Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Elsker    28/08/2014    1 recensioni
Vi è mai capitato di innamoravi di una persona che vedete solo per due volta a settimana, ogni settimana?
Una persona che conoscete solo di vista e che per di più è fidanzata.
Una persona il cui aspetto non vi ha mai detto nulla prima che si facesse notare prepotentemente con uno “scontro”.
E cosa fareste se un giorno trovate tale persona, fuori dal luogo dove vi vedete sempre, piangere sola sotto un cielo infuriato?
***
Chiunque, a vederlo, avrebbe detto che era fortunato: aveva un appartamento in buone condizioni posto in una bella zona e una macchina, era il migliore di tutti i corsi che frequentava e viveva da solo. Già, viveva da solo ed era questa la nota dolente: lui avrebbe voluto al suo fianco la sua famiglia, degli amici, ma anni fa si era allontanato da loro proprio per proteggerli.
Desmond amava ed era per questo che non poteva essere amato. Condannato a condurre un'esistenza sola e abbandonata, non poteva avvicinarsi a nessuno senza la paura di fargli del male.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
1. Prologo







Come la maggior parte delle viti, il glicine può diffondersi in modo quasi invasivo e diventare così distruttivo fino ad abbattere edifici e tralicci con il gravare del suo peso.


Il fiore del glicine diventa il simbolo della luminosità e della caducità dell’esistenza: tutto muta continuamente, in ogni momento, con il trascorrere del tempo, compresa appunto la vita stessa, quindi si dovrebbe apprezzare appieno l'eternità in ogni istante

Il pianto della Ragazza esprime il dolore che prova, così il glicine diventa il fiore dell’amore perduto...

I fiori del glicine sono caratterizzati da un delicato e particolarmente gradevole profumo.




Capitolo tre
Il prezzo dell'amore




Sei diventato più ordinato – osservò Regin, stretta fra le braccia di Desmond.
Se non avessi ordinato tutto, tu avresti passato come minimo tre ore a insultarmi per poi impiegarne altre cinque per ordinare prima di prestare attenzione a me – le sussurrò in finto tono di rimprovero, stringendo ancora più il suo piccolo corpo a sé.
Amo l'ordine – sospirò Regin.
Ami essere invadente: è una cosa diversa – ribatté lui e scoppiò a ridere ricordandosi di come lei avesse detto “Io ti riarredo tutta la casa” appena tornati a casa inzuppati e affamati la sera della pioggia blu sul lago e di come avesse poi passato tutta la notte a rovistare fra le sue cose.
Perché ridi? – domandò lei infastidita, sapendo che era qualcosa che la riguardava, e alzò lo sguardo per vedere il suo viso disteso in un'espressione di totale spensieratezza e felicità come l'aveva poche volte.
Perché a volte sei invadente fino a diventare distruttiva!
Non lo sono!
Vuoi che ti ricordi di quella volta in cui hai costretto un tipo che ti pareva un bravo ragazzo a uscire con Nives solo perché, per la fretta, si era scontrato con lei in biblioteca? Li ha costretti tutti e due! E alla fine li hai pure stalkerati da sotto il tavolo del ristorante, portandomi dietro. E quando al loro secondo appuntamento... – Desmond avrebbe continuato fino all'infinito se Regin non gli avesse dato un pizzicotto sul braccio. – Ahi! – si lamentò, allontanandosi d'istinto.
Beh, avevo ragione! Ora sono sposati!
E le mie cose? Le hai buttate tutte! – chiese lui, ripensando a quanti sacchetti della spazzatura Regin aveva riempito.
Solo ciò che era di troppo... eri, anzi sei, troppo caotico. Non ti eri neanche accorto di aver perso una felpa rossa!
Ah – commentò lui, ripensando a quando le aveva rivelato che era stata lei ad avergli restituito il braccialetto che aveva messo nella tasca della felpa che gli era caduta. – Ora però non mi dimenticherò mai più l'esistenza quell'indumento – sussurrò dolcemente, baciandole la fronte.
Già, il nostro è... – la voce di Regin si affievolì fino a spegnersi, addormentandosi di botto solo come sapeva fare lei.
Desmond le diede un altro delicato bacio sulla fronte e le bisbigliò un dolce buonanotte.
Si alzò dal letto il più cautamente possibile, anche se non ve ne era bisogno visto che Regin aveva un sonno molto profondo per il viaggio lungo e intenso che aveva compiuto per tornare da lui.
Era da così tanto tempo che non si vedevano che, quando l'aveva vista in aeroporto, aveva temuto che fosse solo un'illusione. Invece, solo pochi istanti dopo, Regin incurante delle altre persone, si era buttata fra le sue braccia, facendolo cadere sotto il suo peso, propagando nell'aria quel buon profumo che aveva solo lei. Aveva pianto silenziosamente sopra di lui senza proferire alcuna parola, lasciando che le lacrime di commozione parlassero delle sue emozioni. In quel momento anche Desmond avrebbe pianto molto volentieri – felice com'era –, ma era troppo esterrefatto e sorpreso per rendersi subito conto delle sua reale presenza, continuando ad accarezzarle i capelli lisci.
Desmond raccolse silenziosamente i suoi vestiti e li mise in fretta e furia.
Guardò per un'ultima volta Regin che dormiva profondamente aggrappata al cuscino e, prima di chiudesi dietro la porta della sua stanza, respirò ancora profondamente il profumo che vi aleggiava, uno che Regin era in grado di portare con la sua sola presenza.
Scivolando furtivamente, arrivò in garage. Avviato il motore della macchina, guardò l'orologio: era mezzanotte in punto: forse ce l'avrebbe fatta prima di partire.
Doveva allontanarsi il più fretta possibile, doveva farlo perché altrimenti lei sarebbe morta.
Vi era un motivo per cui più di un anno fa l'aveva allontanata da sé, usando come scusa la vita della creatura che era nata da lì a poco. In realtà l'aveva persuasa ad andarsene solo per salvarlo: non le rimaneva molta anima.




***




Regin ti devo dire una cosa – le aveva detto, dopo quattro mesi che stavano assieme, con il cuore palpitante per l'agitazione.
Sì? – aveva risposto lei, con un tono calmo, che era appena entrata in cucina per prendere le posate.
Ti ricordi ancora di quando continuavo a dirti che sono condannato a restare solo?
Ci risiamo – commentò Regin, alzando gli occhi al cielo mentre chiudeva il cassetto dove aveva sistemato molto tempo addietro tutte le posate che aveva trovato in giro per la casa dopo averle lavate accuratamente.
No, non fiatare: ascoltami – la pregò e si girò verso di lei dopo aver appoggiato il mestolo sul bancone, ricercando il contatto visivo.
Va bene – concesse Regin, appoggiandosi all'armadio in attesa di un discorso che si preannunciava serio.
Io sono condannato, io sono maledetto. La notte le mie mani prelevano un pezzo d'anima dal corpo di chiunque viva sotto il mio stesso tetto, oppure semplicemente abbastanza vicino, di chiunque verso cui io provi dell'affetto – le spiegò con la voce più calma che riuscì a trovare, cercando di non abbassare mai lo sguardo da quello di Regin che cominciava a essere combattuto, a diventare sempre più cupo come se vi si agitasse una vera tempesta. – Quindi se rimarrai con me, se vorrai mai vivere con me, succederà che ogni notte ti verrà rubato un pezzo dell'anima fino a privartene completamente, fino a quando ne resterai completamente senza.
Regin rimase allibita, senza fiato, senza parole e le posate le caddero della mani.
Perciò era questo l'oscuro segreto che aveva detto di avere... era questo il motivo della sua solitudine. Non ebbe neanche per un attimo il dubbio che Desmond stesse scherzando, perché ormai lo conosceva bene: sapeva quando recitava e quando invece era serio al punto da colpirle l'anima.
Ti amo troppo per lasciarti andare, per privarmi della tua compagnia, ma se lo vuoi fare… insomma, capirei – concluse frettolosamente il breve discorso che aveva preparato la settimana scorsa. Era incredibile come fosse riuscito ad aprirsi con lei in soli due mesi, mentre con la sua ex aveva impiegato due interi anni. Forse vi era anche il motivo che Stella, a differenza di Regin, abitava molto lontana da casa sua.
La ragazza si chinò silenziosamente a raccogliere le posate e le mise nel lavastoviglie.
Quindi io morirò stando con te? – chiese senza mezzi termini con una calma quasi esasperante.
Sì...
In pratica succede solo ciò, è questo il prezzo dell'amore. Accetto – disse tranquillamente. – Ricordo ancora i giorni che ho passato ad aspettarti invano nella saletta della biblioteca, ricordo ancora quel dolore e quel senso di abbandono al mondo e soprattutto ricordo ancora il ragazzo che ho trovato sotto la pioggia; per nulla al mondo ti distruggerei in quel modo, perché al solo pensiero che tu soffra tanto, senza aggiungere il fatto che sia per colpa mia, io morirei subito. Ti amo: l'ho capito fin dal giorno in cui mi hai fatto notare prepotentemente la tua esistenza con una violenta spinta, un livido e un paio di scarpe rovinate. E... davvero non m'importa di vivere a lungo, voglio solo vivere intensamente la mia vita con la persone che amo.
Anche se oggi potrebbe essere il tuo ultimo giorno?
Se oggi fosse il mio ultimo giorno, desidero passare tutto il tempo con te – sussurrò Regin, appoggiando la testa nel petto di Desmond, cingendolo in un abbraccio ascoltando il suo cuore battere violentemente per la commozione.




***




Da quel che si ricordava Desmond non era sempre stato così: gli era successo all'improvviso di svegliarsi la notte per entrare nella camera dei suoi genitori silenziosamente, affondare le mani nel cuore di suo padre per estrarre qualcosa di inconsistente ma denso e poi uscire di casa.
Correva, correva a una velocità sovrannaturale, brancolando nel buio, per raggiungere l'oscurità, una meta che in qualche modo sentiva di conoscere bene.
Arrivato a destinazione, affidava ciò che aveva rubato in due grandi mani nere, le quali lo mettevano in una grande urna.
Poi la mattina si risvegliava sul suo letto, madido di sudore come chi aveva corso a lungo o aveva fatto un brutto sogno e lui sentiva di aver fatto tutte le due cose.
La stessa cosa successe con sua madre, seguita da sua sorella minore, per poi ripetersi con suo padre. E tutti e tre, a turni, la mattina si lamentavano di svegliarsi strani, come se mancasse qualcosa in loro.
Desmond all'inizio non capiva cosa succedesse, ma con il passare del tempo cominciò a sospettare che la notte succedesse veramente qualcosa che non fosse semplicemente un incubo ricorrente. Deciso a scoprire il mistero che si celava dietro a queste stranezze, Desmond rimase sveglio per vedere che cosa succedeva veramente durante ciò che gli pareva solo un lungo sogno. All'una in punto percepì un altro sé risvegliarsi dentro di lui, dirigersi silenziosamente, attraversando i muri, verso la camera della sorella che aveva compiuto da poco otto anni, vide le proprie mani affondare nel cuore, trapassando la pelle della piccola come se non esistesse ed estrarre a fatica una lunga striscia luminosa.
Gli pareva che fosse opera di qualcun altro, non sua, perché non riusciva in alcun modo a frenare quelle azioni, ormai reiterate e reiterate da giorni, e perché gli sembrava di vedere tutto dall'esterno.
Si vide correre a una velocità supersonica sull'aria verso un luogo che non conosceva per poi consegnare dalle proprie mani quel qualcosa che aveva estratto da sua sorella a una gigantesca mano nera.
Bravo, un pezzo d'anima giovane, ancora acerbo – gli disse una voce rude e grossa di cui non sapeva indovinare la provenienza.
Anima? – chiese Desmond incredulo.
Sì, a poco a poco mi porterai tutta la loro anima.
Anima? – chiese ancora, osservando quelle mani che non gli parevano più sue.
Esatto, caro mio: sei condannato a prelevare ogni notte un pezzo d'anima di coloro che ami e consegnarli tutti a me – dopo queste parole la grossa mano nera schioccò le sue dita e Desmond venne trascinato indietro da una forza misteriosa, fino a quando il suo corpo ritornò ad adagiarsi nel letto.
Da quella volta in poi aveva provato ogni espediente: legarsi come un salame con una corda, ammanettarsi con il letto e dormire in qualche hotel in città, ma nulla lo teneva lontano dall'adempimento del suo compito.
Qualche mese dopo aver compiuto i diciotto anni, decise di allontanarsi dalla famiglia dicendo che aveva voglia di partire a studiare all'estero. I genitori dapprima non accettarono, ma, guardando quegli occhi che non erano mai stati così determinati, decisero di dargli il loro consenso e appoggio, consegnandogli prima di tutto i soldi necessari per partire per quell'impresa, nonostante il nonno, che era andato per miglior via l'anno precedente, gli avesse lasciato metà del suo immenso patrimonio.
Scoprì che stare lontanissimo da coloro che amava funzionava e visse per due anni solo, ma soddisfatto, in un appartamento che aveva comprato in una zona, piuttosto bella, di una città molto lontana da quella natale. Ben presto però si ritrovò ad affrontare la solitudine che era ben peggio di quanto si fosse immaginato e proprio in quel buio periodo incontrò Stella, innamorandosene al primo sguardo.
Aveva passato due anni splendidi con lei nella spensieratezza e pensava che avrebbe potuto continuare così per tanto altro tempo, ma lei con quel bacio aveva rovinato tutto: come aveva potuto credere che lei accettasse la morte pur di stare con lui?
Poi aveva conosciuto Regin e con lei aveva vissuto una spensieratezza consapevole; con lei non cercava di dimenticare la sua maledizione, ma riusciva ad rievocarla con un sorriso dolce per quanto amaro, perché era grazie ad essa che aveva potuto aprire gli occhi e conoscere il vero amore.
Desmond si odiò al pensiero di aver condannato Regin con lui, perché avrebbe potuto facilmente lasciarla andare, invece di permetterle di stare al suo fianco, ma sapeva bene che detestarsi non serviva a nulla poiché ormai non si poteva più tornare indietro.
Guardò nervosamente le centinaia di chilometri percorse, sapendo che non erano abbastanza. Aveva ancora dieci minuti per allontanarsi da Regin, dalla condanna di entrambi.
Solo dopo due mesi che stavano insieme Desmond aveva iniziato a rubarle l'anima, pezzo per pezzo, perché per le vacanze estive Regin era ritornata nella sua città natale, lasciando a malincuore lui da solo.
E ancora due mesi dopo Regin si era trasferita a vivere da lui, dopo aver saputo del suo segreto, perché non sopportava l'idea che affrontasse da solo una simile condanna.
Notte dopo notte Desmond le rubava l'essenza della vita in modo più chiaro, finché riuscì a vedere l'anima racchiusa nel corpo di Regin. Nonostante non ne avesse mai viste altre in modo chiaro, Desmond era sicuro che quella forma fosse unica come gli occhi della ragazza: era a forma di un rametto di blauregin, che pendeva giù. Si vedevano benissimo i singoli fiori attaccati al fusto principale. Ogni volta le rubava un petalo e dopo che aveva preso tutti i petali di un fiore passava a un altro.
Quando finalmente, un anno fa, aveva trovato la forza necessaria di dirle di allontanarsi da lui le era rimasto solo il rametto all'interno. Sperava che Regin avesse colto il messaggio di emergenza in quel silenzio, ma lei, nonostante tutte le sue suppliche, era ritornata.
Centoquaranta chilometri.
No, non bastano.”
Desmond accelerò ancora.
Se proprio Regin insisteva ancora a volergli stare accanto, sarebbe scappato da lei ogni notte, non appena si fosse addormentata in modo da non farle sapere la gravità della situazione.
Centoquarantacinque chilometri.
L'una meno trenta secondi.
Desmond frenò all'improvviso, vedendo un animale sbucare all'improvviso.
La macchina girò più volte su stessa come violento vortice, facendo venire il capogiro a Desmond.
E mentre l'auto stava per capovolgersi, la cintura di sicurezza si slacciò automaticamente in contemporanea con la portiera si apriva. Il corpo di Desmond si librò in volo e uscì dall'auto un attimo prima che si schiantasse.
No, no ti prego! Piuttosto muoio io! – pregò urlando e cercò di appigliarsi a qualcosa, alla macchina che si era fermata in una nuvola di fumo, portando disperatamente le braccia nel vano tentativo di fermare la sua corsa all'indietro.
Con orrore si vide ritrasportato indietro, fino a casa sua, fino alla sua camera dove Regin dormiva profondamente.
Strinse violentemente le palpebre quando una sua mano affondò vicino al suo cuore che palpitava ancora piena di vita. Poi percepì il solito fresco dell'anima di Regin lambirgli le dita e ancora qualche secondo dopo percepì un qualcosa di consistente quanto inconsistente stretto tra le mani.
Cercò di urlare, ma la sua bocca non emise un gemito mentre il suo corpo si trascinava fuori casa.


Desmond guardò con furore la mano nera di sporcizia apparire dal nulla. Sebbene cercasse in tutti i modi di non avvinarsi a quella cosa, vide le sue mani tendergli l'ultimo frammento dell'anima di Regin, l'ultimo appiglio alla vita della sua amata.
Su consegnamelo, veloce!
No! – Desmond all'ultimo momento fece appello a tutta la sua forza di volontà per voltare le spalle alla mano, ma dopo pochi passi inciampò e il frammento luminoso gli scivolò dalle mani.
Solo quando il frammento di anima cadde rumorosamente in ciò che si accorse essere l'acqua, l'oscurità attorno a lui si dissolse, mostrando l'ambiente in cui era.
Era il lago.
Desmond si trovav
a sulla riva del lago, il luogo dove lui e Regin si erano dati il primo bacio.
Il lago si colorò dello stesso colore della l'anima di Regin, ovvero lavanda e dal cielo cominciarono a scendere milioni di schegge d'anima blu.
Desmond osservò inevitabilmente quella scena che di spettacolare aveva fin troppo, reprimendo le lacrime duramente.
Bastava così poco...
Bastava lasciare che l'anima di Regin si liberasse da lui e da ciò che cercava di portarsela via per sé.
Bastava che toccasse l'acqua di cui non aveva mai saputo la presenza in quegli due anni.
Terminata la pioggia di scintille blu, davanti a un sofferente Desmond l'anima di Regin ritornò alla sua forma a dir poco incantevole.
Desmond, animato da una nuova speranza, allungò una mano per afferrare l'anima, correndo dentro il lago, ma essa cadde nell'acqua con un tonfo sordo.

La tua maledizione è sciolta – le sussurrò all'orecchio ciò a lui parve una voce famigliare.
Girò la testa a lato per dare un volto alla voce, ma quella presenza scivolò via per piazzarsi di fronte a lui.
– Sono tua nonna, sciocchino – gli disse dolcemente l'anima dalla forma umana. – Sai anche tuo nonno aveva la tua maledizione...

Ma tu... tu... – balbettò Desmond, incapace di lasciarle finire il discorso.
– Io sono viss
uta fino a pochi anni prima della morte di tuo nonno, vuoi dire? Caro figliolo, i miracoli esistono. E tu ora sei libero... puoi ricominciare ad amare chi vuoi da vicino e a essere ricambiato con sguardi, gesti e il calore – sussurrò dolcemente l'anima che Desmond vide sparire velocemente come era apparsa, portandosi dietro il rametto di blauregin.
– Come posso amare se mi porti via lei? – chiese nonostante sapesse che nessuno l'avrebbe mai più ascoltato.

Desmond, a fatica, si strascinò verso la riva e si sdraiò sulla terra e guardò il cielo fin troppo stellato e luminoso per i suoi gusti.




Angolino mio:
Ecco, finalmente tutto ha un senso! XD O almeno spero... mi auguro di essere stata chiara. ^^” Sennò ditemi qualcosa.
Ringrazio come sempre Fantasy25 che legge i capitoli tutto d'un fiato e ringrazio anche _madame butterfly_ che si è sorbita la storia in una volta, apprezzandola.
E anche grazie a chi ha letto/a chi la leggerà questo capitolo. A chi ha messo la storia tra le preferite/seguite!
Al prossimo capitolo (che è l'epilogo...),
Elsker.




   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Elsker