8. Sei un vero casino
Yukiko stava iniziando a stufarsi.
“Resisti ancora un po', ora viene
il bello” le disse con un sorriso divertito Night, con una di
quelle espressioni che di solito stavano a sottolineare quanto in
realtà fosse il contrario.
Lo sguardo interrogativo che lei gli
lanciò ebbe presto risposta nella nuova voce che attirò la sua
attenzione, questa volta proveniente da un ragazzo in carne ed ossa.
– Come mai una bella ragazza come te
se ne sta qui tutta sola?
La mora sollevò lo sguardo sul
biondino che le si era avvicinato, non potendo far a meno di notarne,
con un certo fastidio, il sorriso smagliante. Non era proprio in vena
per farsi abbordare, tentativo che le causò la comparsa di una nuova
venuzza pulsante sulla tempia, in aggiunta alle altre due già
presenti.
– Nessun motivo in particolare –
gli rispose freddamente, deviando il proprio sguardo dallo
sconosciuto.
Nel farlo tuttavia le cadde l'occhio
sul tavolo degli amici di Kei e fu allora che notò le occhiate
malcelate che questi lanciavano verso di lei. Per contro, ella li
guardò apertamente questa volta, di nuovo perplessa mentre osservava
mancarne un altro all'appello.
– Posso offrirti qualcosa da bere? –
il biondino tornò alla carica.
La ragazza lo osservò meglio.
Non poteva sbagliare, quello era uno
del gruppo di fighetti a cui si era unito il dranzerblader per la
serata. Rifletté più attentamente a quel punto, cosa che indusse lo
sconosciuto a credere di poter avere qualche possibilità.
– Se ti va puoi unirti a noi – le
propose con affabilità, indicandole il tavolo dei suoi amici – ti
presento i miei amici.
In quell'istante iniziò a formarlesi
in mente un'idea, una di quelle che solitamente facevano sorridere in
quella maniera così inquietante sua madre e quasi senza accorgersene
sfoggiò uno di quei sorrisetti melliflui.
– Accetto il tuo invito con piacere.
Yukiko si alzò in piedi, avendo cura
di prendere con sé la propria giacca di jeans prima di seguire il
ragazzo al tavolino.
“Ne vedremo delle belle”
commentò Night con quell'espressione divertita di poc'anzi.
Lei dal canto suo poteva distinguere
sotto il braccio il rigonfiamento causato dai bey che si era portata
dietro in quell'avventura e la cosa l'aiutò a definire un piano
d'azione. Ma prima di poterlo mettere in pratica doveva attendere che
il suo obiettivo tornasse, perciò sfoggiò un quieto sorriso quando
giunse al tavolino dei quattro ragazzi di buona famiglia,
costringendosi in nome di uno scopo più grande a fare la carina.
“Non è che prendere a calci nelle
palle il tuo fidanzato possa essere messo sotto la voce 'scopo più
grande'..” le fece notare il suo bitpower.
– Punti di vista – gli rispose lei
in un sibilo.
– Hai detto qualcosa? – le chiese
il biondino, scoccandole un'occhiata perplessa.
– No, affatto! – affermò lei
automaticamente, sfoggiando un nuovo sorriso artificioso.
Prese posto, dopo aver ascoltato le
presentazioni di ognuno dei membri dell'odiosa combriccola ed essersi
presentata a propria volta, e si mise in animo di sostenere una
conversazione che si basava più sull'intento di conoscersi un po'.
Non eccessivamente, chiaro.
Durante quella parentesi scoprì
trattarsi tutti di membri di famiglie benestanti, alcune delle quali
rinomate nel mondo degli affari e tutti avevano la tendenza a
sproloquiare su sé stessi. Tutti tranne Jan, che era troppo occupato
a cercare un modo per starle addosso, cosa che alla fine, dopo averle
procurato una coca come da pronostici, sfociò in un braccio intorno
alle spalle.
“Gli farai scontare anche questa?”
– Puoi scommetterci le piume.
Kei buttò via il bicchiere di plastica
appena svuotato in poco più di un sorso e, in preda al senso di
ebbrezza che da un po' aveva iniziato a diffonderglisi in corpo,
scoccò un'occhiata alla rossa che gli si stava quasi strusciando
addosso.
– Che ne dici se ci mettiamo un po'
più comodi? – le propose, facendo un cenno verso il tavolo che
avevano lasciato da un po' di tempo.
– Mi sembra un'ottima idea –
chiocciò quella, sorridendogli e premendogli il seno contro un
braccio.
Non vedeva l'ora di togliersi la voglia
e poi levarsela di torno.
La condusse di nuovo verso i divanetti,
la musica che gli rimbombava nelle orecchie tanto sgradita quanto di
pessimo gusto. Eppure poteva sopportarla, come ogni volta, al
pensiero di ciò che sarebbe accaduto a fine serata. E forse con un
po' di fortuna, anche prima.
Raggiunti i suoi 'amici' il blader
stava per riguadagnare il suo posto, quando sollevando lo sguardo si
pietrificò proprio di fianco al divanetto. Fu come se il fuoco che
la vodka gli aveva acceso dentro fosse stato improvvisamente
congelato in una scultura di ghiaccio, lasciandolo soltanto con un
vago capogiro a confondergli la mente.
Non era possibile.
Il volto di Yukiko si volse verso di
lui e la vide rivolgergli uno sguardo penetrante, mentre su quelle
labbra rosee le si delineava l'inizio di un mezzo sorrisetto per ogni
secondo che egli indugiava.
– Bentornati – lo accolsero i
ragazzi.
– Bentornato Kei, lascia che te la
presenti... – intervenne Jan, prima di venire interrotto.
Fu Kei a farlo, ignorando tutti tranne
la mora che aveva seduta di fronte. Per quella breve manciata di
secondi fu come se il resto del mondo perdesse nitidezza: la musica,
le voci, tutto iniziò a scomparire ad eccezione di loro due.
– Cosa fai qui? – il tono che usò era insolitamente duro, forse a causa dell'alcol che iniziava a fargli effetto.
– Cosa fai qui? – il tono che usò era insolitamente duro, forse a causa dell'alcol che iniziava a fargli effetto.
– Me l'ha chiesto una tua amica –
ribatté lei senza batter ciglio, il suo viso un'espressione talmente
seria da fargli inarcare un sopracciglio. Ella dovette intuire la sua
iniziale confusione, perché aggiunse con tono più ironico e
tagliente – No, non sto parlando di una come quella zoccola che hai
sottobraccio. Sto parlando di una Vera amica.
“Uh, questa era pesante” li
interruppe una voce sconosciuta che gli parve risuonargli nelle
tempie.
Spalancando maggiormente gli occhi
scuri, il dranzerblader spostò lo sguardo sul ragazzo che aveva
parlato in maniera fin troppo chiara, riuscendo suo malgrado a
sovrastare il casino circostante. Era seduto al contrario su una
delle poltroncine accanto, rivolto verso di loro, proprio dietro
Yukiko, con stampato in volto un sorrisetto divertito. Era vestito
prettamente di bianco, con un taglio degli abiti che lasciava quasi
pensare ad un principe arabo, così com'erano bianchi i suoi capelli.
La diretta interessata gli scoccò a
sua volta un'occhiata ammonitrice, accostata a parole che dovevano
avere uno stesso significato ma che il blader non colse, i suoi sensi
di nuovo attaccati dall'ambiente circostante. Quell'interruzione gli
permise di far mente locale e l'irritazione che ne seguì era, suo
malgrado, in parte causata anche da quel tipo: cos'è, si era portata
dietro un amichetto?
– Come ti permet..!
Kei rinsaldò la presa sul corpo di
quella sciacquetta, smorzandone la protesta a metà, cosa che se non
altro gli diede la pace che cercava da quella fastidiosa voce, ormai
divenuta fin troppo irritante al confronto di quella della mora.
– Quel che faccio non ti riguarda
minimamente.
– A quanto pare mi riguarda se sei
troppo stupido per accorgerti di quel che stai facendo – insistette
lei.
– Tsk. E perché non dovrei sapere
ciò che faccio? – sfoggiò un sorrisetto strafottente – Credi
forse sia la prima volta?
Quella domanda ebbe l'effetto sperato
perché la ragazza sembrò cambiare espressione, tradendo una certa
sorpresa. Quella consapevolezza non fece altro che spronarlo a
rincarare la dose, mantenendosi il più freddo possibile.
– Credi forse che la volontà di mio
padre abbia valore? Non sei nessuno per dirmi cosa posso o non posso
fare.
– Io forse non lo sono, ma lei sì –
esclamò la mora a quel punto, alzandosi in piedi e tirando fuori
dalla tasca del suo giubbotto di jeans un oggetto dai riflessi blu.
Nel momento in cui gli mostrò Dranzer,
Kei ammutolì.
– Può darsi che il mio pensiero non
abbia valore ma il suo ce l'ha eccome, non è così? – la moretta
parlava con tono calmo ma abbastanza alto da essere caratterizzato da
una nota di sfida che non gli fu indifferente.
Il blader serrò i denti,
corrucciandosi in volto e perdendo quell'ultimo accenno di
espressione distaccata che era riuscito a mantenere sino a quel
momento. Era vero, non poteva ignorare gli avvertimenti della sua
unica amica così come stava cercando di passare sopra
all'impressione che sapeva star facendo alla moretta. Un'impressione
che per certi versi era errata. Lui in realtà non era così, quella
era solo una stupida maschera, una maschera che era stato costretto a
indossare dalle circostanze.
– E Kei dovrebbe reagire in qualche
modo di fronte a una stupida trottola? – la voce della rossa che
ancora si ostinava a premerglisi addosso gli graffiò le orecchie
come il suono più irritante dell'intero universo.
Provò l'impulso di scostarla da sé,
ma si trattenne, distratto ancora una volta dalla giovane Natsuki lì
di fronte a lui, che la ignorò a propria volta per rivolgersi
soltanto al dranzerblader.
– Sono venuta solo per fartelo avere.
Chissà che l'Aquila non possa aiutarti ragionare con il cervello e
non con qualcos'altro – gli rifilò il beyblade in mano ed il suo
peso familiare indusse il blader ad abbassare lo sguardo su di esso,
stringendolo meccanicamente.
Poi notò con la coda dell'occhio che
il tipo vestito di bianco che si era intromesso poco prima si era
mosso, alzandosi in piedi a sua volta e ricambiare il suo sguardo con
uno fin troppo orgoglioso. La cosa gli fece salire il sangue, già
bello caldo a causa dei drink che si era scolato, al cervello,
ponendo in secondo piano il fatto che lei sapesse dell'Aquila Rossa.
– Tsk. A parole ci sai fare ma vedo
che non ci hai pensato due volte a trovarti un accompagnatore.
– Come? – Yukiko espresse una
sorpresa e una confusione talmente chiare che lo fecero sbuffare,
quasi divertito, senza dubbio ironico.
– Perché non la smetti di fare la
finta santarellina e vi fermate con noi? – la incalzò,
provocatorio, sfoggiando un ghigno che si sarebbe potuto definire
senza remore crudele – Potrei decidere di dare una ripassata anche
a te dopo essermi divertito. Scommetto che in realtà non aspetti
altro...
Nel momento esatto in cui finì di
pronunciare quelle ultime parole il bey che stringeva nella mano
libera mandò una vibrazione che gli salì lungo il braccio, ma
l'istante successivo venne completamente spiazzato dal forte ciocco
che gli risuonò nelle orecchie, minacciando di assordarlo.
*SCIAFF!*
Lo schiaffo lo aveva preso in pieno
volto, mandandogli una scarica di messaggi dritto al centro del
cervello, annebbiato dai fumi dell'alcol. Lo stordimento fu assoluto
e Kei si ritrovò a barcollare, libero dalla stretta di quella
troietta che si era tenuto appresso sino a quel momento per ricadere
pesantemente sul divanetto accanto.
Quando il mondo smise di girargli
vorticosamente intorno, ad occhi sbarrati non poté far altro che
fissare Yukiko rigida nella sua posa, la mano ancora sollevata e il
suo sguardo che mandava lampi di furore. Il silenzio attonito calato
improvvisamente intorno a quel tavolino venne infranto da una sola
singola parola, ben scandita e colma di tutta una serie di sentimenti
che egli stesso aveva innescato.
– Stronzo.
Non aggiunse altro. La vide voltarsi
con decisione e andarsene, lasciandolo lì a cercare di ricomporre i
pezzi del suo sistema nervoso.
– Ma che..? – gli giunse la voce di
Lou.
– Che diavolo è preso a quella
cretina? – questa invece era la rossa, che lo costrinse a voltar il
capo e lo sguardo su di lei, prendendogli il viso fra le mani
smaltate – Ti ha fatto male, dolcezza?
In un guizzo di lucidità dovuta
all'adrenalina che gli era finita in circolo a quello schiaffo, Kei
distinse chiaramente alcuni particolari della ragazza a cui in
precedenza non aveva dato alcuna importanza. Dovette contenere un
moto di disgusto davanti a quel trucco pesante, che non serviva a
nascondere del tutto le imperfezioni di quel volto segnato dalla sua
vita notturna. Il pesante profumo in cui si doveva essere fatta il
bagno non riusciva più a coprirne l'odore naturale, misto a sudore e
fumo, così come la musica di sottofondo non potesse camuffarne la
voce fin troppo stridula. Percependone il respiro sulla pelle, il
blader non riuscì a frenare una smorfia, ritraendosi di scatto da
quel supplizio perdurato troppo a lungo.
– Levati dai piedi.
– Cos..?
Non la stette nemmeno più a guardare,
mentre si alzava, sgusciando via dalla sua presa per nulla ferrea e
combattendo il senso di vertigine causatogli dall'ebbrezza
dell'alcol. Si sentiva come sporco, sensazione che non gli si attenuò
molto nemmeno una volta riguadagnati i suoi spazi. Osservandola
dall'alto in basso un'ultima volta la vide in tutto il suo complesso,
non riuscendo affatto a non pensare a quanto fosse squallida.
Squallida quasi quanto stava per
ridursi lui stesso.
“Hai intenzione di perdere altro
tempo?” gli risuonò nella mente la voce dell'Aquila Rossa.
Gli ritornò alla mente la figura di
Yukiko che si voltava per andarsene, tremante di rabbia e
indignazione. No, non avrebbe perso altro tempo. Ancora gli
risuonavano nella mente le parole che le aveva sentito dire e si
mosse, deciso più che mai ad andarle dietro. Ora era arrivato il suo
turno.
Avrebbe messo in chiaro le cose una
volta per tutte, che lei lo volesse o meno.
Yukiko cercò di far smettere alle
proprie mani di tremare, mentre già si ritrovava a combattere contro
le lacrime che le offuscavano la vista dello schermo del telefono.
Doveva andarsene da lì, doveva chiamare l'autista degli Hiwatari e
farsi riportare a casa.
Voleva solo andarsene da quel luogo.
Si lasciò sfuggire un singhiozzo.
– Stupido idiota – si lasciò
sfuggire a voce incrinata, ferma nel parcheggio del locale.
Quel che era incredibile era il fatto
che, con quelle parole, il dranzerblader fosse arrivato a offenderla,
a ferirla in una maniera che non poteva essere razionale. Aveva
giurato a sé stessa che non avrebbe permesso più a nessuno di
arrivare a tanto e invece, eccola lì, che tentava disperatamente di
calmare il proprio respiro, senza per altro riuscire nell'impresa.
Persino Night aveva cessato di
parlarle, tornando all'interno del Beyblade che aveva ancora in
tasca, nel giacchetto che teneva sottobraccio. Il fatto che il suo
unico vero amico non potesse aiutarla in quel momento le insinuò nel
cuore un senso di solitudine che la fece cedere alla disperazione.
Kei non poteva averle detto quelle cose, non dopo l'altro giorno.
– Maledizione!
In quel momento d'esasperazione una
mano le si strinse intorno a un polso, facendola sussultare e
costringendola a voltarsi su sé stessa con uno strattone. Sgranò
gli occhi dalla sorpresa, boccheggiando alla cieca nel ritrovarsi
davanti il ragazzo che altri non era che la causa di tutto quanto
quel casino.
– Non abbiamo finito.. – sibilò
minacciosamente verso di lei, facendo un passo avanti.
L'odore di alcol addosso al blader le
fece storcere le labbra in una smorfia, ma il suo sguardo, così
diretto e ferino, le fece venire la pelle d'oca. Per riflesso cercò
di indietreggiare ma non servì a nulla perché lui le andò dietro,
spingendola con decisione contro uno dei Suv parcheggiati lì vicino.
Avvertendo il freddo metallo della fiancata contro la schiena, la
nightblader si lasciò sfuggire un sussulto di sorpresa, ma la voce
le morì in gola l'istante successivo nel tornare a incrociare gli
occhi dell'altro.
Le sue iridi, con quei riflessi fra il
violaceo ed il ramato, riflettevano lucide la fioca luce che filtrava
nel parcheggio, giungendo dalla strada poco distante e dandole
l'impressione di potervi precipitare dentro da un momento all'altro.
– K-Kei.. – ne mormorò il nome,
combattendo l'improvviso brivido di paura che le risalì lungo la
spina dorsale al ché lui le bloccò ambo le braccia contro la
vettura, stringendole i polsi sin quasi a farle male.
– Il motivo che mi ha spinto a venire
qui sei tu – quella prima affermazione le tolse il respiro;
quell'accusa così sentita, così carica di furore nonostante non
avesse alzato nemmeno di un po' quel tono, la spiazzarono – Credi
sia facile per uno come me controllarsi, avendo a separarci solo una
stupida parete?
– S..scusa?!
– Non puoi pretendere di frenare gli
impulsi di un uomo senza pagarne le conseguenze. Vuoi forse che li
sfoghi su di te, visto che ti da' così fastidio che lo faccia con
qualcun'altra??
Yukiko già pietrificata dall'intensità
delle emozioni del blader, sussultò appena quando questi le insinuò
un ginocchio fra le gambe, premendosi contro di lei con tutto il suo
corpo. Fu a quel punto, il respiro corto, il cuore che le galoppava
nel petto a una velocità tale che la indusse a credere sarebbe
scoppiato in pochi secondi, che ne percepì l'eccitazione.
“Oddio..” quella che le
premeva sulla stoffa dei jeans era chiaramente un'erezione.
Il telefono le sfuggì di mano,
riversandosi nella ghiaia un metro e mezzo più in basso con un tonfo
che passò del tutto inosservato ad entrambi, troppo presi l'uno
dall'altra per osar fiatare. Quella vicinanza, quella provocazione le
accesero una serie di vampate di calore che le si riversarono non
solo sul viso, ma anche in mezzo alle gambe, facendole sfuggire un
gemito d'incredulità. Chiuse gli occhi per riflesso, come se così
facendo ogni cosa sarebbe scomparsa, speranza vana.
– È esattamente di questo che ho
bisogno – insistette lui, a un palmo dalle sue labbra, rimarcando
il messaggio con una nuova pressione dell'inguine e lei riaprì di
scatto le palpebre. La sua voce roca le raggiunse le orecchie in un
modo talmente sensuale da farle girare la testa – ..ed è qualcosa
che non posso prendere da te.. – le sussurrò, finendo per ripetere
in un ultimo soffio, quasi ché fosse un'ultima disperata preghiera –
..non da te.
Subito dopo le catturò le labbra in un
bacio.
“Oh. Dio.”
L'adrenalina, già in circolo in ogni
parte del suo corpo, contribuì ad acuire nuovi forti brividi che non
avevano nulla a che vedere con l'aria fresca della sera.
Immobilizzata dalla sorpresa e con l'eco delle sue ultime parole
ancora nelle orecchie, non riuscì a reagire a quella pressione sulla
bocca, talmente passionale da renderla totalmente inerme. Spiazzata
da lui quanto da sé stessa, dall'improvvisa arrendevolezza del
proprio corpo, si lasciò sfuggire un nuovo gemito quando il suo
sapore le inondò la bocca in una carezza vellutata e famelica al
tempo stesso.
Eppure iniziò a perdere realmente sé
stessa soltanto quando quel bacio si evolse in qualcosa di diverso,
qualcosa di agrodolce, che le fece dolere il cuore. Kei le accarezzò
le labbra con le proprie, assaporandola, sospirando profondamente
mentre l'esplorava e la cercava con una dolcezza sempre maggiore.
Anche la presa sui suoi polsi si allentò, sino a lasciarla andare
del tutto per passare a delinearle i fianchi, in una carezza che ella
percepì bollente sulla pelle sotto la stoffa del top.
Quello non era un
bacio da sesso.
Il dranzerblader le si sistemò meglio
in mezzo alle gambe, facendo combaciare perfettamente il proprio
bacino contro quello di lei in una nuova pressione che le fece
nascere altri brividi di piacere.
Un'altra carezza sopra la stoffa dei
jeans, mentre la teneva avvinta con tutto il proprio corpo,
spingendola contro la vettura in un contatto pressoché totale.
Quello era un bacio d'amore.
Non seppe mai quantificare la durata di
quel bacio, ma quando esso finì la mora ci mise una buona manciata
di secondi prima di ritrovare il modo giusto di respirare, sconvolta
per il contrasto netto fra il calore del corpo febbricitante del
blader e l'aria fredda della sera.
Il ragazzo dai capelli nero-argento
indietreggiò da lei, chinando il capo e immergendo fra quelle
ciocche chiare una mano, prima di scuoterlo, come a volersi schiarire
le idee.
– Fermati... – soffiò,
appoggiandosi pesantemente all'auto dietro di lui.
Inizialmente la giovane credette che si
stesse rivolgendo a lei, cosa che la fece balbettare un'esclamazione
contrariata, che si concluse in un sussurro e non ebbe un seguito,
l'espressione dell'altro fin troppo espressiva. Non sembrava proprio
nelle condizioni di guidare.
Rassegnandosi ad accantonare quanto era
appena accaduto prese in mano la situazione, ma non prima d'aver
giovato di una nuova boccata d'aria fresca, cosa che l'aiutò a
schiarire la mente lo stretto necessario. Indi, si chinò a
raccogliere il proprio telefono, ficcandoselo in tasca e soltanto poi
si discostò del tutto dal Suv contro il quale era rimasta sino a
quel momento, andando a posare una mano sull'avambraccio del blader.
– Dai, ti porto a casa.
Quelle poche semplici parole le
uscirono dalle labbra con un tono talmente dolce che fu lei stessa la
prima a sorprendersi, ma solo con una parte della mente. L'altra era
troppo impegnata ad ammirare il viso del dranzerblader, arrossato,
col fiato corto e gli occhi terribilmente lucidi.
Questi annuì dopo un istante, cercando
di tirare fuori le chiavi da una delle sue tasche, ma la ragazza le
prese in consegna appena ci riuscì. Non gli disse altro: al momento era quella più lucida dei due, il ché era tutto un dire,
perciò era da escludersi che fosse lui a mettersi alla guida. Non
aveva alcuna intenzione di provare altre emozioni forti quella sera.
Non fu difficile individuare la Camaro
attraverso l'apertura delle porte a distanza e, una volta
raggiuntala, lo aiutò a sedere al posto del passeggero,
allacciandogli la cintura prima di fare il giro e salire a sua volta
a bordo. Una volta al posto di guida con allacciata anche la propria
cintura, si lasciò sfuggire un profondo sospiro nel tentativo di
liberare i muscoli dal residuo di tensione che le era rimasto in
corpo. Scoccò un'occhiata, sentendosi ancora tremendamente fuori
fase, a colui che era stato la causa di una serata che non avrebbe
mai potuto dimenticare, trovandolo appoggiato contro il vetro del
finestrino con il capo, gli occhi chiusi e l'espressione da coma
vegetativo più convincente che avesse mai visto.
Sorrise, emettendo un lieve sbuffo,
cogliendo in quella scena l'ironia del momento, nonostante tutto.
– Sei un vero casino, Hiwatari Kei.
Ruotò la chiave nel quadrante,
accogliendo con sollievo il deciso rombo del motore dell'auto, un
suono che finalmente riempì il silenzio all'interno dell'abitacolo,
sovrastando quello del proprio cuore che ancora non voleva
rallentarle nel petto.
...continua
[ANGOLO AUTRICE]
Ecco il capitolo cruciale!
Ieri sera ero indecisa se pubblicarlo subito o lasciarvi ancora qualche giorno di tempo per coltivare e macerare la vostra suspance, ma stamattina non ce l'ho fatta, anche perché mi è venuta un'idea per continuare la fiction di quelle che di solito verrebbe da stringercisi la mano da soli u.u vedrete molto più avanti di cosa parlo.
Spero che i vostri defibrillatori in dotazione al kit di EFP non abbiano problemi, non voglio perdere nessuno di voi per colpa di un qualche infarto.. Muhahahaha-cough, couff.. ok la smetto.
Vi è piaciuto?! Che ne pensate? Vi ha fatto schifo? Dite dite, io attendo con pazienza il vostro prezioso parere (e intanto sarà il caso che mi rimetta a studiare che ieri ho vagabondato fin troppo).
Un saluto dalla vostra diabolica autrice
Kaiyoko