-Who Is Kira?-

Come un pazzo, i suoi occhi, ormai rossi di malvagità, si concentravano su quel foglio che avrebbe tolto la vita ad esseri impuri, secondo lui.
Uno, due, per tre criminali ed oltre, la loro vita era giunta al termine.
La penna quasi scivolava su quella carta, e le linee che tracciava, erano precise e intense.
Un Dio giudicava gli altri, un Dio potente che aveva in mano la vita di ogni essere vivente, il Dio di un nuovo mondo, più pulito.
Voleva ripulire l’umanità, spazzare via ogni umano sporco, ogni umano che aveva disobbedito alla vera natura dell’uomo.
E così si ritrovava lì, con il computer ed un quaderno, nero. Una penna che scorreva tra le pagine che sembravano infinite, e gli occhi scuri che delineavano i volti delle prossime vittime.
Una velocità impressionante aveva, e giustiziava tutti i criminali, da quelli che rubavano, a quelli che uccidevano e condannati all’ergastolo.
Non si fermava, il potere aveva mandato il suo cervello in tilt, e la sua mano non smetteva di muoversi, e dita magre reggevano fermamente la penna.
Quel semplice quaderno, che avrebbe ucciso chiunque sapendone solo il volto ed il nome, in mano sua, era un’arma letale.
Quel quaderno, chiamato Death Note, era sceso dal cielo e aveva ospitato la vita del giovane, che non si fermava neanche per mangiare.
Qualche volta, un sorriso sadico ed alquanto diabolico, spuntava sulle labbra del ragazzo, quasi se si divertisse in quel gioco.
Sopracciglia corrucciate, codesto era sintomo di concentrazione, lui istigato in questo gioco d’azzardo, in questa sfida contro il mondo, voleva vincerla.
Eppure lui era solo un ragazzo, era logico che odiava perdere.
In quella stanza buia, con l’unica fonte di luce, ovvero l’apparecchio tecnologico per eccellenza, si prendevano parte i processi.
Non vedeva l’ora di ammazzarli. Non meritavano di vivere in questa società.
Ormai il numero delle morti aumentava di minuto in minuto, e la risata del ragazzo diventava sempre più accentuata e senza sosta.
In un angolo di quella stanza, una figura nera osservava divertito la scena che gli si presentava davanti, ghignando sommariamente.
Lo scricchiolio dei morsi dati alla mela, faceva da sfondo in quella serata, che sarebbe stata piuttosto lunga per Light.
Quella mela succosa, rossa e lucida, veniva mangiata avida da uno spirito.
Quello spirito oscuro, quella figura nerastra quali i suoi occhi rossi erano indipendenti uno dall’altro, sembrava che ci vedesse anche se le sue iridi non si muovessero, immobili.
La sua voce roca, risuonò all’oscuro di tutto, interrompendo quella sadica di Light, arrivò alle sue orecchie, senza che smettesse di scrivere.

-Ehi Light, hai intenzione di stare sveglio ancora per molto? Io mi sto annoiando.-

In quel momento, poteva anche parlare con lo Shinigami, visto che tutta la sua famiglia era andata a dormire già da un pezzo.
Non c’era bisogno di sussurrare, come facevano di solito. Ma la maggior parte del tempo, il ragazzo ignorava completamente le parole di Ryuk.

-Va’ a mangiarti qualche altra mela. Non posso perdere altro tempo. E poi lo sai, la notte è il solo momento che mi posso dedicare alla giustizia.-

(Non manca molto per un’era di un nuovo mondo… Ma soprattutto, per un nuovo Dio!)

Come stato detto, il Dio della Morte si volatilizzò, andando in cerca di qualche mela, quel frutto cui non poteva farne a meno.
E Light rappresentava proprio quel frutto.
Grande, possente, energetico.
Ma anche perfetto.

Hirogaru wa kakashita ataka Yume no ciri, daremi no saseru wa nuwari kanai...
Itsna okugami setena keru, higari kakaryaku sekai o!

L e Kira. Una fragola ed una mela. La prima piccola e succosa, la seconda grande ed energetica.