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Autore: Kaiyoko Hyorin    27/08/2014    2 recensioni
[Estratto dal primo capitolo]
Non fece in tempo a realizzare quell'unico fugace pensiero che ella si accorse di avere i suoi occhi scuri puntati addosso, cosa che ne aumentò drasticamente la soggezione che provava nei suoi confronti ed a stento riuscì a impedirsi di sussultare nuovamente, preda di un imbarazzo senza pari.
“P-perché mi fissa in quel modo?!”
[Fine Estratto]
Era iniziato come un lavoretto di revisione e invece mi sono ritrovata a stravolgere completamente la trama, creando qualcosa di nuovo ed inaspettato! Ad oggi è l'opera più lunga che abbia scritto e spero che il risultato sia valso lo sforzo, augurandomi che risulti comunque una lettura gradevole, a prescindere! Vi auguro una buona lettura!
Attenzione: aggiunto OOC per il cambiamento caratteriale a cui i personaggi vanno incontro nel corso dell'intera storia, in accordo con la trama, senza comunque arrivare ad uno "stravolgimento" nel vero senso della parola; quindi non spaventatevi!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Unione d'affari'
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8. Sei un vero casino


Yukiko stava iniziando a stufarsi.
Resisti ancora un po', ora viene il bello” le disse con un sorriso divertito Night, con una di quelle espressioni che di solito stavano a sottolineare quanto in realtà fosse il contrario.
Lo sguardo interrogativo che lei gli lanciò ebbe presto risposta nella nuova voce che attirò la sua attenzione, questa volta proveniente da un ragazzo in carne ed ossa.
– Come mai una bella ragazza come te se ne sta qui tutta sola?
La mora sollevò lo sguardo sul biondino che le si era avvicinato, non potendo far a meno di notarne, con un certo fastidio, il sorriso smagliante. Non era proprio in vena per farsi abbordare, tentativo che le causò la comparsa di una nuova venuzza pulsante sulla tempia, in aggiunta alle altre due già presenti.
– Nessun motivo in particolare – gli rispose freddamente, deviando il proprio sguardo dallo sconosciuto.
Nel farlo tuttavia le cadde l'occhio sul tavolo degli amici di Kei e fu allora che notò le occhiate malcelate che questi lanciavano verso di lei. Per contro, ella li guardò apertamente questa volta, di nuovo perplessa mentre osservava mancarne un altro all'appello.
– Posso offrirti qualcosa da bere? – il biondino tornò alla carica.
La ragazza lo osservò meglio.
Non poteva sbagliare, quello era uno del gruppo di fighetti a cui si era unito il dranzerblader per la serata. Rifletté più attentamente a quel punto, cosa che indusse lo sconosciuto a credere di poter avere qualche possibilità.
– Se ti va puoi unirti a noi – le propose con affabilità, indicandole il tavolo dei suoi amici – ti presento i miei amici.
In quell'istante iniziò a formarlesi in mente un'idea, una di quelle che solitamente facevano sorridere in quella maniera così inquietante sua madre e quasi senza accorgersene sfoggiò uno di quei sorrisetti melliflui.
– Accetto il tuo invito con piacere.
Yukiko si alzò in piedi, avendo cura di prendere con sé la propria giacca di jeans prima di seguire il ragazzo al tavolino.
Ne vedremo delle belle” commentò Night con quell'espressione divertita di poc'anzi.
Lei dal canto suo poteva distinguere sotto il braccio il rigonfiamento causato dai bey che si era portata dietro in quell'avventura e la cosa l'aiutò a definire un piano d'azione. Ma prima di poterlo mettere in pratica doveva attendere che il suo obiettivo tornasse, perciò sfoggiò un quieto sorriso quando giunse al tavolino dei quattro ragazzi di buona famiglia, costringendosi in nome di uno scopo più grande a fare la carina.
Non è che prendere a calci nelle palle il tuo fidanzato possa essere messo sotto la voce 'scopo più grande'..” le fece notare il suo bitpower.
– Punti di vista – gli rispose lei in un sibilo.
– Hai detto qualcosa? – le chiese il biondino, scoccandole un'occhiata perplessa.
– No, affatto! – affermò lei automaticamente, sfoggiando un nuovo sorriso artificioso.
Prese posto, dopo aver ascoltato le presentazioni di ognuno dei membri dell'odiosa combriccola ed essersi presentata a propria volta, e si mise in animo di sostenere una conversazione che si basava più sull'intento di conoscersi un po'. Non eccessivamente, chiaro.
Durante quella parentesi scoprì trattarsi tutti di membri di famiglie benestanti, alcune delle quali rinomate nel mondo degli affari e tutti avevano la tendenza a sproloquiare su sé stessi. Tutti tranne Jan, che era troppo occupato a cercare un modo per starle addosso, cosa che alla fine, dopo averle procurato una coca come da pronostici, sfociò in un braccio intorno alle spalle.
Gli farai scontare anche questa?
– Puoi scommetterci le piume.


Kei buttò via il bicchiere di plastica appena svuotato in poco più di un sorso e, in preda al senso di ebbrezza che da un po' aveva iniziato a diffonderglisi in corpo, scoccò un'occhiata alla rossa che gli si stava quasi strusciando addosso.
– Che ne dici se ci mettiamo un po' più comodi? – le propose, facendo un cenno verso il tavolo che avevano lasciato da un po' di tempo.
– Mi sembra un'ottima idea – chiocciò quella, sorridendogli e premendogli il seno contro un braccio.
Non vedeva l'ora di togliersi la voglia e poi levarsela di torno.
La condusse di nuovo verso i divanetti, la musica che gli rimbombava nelle orecchie tanto sgradita quanto di pessimo gusto. Eppure poteva sopportarla, come ogni volta, al pensiero di ciò che sarebbe accaduto a fine serata. E forse con un po' di fortuna, anche prima.
Raggiunti i suoi 'amici' il blader stava per riguadagnare il suo posto, quando sollevando lo sguardo si pietrificò proprio di fianco al divanetto. Fu come se il fuoco che la vodka gli aveva acceso dentro fosse stato improvvisamente congelato in una scultura di ghiaccio, lasciandolo soltanto con un vago capogiro a confondergli la mente.
Non era possibile.
Il volto di Yukiko si volse verso di lui e la vide rivolgergli uno sguardo penetrante, mentre su quelle labbra rosee le si delineava l'inizio di un mezzo sorrisetto per ogni secondo che egli indugiava.
– Bentornati – lo accolsero i ragazzi.
– Bentornato Kei, lascia che te la presenti... – intervenne Jan, prima di venire interrotto.
Fu Kei a farlo, ignorando tutti tranne la mora che aveva seduta di fronte. Per quella breve manciata di secondi fu come se il resto del mondo perdesse nitidezza: la musica, le voci, tutto iniziò a scomparire ad eccezione di loro due.
– Cosa fai qui? – il tono che usò era insolitamente duro, forse a causa dell'alcol che iniziava a fargli effetto.
– Me l'ha chiesto una tua amica – ribatté lei senza batter ciglio, il suo viso un'espressione talmente seria da fargli inarcare un sopracciglio. Ella dovette intuire la sua iniziale confusione, perché aggiunse con tono più ironico e tagliente – No, non sto parlando di una come quella zoccola che hai sottobraccio. Sto parlando di una Vera amica.
Uh, questa era pesante” li interruppe una voce sconosciuta che gli parve risuonargli nelle tempie.
Spalancando maggiormente gli occhi scuri, il dranzerblader spostò lo sguardo sul ragazzo che aveva parlato in maniera fin troppo chiara, riuscendo suo malgrado a sovrastare il casino circostante. Era seduto al contrario su una delle poltroncine accanto, rivolto verso di loro, proprio dietro Yukiko, con stampato in volto un sorrisetto divertito. Era vestito prettamente di bianco, con un taglio degli abiti che lasciava quasi pensare ad un principe arabo, così com'erano bianchi i suoi capelli.
La diretta interessata gli scoccò a sua volta un'occhiata ammonitrice, accostata a parole che dovevano avere uno stesso significato ma che il blader non colse, i suoi sensi di nuovo attaccati dall'ambiente circostante. Quell'interruzione gli permise di far mente locale e l'irritazione che ne seguì era, suo malgrado, in parte causata anche da quel tipo: cos'è, si era portata dietro un amichetto?
– Come ti permet..!
Kei rinsaldò la presa sul corpo di quella sciacquetta, smorzandone la protesta a metà, cosa che se non altro gli diede la pace che cercava da quella fastidiosa voce, ormai divenuta fin troppo irritante al confronto di quella della mora.
– Quel che faccio non ti riguarda minimamente.
– A quanto pare mi riguarda se sei troppo stupido per accorgerti di quel che stai facendo – insistette lei.
– Tsk. E perché non dovrei sapere ciò che faccio? – sfoggiò un sorrisetto strafottente – Credi forse sia la prima volta?
Quella domanda ebbe l'effetto sperato perché la ragazza sembrò cambiare espressione, tradendo una certa sorpresa. Quella consapevolezza non fece altro che spronarlo a rincarare la dose, mantenendosi il più freddo possibile.
– Credi forse che la volontà di mio padre abbia valore? Non sei nessuno per dirmi cosa posso o non posso fare.
– Io forse non lo sono, ma lei sì – esclamò la mora a quel punto, alzandosi in piedi e tirando fuori dalla tasca del suo giubbotto di jeans un oggetto dai riflessi blu.
Nel momento in cui gli mostrò Dranzer, Kei ammutolì.
– Può darsi che il mio pensiero non abbia valore ma il suo ce l'ha eccome, non è così? – la moretta parlava con tono calmo ma abbastanza alto da essere caratterizzato da una nota di sfida che non gli fu indifferente.
Il blader serrò i denti, corrucciandosi in volto e perdendo quell'ultimo accenno di espressione distaccata che era riuscito a mantenere sino a quel momento. Era vero, non poteva ignorare gli avvertimenti della sua unica amica così come stava cercando di passare sopra all'impressione che sapeva star facendo alla moretta. Un'impressione che per certi versi era errata. Lui in realtà non era così, quella era solo una stupida maschera, una maschera che era stato costretto a indossare dalle circostanze.
– E Kei dovrebbe reagire in qualche modo di fronte a una stupida trottola? – la voce della rossa che ancora si ostinava a premerglisi addosso gli graffiò le orecchie come il suono più irritante dell'intero universo.
Provò l'impulso di scostarla da sé, ma si trattenne, distratto ancora una volta dalla giovane Natsuki lì di fronte a lui, che la ignorò a propria volta per rivolgersi soltanto al dranzerblader.
– Sono venuta solo per fartelo avere. Chissà che l'Aquila non possa aiutarti ragionare con il cervello e non con qualcos'altro – gli rifilò il beyblade in mano ed il suo peso familiare indusse il blader ad abbassare lo sguardo su di esso, stringendolo meccanicamente.
Poi notò con la coda dell'occhio che il tipo vestito di bianco che si era intromesso poco prima si era mosso, alzandosi in piedi a sua volta e ricambiare il suo sguardo con uno fin troppo orgoglioso. La cosa gli fece salire il sangue, già bello caldo a causa dei drink che si era scolato, al cervello, ponendo in secondo piano il fatto che lei sapesse dell'Aquila Rossa.
– Tsk. A parole ci sai fare ma vedo che non ci hai pensato due volte a trovarti un accompagnatore.
– Come? – Yukiko espresse una sorpresa e una confusione talmente chiare che lo fecero sbuffare, quasi divertito, senza dubbio ironico.
– Perché non la smetti di fare la finta santarellina e vi fermate con noi? – la incalzò, provocatorio, sfoggiando un ghigno che si sarebbe potuto definire senza remore crudele – Potrei decidere di dare una ripassata anche a te dopo essermi divertito. Scommetto che in realtà non aspetti altro...
Nel momento esatto in cui finì di pronunciare quelle ultime parole il bey che stringeva nella mano libera mandò una vibrazione che gli salì lungo il braccio, ma l'istante successivo venne completamente spiazzato dal forte ciocco che gli risuonò nelle orecchie, minacciando di assordarlo.
*SCIAFF!*
Lo schiaffo lo aveva preso in pieno volto, mandandogli una scarica di messaggi dritto al centro del cervello, annebbiato dai fumi dell'alcol. Lo stordimento fu assoluto e Kei si ritrovò a barcollare, libero dalla stretta di quella troietta che si era tenuto appresso sino a quel momento per ricadere pesantemente sul divanetto accanto.
Quando il mondo smise di girargli vorticosamente intorno, ad occhi sbarrati non poté far altro che fissare Yukiko rigida nella sua posa, la mano ancora sollevata e il suo sguardo che mandava lampi di furore. Il silenzio attonito calato improvvisamente intorno a quel tavolino venne infranto da una sola singola parola, ben scandita e colma di tutta una serie di sentimenti che egli stesso aveva innescato.
– Stronzo.
Non aggiunse altro. La vide voltarsi con decisione e andarsene, lasciandolo lì a cercare di ricomporre i pezzi del suo sistema nervoso.
– Ma che..? – gli giunse la voce di Lou.
– Che diavolo è preso a quella cretina? – questa invece era la rossa, che lo costrinse a voltar il capo e lo sguardo su di lei, prendendogli il viso fra le mani smaltate – Ti ha fatto male, dolcezza?
In un guizzo di lucidità dovuta all'adrenalina che gli era finita in circolo a quello schiaffo, Kei distinse chiaramente alcuni particolari della ragazza a cui in precedenza non aveva dato alcuna importanza. Dovette contenere un moto di disgusto davanti a quel trucco pesante, che non serviva a nascondere del tutto le imperfezioni di quel volto segnato dalla sua vita notturna. Il pesante profumo in cui si doveva essere fatta il bagno non riusciva più a coprirne l'odore naturale, misto a sudore e fumo, così come la musica di sottofondo non potesse camuffarne la voce fin troppo stridula. Percependone il respiro sulla pelle, il blader non riuscì a frenare una smorfia, ritraendosi di scatto da quel supplizio perdurato troppo a lungo.
– Levati dai piedi.
– Cos..?
Non la stette nemmeno più a guardare, mentre si alzava, sgusciando via dalla sua presa per nulla ferrea e combattendo il senso di vertigine causatogli dall'ebbrezza dell'alcol. Si sentiva come sporco, sensazione che non gli si attenuò molto nemmeno una volta riguadagnati i suoi spazi. Osservandola dall'alto in basso un'ultima volta la vide in tutto il suo complesso, non riuscendo affatto a non pensare a quanto fosse squallida.
Squallida quasi quanto stava per ridursi lui stesso.
Hai intenzione di perdere altro tempo?” gli risuonò nella mente la voce dell'Aquila Rossa.
Gli ritornò alla mente la figura di Yukiko che si voltava per andarsene, tremante di rabbia e indignazione. No, non avrebbe perso altro tempo. Ancora gli risuonavano nella mente le parole che le aveva sentito dire e si mosse, deciso più che mai ad andarle dietro. Ora era arrivato il suo turno.
Avrebbe messo in chiaro le cose una volta per tutte, che lei lo volesse o meno.


Yukiko cercò di far smettere alle proprie mani di tremare, mentre già si ritrovava a combattere contro le lacrime che le offuscavano la vista dello schermo del telefono. Doveva andarsene da lì, doveva chiamare l'autista degli Hiwatari e farsi riportare a casa.
Voleva solo andarsene da quel luogo.
Si lasciò sfuggire un singhiozzo.
– Stupido idiota – si lasciò sfuggire a voce incrinata, ferma nel parcheggio del locale.
Quel che era incredibile era il fatto che, con quelle parole, il dranzerblader fosse arrivato a offenderla, a ferirla in una maniera che non poteva essere razionale. Aveva giurato a sé stessa che non avrebbe permesso più a nessuno di arrivare a tanto e invece, eccola lì, che tentava disperatamente di calmare il proprio respiro, senza per altro riuscire nell'impresa.
Persino Night aveva cessato di parlarle, tornando all'interno del Beyblade che aveva ancora in tasca, nel giacchetto che teneva sottobraccio. Il fatto che il suo unico vero amico non potesse aiutarla in quel momento le insinuò nel cuore un senso di solitudine che la fece cedere alla disperazione. Kei non poteva averle detto quelle cose, non dopo l'altro giorno.
– Maledizione!
In quel momento d'esasperazione una mano le si strinse intorno a un polso, facendola sussultare e costringendola a voltarsi su sé stessa con uno strattone. Sgranò gli occhi dalla sorpresa, boccheggiando alla cieca nel ritrovarsi davanti il ragazzo che altri non era che la causa di tutto quanto quel casino.
– Non abbiamo finito.. – sibilò minacciosamente verso di lei, facendo un passo avanti.
L'odore di alcol addosso al blader le fece storcere le labbra in una smorfia, ma il suo sguardo, così diretto e ferino, le fece venire la pelle d'oca. Per riflesso cercò di indietreggiare ma non servì a nulla perché lui le andò dietro, spingendola con decisione contro uno dei Suv parcheggiati lì vicino. Avvertendo il freddo metallo della fiancata contro la schiena, la nightblader si lasciò sfuggire un sussulto di sorpresa, ma la voce le morì in gola l'istante successivo nel tornare a incrociare gli occhi dell'altro.
Le sue iridi, con quei riflessi fra il violaceo ed il ramato, riflettevano lucide la fioca luce che filtrava nel parcheggio, giungendo dalla strada poco distante e dandole l'impressione di potervi precipitare dentro da un momento all'altro.
– K-Kei.. – ne mormorò il nome, combattendo l'improvviso brivido di paura che le risalì lungo la spina dorsale al ché lui le bloccò ambo le braccia contro la vettura, stringendole i polsi sin quasi a farle male.
– Il motivo che mi ha spinto a venire qui sei tu – quella prima affermazione le tolse il respiro; quell'accusa così sentita, così carica di furore nonostante non avesse alzato nemmeno di un po' quel tono, la spiazzarono – Credi sia facile per uno come me controllarsi, avendo a separarci solo una stupida parete?
– S..scusa?!
– Non puoi pretendere di frenare gli impulsi di un uomo senza pagarne le conseguenze. Vuoi forse che li sfoghi su di te, visto che ti da' così fastidio che lo faccia con qualcun'altra??
Yukiko già pietrificata dall'intensità delle emozioni del blader, sussultò appena quando questi le insinuò un ginocchio fra le gambe, premendosi contro di lei con tutto il suo corpo. Fu a quel punto, il respiro corto, il cuore che le galoppava nel petto a una velocità tale che la indusse a credere sarebbe scoppiato in pochi secondi, che ne percepì l'eccitazione.
Oddio..” quella che le premeva sulla stoffa dei jeans era chiaramente un'erezione.
Il telefono le sfuggì di mano, riversandosi nella ghiaia un metro e mezzo più in basso con un tonfo che passò del tutto inosservato ad entrambi, troppo presi l'uno dall'altra per osar fiatare. Quella vicinanza, quella provocazione le accesero una serie di vampate di calore che le si riversarono non solo sul viso, ma anche in mezzo alle gambe, facendole sfuggire un gemito d'incredulità. Chiuse gli occhi per riflesso, come se così facendo ogni cosa sarebbe scomparsa, speranza vana.
– È esattamente di questo che ho bisogno – insistette lui, a un palmo dalle sue labbra, rimarcando il messaggio con una nuova pressione dell'inguine e lei riaprì di scatto le palpebre. La sua voce roca le raggiunse le orecchie in un modo talmente sensuale da farle girare la testa – ..ed è qualcosa che non posso prendere da te.. – le sussurrò, finendo per ripetere in un ultimo soffio, quasi ché fosse un'ultima disperata preghiera – ..non da te.
Subito dopo le catturò le labbra in un bacio.
Oh. Dio.”
L'adrenalina, già in circolo in ogni parte del suo corpo, contribuì ad acuire nuovi forti brividi che non avevano nulla a che vedere con l'aria fresca della sera. Immobilizzata dalla sorpresa e con l'eco delle sue ultime parole ancora nelle orecchie, non riuscì a reagire a quella pressione sulla bocca, talmente passionale da renderla totalmente inerme. Spiazzata da lui quanto da sé stessa, dall'improvvisa arrendevolezza del proprio corpo, si lasciò sfuggire un nuovo gemito quando il suo sapore le inondò la bocca in una carezza vellutata e famelica al tempo stesso.
Eppure iniziò a perdere realmente sé stessa soltanto quando quel bacio si evolse in qualcosa di diverso, qualcosa di agrodolce, che le fece dolere il cuore. Kei le accarezzò le labbra con le proprie, assaporandola, sospirando profondamente mentre l'esplorava e la cercava con una dolcezza sempre maggiore. Anche la presa sui suoi polsi si allentò, sino a lasciarla andare del tutto per passare a delinearle i fianchi, in una carezza che ella percepì bollente sulla pelle sotto la stoffa del top.
Quello non era un bacio da sesso.
Il dranzerblader le si sistemò meglio in mezzo alle gambe, facendo combaciare perfettamente il proprio bacino contro quello di lei in una nuova pressione che le fece nascere altri brividi di piacere.
Un'altra carezza sopra la stoffa dei jeans, mentre la teneva avvinta con tutto il proprio corpo, spingendola contro la vettura in un contatto pressoché totale.
Quello era un bacio d'amore.
Non seppe mai quantificare la durata di quel bacio, ma quando esso finì la mora ci mise una buona manciata di secondi prima di ritrovare il modo giusto di respirare, sconvolta per il contrasto netto fra il calore del corpo febbricitante del blader e l'aria fredda della sera.
Il ragazzo dai capelli nero-argento indietreggiò da lei, chinando il capo e immergendo fra quelle ciocche chiare una mano, prima di scuoterlo, come a volersi schiarire le idee.
– Fermati... – soffiò, appoggiandosi pesantemente all'auto dietro di lui.
Inizialmente la giovane credette che si stesse rivolgendo a lei, cosa che la fece balbettare un'esclamazione contrariata, che si concluse in un sussurro e non ebbe un seguito, l'espressione dell'altro fin troppo espressiva. Non sembrava proprio nelle condizioni di guidare.
Rassegnandosi ad accantonare quanto era appena accaduto prese in mano la situazione, ma non prima d'aver giovato di una nuova boccata d'aria fresca, cosa che l'aiutò a schiarire la mente lo stretto necessario. Indi, si chinò a raccogliere il proprio telefono, ficcandoselo in tasca e soltanto poi si discostò del tutto dal Suv contro il quale era rimasta sino a quel momento, andando a posare una mano sull'avambraccio del blader.
– Dai, ti porto a casa.
Quelle poche semplici parole le uscirono dalle labbra con un tono talmente dolce che fu lei stessa la prima a sorprendersi, ma solo con una parte della mente. L'altra era troppo impegnata ad ammirare il viso del dranzerblader, arrossato, col fiato corto e gli occhi terribilmente lucidi.
Questi annuì dopo un istante, cercando di tirare fuori le chiavi da una delle sue tasche, ma la ragazza le prese in consegna appena ci riuscì. Non gli disse altro: al momento era quella più lucida dei due, il ché era tutto un dire, perciò era da escludersi che fosse lui a mettersi alla guida. Non aveva alcuna intenzione di provare altre emozioni forti quella sera.
Non fu difficile individuare la Camaro attraverso l'apertura delle porte a distanza e, una volta raggiuntala, lo aiutò a sedere al posto del passeggero, allacciandogli la cintura prima di fare il giro e salire a sua volta a bordo. Una volta al posto di guida con allacciata anche la propria cintura, si lasciò sfuggire un profondo sospiro nel tentativo di liberare i muscoli dal residuo di tensione che le era rimasto in corpo. Scoccò un'occhiata, sentendosi ancora tremendamente fuori fase, a colui che era stato la causa di una serata che non avrebbe mai potuto dimenticare, trovandolo appoggiato contro il vetro del finestrino con il capo, gli occhi chiusi e l'espressione da coma vegetativo più convincente che avesse mai visto.
Sorrise, emettendo un lieve sbuffo, cogliendo in quella scena l'ironia del momento, nonostante tutto.
– Sei un vero casino, Hiwatari Kei.
Ruotò la chiave nel quadrante, accogliendo con sollievo il deciso rombo del motore dell'auto, un suono che finalmente riempì il silenzio all'interno dell'abitacolo, sovrastando quello del proprio cuore che ancora non voleva rallentarle nel petto.




...continua

[ANGOLO AUTRICE]
Ecco il capitolo cruciale!
Ieri sera ero indecisa se pubblicarlo subito o lasciarvi ancora qualche giorno di tempo per coltivare e macerare la vostra suspance, ma stamattina non ce l'ho fatta, anche perché mi è venuta un'idea per continuare la fiction di quelle che di solito verrebbe da stringercisi la mano da soli u.u vedrete molto più avanti di cosa parlo.
Spero che i vostri defibrillatori in dotazione al kit di EFP non abbiano problemi, non voglio perdere nessuno di voi per colpa di un qualche infarto.. Muhahahaha-cough, couff.. ok la smetto.
Vi è piaciuto?! Che ne pensate? Vi ha fatto schifo? Dite dite, io attendo con pazienza il vostro prezioso parere (e intanto sarà il caso che mi rimetta a studiare che ieri ho vagabondato fin troppo).
Un saluto dalla vostra diabolica autrice
Kaiyoko
   
 
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