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Autore: Raven_Phoenix    28/08/2014    3 recensioni
ATTENZIONE: Questa fanfic é l'atteso seguito di "Chocolate and Smoke on the School" quindi consiglio di leggere prima quella ^^
Molte cose sono cambiate da quella partenza, ma molte altre sono rimaste sempre le stesse, come i ricordi che lottano per tormentare Mello. Nuovi e vecchi personaggi daranno vita a nuove avventure deliranti in una delle città più stravaganti e imprevedibili del mondo: Londra
"Dopo circa un’ora, grazie ai pochi e semplici passaggi di: una lunga doccia rigeneratrice, crema idratante per il corpo, asciugatura/lisciatura dei capelli, controllo brufoletti, controllo eliminazione di qualunque pelo superfluo sul mio viso, passaggio di cremine energizzanti, un filo di correttore e scelta dei vestiti con obbligo di abbinare la cravatta al colore dei calzini… potevo dire di avere un aspetto presentabile. Sembravo il perfetto uomo d’affari carismatico, il gilet nuovo di pacca che avevo messo era indubbiamente la chicca della giornata.
Ora si poteva dirlo seriamente: Ecco a voi Mihael Keehl in tutto il suo splendore!"
Mettetevi comodi, afferrate una tavoletta di cioccolato e qualche biscotto al burro by Harrods e buon divertimento!
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: L/Light, Matt/Mello
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hello a tuttiiiiiiii!!!!! >___________< 
Sì, lo so benissimo, avete tutto il diritto di linciarmi sedutastante per essere stata assente così tanto tempo nonostante vi avessi promesso che non l'avrei mai più rifatto, ma ho una buona scusa, lo giuro! 
Purtroppo, siccome le mie ricerche quasi inutili di trovare un buon lavoro non hanno portato risultati in questo ultimo periodo sono stata impegnata in una impresa per me mooooolto ardua. TORNARE A SCUOLA!
Ebbene sì, sono di nuovo una studentella ahimé u.u' ma non una scuola normale, bensì una di sartoria, cosa che mi tiene comunque lontana da qualunque computer salvo rare occasioni, e la sera giungo a casa distrutta e con qualche ago conficcato nelle dita u_____u''''' 
Mi scuso in anticipo per altri futuri ritardi, spero di evitarli ma non riesco a promettere niente, l'unica cosa che posso assicurarvi é che questa ff é comunque in lavorazione, quindi continuate a gettare un occhio alla mia pagina e siate misericordiosi ç__ç
Ehm... direi che possiamo chiudere questa patetica introduzione personale e vi lascio alla lettura del capitolo, e siamo arrivati miracolosamente a 10 *____* wuuuuhuuuuu!
Buona lettura  ^^




Capitolo 10:
 
 
Non stavo per niente sognando, di quello ne ero certo, in un sogno non poteva fare un freddo così fottuto, eppure la visione che avevo davanti sembrava a dir poco irreale. Esprimeva familiarità, quella sensazione di calore come quando raccontavo qualche avventura passata, ma allo stesso tempo era come se un personaggio della tv fosse appena saltato fuori dallo schermo, qualcosa che ormai mi ero prefissato di non poter mai e poi mai vedere dal vivo.
Prima ancora che il mio cervello si mettesse in moto, prima ancora di capire se sarei risultato un perfetto idiota, prima ancora che la mia coscienza mi dicesse di entrare nel parco e fare finta di niente, le mie gambe erano partite in automatico, camminando sempre  più veloce fino a correre, attraversando la strada. Mi stavo avvicinando ma tutto d’un tratto mi mancava il respiro, avevo paura che ricordando il passato sarei stato male di nuovo, ma dovevo farcela.
-Danielle…- sussurrai con una voce che non pareva nemmeno la mia, ma loro se ne stavano andando senza neanche avermi notato.
Forse era un segno che non mi sentissero, dovevo ritirarmi nell’ombra e fare finta che non fosse mai successo nulla.
No, no, no!
NO!
-Danielle!- dissi finalmente a voce alta in un impeto di coraggio che partì dal profondo della mia gola, e stavolta mi sentirono, eccome se mi sentirono! Un paio del gruppo si voltarono verso di me, ma lei si girò di scatto dalla parte opposta come per non farsi vedere. Riconoscevo anche gli altri, erano i membri dei Chronic Freaks.
Ma certo! Erano li per una delle tappe del loro tour, e io nemmeno mi ero reso conto che il tempo era volato.
Non appena mi videro meglio iniziarono a camminare veloci.
-Ehi… ehi! Aspetta un attimo, Danielle!- iniziai ad urlare letteralmente, non facendo caso alla voce stridula che avevo per l’agitazione.
Vidi due uomini del gruppo, abbastanza grossi, stagliarsi davanti a me come una barriera. Due Bodyguard? Oddio… credevano fossi un fan! No, no, non poteva succedere!
-Un attimo! Fermatevi! Porca puttana, fermatevi!- iniziai ad urlare in preda alla disperazione, era come se quel momento caldo e di familiarità che avevo provato qualche istante prima mi stesse scivolando via dalle dita. Avevo perso tutta la calma e la compostezza che negli anni mi ero guadagnato grazie al lavoro, ero tornato un inutile ragazzino piagnucolone che come unico modo per farsi notare usava parolacce e crisi isteriche.
Mi scontrai contro ai due bodyguard iniziando a divincolarmi e tentando di superarli. Continuavo ad urlare il suo nome e qualche altro insulto, pronto ad usare anche le unghie e i denti per riuscire a raggiungerla.
Non potevo lasciarla andare, non potevo fare finta di niente, era un segno del destino e non dovevo sprecarlo così miseramente.
-Amico, domani c’è la sessione di autografi, aspetta fino a li per vederli come fanno tutti, ok?- disse uno dei due che mi stavano trattenendo.
-No! Non capite, io sono suo amico! DANIELLE!- urlai di nuovo mentre vedevo la sua schiena sempre più lontana.
-Sì, dicono tutti così.- commentò l’altro con un sorrisetto.
A quel punto esplosi, sentii anche gli ultimi bricioli di dignità abbandonarmi. Nessuno poteva permettersi di prendersi gioco di me o non prendermi sul serio. NESSUNO.
-Brutti coglioni pompati d’elio scadente, lasciatemi! Vi dico che la conosco sul serio, parlate la mia stessa lingua oppure siete così ignoranti?! EH?! VE LO DICO IO DOVE POTETE FICCARVI QUEGLI AURICOLARI OSCENI! CHE UNO SHINIGAMI VI FULMINI, STRONZI!-
Quando per la disperazione stavo per rimettermi a piangere (due volte in un giorno, non ero un bel risultato), completamente sfinito, la vidi fermarsi. Si voltò cautamente tenendo mezza faccia coperta dalla sua sciarpa, vedevo solo i suoi occhi puntati su di me, dapprima sospettosi, ma che poi lentamente gradarono sul sorpreso e lo spaesato. Tornò indietro sui suoi passi finchè non fu a pochi metri da me. Ora anche i bodyguard mi avevano lasciato andare, e io senza più nessun sostegno mi ero ritrovato in ginocchiato sul marciapiede.
Era sempre lei eppure era cambiata tantissimo: ogni sprazzo di adolescenza l’aveva abbandonata, ora era una donna ancora più stupenda di prima, bastava guardarla per riuscire a sentire l’energia e la forza che emanava, una di quelle persone che sicuramente non erano nate per rimanere nell’ombra.
Restammo a fissarci imbambolati… oh cristo, mi ero totalmente dimenticato che avrebbe anche potuto non riconoscermi, anzi, sicuramente doveva essere così. Stavo già pensando a come cercare di farle capire chi fossi, sperando che la cosa potesse ancora importarle dopo tutto quel tempo, ma non fu necesario.
Vidi le sue sopracciglia inarcarsi, e dalle sue labbra uscì l’ultima parola che mi sarei aspettata di sentire.
-Mello?-
L’aveva detto davvero, vedevo ancora la nuvoletta di condensa che era uscita dalla sua bocca.
Si avvicinò ulteriormente per vedermi meglio.
-Sì… sì!- dissi con un filo di voce da tanto ero terrorizzato, sentivo di stare tremando, ma non per il freddo.
Si abbassò anche lei alla mia altezza, e dopo qualche istante si portò una mano alla bocca, gli occhi le si fecero lucidi all’istante.
Rimanemmo in quella posizione per un tempo che mi sembrò essere infinito.
-Cristo santo… MELLO!- urlò lanciandosi in avanti e gettandomi le braccia al collo facendomi prendere un mezzo infarto.
Nonostante in quel momento stessi pensando di non avere mai avuto un grande feeling con lei, anzi, per un periodo ero arrivato ad odiarla ciecamente quando la credevo mia “rivale in amore”, ricambiai quell’abbraccio come se fosse stata mia sorella.
-Non sai quanto sono felice di vederti.- dissi istantaneamente, mandando a fanculo anche la mia anima fredda e calcolata.
-Oh piccolo! non dirlo a me!- si allontanò per guardarmi meglio. –Sei davvero tu? Sei… diventato… così grande.- disse con un sorriso asciugandosi una lacrimuccia.
Sorrisi automaticamente anch’io.
-Invece tu non sei cambiata, o… forse sì, sarà perché ti vedo sempre alla TV.- risposi imbarazzato.
-Bah, ti prego non me ne parlare, a queste cose non mi ci sono mai abituata.- borbottò rabbrividendo.
-Dani, non so cosa stia succedendo ma dobbiamo andare o faremo aspettare tutti.- disse uno degli addetti alla sicurezza spezzando quel momento perfetto.
Mi ci volle qualche secondo per rendermi conto che il resto dei Chronic Freaks ci guardava abbastanza basiti.
-Ah… scusate.- farfugliai arrossendo violentemente –Ecco… posso lasciarti il mio numero o il mio indirizzo per sentirci, e…- non riuscii a finire la frase che Danielle si era già rialzata prendendomi per un braccio.
-Non se ne parla nemmeno, tu vieni con me.- disse con un tono che non ammetteva repliche.
-Eh? D…dove?- la guardai allibito mentre la vedevo puntare dritta verso un bus di quelli che si vedevano nelle tournee di varie band, parcheggiato poco più avanti.
-Hai da fare ora?-
-Beh…n-no.-
-Perfetto, allora non hai scuse!-
Le uniche cose che riuscì a dirmi in seguito Danielle furono che stavamo andando al Koko Club per il concerto di quella sera, e che erano anche in stra ritardo, in più mi disse di non preoccuparmi, mi avrebbe affibbiato due bodyguard personali, per il resto si perse in gorgheggi per scaldare la voce e insulti vari tra i componenti della band. Io rimasi nel mio cantuccio guardandoli allibito, pensando che forse avrebbero anche potuto rapirmi, portarmi in Russia e svendermi in qualche Love Hotel, poi però lentamente distinsi la strada e constatai che stavamo andando veramente al Koko Club, ci ero stato una volta o due. Ancora prima che potessi iniziare a farmi domande mi ritrovai inseguito perennemente da due omoni che sembravano essere usciti dallo stesso stampo dei bodyguard che mi avevano trattenuto in strada, mentre sentivo distintamente la folla urlante che stava entrando lentamente nell’edificio.
Danielle mi guardò, attorniata da truccatrici e parrucchiere, mi ero accorto solo allora che sotto al cappotto indossava già gli abiti di scena.
-Scusami Mello, non volevo sequestrarti ma non volevo perderti chissà dove, questa città è veramente enorme e non staremo qui per molto.- disse compiendo qualche smorfia mentre una ragazza alta un metro e un tappo di bottiglia gli stringeva l’imponente massa di capelli in una strettissima coda di cavallo.
-Figurati…- dissi abbastanza perplesso. –Ma… ora che faccio? Mi scortano in prima fila o qualcosa del genere?-
Lei mi guardò con un sorriso sghembo.
-Certo che no.- si voltò verso una serie di teloni dove nel mezzo si intravedevano passare mille luci colorate e alcuni operatori sbirciavano dall’altra parte. –Tu ti metti comodo lassù.-
-C…cosa?!- strillai preso dal panico.
In quel momento le luci di fuori si spensero completamente e le urla divennero un boato unico, facendomi venire i brividi.
Danielle mi prese di nuovo per un braccio e mi guidò verso quella che avevo capito essere l’entrata per il palco.
-Mettiti comodo e stai a vedere, prometto che ti divertirai.- mi strinse la mano affettuosamente prima di voltarsi e lanciarsi sul palco mentre il tripudio di luci si riaccendevano come in un’esplosione.
Mi sentii male al posto suo mentre vedevo tutta quella gente andare in visibilio appena era entrata in scena accompagnata dalla musica a livelli improponibili. Come cristo faceva ad essere così tranquilla e a suo agio in tutto quel chaos?! Io al posto suo sarei letteralmente morto di arresto cardiaco per l’emozione.
Poi però lentamente iniziai a capirla. Una volta fatta l’abitudine probabilmente quel momento doveva essere appagante come nessun’altra cosa al mondo.
Non avevo mai visto un concerto dietro alle quinte, e ora potevo vagamente sapere come si sentivano gli artisti nel vedere tutta quella massa di gente cantare le loro canzoni e urlare ad ogni loro minima mossa. Ti faceva sentire… come… come se si stesse mangiando la cioccolata migliore del mondo.
Oltre a me c’erano anche un paio di altre persone che avevano avuto il privilegio di vedere il concerto da quella prospettiva, e tra tutti vidi una cresta blu familiare che si stava avvicinando. Il ragazzo mi si accostò con il fiatone guardando anche lui verso il palco.
Zack, il ragazzo di Danielle.
-Fiu! Ce l’ho fatta per un pelo! È inziato adesso, vero?- mi chiese lanciandomi dapprima un’occhiata di sbieco, poi strabuzzò gli occhi.
-E tu chi ti sei lavorato per trovarti qui?- chiese con un sorriso sornione –Sei uno dei boys di Hiro, eh?-
Spalancai la bocca arrossendo oltre la punta dei capelli mentre la visione dell’androgino chitarrista dei Chronic Freaks mi passava davanti agli occhi in una posa parecchio osé con la camicia leggermente sbottonata e lo sguardo languido.
-Ehm… a dire il vero… la tua ragazza mi ha trascinato qui.- dissi convinto di avere una goccia enorme sulla fronte sperando non capisse male e non mi spaccasse la testa all’istante.
Mi guardò corrucciando le sopracciglia e mi scandagliò da cima a fondo per poi strozzarsi probabilmente con la sua stessa saliva.
-Cos…Mello?!-
-Ehi, Zack.- dissi abbastanza in imbarazzo (non pensavo che dopo tutti quegli anni, la fama e tutto il resto lui e Danielle stessero ancora insieme).
-Amico, da dove sei piovuto?- disse dandomi una rapida serie di poderose pacche sulla schiena rischiando di farmi cadere diretto sul palco.
-Diciamo piuttosto che siete stati voi a piovermi addosso.- risposi grattandomi la testa.
Lui scoppiò in una fragorosa risata che per un attimo mi assordò più dei bassi allucinanti.
A quel punto mi sentivo decisamente meglio, almeno conoscevo qualcuno li dietro oltre a Danielle che mi aveva abbandonato li come uno stoccafisso. Potei godermi al meglio il concerto, per la prima volta mi piacque vedere un live, forse perché non ero strizzato in mezzo a tutta la gente e riuscivo a vedere tutto, non solo delle teste da lontano a intermittenza.
Il concerto proseguì per quasi due ore, riconobbi con mio grande stupore la maggior parte delle canzoni rendendomi conto, ma per me sembrarono essere passati due minuti, avrei voluto  stare li per sempre. E dire che se avessi deciso di fare finta di niente e andarmene in quel parco non avrei mai visto niente di simile. Per una volta tuffarsi nel passato mi aveva fatto più che bene.
E ancora non potevo immaginare quanto.
 
-Assurdo! Quindi è qui che sei stato tutto questo tempo! Credevo stessi girando il mondo o qualcosa di simile.- disse Danielle appoggiando l’ennesimo boccale di birra vuoto sul tavolo.
-Nah, ti pare che io sia una persona da zaino in spalla?- risposi facendo un gesto di stizza con la mano.
Fummo interrotti da un nuovo assalto di Ryuk che si era lanciato forse per la triliardesima volta a strizzare Danielle in un abbraccio ossuto.
-Wiiiiiii, io non ci credo ancoraaa!- strillò facendo sfregaguancia con lei rischiando probabilmente di scarparle via la pelle.
-Neanch’io, pastrocchietto!- rispose lei con altrettanto entusiasmo; avevo dimenticato perfino che i due fossero amici del cuore fin da piccoli, avrei forse dovuto calcolarlo prima di dire a Danielle che anche Ryuk era li e proporre di andare a bere al suo pub. Facendo questo era stato praticamente impossibile far passare inosservata la presenza dei Chronic Freaks nel pub (benedissi i bodyguard che ci facevano praticamente da paravento con le loro spallone), ora praticamente tutta Camden Town lo sapeva.
-Eeeeh? E quindi adesso sei un pezzo grosso della moda?!- strillò ancora di più Danielle dopo averle raccontato cosa avevo fatto in quegli anni.
-Qualcosa del genere.- risposi nascondendomi il più possibile e cercando di non diventare viola.
-Allora voglio assolutamente lavorare con te! Mi hanno proposto una collaborazione con una linea di makeup ma sono tutti dei totali imbecilli, sicuramente puoi fare un lavoro miliardi di volte più bello!-
-Ma se non hai mai visto nessuno dei miei lavori!- gracchiai sentendo montare il panico.
Se avessi accettato di lavorare per lei avrei dato fuori di matto, avrei voluto che tutto fosse assolutamente perfetto dall’inizio alla fine rischiando di far dimettere tutto il mio staff!
E la cosa mi piaceva immensamente.
-Sciocchezze! Qualunque cosa esca dalla tua testolina bionda è fantastico, hai sempre avuto tante di quelle idee favolose.- picchiò un pugno sul tavolo –Qui bisogna festeggiare! Ryuk, un altro giro! E stavolta che sia qualcosa di pesante!- urlò facendo scattare all’istante lo spaventapasseri che con un sorriso a settantasette denti iniziò a trafficare con varie bottiglie di alcolici con nomi a me sconosciuti.
-Ma non staremo esageran…-
-STRONZATE!- strillò lei nell’impeto di salire in piedi sul tavolo, ma fortunatamente Jeno, il bassista, l’aveva prontamente trattenuta con le sue braccia muscolose.
-Inizio a ringraziare che domani sia domenica.- commentai cercando di non scoppiare a ridere, sentendo già la testa leggera.
-Anche se fosse non avresti cambiato idea.- borbottò esasperato Hiro per poi lanciarmi un’occhiatina maliziosa, una delle tante che mi aveva riservato per tutta la sera.
“Ci mancava Vincent numero 2.” pensai per poi gettarmi sul mio drink per cercare di non pensarci.
-Cin ciiiin!- urlammo tutti insieme.
Di brindisi ce ne furono ancora parecchi, ma già dopo il terzo tutto iniziò a prendere una piega piuttosto sfocata e distorta, tanto che non riuscii più a distinguere chiaramente una persona dall’altra. Sapevo solo che stavo ridendo fino allo sfinimento, non mi sentivo così da tantissimo tempo. Per un attimo mi sembrò di sognare, e mi ero ritrovato in Giappone, in un piccolo bar, a dire idiozie con i miei vecchi amici.
Ed era bello…
Talmente bello da farmi desiderare di rimanere per sempre in quel sogno.
 
Fu difficile capire esattamente cosa mi svegliò il mattino dopo, se una poderosa gomitata che mi arrivò tra le quarta e la quinta vertebra oppure il fracasso assordante del mio cellulare che aveva misteriosamente cambiato suoneria, da un rilassante assolo di pianoforte stile jazz al motivetto metallico vecchio stile di Legend of Zelda.
Rimasi a fissare con un occhio solo il nome “Rox” che lampeggiava sullo schermo, cosa ancora più strana: quando litigavamo non era MAI lei a farsi sentire per prima.
-‘onto…?- fu l’unica cosa che riuscii a dire in quanto la mia testa aveva preso a girare come una giostra nello stesso istante in cui avevo iniziato a formulare un pensiero.
Dall’altra parte la voce di Rox sembrava un martello penumatico arrugginito che si abbatteva sul mio cervello.
-Dove cazzo sei?! Qualcuno è in casa tua, e dal rumore sembra che la stiano svaligiando!- urlò come impazzita.
-Casa mia… COSA?!- mi risvegliai di colpo quando appresi il significato di quello che stava dicendo, ma capii che qualcosa non andava in quello che stava dicendo quando mi accorsi di essere nel mio letto, e di ladri non c’era assolutamente l’ombra. Era anche vero, però, che dal soggiorno sembrava provenissero rumori simili ad un branco di rinoceronti impegnati nel ballo dello schiaccianoci.
-Io sono a casa mia, non c’è nessun ladro! Credo…-
Mi voltai verso l’altro lato del letto appena in tempo per notare una figura muoversi sotto le coperte.
La mia mascella cedette e fui sicuro di aver raggiunto velocemente una rassicurante carnagione grigiastra.
-Ti richiamo io.- furono le uniche parole che riuscii a dire prima di chiudere la chiamata ed abbandonare il telefono.
Chi diavolo avevo portato nel mio letto?! E PERCHÉ?!
Pochi istanti dopo una testa scarmigliata fece capolino da sotto le lenzuola, esibendosi in un portentoso sbadiglio, e con mio estremissimo sollievo in primis notai che era una persona conosciuta, e in secondo luogo era rigorosamente VESTITA.
Danielle, in tutto il suo splendore nella versione postumi della sbornia.
-Oh, god! Questo letto è troppo comodo.- disse prima di rituffarsi tra le coperte con un sorrisetto soddisfatto.
-Ah…ehm…già.- bofonchiai non riuscendo a capacitarmi che quella visione fosse vera –Ok, riassumi brevemente cos’è successo stanotte.- chiesi anche a costo di passare per banale, ma non ne avevo assolutamente la minima idea per davvero, ed era forse meglio iniziare da lì.
-Oh, non preoccuparti, tra non molto inizierai a ricordarti.- rispose lei con noncuranza per poi fissarmi con gli occhi che le brillavano –Non credevo che potessi diventare così con un po’ d’alcol in corpo.-
-Così COME?!- esclamai sentendomi il sangue raggelarmisi nelle vene.
-Eri fantastico, sembravi uno di quei veterani del metal che vedi ai festival germanici intenti a bere da un corno da birra e che insultano tutti spaccando anche qualche sedia!- sembrava divertita ed esaltata oltre ogni dire, e questo mi faceva sempre più paura.
-Io…ho fatto questo?- sussurrai.
-Anche di peggio! Hai quasi preso a pugni un tizio!-
-Cosaaaa?!-
-Non ti ricordi? Quel ragazzo ultra viscido con i capelli che sembravano le orecchie di un cocker spaniel che ad un certo punto non si staccava più da te. Giuro, quando ha cercato di palparti il culo credevo volessi portarlo fuori e farlo investire da un autobus a due piani!-
-Aaaah- tirai un sospiro di sollievo –era solo Vince.-
Ciò non toglieva il fatto che dovevo aver combinato mille e uno casini, e il bello era che non me ne ricordavo neanche mezzo.
Un improvviso tonfo dall’altra parte del muro mi fece ricordare la chiamata di Rox, e scattai in piedi in preda al panico.
-Deduco di avere anche offerto casa mia come after party.-
-Mh, non proprio. Quando hai iniziato a vomitare volevamo portarti a casa, ma Ryuk non riusciva a spiegarcelo quindi ci ha accompagnati fin qui. Dopo che hai divorato forse tre chili di cioccolata ti sei ripreso un minimo e hai ricominciato a sbraitare. Eri talmente divertente che ci siamo fermati nel caso che avessi una ricaduta.-
-Oddio, oddio, oddio… che cosa ho mai fatto.- mi presi la testa tra le mani nella speranza che smettesse di girare ma non c’era niente da fare.
Quando uscii nel corridoio con Danielle alle calcagna che ancora mi stava raccontando qualche particolare della sera prima, oltre al vociare degli altri componenti dei Chronic Freaks, Ryuk e Rem (particolare parecchio inquietante) udii un suono ancora più agghiacciante: la serratura della porta che scattava.
Rox.
-DIO NO!- urlai gettandomi a perdifiato in soggiorno inciampando in Ryuk che si era steso a mo’ di pelle d’orso per terra.
Feci appena in tempo a rialzarmi per vedere Rox fare capolino dalla porta, ancora in veste da casa e con in mano un giornale.
Dapprima il suo sguardo si posò su di me, ed aprì bocca per dire qualcosa (a giudicare dall’espressione dovevano essere insulti), ma qualunque parola le morì in gola quando si accorse chi erano i miei ospiti improvvisati.
Si portò una mano tremante al viso sbirciando attraverso le dita.
-Me’…?- squittì quasi sul punto di svenire.
-Ehm… ti presento i Chronic Freaks.-
Stavo per aggiungere qualcosa, ma mi dimenticai immediatamente quello che volevo dire quando Rox automaticamente alzò il braccio per farmi vedere l’immagine in prima pagina.
Ora eravamo in due ad aver bisogno di una rianimazione urgente.



Aaaaah... i miracoli dell'alcol u___u cosa ci sarà mai sulla prima pagina di quel giornale? Curiosi eeeeeeh? é___è vi toccherà penare un po', ma sappiate che é tuuuuuutto calcolato, BELIEVE ME! *convinta*
So che vi avevo promesso un extra ma per forza di cose sono costretta a rimandarlo al prossimo capitolo (spero XD) vogliate perdonarmi T___T
Spero che continuiate sempre a seguire questa ff, vecchi e nuovi lettori, e ringrazio tutti quelli che hanno letto fino adesso, non avete idea di quanti siete, sono felicissima ** grazie millissime in particolare a quei temerari che hanno donato un po' del loro tempo per una recensione, vi amo immensamente e vi sbaciucchio *^* 
Spero di tornare il più presto possibile, vi ringrazo in anticipo per la vostra pazienza e ricordate... WINTER IS COMING! è___é armatevi di pazienza, miei prodi Stark!
Al prossimo capitoloooooo, ciauuuuuuu *___*
  
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