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Autore: nexttokidrauhl    26/08/2014    1 recensioni
Lisa sapeva che sarebbe andata a finire male, prima o poi.
Sapeva che la sua relazione con Marco era pericolosa, come una granata, pronta ad esplodere da un momento all'altro. Da mesi ormai camminava sul filo del rasoio, ed era sempre sul punto di cadere.
Lo sapeva dalla prima volta in cui i loro occhi si erano incontrati: lei l'aveva visto mentre usciva da scuola, e le era sembrato subito interessante.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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I knew you were trouble.

 

 

Lisa sapeva che sarebbe andata a finire male, prima o poi.

Sapeva che la sua relazione con Marco era pericolosa, come una granata, pronta ad esplodere da un momento all'altro. Da mesi ormai camminava sul filo del rasoio, ed era sempre sul punto di cadere.

Lo sapeva dalla prima volta in cui i loro occhi si erano incontrati: lei l'aveva visto mentre usciva da scuola, e le era sembrato subito interessante. Uno che sa cosa vuole, con quegli occhi verdi inaccessibili, la sigaretta sempre accesa tra le labbra, i capelli ricci e scompigliati.

Lei sapeva che non avrebbe dovuto permettergli di avvicinarsi più del dovuto, ma lo aveva fatto comunque. Quella sera, quando lui l'aveva intravista nella folla di gente in quel locale, e l'aveva seguita, dicendogli che la voleva, che non desiderava altro che lei, Lisa sapeva che stava mentendo, che non sarebbe mai stato capace di amare nessuno, che si trattasse di lei, di un'altra, di un cane o di un fratello. Lui non era capace di amare nessuno se non se stesso.

Lei lo sapeva, eppure la mattina seguente si era svegliata nel letto di Marco, con lui che le accarezzava dolcemente i capelli, e le diceva che sarebbe tornato nel giro di un quarto d'ora, che doveva sbrigare delle faccende. Ma erano passate ore, e lui non era tornato. Lisa aveva raccolto i suoi vestiti dal pavimento ed era corsa a casa, trattenendo le lacrime.

Ma poi lui si era presentato a casa sua, e le aveva detto che gli dispiaceva, che era stato trattenuto da un cliente, che era tornato e che voleva portarla al mare, fare l'amore con lei sulla spiaggia.

Lisa non aveva mai saputo che lavoro facesse, finchè un giorno un ragazzo della sua età, in evidente stato di astinenza si era presentato a casa di Marco mentre guardavano un film: aveva urlato, poi si era accasciato a terra, implorando per un po' di coca. Marco era rimasto impassibile finchè lo sventurato non aveva sventolato una banconota. Allora gli aveva mollato un sacchetto e lo aveva sbattuto fuori. “Lo faccio per arrotondare” aveva risposto, alzando le spalle, alle domande di Lisa, “tranquilla, piccola, non mi beccano”.

Lisa sapeva, sapeva che non avrebbe dovuto fidarsi, e stava per andarsene, per alzarsi da quel maledetto divano in pelle, ma poi lui le aveva detto che avrebbe smesso, per lei, che avrebbe cercato un lavoro onesto, e l'aveva detto mentre la teneva stretta, e allora Lisa si era sciolta ed avevano fatto l'amore di nuovo.

E poi per mesi avevano litigato, con lei che lo pregava di smetterla, con lui che continuava a vendere droga ai minorenni nelle discoteche e con i clienti che bussavano alla porta ad ogni ora. Costretti a scappare in continuazione per sfuggire alle retate della polizia. E lei costretta a rincollare i cocci del suo cuore ogni sera, a convincersi che la situazione sarebbe cambiata, che lui sarebbe cambiato, ma in fondo, sapeva che non era vero.

Se ne rendeva conto ogni volta che Marco tornava a casa con un livido nuovo, che lei doveva curare. Faceva a botte quasi ogni giorno, con altri spacciatori, con cocainomani esigenti, con ragazzi che si rifiutavano di pagarlo.

Lisa voleva mollare tutto, rifarsi una vita con qualcuno che l'avrebbe amata davvero, ma ormai era troppo tardi. Una sera si era rifiutata di baciarlo, dopo un litigio, e lui le aveva stretto forte un polso, inchiodandola al muro. “Sei una merda” aveva urlato, e lui le aveva assestato un calcio. Lei si era accasciata a terra, piangendo, e lui aveva sbattuto forte la porta, gridando che era una puttana.

Come aveva potuto perdonarlo? Se l'era chiesto tante volte, e mai era riuscita a dare una risposta.

Ricordava sempre la faccia della sua migliore amica Celine quando le aveva detto che stava uscendo con Marco. Aveva sgranato gli occhi, e poi l'aveva guardata con preoccupazione. “Ti rendi conto di che razza di persona è Marco?” “Lui mi ama” aveva risposto lei, offesa. “Lui ama solo se stesso. Ti farà del male” aveva insistito Celine, ma lei si era già allontanata, furiosa.

E poi ricordava con precisione quella sera in cui lei e Marco avevano deciso di partecipare ad una festa. Ballavano insieme, poi lei si era allontanata per bere qualcosa e prendere una boccata d'aria fresca. Quando era tornata dentro Marco stava baciando un'altra. Ricordava benissimo il rumore che aveva fatto il suo cuore, quando la colla che teneva insieme i pezzi era saltata, e i cocci si erano riversati sul pavimento. Un rumore sordo, udibile anche sopra alla musica martellante. I pezzi erano sparsi ovunque, li vedeva chiaramente, e li avrebbe raccolti da sola. Era rimasta a guardare Marco per qualche secondo, mentre la gente attorno a lei ballava, incurante delle lacrime che le bagnavano le guance.

Aveva preso il primo taxi e si era chiusa in casa, ignorando le telefonate di Marco, i sassi che battevano sul vetro della sua camera durante la notte, il campanello. Nel giro di quattro giorni Marco era sparito, volatilizzato.

Lisa aveva saputo da un suo amico che si era trasferito di nuovo.
Città nuova, nuova vita.
Lisa riusciva a immaginarlo mentre ripeteva la stessa commedia che metteva in atto ogni volta: trovava una ragazza, la illudeva, la usava, le spezzava il cuore, la tradiva, la cercava per un po' e poi la gettava in un cassonetto.

Ma in fondo lo sapeva: la colpa non era di Marco, era la sua. Aveva accettato di amare qualcuno che era capace solo di ferire, e ne avrebbe sfoggiato la cicatrice per sempre. 

  
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