LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
VENTIQUATTRO
Charley
finì di mangiare il suo toast, l’unica cosa
che si era preparata per cena visto che la madre era al lavoro e non le
piaceva
molto mangiare da sola. Quindi si era preparata solo un piccolo
spuntino per
non dover sopportare lo stomaco brontolante tutta la notte.
Fece
un po’ di zapping in tv non trovando niente di
interessante, come al solito. Facevano di nuovo le vecchie puntate di
Beverly
Hills, che ormai aveva visto tutto e le avventure di Brenda, Brendon e
dei loro
amici le conosceva a memoria. Odiava fare le stesse cose che aveva
già fatto
una volta, era come uno spreco di tempo per lei.
Alla
fine, però, decise di spegnerla perché la stava
veramente facendo rincitrullire e cominciò a passeggiare
avanti e indietro per
la casa, non sapendo bene che fare e trovando noiosa qualsiasi cosa le
venisse
in mente. Un paio di volte si fermò pure davanti allo
specchio per rimirarsi,
così, senza motivo e i suoi occhi scuri come la notta le
restituirono lo
sguardo in un paio di occhi cerchiati dalla matita nera e spiccanti su
un volto
pallido. Anche quella sera era vestita di nero, come sempre, un paio di
jeans
lunghi e leggeri, fatti apposta per le estati californiane, e una
maglietta a
maniche corte con un teschio disegnato al centro. I capelli lunghi e
scuri
erano sciolti sulle spalle. Non si era mai preoccupata per il proprio
aspetto,
si vestiva come le piaceva e basta, anche se qualcuno poteva giudicarla
un po’
male. Molti dicevano che fosse dark ed effettivamente sì,
poteva sembrare, ma
lei non si chiamava in alcun modo. Che bisogno c’era di
farlo? Era una persona
come un’altra, con i propri gusti e le proprie idee.
Ogni
persona ha dei gusti diversi e, se dessimo un
nome ad ognuna di queste persone soltanto in base ai gusti che ha,
diventerebbe
una cosa veramente incasinata. Come se già il mondo non
fosse abbastanza
incasinato di per sé.
Si
decise, infine, a salire in camera sua, magari le
sarebbe venuta l’idea per comporre qualche canzone con la
chitarra oppure
cazzeggiare su internet.
Salendo
le scale, però, voltò il capo verso la porta
della camera di sua madre che si trovava in un angolino e,
perciò, era
piuttosto oscurata perché la luce non arrivava fino a
lì. Non seppe esattamente
perché ma, decise di darci un’occhiata. Era da un
po’ che non ci entrava. Da piccola
ci veniva spesso, invece, per dormire nel lettone accanto alla madre e
le
piaceva un sacco stare abbracciata a lei. A volte si immaginava di
avere anche
un papà, così da poter dormire in mezzo a loro
due che le scaldavano i piedini.
Questo, prima di scoprire che gran bastardo fosse in realtà
suo padre.
Abbassò
lentamente la maniglia della porta ed entrò
in punta di piedi come se ci fosse qualcuno che dormiva e lei non
volesse
svegliarlo. Si guardò un po’ intorno, notando il
letto sfatto e i due comodini
ai lati pieni di piccoli oggetti che non avevano ancora trovato un loro
ordine.
Sua madre era disordinata proprio come lei.
Si
voltò verso il grande armadio di noce, aprendo le
ante e dando una scorsa ai vestiti. Amy si vestiva in modo piuttosto
sobrio,
semplici jeans e una T-shirt che, a differenza di quelli della figlia,
erano
colorati, ma ogni tanto incappò anche in qualche vestito
elegante che metteva
molto raramente, forse solo per andare ai pranzi o alle cene di Natale
dei
nonni, nella qual casa, se non ti vestivi come ti vestiresti per andare
in un
ristorante rinomato, ti sentivi come un agnello in mezzo ai lupi.
Persino
Charley era costretta a mettersi un vestito o una gonna.
Prese
dall’ appendiabiti un vestito azzurro che le
arrivava poco sopra le ginocchia e se lo poggiò addosso per
vedere come le
sarebbe stato. Era piuttosto carino, anche se lei lo avrebbe preferito
nero.
Non se lo provò comunque, perché avrebbe potuto
strapparlo e non le andava poi
di avere guai con la madre.
Richiuse
l’armadio sistemando i vestiti
e si diresse verso uno dei comodini per
curiosare un po’ nei cassetti, come una bambina piccola che
cerca di trovare
dove si nascondono le caramelle senza farsi beccare con le mani nel
sacco.
Controllò l’orologio e constatò che la
madre sarebbe arrivata fra meno di due
ore, perciò aveva ancora tantissimo tempo.
Rovistando
tra fogli e varie cartelle, trovò, nel
fondo, delle fotografie e un piccolo libricino di stoffa marrone chiaro chiuso semplicemente da un
elastico un po’
consunto. Si mise a scorrere le foto, notando che erano state fatte
parecchio
tempo fa: alcune ritraevano la madre da piccola con i genitori, oppure
che
giocava o ballava, o magari insieme ad un amichetta. Le più
recenti, invece, la
rappresentavano già adulta con la piccola Charley in
braccio.
Quelle
foto le guardò piuttosto in fretta, senza
soffermarsi più di tanto ad osservarle, anche
perché le pareva di averle già
viste. Ad un tratto, però, ne notò alcune che
attirarono parecchio la sua
attenzione e le fecero iniziare a battere il cuore più
forte. C’era sua madre,
piuttosto giovane, poteva avere due o tre anni più di lei,
quindi già
adolescente, insieme ad un altro ragazzo della sua età.
Erano stati fotografati
in momenti piuttosto intimi, che si baciavano, che si guardavano
intensamente
negli occhi, che si divertivano insieme in spiaggia.
La
ragazza le rivoltò per scoprire qualcosa di più
e, sul retro di ogni fotografia, oltre alla data, ogni volta diversa
chiaramente, c’erano anche due nomi, Amy
e Bob.
La
madre non le aveva mai parlato di suo padre anche
se Charley, da piccola, glielo aveva chiesto spesso, cercava sempre di
evitare
quell’argomento. Finchè non le aveva confessato
che il padre l’aveva
abbandonata quando aveva scoperto di essere incinta di lei e allora la
ragazza
non le aveva più chiesto niente, non solo perché
sapeva che l’argomento la
faceva soffrire, ma anche perché non voleva più
saperne niente di quel
bastardo.
Quindi,
oltre a non conoscerlo, non sapeva nemmeno
come si chiamasse né quale fosse il suo aspetto.
Però,
guardando la foto di quell’uomo… non sapeva
perché ma, le veniva da chiedersi se fosse lui…
Finchè,
non incappò in una foto che le tolse tutti i
dubbi. C’era sempre quel ragazzo abbracciato a sua madre che
presentava già una
vistosa pancia di circa sette mesi, segno che era ormai incinta di lei.
Allora,
significava che era quel Bob suo padre. Lo
guardò attentamente, come a volersi imprimere ogni minimo
dettaglio del suo
viso. Aveva gli occhi scuri, segno che lei li aveva ereditati da lui
visto che
quelli della madre, invece, erano azzurri come il ghiaccio. Portava i
capelli
neri leggermente lunghi e, in più di qualche foto, aveva la
coda. Aveva i
lineamenti piuttosto marcati e duri e non sembrava un tipo che
sorridesse
spesso. Come lei d’altronde.
Le
venne una certa agitazione e uno strano senso di
ribrezzo al pensiero che lei fosse molto più simile a lui,
sia fisicamente che
caratterialmente.
Quell’uomo
era un bastardo e un coglione, aveva
abbandonato una ragazza di soli diciassette anni ed incinta,
comportandosi da
vero stronzo che, una volta combinato un guaio, non sa assumersi le
proprie
responsabilità. Lei non era così, non si sarebbe
mai comportata a quel modo.
Poi,
però, le venne un dubbio: ma come poteva averla
lasciata se in alcune foto c’erano loro due abbracciati e
felici quando lei era
già incinta?
Qui
qualcosa le puzzava. Che quel Bob e suo padre
non fossero la stessa persona? O che sua madre le avesse mentito
perché magari
era successo qualcosa di peggio?
No,
adesso era troppo curiosa e non si sarebbe messa
il cuore in pace finché non avesse scoperto la
verità.
Finalmente
arrivò all’ultima foto e ciò che vide
la
lasciò senza fiato ancora più di prima, facendole
battere il cuore a mille e
sentire le farfalle nello stomaco. C’erano due neonati in una
culla. Erano
ancora in ospedale, dopo essere appena nati, si capiva dalle camicette
che
indossavano e dai braccialetti al polso.
La
ragazza voltò la foto e i nomi che lesse le
fecero spalancare la bocca: Charlotte e
Adam.
Ma
che significava? Chi era quel bambino accanto a
lei nella culla? Perché era chiaro che uno dei due bambini
era lei. Ma l’altro?
Aveva un fratello gemello? Ma com’era possibile?
Perché sua madre non le aveva
detto niente?
Un
sacco di emozioni e sensazioni diverse la
pervasero e non aveva la più pallida idea di che fare.
Soltanto quel nome lo
vorticava per la testa.
Adam.
Adam.
E
poi c’era Bob.
Bob
e Adam.
Ma
che significava?
Sparpagliando
le foto a terra davanti a lei in un
gesto di rabbia, afferrò il libricino di stoffa e lo
aprì alla prima pagina.
Scoprì, dalle date e dalla dicitura Caro
Diario, che si trattava del diario segreto della madre.
Cominciò
a sfogliarlo, fregandosene della privacy e
dei segreti della donna, saltando solo alle pagine che più
la interessavano.
Non faticò a trovarle, evidentemente quel libretto era stato
riempito solo
durante l’adolescenza di Amy.
Caro
Diario,
oggi
ho conosciuto un ragazzo fantastico! Si chiama Robert e ha due anni
più di me.
Frequenta l’ultimo nella mia scuola e me lo ha fatto
conoscere la mia amica
Valery. È veramente molto gentile oltre ad essere proprio un
bel ragazzo. Mi ha
accompagnata fino all’aula portandomi la borsa.
Spero
di incontrarlo ancora, mi piacerebbe conoscerlo meglio.
Oppure
ancora…
Caro
Diario,
oggi
sono uscita con alcuni amici di Valery e c’era anche Bob.
È proprio come avevo
detto, è
un ragazzo fantastico. Abbiamo
parlato molto, mi ha raccontato della sua famiglia dicendomi che ha
perso il
padre quando aveva solo otto anni. Mi è dispiaciuto
moltissimo, si vede che gli
manca una figura paterna. Io invece gli ho raccontato un po’
di me e mi ha
detto che gli piace il mio sorriso.
Oddio,
gli piace il mio sorriso! Ti rendi conto?!
Anche
lui è proprio bello e mi piacciono molto i suoi capelli
lunghi, mi piacerebbe
poterglieli accarezzare.
Non
faccio altro che pensare a lui e vorrei tanto poterlo vedere di nuovo.
Pensi
che mi sia innamorata?
E
ancora…
Caro
Diario,
io
e Bob stiamo insieme!! Oddio! Stiamo insieme! Ancora non ci credo!!
Mi
ha invitata ad uscire sabato e siamo andati al cinema e subito dopo a
mangiare
una pizza. Ci siamo divertiti un mondo e il film era fantastico, lui mi
ha
tenuta abbracciata tutto il tempo. Infine mi ha baciata e mi ha detto
che gli
farebbe piacere se diventassi la sua ragazza. Io naturalmente gli ho
risposto
di sì e, se lui non mi fosse stato lì davanti con
il suo incredibile sorriso
sghembo, credo che mi sarei messa a saltare dalla gioia.
Adesso
a scuola non faremo altro che stare insieme quando non avremo lezione.
Oddio,
la vita è proprio fantastica. L’amore è
fantastico!
E
poi, dopo qualche altra pagina…
Caro
Diario,
è
ormai circa un anno che io e Bob stiamo insieme e siamo
innamoratissimi. Oggi
però ho anche litigato con Valery, proprio sul suo conto
perché ha iniziato a
dirmi che non mi devo fidare di lui e che è solo un ragazzo
falso. Io non lo so
che le è preso, forse è solo gelosa, come mi ha
detto Bob. Comunque, è riuscita
a rovinarmi il buon umore. Meno male che ho il mio fantastico ragazzo
che mi ha
detto che questo sabato mi farà una sorpresa.
Chissà
dove mi porta.
Finchè…
Caro
Diario,
sono
disperata, non so che fare.
Oggi
ho scoperto di essere incita. Non so come dirlo ai miei, ho paura che
mi
uccidano. Papà come minimo lo farà, ma non prima
di aver fatto a pezzettini Bob.
Lui però mi ha detto di non preoccuparmi, che ci avremmo
pensato insieme. Io mi
fido di quello che dice, ma non riesco a smettere di piangere e pensare
che non
sarò una brava madre per questo bambino che mi sta crescendo
in grembo.
Saremmo
dovuti stare più attenti.
Che
cosa faccio adesso? Che faccio?
Finalmente
la ragazza arrivò alla fatidica pagina, quella
che le svelò anche l’ultimo dei suoi dubbi.
Caro
Diario,
ho
scoperto che sono incinta di due gemelli. Ci pensi? Due gemelli.
Non
so se riuscirò a mantenerli come si deve tutti e due ma non
mi preoccupo perché
Bob ha promesso che mi sarebbe rimasto per sempre accanto e che non mi
avrebbe
mai lasciato. E poi ci sono anche i miei genitori. Papà
è ancora un po’
arrabbiato con me, soprattutto perché Bob non gli
è mai piaciuto molto, ma gli
passerà, ne sono sicura. Mamma ha già iniziato a
cucire le tutine.
Io
invece sto pensando ai nomi. Il padre di Bob si chiamava Adam,
perciò mi
piacerebbe chiamarlo così. La femminuccia invece non lo so.
Ma
ho ancora tempo per pensarci.
P.S.
il dottore da un po’ di tempo mi mette degli aghi in pancia
con del strano
liquido. Non so cosa sia ma ha detto che è per non far
prendere strani malanni
ai bambini. Lo ha trovato Bob questo ginecologo, quindi, io mi fido.
Il
diario si concluse lì, con quell’ultima pagina,
sebbene ci fossero altri fogli bianchi. Ma la madre sembrava non averlo
più
scritto, forse perché non aveva potuto. Oppure voluto.
Charley
lanciò il diario dall’altra parte della
stanza facendolo sbattere contro al muro, stizzita e piena di collera.
Come
aveva potuto sua
madre mentirle? Credeva che si dicessero tutto e invece, a quanto
pareva, non
era così.
Adam.
Bob. Dov’erano?
Chi erano?
MILLY’S
SPACE
Ciao,
scusate se non mi sono fatta sentire per un po’, ma
ho passato due settimane in Croazia e proprio non avevo la
possibilità di
aggiornare.
Ma eccomi qua e con un capitolo, a mio dire, succulento. Va
be’, vi lascio ma
ricordatevi di lasciarmi una recensione, anche perché a
volte faccio errori di
cui non mi accorgo e vorrei me li segnalaste.
E magari mettete un like alla mia pagine facebook. https://www.facebook.com/MillysSpace
MAXBARBIE:
allora, intanto ti ringrazio per avermi segnalato l’errore.
Sono così distratta
a volte… a volte? Ma che dico?? Lo sono sempre!! Devo farmi
controllare : ( va
be’, dai. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto. Se ci
sono altri errori,
segnalameli pure. Bacioni.
AXXX:
50
sfumature di grigio?? Quella non è una storia
d’amore >.< spero ti sia
piaciuto anche questo capitolo che entra un po’ nel mistero.
Spero di
risentirti, un bacio. M.