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Autore: Yasha 26    27/08/2014    11 recensioni
Ok, prima dell'introduzione sappiate che questa breve storia è tutto ciò che mai avrei pensato di poter scrivere. Nemmeno nei miei più reconditi pensieri avrei immaginato qualcosa del genere ^_^...avremo un InuYasha molto diverso da come siamo abituati a leggere, un antieroe potremo dire. Spero di sopravvivere alla fine della lettura ^^'''
************
Non sempre le cose vanno come te le aspetti.
Possono andare tanto male quanto magnificamente, o alternarsi di continuo. Ma la cosa più importante che ho capito è che abbattersi non serve.
InuYasha ha mollato e ci ha perso.
Io ho lottato e adesso sono qui, con l’uomo che ha lottato più di tutti per avere la sua felicità.
Sì lo so…sono parole trite e ritrite, le solite frasi fatte però…se non lotti, se non guardi avanti, se non tenti, cosa ci resta?
Mai dare nulla per scontato. Ciò che hai oggi domani potresti perderlo, per sempre.
Ma chissà, magari ti aspetta di meglio.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hojo, Inuyasha, Kagome
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Cinque anni. 
Cinque anni sono passati.
Cinque anni in cui rivederti non era più una possibilità per me.
Prima ci speravo, con tutta me stessa, poi ho smesso.
Anzi, ho addirittura sperato di non incrociare mai più il mio cammino con il tuo.
 
-InuYasha…-
-Kagome. Mi sei mancata.-      mi sorridi dolcemente
 
Ma io non sorrido. Non rispondo. Resto a guardarti, impassibile.
Non sono affatto felice di rivederti.
Non più.
Non ora.
E non davanti casa mia.
 
-Mamma chi è questo signore?-     mi chiede il mio piccolo Dai, tirandomi il vestito
-Nessuno di importante tesoro. Rientra in casa a controllare Himiko. La mamma arriva subito.-         gli chiedo provando ad addolcire lo sguardo vitreo che credo d’avere in questo momento
Lui annuisce e fugge dentro, come se avesse subito capito di non dover restare. Come avesse intuito “il pericolo”.
-E’ fatto grande e…mi somiglia. -     osservi triste
-Non certo grazie a te. Che vuoi?-     chiedo dura, ignorando la tua ultima frase
-Il tuo perdono. Anzi, il “vostro” perdono.-
 
Perdono.
Chiede perdono. Con aria rammaricata.
Però…mi è del tutto indifferente questa parola ormai.
Sono forse insensibile?
No…non è colpa mia. Tu mi hai portato a questo.
 
Ancora ricordo il giorno in cui ci siamo conosciuti.
Era una fredda mattina di dicembre. Si avvicinava il Natale. Io lavoravo al bar del centro commerciale in cui tu venisti a fare compere per i regali natalizi per la tua famiglia. Ti sedesti ai tavolini con un’espressione distrutta, addolorata.
Chiedesti una cioccolata calda, ma non la bevesti.
Quando ti vidi arrivare, con la tua figura così elegante, imponente, rassicurante…persi la testa. Amore a prima vista direi.
Sentivo la voglia fremere per chiederti cosa mai potesse affliggere un così bell’uomo come te, ma poi pensai che, magari, fossi sposato. Forse avevi litigato proprio con la “tua dolce metà”.
Ero fuori luogo.
Eppure lo feci. Venni da te.
Che sciocca.
-Non l’è piaciuta la cioccolata?-     ti chiesi per attaccare bottone
Alzasti lo sguardo, e fu come se mi avessi visto per la prima volta da quando ti eri seduto.
Mi sorridesti.
-A dir la verità non so neppure che sapore abbia. L’ha fatta lei?-     ti informasti
-Sì. Per questo chiedevo. Magari era brutta.-    mentii
Sapevo che la cioccolata che facevo era una delle migliori. Ricetta segreta di mia nonna. Anzi, credo che il mio capo mi tenesse a lavorare lì soprattutto per quella. Era la preferita di tutti i clienti che passavano spesso al centro commerciale solo per venire al bar.
-Sa che le dico? Controllo subito.-    dicesti sorridendo e assaggiandola
-Wow. È squisita. Sa…di cannella?-    azzardasti
-Complimenti signore. Lei è uno dei pochi che ha scoperto uno dei miei ingredienti segreti.-   scherzai
Da lì una parola tirò un’altra e ti vidi sorridere più sereno.
-Sono felice di averla fatta sorridere. Quando è arrivato non aveva una bella cera.-
Non rispondesti, mi guardasti incuriosito.
-Mi perdoni! Forse ho parlato troppo. Meglio che vada. Scusi il disturbo.-         mi scusai dispiaciuta. Ecco avevo parlato troppo.
-No, si fermi!-     mi chiamasti alzandoti di scatto, rovesciando quasi la leggera sedia in plastica
Mi fermai a guardarti imbarazzata.
-Come…come si chiama?-
-Mi chiamo Kagome, signore.-
-Kagome…diamoci del tu, ti va? Io sono InuYasha.-     allungasti la mano, ed io come attratta da una calamita invisibile la afferrai subito, sentendo il tuo calore
-Pi…piacere.-
-Non mi hai affatto disturbato Kagome. Vedi, se prima ti sono apparso giù di morale è perché osservando, mio malgrado, le coppie felici coi loro figli in giro per i negozi ho ricordato ciò che ho perso io. Anzi ciò che non ho mai avuto.-      dicesti enigmatico
Se solo avessi capito all’epoca quale peso nascondevano quelle parole…
-Che intendi?-    chiesi incuriosita
-Sono divorziato, non per mia scelta purtroppo. E questo periodo mi mette sempre molta tristezza. Pensare alle famiglie felici degli altri mi fa sempre questo effetto. Diciamo che le invidio molto.-         sorridesti amaramente
-Non sei l’unico.-    mi sfuggì
Mi guardasti come per chiedermi di proseguire e io lo feci. Mi aprii ad un perfetto sconosciuto.
-Mia madre è morta due anni fa, lasciandomi completamente sola al mondo. Quindi capisco la voglia di famiglia. Soprattutto in periodi festivi.-      ti confidai
-Vivi forse da sola?-
-Diciamo. Condivido l’appartamento con il mio gatto, che purtroppo non è molto socievole.-      provai a sdrammatizzare con una risatina
Ma tu mi guardasti rattristato, intuendo perfettamente che fingevo di ridere.
Di lì a poco mi sarei ritrovata ad avere il tuo numero di telefono ed un invito a non passare il Natale chiusa in casa da sola, ma in casa tua con tutta la tua famiglia.
Che assurda follia! Accettare l’invito di un perfetto sconosciuto.
Avresti potuto anche essere un serial killer, ma io mi presentai comunque a casa tua il giorno della vigilia, spinta sicuramente dalla stupidità direi, col senno di poi.
Invece mi ritrovai attorniata da tanta gente splendida!
I tuoi genitori, Izayoi ed Inuno, erano i più dolci che avessi mai conosciuto. Tuo fratello Sesshomaru era un tipo un po’ freddino, ma sua moglie Rin lo rimetteva subito in riga rimproverandolo do sorridere. Tuo fratello Naraku e sua moglie Kagura erano dei tipi davvero simpatici, sempre a provocarsi con battutine, ma mai quanto i tuoi amici Miroku e Sango! Lui rincorso per casa da Sango, che brandiva una padella in mano, dopo avermi chiesto un figlio, era una scena per cui morire soffocati dal ridere.
Quella sera mi sentii in famiglia anch’ io.
Ed è ciò che diventò qualche tempo dopo. Diventò la mia famiglia quando ci fidanzammo. Una splendida famiglia potrei definirla.
Ah…l’apparenza inganna! Non è tutto oro quel che luccica. Ora lo so.
 
Siamo stati insieme due anni.
I due anni più felici della mia vita.
Ero una principessa nelle tue mani. Questo non posso negarlo. Mi avevi anche fatto lasciare il lavoro.
Grande errore!
Poi quella che fu la scoperta più bella per una donna innamorata…un bambino! Ero incinta.
Saltellai per tutta la casa quando lo scoprii. Un figlio era il giusto coronamento del nostro amore, per la nostra famiglia.
Purtroppo mai dimenticherò il giorno in cui ti rivelai di aspettare nostro figlio.
Uno dei momenti più dolorosi della mia vita.
 
-Amore! Devo dirti una cosa non bella…di più!-  
-Ah sì? E cosa?-
-Guarda qui!-       dissi passandoti il test di gravidanza positivo
Lo guardasti prima dubbioso, poi sofferente, infine infuriato.
-Sei una puttana!-      mi inveisti contro tirandomelo addosso
Di tutto mi aspettavo, ma non una reazione così violenta. Lì per lì non capii.
-Ma che…InuYasha io…ma che ti prende? Non lo vuoi forse?-        ti chiesi con ingenuità, pensando fosse questo il problema
Magari si sentiva incastrato, pensai erroneamente.
-Non lo voglio? Non lo voglio mi chiedi? Certo che no, stronza! Come hai potuto tradirmi? Ti ho dato tutto! Tutto!!! Il mio cuore, la mia fiducia, una casa, una famiglia, soldi, un lusso che nemmeno avresti immaginato nella tua miserabile vita! E come mi ripaghi? Tradendomi!-       urlasti furioso
-Tradirti? InuYasha ma che accidenti dici? Guarda che non ho programmato di proposito una gravidanza per appiopparti un figlio e tenerti legato a me! Non prendendo precauzioni era normale accadesse no? Quando ti ho chiesto hai detto “non preoccuparti, non serve amore”. È normale rimanessi incinta prima o poi, quindi non darmi colpe che non ho!-         ti risposi a tono, ferita dalla tua reazione
-Sei tu che non capisci stupida! Perché pensi ti abbia detto che non servivano precauzioni? Eh?-
-Perché avresti voluto un figlio anche tu, ovvio. O almeno era ovvio pensare questo per me dato quanto ci amiamo!-
-Ahahahahhaah sei proprio ingenua oltre che puttana mia cara.-      iniziasti a ridere isterico
-Adesso basta!-      ti urlai in lacrime, schiaffeggiandoti
-Capisco che un figlio era l’ultima cosa che avresti voluto, ma non ti permetto di offendermi così InuYasha!-    proseguii tra i singhiozzi
Ti sedesti stancamente sul divano, prendendoti la testa tra le mani e iniziando nuovamente a ridere, ma era una risata amara, riuscivo ad intuirlo malgrado la rabbia.
-Un figlio…sarebbe la benedizione più grande che potrei avere dalla vita. Ma i miracoli non esistono Kagome.-    te ne uscisti ambiguo
“Prima non lo vuole e poi dice che sarebbe un miracolo?” pensai confusa.
-Io…non ti capisco. Mi hai appena detto che non lo vuoi e ora te ne esci che sarebbe un miracolo? Ma hai bevuto per caso?-   chiesi stordita
-Sono lucidissimo purtroppo. Quella che non vuole capire sei tu, ma forse la colpa è anche mia. Forse questa è la punizione per la mia “omissione”, ma non volevo perdere anche te. Invece è accaduto ugualmente.-     continuasti ancora più enigmatico
-Continuo a non capire. Ma di che accidenti parli?-
-Non posso avere figli! Capisci ora? Per questo la mia ex moglie mi ha lasciato. Quando abbiamo visto che i figli non venivano abbiamo fatto dei controlli, ed io sono risultato sterile. Che mi dici ora?-            rispondesti continuando a ridere triste
 
Mi morirono le parole in gola. Non mi aspettavo certo quella sentenza. Che poi a quanto pare era anche sbagliata.
 
-Ma io…InuYasha non è vero! Io sono incinta! E non sono certo stata con…oh cielo! Era questo che intendevi con “ti ho tradito”. Tu pensi sia stata con un altro uomo!-          capii
-Ovvio. Che avevi capito stupida? Bene…appurato questo…fai le valigie e sparisci insieme a quel…coso che ti porti dentro. Non è mio figlio e di certo non mi accollo il figlio di un altro e una moglie zoccola solo perché non posso avere figli.-             sputasti duramente
-InuYasha non puoi dire sul serio! Io amo solo te! Sei l’unico uomo con cui sono stata! Ti giuro che è tuo figlio! Forse i medici avranno sbagliato! Lo fanno tante volte!-
-E allora dimmi ”miss so tutto io”…perché in sette anni di matrimonio non è venuto nessun figlio e con te ne sono bastati meno di due? Eh? Oh aspetta… forse sei rimasta incinta per grazia divina! Non ci avevo pensato!-
-Amore ti prego credimi! Ti giuro che è tuo figlio! Non sono stata con nessuno! Se davvero l’esito era quello forse è accaduto davvero un miracolo! Ti scongiuro credimi! E’ tuo figlio!-      lo supplicai, ma inutilmente
-Non attaccano le lacrime. Vattene prima che ti butti fuori io di peso insieme ai tuoi stracci e alla tua palla di pelo!-            dicesti prendendo le chiavi dell’auto
-Quando torno non voglio rivedere la tua faccia in casa mia! Mai più!-         urlasti sbattendo la porta e lasciandomi in lacrime accasciata al pavimento
 
A nulla valsero le mie suppliche. Implorai i tuoi genitori, i tuoi amici, tutti, ma nessuno mi credette. Mi voltarono tutti le spalle facendo fede a quel pezzo di carta che era la tua, e in seguito anche la mia, condanna.
Io non ti ho mai tradito. Quello che portavo in grembo era tuo figlio, ma nessuno voleva crederci.
Rassegnata e delusa me ne andai da quella che credevo una favola ad occhi aperti.
Illusa! Le favole non esistono!
Mi rimboccai le maniche cercando prima un lavoro, poi una casa. Era un po’ piccola, ma andava bene per una persona sola con un gatto, che non ho mai abbandonato, ed un figlio in grembo.
La padrona di casa, la signora Hiku, era una vecchietta deliziosa. Era molto gentile con me. Quando le raccontai  la mia storia stranamente mi credette subito. Beh lei aveva avuto abbastanza brutte esperienze coi medici. I dottori avevano diagnosticato un tumore al marito, che per il dispiacere si suicidò. Alla sua morte si scoprì che i risultati non erano i suoi, erano quelli di un altro paziente. Che disgrazia povera donna. Quindi mi credette soprattutto per questo.
Comunque sia in lei trovai una spalla su cui piangere nei momenti di sconforto…finchè una notte mi ritrovai con le contrazioni. Stava nascendo il mio bambino. Il mio Daisuke, la mia unica gioia.
Passammo dei mesi abbastanza tranquilli. La signora Hiku mi aiutava tantissimo tendendomi Dai mentre ero a lavoro.
Certo mi mancava tantissimo InuYasha. Continuai a sperare che ci ripensasse e mi cercasse, non avevo cambiato il mio numero infatti, ma niente. I mesi passavano ma a lui non importava di noi. Me ne feci una ragione.
La mia vita stava riprendendo lentamente ad essere serena, ma come ogni volta che c’è il sereno…ecco spuntare nuovamente il temporale, in tutti i sensi.
Era un giorno di febbraio quando disgraziatamente la signora Hiku morì per un infarto, e molto gentilmente i suoi nipoti, unici eredi, mi buttarono fuori da casa perché la volevano vendere. La loro zia era ancora calda dentro la bara e loro già decidevano come dividersi i soldi. Dopo il suo funerale, al quale volli assistere a tutti i costi, uscii anche da quella casa, ritrovandomi sola, con un gatto e un bambino tra le braccia, su una panchina, in mezzo alla pioggia.
Era la fine pensai. Che futuro potevo dare a mio figlio adesso?
Le lacrime si mischiavano con la pioggia mentre tenevo il mio bambino di pochi mesi stretto attorno ad un impermeabile, col gatto sotto al mio cappotto che miagolava triste come se stesse piangendo con me.
Fu allora che arrivò il mio angelo custode.
Mai ringrazierò abbastanza il cielo per averlo messo sulla mia strada.
 
-Higurashi? Sei tu?-
Alzai la testa trovandomelo davanti, riparato da un ombrello trasparente e vestito elegantemente, con sottobraccio una ventiquattrore.
-Hojo?-
 
Ci portò a casa sua senza chiedere nulla, offrendosi di ospitarci, malgrado il mio rifiuto.
Da allora la mia vita è ricominciata davvero.
Aki si è dimostrato generoso in tutti i sensi. Si è occupato di me e mio figlio Daisuke, anche se non spettava lui farlo. Ci ha offerto una casa, un aiuto economico e soprattutto sostegno morale.
Quando gli raccontai la nostra storia rimase quasi scioccato. Mi credette senza esitazione alcuna, perché mi conosceva diceva.
Io e Akito eravamo compagni di liceo, quindi siamo quasi cresciuti insieme. Mi ha confidato che a quei tempi era innamorato di me.
Non si era mai dichiarato però perché all’epoca ero fidanzata con un ragazzo di nome Koga, per questo non mi ha mai confessato i suoi sentimenti.
Saperlo mi ha reso le cose abbastanza imbarazzanti però. Mi sentivo un’approfittatrice, perché intuivo che malgrado i tanti anni passati lui provasse ancora qualcosa per me.
Quando gli dissi che avrei cercato una casa per non continuare ad approfittare di lui però mi fermò.
 
-Kagome ti prego non andartene.-
-Aki mi sto approfittando di te così, non è giusto. Siamo in casa tua senza sborsare un centesimo da tre mesi. È anche troppo.-
-Ma non per me! Io non ti chiedo nulla in cambio se è questo che temi. Non vi ho ospitato per questo.- chiaristi
-Non l’ho mai pensato. Ma non posso nemmeno monopolizzare la tua vita in questo modo. Non è giusto.-
-Kagome ascolta…averti qui è una gioia grande per me. Non mi sentivo così bene da anni. Non immagini nemmeno che bello sia tornare a casa la sera e trovare te e tuo figlio…e sì, anche il tuo gatto, ad attendermi con un sorriso o delle fusa. Mi piace avervi qui, anzi, mi piacerebbe ci rimaneste per sempre.-
-Aki io…non posso darti ciò che vuoi. Non sarebbe giusto. E se un giorno, per farti un esempio, mi innamorassi di un altro? Che faresti? Io dovrei andare via con mio figlio.-      provai a farlo riflettere
-In quel caso non ti chiederei certo di restare. Ci mancherebbe. Non voglio mica obbligarti. Ovviamente ne soffrirei, ma preferisco questa ipotesi piuttosto che saperti da sola fuori di qui con un bambino piccolo da crescere. Kagome…il mio affetto per te  è così immenso che preferirei soffrire pur di saperti felice. Non te lo farei mai pesare però, quindi se si presenterà l’occasione della tua vita ti appoggerò con piacere augurandoti il meglio. Ma fino ad allora ti prego…resta qui.-             mi pregasti convinto
-Non voglio farti soffrire…-
-Non lo farai. Rimani.-
-D’accordo.-        acconsentii alla fine intenerita
-Solo un’altra cosa però…-     aggiungesti
-Cosa?-
-Consentimi di fare da padre a tuo figlio. Permettimi di dargli il mio cognome.-
-Aki ma che dici?-      chiesi sconvolta
-Daisuke non ha un padre. Lui lo ha rifiutato. Ha bisogno di un sostegno. Se disgraziatamente ti accadesse qualcosa che ne sarebbe di lui? Finirebbe in un orfanotrofio, pensaci. La vita è ingiusta ed imprevedibile lo sai meglio di me. Permetti a me di essere quel padre che gli insegnerà a rialzarsi quando cadrà, ad insegnarli ad andare in bici, a giocare a palla, ad andare ai ricevimenti scolastici, a correre da lui quando ha degli incubi o quando litiga coi compagni. Consentimelo.-
-Aki ma perché? Non è tuo figlio. Hai una vita davanti e vuoi sprecarla con noi. Perché?-
-Perché la vita è bella se ci siete voi. Ti ho sempre amata Kagome. E’ stato più forte di me ma in questi anni non sono riuscito a dimenticarti. Nelle altre cercavo te. Ti sembrerò uno stupido, lo so. Comunque a te non chiederò mai nulla, ma consentimi di fare da padre a quel bambino dal bellissimo sorriso. Ti prego, consentimi di proteggerlo dal mondo.-
 
Come feci a farmi convincere me lo chiedo tuttora. Forse la disperazione, la tenerezza, il senso di colpa, la paura.
Non l’ho mai capito.
Ma posso affermare che è stata la scelta migliore di tutta la mia vita!
Aki ha amato da subito Dai, fin dal primo giorno in cui l’ha conosciuto in fasce. Il rapporto tra quei due col tempo è diventato quello di un vero padre col proprio figlio.
Osservarli ridere e divertire insieme fu un’immensa gioia per me. Nessuno lo obbligava a fare ciò che ha fatto, ma Aki lo ha scelto col cuore, senza mai più prendere l’argomento “amore” nei miei confronti. Senza mai farmi pesare nulla.
 
Il tempo è una cura invisibile.
Cancella piano piano dolori e rimpianti dal cuore, lasciando posto a cose nuove e diverse da quelle già vissute.
Tre anni più tardi mi ritrovai sposata e felicemente innamorata di Akito.
Se me l’avessero detto non ci avrei mai creduto. Ma il suo buon cuore, il non pretendere nulla oltre la mia amicizia,  l’amore verso mio figlio, col tempo mi hanno conquistato.
L’anno successivo partorì la nostra bambina. La principessina della casa.
Insomma, dopo cinque anni il mio cuore era ritornato a ridere, a vivere, ad amare.
Io ed Aki abbiamo comprato una deliziosa villetta in periferia. Il gatto è felice del suo albero su cui rifarsi le unghie, i bambini giocano indisturbati nel giardino, io mi godo la mia nuova famiglia.
Solo che… rimane un punto in sospeso a quanto pare…
 
-E’ fatto grande e…mi somiglia.-    
-Non certo grazie a te. Che vuoi?-    
-Il tuo perdono. Anzi, il “vostro” perdono.-
-Come hai saputo dove vivo?-
-Fare una ricerca non impiega molta fatica.-
-E sentiamo, a cosa dobbiamo la visita straordinaria di sua eccellenza nei bassi fondi di periferia?-     chiedo ricordando le sue parole “mi aveva regalato le sue ricchezze, che mai avrei avuto nella mia miserabile vita”
-Kagome perdonami ti prego! Sono stato uno stupido. Mi spiace non averti creduto cinque anni fa.-        ti scusi dispiaciuto
-Ah sì? Perché, adesso mi credi?-
-Sì…-   rispondi abbassando la testa
-E sentiamo, cosa sarebbe cambiato in questi anni? Non dirmi che hai avuto un altro…come lo avevi chiamato…ah sì…”coso” da un’altra povera sventurata?!-       chiedo cinica
-Non ho avuto figli da nessuno. Ho solo parlato con la mia ex moglie.-      dici abbassando ancora lo sguardo
-E vuoi dirmi cosa ti ha rivelato di così illuminante da spingerti a venire a disturbare la mia famiglia o restiamo a guardare il marciapiedi?-
-Kagome ti prego non trattarmi così. Io non potevo sapere…perdonami!-       ripeti portando nervoso una mano tra i capelli
-Non sapevi cosa?-
-E’ lei. E’ Kikyo, la mia ex, ad essere sterile. Ha fatto modificare i risultati pagando il medico, in modo che non potessi lasciarla e rimanere con lei, preso dai sensi di colpa per non poterla rendere madre. Mi ha detto la verità quando le ho raccontato di te e del bambino, pochi mesi fa.-   mi riveli quasi in lacrime
Lacrime che non mi inteneriscono, così come non ti hanno intenerito le mie all’epoca.
-Ma sbaglio o hai detto che è stata lei infine a lasciarti? Il senso della buffonata?-
-Dopo qualche anno si è pentita, così ha preferito lasciarmi. Peccato mi abbia lasciato credere ancora io fossi sterile. Si è giustificata dicendo che un giorno avrei pensato “al miracolo”, ma entrambi sappiamo che non è andata così. Non sai quanto mi spiace non averti creduta.-
-Una moglie davvero adorabile. Comunque…appurato che i tuoi spermatozoi funzionano correttamente, cosa vuoi da me? Farmelo sapere? Grazie, ma io me ne sono accorta cinque anni fa!-        sostengo impassibile, anche se dentro sto bruciando dalla rabbia
Una famiglia rovinata per colpa dell’egoismo di una donna!
No anzi, dalla sua inesistente fiducia nei miei confronti!
Vorrei piangere per tutto il dolore provato, ma non sarebbe giusto nei confronti di tutto il bene ricevuto in questi anni. Tutto ciò che ho lo devo ad Aki adesso e non lo cambierei con niente al mondo!
-Ti prego non essere così dura. Cerca di capirmi. Io ero convinto di non poter provare la gioia di sentirmi chiamare padre. Non è stata colpa mia. Mettiti nei miei panni.-
-No grazie, preferisco rimanere nei miei di panni! E comunque avrei provato a crederti, tanto era l’amore che provavo, almeno chiedendo il test del DNA per accertarmene. Ma tu hai rifiutato anche quella come proposta sbattendomi fuori casa, senza un centesimo in tasca e incinta. Mi sono ritrova sola, sotto la pioggia, senza un tetto e un bambino in fasce tra le braccia, e in tutto questo tu non c’eri! Quindi non chiedermi di capirti perché potrei seriamente perdere la ragione e tirarti una sedia in faccia!-    ribatto infuriata
Ok inizio a perdere le staffe adesso. Meglio tagliar corto!
-Hai ragione. Non posso pretendere che in un attimo cancelli tutto il male che ti ho fatto. Ti chiedo solo una passibilità per riparare gli errori fatti. Potermi riavvicinare a te e a nostro figlio magari.-
-Alt!!! Quello è MIO figlio, non tuo, punto primo!!! Punto secondo, se hai fatto ricerche saprai che sono sposata quindi, proprio me, potrai vedermi solo in cartolina. Non ho intenzione di farti rientrare nella mia vita InuYasha. Hai fatto la tua scelta, ho dovuto accettarla mio malgrado, quindi ora tu accetterai la mia: sparisci, non ripresentarti mai più a casa mia, non cercare né me né tantomeno MIO figlio. Ora lui ha un padre che lo ha riconosciuto e che lo ama, anche se non è suo figlio, ciò che non hai saputo fare tu. Noi siamo felici così come siamo. Non ti permetterò di rovinare ancora una volta la nostra vita! Ti è chiaro?-           affermo minacciosa
Non gli permetterò di rovinare la nostra stabilità familiare! Può scordarselo!
-Quello è mio figlio! Non puoi impedirmi di vederlo!-          sostieni arrabbiandoti
-Ti sbagli sbruffone! Quello è mio figlio! L’ho riconosciuto come tale, quindi di fronte alla legge è mio a tutti gli effetti. E ti avverto che se provi ad avvicinarti a mia moglie e alla mia famiglia una seconda volta provvederò per vie legali ad allontanarti. Anche se biologicamente sei il padre di Daisuke non conti nulla per la legge, perché lui ha un padre. Ora vattene se non vuoi che ti prenda a calci!-      interviene mio marito, spuntando dal nulla
InuYasha resta a guardarci furioso, ma preferisce seguire il consiglio di Aki andandosene senza replicare. Quando la sua auto è lontana mi lascio andare ad un pianto liberatorio tra le braccia di mio marito.
-Ehi tesoro calmati. E’ andato via e non tornerà più. E se dovesse farlo se ne pentirà amaramente.-     mi consola lui
-Lo spero! Non voglio che Dai venga a sapere nulla. Ma come mai sei già a casa?-    chiedo poi, rammentando che è presto per lui
-Mi ha chiamato Dai dicendo che litigavi con un signore alto, capelli neri e che si chiamava “cane qualcosa”. Da lì ho messo insieme “InuYasha”, e sono corso prima che ho potuto.-
-Un figlio molto intelligente il nostro.-         rido riprendendomi un po’
-Ha preso tutto dal suo papà!-    dice atteggiandosi fiero
-Ahahahah sì lo penso anch’ io. Tu che fai adesso? Ritorni a lavoro o resti?-      chiedo abbracciandolo
-Rimango. Ho detto che uscivo per un’urgenza quindi non mi aspettano. Anzi…rientriamo in casa “mogliettina”?-      mi chiede dolcemente
-Certo “maritino”…i nostri figli ci aspettano.-
-La nostra vita ci aspetta.-         mi corregge lui
 
Per nostra fortuna InuYasha non si è mai più fatto vedere.
Forse ha capito che intromettersi nella nostra vita non avrebbe giovato a suo figlio. O almeno spero.
Quando Daisuke sarà più grande vedrò se raccontagli la verità o meno, ma non adesso.
 
 
Non sempre le cose vanno come te le aspetti.
Possono andare tanto male quanto magnificamente, o alternarsi di continuo. Ma la cosa più importante che ho capito è che abbattersi non serve.
InuYasha ha mollato e ci ha perso.
Io ho lottato e adesso sono qui, con l’uomo che ha lottato più di tutti per avere la sua felicità.
Sì lo so…sono parole trite e ritrite, le solite frasi fatte però…se non lotti, se non guardi avanti, se non tenti, cosa ci resta?
Mai dare nulla per scontato. Ciò che hai oggi domani potresti perderlo, per sempre.
Ma chissà, magari ti aspetta di meglio.












Ellallero che fine Y.Y quanti cliché e luoghi comuni…e l’ho scritta io ^^’ pensate come sto messa ahahahahahah
Ok no prima che mi linciate…anche questo è un sogno (sforno sogni e poi ve li propino ahahahaahahahahah siete felici vero? ^O^)
Però, malgrado io odi Hojo, ho pensato di usare lui come uomo giusto. Chi dice che quello che consideriamo per tanto tempo l’uomo giusto lo sia? Magari è invece quello più improbabile.
E poi Inu sempre super eroe, bello, buono, dolce, perfetto, innamorato…mi ha rotto U_U la vita non è così favolosa e sbrilluccicante….almeno non la mia T^T a livello amoroso fa pena T.T (ok è vero mi vendico sui personaggi dei miei fallimenti ammorrosi TT^TT ….uno psicologo ne avrebbe da lavorare ahahahahahahah)
E’ una storia un po’ folle, ma forse mi rispecchia perché io un po’ (tanto) folle lo sono ^_^ ovviamente la mia coppia prediletta rimane InuYasha/Kagome….non mi piace molto leggere di altre senza loro protagonisti ^^ quindi avrete capito che oltre che folle sono pure stramba ^^’’’’’’
Spero però le mie follie non vi spiacciano, regalandovi un piccolo momento piacevole di lettura ^_^
Grazie a chi non mi ucciderà per questa assurda storia ^_^
Baci baci Faby <3 <3 <3 <3 <3 

 
   
 
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