faticava
ancora a dare un senso al tutto e meccanicamente estrasse dalla tasca
dei pantaloni il proprio bey, osservandone il bit con apprensione.
Cos'erano quelle improvvise emozioni
che l'avevano travolta?
Aveva provato un senso di sicurezza,
quasi di appartenenza, quando lui l'aveva portata via da quel caffé
e condotta alla macchina. Inoltre, non riusciva a non guardarlo con
una certa curiosità, chiedendosi quando le avrebbe mostrato un'altra
sfaccettatura del suo carattere, ben più complesso e profondo di
quanto ella stessa aveva creduto inizialmente.
Riconobbe con sé stessa l'intimo
desiderio di conoscerlo un po' di più, di dargli una possibilità, e
se ne stupì. Davvero poteva permettersi di pensare una cosa del
genere, sapendo cosa i loro genitori si aspettassero da loro?
“Sto di nuovo abbassando la
guardia, dannazione!”
Scosse il capo, cercando di scacciare i
pensieri che l'avevano assalita e fatta dubitare di sé stessa. Non
poteva cedere alle circostanze, avrebbe mantenuto la propria
posizione e si sarebbe opposta fino all'ultimo. Ne andava del suo
futuro.
A quel punto tuttavia, nella penombra
del crepuscolo, le sembrò di scorgere con la coda dell'occhio un
riflesso accanto al letto, ad altezza del pavimento. Inarcando un
sopracciglio si spostò, avvicinandosi di qualche passo per poi
ritrovarsi a fissare la porticina che, mimetizzata alla parete, dava
sulla stanza del dranzerblader. Interrogativa si chinò, accostando
il viso al pavimento e chiudendo un occhio rimase in attesa, finché
non rivide di nuovo quell'impulso luminoso filtrare da sotto il
battente.
“E adesso che succede?” si
chiese tirandosi nuovamente in piedi.
Si accostò pertanto alla porta
segreta, aprendo le orecchie in attesa di qualche suono proveniente
dall'interno. Dopo una manciata di secondi ancora, provò a bussare.
– Ehilà? Posso?
Nessuna risposta, ma il bagliore si
ripeté, questa volta abbastanza forte da permetterle di distinguerlo
senza problemi sul pavimento accanto alla propria scarpa destra.
Perplessa e spinta da un groviglio di emozioni quali la curiosità e
l'inquietudine, strinse Night nella mano sinistra prima di prendere
la sua decisione. Aprì la piccola porta, sospingendola verso
l'interno della camera del blader, immersa di nuovo nella penombra.
Il silenzio era praticamente assoluto.
– Kei??
Niente. La stanza era deserta.
Raddrizzando la schiena e richiudendosi
la porticina alle spalle, la giovane si guardò in giro alla ricerca
della fonte della luce che aveva intravisto poco prima. Luce che ben
presto si ripeté, scaturendo da un piccolo oggetto rimasto
incustodito sul tavolo della scrivania.
Avvicinandosi alla stessa con un nuovo
senso di aspettativa, Yukiko riconobbe ben presto come fonte di quel
bagliore lo stesso Dranzer, il beyblade del ragazzo che la stava
soltanto confondendo ultimamente.
– Ma come...? – non finì nemmeno
di formulare quella domanda a voce che percepì un impulso di energia
scuotere il suo stesso bey, che ancora stringeva in mano.
Sollevandolo, vide il bit al centro
dello stesso rilucere allo stesso modo e sollevò un sopracciglio,
non tanto sorpresa quanto confusa.
– Ehi Night, cosa..? – di nuovo non
riuscì a completare quella domanda che i due beyblade presero a
brillare contemporaneamente, come risuonassero fra loro, e una voce
calda e gentile si fece strada fra i pensieri di Yukiko.
“Trovalo”
– Eh?
“Trovalo, prima che faccia
qualcosa d'irreparabile!” l'urgenza di quelle parole le si
diffuse sottopelle, facendola percorrere da un brivido.
Prese d'impulso Dranzer con la mano
libera e il beyblade blu e rosso parve tornare alla normalità. Fu a
quel punto che la ragazza notò, nel punto in cui era sgorgata quella
luce, l'emblema che fieramente era impresso sul bit. Sbatté un paio
di volte le palpebre, sicura di non sbagliarsi.
Quello era l'emblema di un bitpower.
E raffigurava un rapace che pareva
un'aquila dal piumaggio scarlatto.
Sollevò gli occhi verdi sulla
porta-finestra leggermente schiusa, mentre la voce del maggiordomo si
faceva sentire fino a lì.
– Signorino, dove sta andando?
– Sto uscendo. Farò tardi – la
raggiunse la voce di Kei, prima di venir seguita dal suono di una
portiera che si chiudeva senza indugi.
Doveva sbrigarsi.
Si cacciò entrambi i bey in tasca e
voltandosi di scatto si precipitò fuori dalla porta, memore
dell'urgenza dell'avvertimento ricevuto. Non aveva idea di cosa
avesse in mente il blader in questione, ma era intenzionata a stargli
alle costole, assolutamente!
– Signorina, anche lei..?
– Sì – esordì di getto lei, prima
di atterrare sul selciato di fronte agli scalini che davano accesso
alla villa con un unico salto.
Poteva ancora vedere la Cabrio del
ragazzo allontanarsi a passo moderato lungo il viale alberato, poteva
seguirlo.
– Presto, un'auto! – esclamò in
preda allo slancio del momento, rivolta al cameriere che l'aveva
intercettata. Questi sobbalzò appena prima di correre dentro,
chiamando a gran voce. Pochi secondi dopo uscì trafelato l'autista
della famiglia Hiwatari al quale la mora strappò le chiavi di mano
senza troppe cerimonie.
Quindi corse alla macchina in
questione, seguita dall'uomo che stava cercando di protestare.
– Su, non possiamo perderlo!
In meno di dieci secondi erano entrambi
a bordo di un'Audi A4 nera che percorrevano il viale a una velocità
tale da sollevare nubi di polvere, la moretta alla guida e il povero
autista che si teneva aggrappato alla maniglia di sicurezza, bianco
come un cadavere.
– Se dovesse accadere qualcosa.. –
stava mormorando questo, in preda al panico.
– Non farò niente all'auto! –
sbottò esasperata la giovane Natsuki, premendo sull'acceleratore –
Tu pensa a non perdere di vista quel disgraziato del “signorino”
Hiwatari mentre io penso a guidare!
Kei procedette a media velocità, senza
spingere al massimo l'auto sportiva, nonostante gli sarebbe piaciuto.
Il luogo dell'incontro non era troppo lontano e poi da lì si sarebbe
unito a quelli che si dilettavano a definirsi suoi 'amici',
per dirigersi tutti quanti al locale suggerito da Jan.
Erano tutti figli di famiglie
benestanti, più o meno della sua stessa età, e il motivo che li
aveva spinti a far gruppo ed uscire alla ricerca di un po'
d'eccitazione era lo stesso: la noia. In tutta franchezza aveva ben
poco da spartire con quei quattro figli di papà, ma erano la miglior
compagnia se eri alla ricerca di qualche emozione degna di questo
nome. L'Aquila solo sapeva quante sbronze si era trovato a smaltire
il giorno dopo, riverso come morto sul letto. Oppure quante volte si
era soffermato a godere della comodità del letto di qualche
sconosciuta, prima di rincasare all'ora di colazione.
Imboccò l'ingresso allo spiazzo che
era il parcheggio concordato e li trovò già tutti lì ad
attenderlo.
– Ehi, allora è venuto sul serio!
– Come butta, Kei?!
– Chi non muore..
Lui neanche scese dall'auto,
limitandosi ad un cenno del capo – Andiamo?
Questi annuirono e in men che non si
dica erano di nuovo tutti in strada, uno dietro all'altro, su tre
auto sportive differenti, guidando verso nord.
Quando giunsero al locale in questione
Kei scoprì che si trattava di un nuovo discopub all'aperto, con
tavolini e divanetti disposti elegantemente sotto i gazebo e non
troppo distante dalla pista da ballo. C'era anche un bancone con una
serie di sgabelli, centro del locale stesso in quanto interessato da
un continuo via-vai di persone che ordinavano da bere.
Varcando l'ingresso il dranzerblader
seguì i suoi compagni fino al tavolino prescelto, un mobile
piuttosto basso contornato da quattro diversi divanetti di varia
larghezza in vimini.
– Jan, porta da bere! – esclamò
Lou, il ragazzo che gli aveva scritto quel pomeriggio.
A quell'incitamento ben presto il
diretto interessato si allontanò con le ordinazioni e i quattro
ragazzi rimanenti iniziarono a guardarsi intorno alla ricerca della
stessa cosa: ragazze.
– Ehi Kei, come stai messo in fatto
di gusti?
– Già, non è che ci hai perso
l'occhio??
Lui non reagì subito a quelle prese in
giro, distratto da una tipa dai folti capelli rossi e con indosso un
abitino striminzito, accoppiato ad un paio di calze a rete e stivali
alti, in pelle. La rossa intercettò il suo sguardo e lui distinse il
suo sorriso malizioso persino da quei dieci metri di distanza.
– Mh? Non saprei.. credo che lo
scopriremo fra poco – rispose finalmente ai suoi cosiddetti amici,
allargando ambo le braccia per stravaccarsi sul suo divano con la sua
solita e costruita indifferenza.
In quel momento Jan tornò con gli
alcolici e Kei prese in consegna il proprio, bevendone un buon sorso
iniziale. Avvertendo il liquido fresco scivolargli giù per la gola,
assaporò la sensazione di improvviso calore che gli si diffuse dal
centro dello stomaco e si concesse un debole sorriso.
Sì, quella sera proprio era in vena di
lasciarsi prendere fuoco, metaforicamente parlando.
E chissà che quella rossa dall'altra
parte del cortile non gli avrebbe fatto dimenticare quella Natsuki
Yukiko per il resto della nottata.
– È sicura, signorina? – gli
chiese di nuovo l'autista, al posto di guida.
– Sì, sì.. vai pure, non dovrei
aver bisogno. Tornerò con Kei.
– La prego, prenda il mio numero, nel
caso dovesse servirle basterà chiamarmi e sarò subito da lei.
Yukiko non poté che accettare il
compromesso e attese di vedere l'auto che l'aveva portata sin lì
imboccare la strada del ritorno, prima di muoversi.
Ruotando su sé stessa tornò a fissare
il luogo in cui era entrato il blader coi suoi amici e si aggiustò
meglio il giacchetto di jeans sulle spalle. Era uscita senza sapere
dove sarebbe finita ed aveva ancora indosso i vestiti del giorno
appena trascorso: i suoi jeans preferiti, un semplice top bianco e le
sue immancabili scarpe da ginnastica. Non le era passato neanche per
l'anticamera del cervello che la meta del ragazzo potesse essere uno
di quei locali all'aperto che andavano tanto di moda ultimamente.
La musica era forte, ma il solo fatto
che potesse espandersi senza la costrizione di quattro mura in
cemento la rendeva abbastanza sopportabile e permetteva anche ai
clienti di riuscire a parlare fra loro senza sgolarsi troppo.
Lo spazio era delimitato da siepi e
cespugli, ma non c'era una vera e propria recinzione, pertanto non fu
difficile per Yukiko intrufolarsi all'interno senza passare
dall'ingresso principale. Fermandosi il tempo necessario a
individuare il suo obiettivo dai capelli d'argento, si spostò in
modo da procedere fuori dal suo campo visivo, cercando un angoletto
tranquillo dal quale poterlo tenere d'occhio. Alla fine, inquadrando
un buon punto di osservazione, passò dal bancone: per passare
inosservati è necessario mimetizzarsi. Ordinò una coca e dopo aver
pagato raggiunse il posto che si era scelta, un po' in ombra ma posto
in modo che potesse vedere il dranzerblader in viso senza
impedimenti.
Se fosse stato da solo l'avrebbe
avvicinato senza pensarci due volte, ma caso volle che era in
compagnia di altri quattro ragazzi, tutti tirati a lucido. Persino
Kei si era dato la briga di vestirsi bene: si era messo una maglia a
maniche corte nera, con lo scollo a V e il marchio stampato in
argento sul davanti, mentre al di sotto calzava un paio di jeans
scuri, logorati in alcuni punti lungo il lato esterno delle gambe.
All'orecchio sinistro poteva vedere il riverbero del suo orecchino
circolare, mentre al collo si era messo una catenina che terminava
con un pendente a forma di croce sul petto.
Doveva ammetterlo, nemmeno alla luce
delle torce piazzate per dare un tocco scenico all'ambiente perdeva
il suo fascino. Con le braccia allargate sulla sommità dello
schienale del divanetto era tremendamente sexy.
“Non so se sia il caso che tu
rimanga qui a mangiartelo con gli occhi”
Il sorso di coca che stava tirando su
con la cannuccia le finì di traverso e dovette darsi qualche
colpetto con una mano sul petto per evitare di strozzarsi del tutto.
Quando si riprese abbastanza, respirando un'ampia boccata d'aria, col
volto in fiamme si guardò intorno. Nessuno.
– Ma che...?
“Sono qui” si fece udire di
nuovo quella voce maschile, con una nota di impazienza, sovrastando
il rumore di sottofondo dell'ambiente circostante.
Yukiko sollevò di scatto lo sguardo,
sgranando gli occhi verdi alla vista del ragazzo che le stava sospeso
sopra la testa bicolore. Proprio sospeso, non semplicemente chinato.
In posa distesa sul nulla, questi se ne stava con il capo appoggiato
con aria annoiata ad un braccio, il gomito anch'esso posizionato come
se appoggiasse su un livello orizzontale di cui poteva usufruire lui soltanto. Il sorriso che le rivolse era
caldo e amichevole, in netto contrasto con il colore dei candidi
capelli e di quegli occhi di ghiaccio.
Per riflesso la moretta si appiattì un
po' di più sul divano, soffocando un urletto di sorpresa per puro
miracolo.
“Ciao Yukiko” la salutò lui
schiudendo le labbra.
Eppure questa volta la ragazza distinse
chiaramente quel tono di voce come soltanto nella propria mente,
troppo limpido per provenire da una fonte esterna. Sbatté più volte
le palpebre, cosa che diede tempo al suo interlocutore di
raddrizzarsi, andando finalmente a posare i piedi per terra accanto a
lei.
Era contornato da un alone bluastro,
una strana quanto lieve luminescenza che ne definiva i contorni della
figura. La stessa luminescenza che la mora, con la coda dell'occhio,
notò provenirle dalla tasca sinistra. Con un gesto nervoso si tolse
la giacca per appallottolarla dietro la propria schiena e bloccarla
lì, in modo che quella luce non potesse essere notata da nessun
altro.
– Night, che stai...? Come hai
fatto?!? – esclamò in preda all'agitazione ed allo stupore.
Quello era il suo bitpower, non poteva avere dubbi, ma questa era la prima volta che le si palesava in quella forma, per di più senza essere stato richiamato. Sino ad allora ella l'aveva sempre visto soltanto nelle sembianze di un grosso rapace dal piumaggio candido come la neve. Aveva fatto un paio di ricerche molto tempo addietro ed aveva scoperto trattarsi di un Anka, una creatura che faceva riferimento alla mitologia
nordica occidentale. La cosa interessante che aveva scoperto era che aveva molti punti in comune con la classica Fenice, a parte ovviamente l'aspetto di un rapace artico.
“Ho deciso di assistere con i miei
occhi agli eventi di stasera... si preannuncia piuttosto
interessante” le disse lui, volgendo lo sguardo verso il
dranzerblader.
– Ma.. non c'è rischio che ti
vedano?? – gli chiese ancora allarmata lei, faticando a digerire la
novità.
“No, non credo. Solo chi vanta un
legame con uno di noi potrebbe...”
– E questo vuol dire che Kei finirà
per notarti di sicuro! Stai luccicando come una lampadina!
“Ops” se ne uscì il
bitpower di lei, ridacchiando “Scusa, è vero.. ecco, risolvo
subito” detto fatto, quella luminescenza che lo contornava come
una creatura ultraterrena si spense, dando modo alla ragazza di
tirare un sospiro di sollievo. Ora sembrava un essere umano per lo
meno.
– Siediti – lo invitò, riprendendo
a sorseggiare la propria bevanda e tornando a scoccare un'occhiata
verso il tavolo del dranzerblader. La situazione sembrava pressoché
invariata e il suo obiettivo non sembrava essersi accorto di nulla.
Tirò un sospiro di sollievo.
“Come mai te ne stai a spiarlo da
qui?”
– Perché non so bene cosa intendesse
dire il bitpower di Dranzer, quindi...
“L'Aquila Rossa”
– Sì, lei. Quindi resterò qui a
tenere d'occhio la situazione.
“Somigli proprio ad una
fidanzatina gelosa”
Yukiko rischiò di strozzarsi di nuovo.
– Non scherzare – sibilò,
scoccandogli un'occhiataccia e cercando di sminuire l'improvviso
imbarazzo causatole da quell'affermazione.
“È solo quello che penso”
– Be', ci sei lontano mille miglia –
ribatté lei seccamente, tornando a distogliere lo sguardo dal
compagno di battaglie – Dì un po', com'è che questa è la prima
volta che ti presenti senza essere chiamato in quella forma?
“Sei stata tu a permettermelo,
prestandomi la forza della tua anima così come io durante gli
incontri ti presto la mia”
– Mh?
“Senti, ma avevi già pensato a
quando farti avanti oppure..?”
– Quando sarà il momento – gli
rispose, cercando di non spazientirsi.
“Mh. Perché credo che il tuo
momento sia molto vicino”
A quelle parole la ragazza inarcò un
sopracciglio prima di far saettare nuovamente lo sguardo sul
dranzerblader, ritrovandosi l'istante successivo a strabuzzarlo.
Accanto al ragazzo ora se ne stava una rossa, la quale si stava
giust'appunto mettendo comoda sullo stesso divanetto. La sconosciuta
aveva un buon decolté che lasciava davvero molto poco
all'immaginazione, così come non ve n'era neanche lontanamente
bisogno per quanto riguardava le gambe di lei, accavallate
sensualmente mentre sbucavano dal bordo di un vestito che poteva
definirsi 'inguinale'.
“Adesso non farti andare il sangue
alla testa” la esortò Night con il suo tono leggero.
Troppo tardi. In quel momento vide la
sciacquetta esordire in una risata civettuola in reazione a qualcosa
detto da Kei e la mora si irrigidì di colpo. Per riflesso strinse la
mano destra a pugno, dimentica della presenza del bicchiere di
plastica nella medesima, finendo per accartocciarlo e versarne il
contenuto in parte sulla propria mano e in parte sul tavolino e per
terra.
Sussultando l'istante successivo lasciò
la presa, scuotendo la mano per togliersi la bibita appiccicosa sulla
pelle, imprecando a denti stretti per l'inconveniente.
“Te l'avevo detto” si fece
sentire nuovamente il bianco, divertito.
– Seh seh, ridi pure.. tutti
disgraziati gli uomini – borbottò lei, accigliata.
“Si stanno muovendo” la
avvertì lui senza badarle “..e stanno venendo da questa parte”
– Cosa? – Yukiko sollevò di nuovo
lo sguardo sulla coppia e, vedendone la direzione intrapresa, si
sporse dall'altro lato, come se stesse cercando qualcosa in una
borsetta che in realtà non aveva.
“A posto, sono andati”
La mora tirò un sospiro, prima di
tornar seduta composta e adocchiare i due poco prima che questi si
confondessero fra le varie persone sulla pista da ballo. Di nuovo
accigliata, arricciò il naso in una smorfia, incrociando ambo le
braccia sul petto, come se così potesse contenere l'improvviso
fastidio che stava provando.
E così Kei era un tipo da
'una-botta-e-via'...
– Tsk. Kei si è già trovato una tipa niente male – sbottò Jan, seguendo il ragazzo con lo sguardo.
– Se la serata va avanti così, si
concluderà in bellezza e la nostra piccola sfida l'avrà vinta lui –
osservò Lou, guardandosi intorno.
Jan bevve un sorso del suo drink, prima
di soffermare lo sguardo su una ragazza, seduta un po' in disparte
rispetto a loro. Aveva capelli lunghi, sfumati di rosso, mentre
indossava un semplice top bianco a bratelline sottili e un paio di
jeans blu.
Sorrise.
– Non è ancora detto – intervenne,
già sollevandosi in piedi.
I suoi amici voltarono lo sguardo nella
stessa direzione in cui lo stava puntando lui e dopo un momento
annuirono o gli ammiccarono con cameratismo.
– Torno fra poco – disse loro,
piuttosto baldanzoso, avviandosi verso la moretta.
La serata era ancora giovane, poteva
tranquillamente giocare le sue carte.
...continua
Curiosità!
ANKA o ANQA: compare nella mitologia araba. così come la fenice, anche questo uccello vive molto a lungo, 1500 – 1700 anni circa, e poi si immola per poi risorgere. la differenza con la fenice però sta nel fatto che si tratterebbe di un uccello artico gigantesco; inoltre la leggenda vuole che gli esemplari di ANKA erano così numerosi da non avere abbastanza prede di cui cibarsi, e cominciarono a divorare i bambini. Dio, vedendo ciò, fece in modo che gli ANKA non potessero più riprodursi (si dice che le uova degli ANKA impiegassero 25 anni per schiudersi, e che un esemplare non potesse figliare prima dei 300 anni).
Un’altra leggenda vuole che fu invece un profeta a maledire l’intera razza, facendola sparire, dopo che un esemplare rapì la sposa di un nobile arabo.
[ANGOLO AUTRICE]
Buongiorno a tutti! Oh, ora mi sento meglio.. dopo aver aggiustato lo scorso capitolo mi sentivo in animo di aggiornare con quello dopo e allora, eccomi di nuovo qui a tenervi con il fiato sospeso!
Che risvolti avrà la serata per la ragazza? E Kei? Riuscirà a concludere??
Cosa diavolo è questa novità dei bitpower?? XD Della serie, come mi sarà venuta in mente?! Mi spiace deludervi, ma non lo so nemmeno io. Mi piaceva l'idea e l'ho tenuta, anche se con qualche variazione, dalla prima stesura. Il prossimo capitolo sarà cruciale e dovrete dirmi sinceramente cosa ne pensate, se per come è venuto merita di far cambiare il tipo di Rating in Rosso oppure può restare arancione, come da programma.
Intanto vi allego un paio di immagini a cui mi sono ispirata per il locale:
Attendendo i vostri pareri più disparati, ne approfitto e ringrazio pubblicamente due nuove ragazze che si sono unite alla combriccola che mi segue (povere folli): hiwatari_k e Melian! Ora, insieme a Silmeria e Keyra, siete in quattro *_* sono commossa!
Va bene, finisco qui che altrimenti non vi lascio più!
Al prossimo capitolo ragazzi!
Kaiyoko