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Autore: xmaryf    29/08/2014    5 recensioni
Colin e Jennifer. Due anime affini che per forza di cose non potranno mai stare insieme. Lui che la guarda e la scruta da fin troppo vicino.
Lei che non riesce a non perdersi in quegli occhi che la guardano come se fosse la cosa più bella al mondo.
Dal testo: "Si calma, e viene ad abbracciarmi. L’abbraccio più bello dell’universo. Sa di buono.
Lei stessa ha un buon profumo. Lavanda, se ben ricordo.
Ricambio l’abbraccio e la stringo a me.
Questo momento sembra infinito.
Lei si stacca un po’ bruscamente e mi guarda.
I miei occhi fissi nei suoi.
Verde e azzurro che si incrociano e si completano."
Ho sempre immaginato che ci fosse del tenero tra Colin O'Donoghue e Jennifer Morrison. Con questa storia viaggio un po' con la fantasia.
Una storia dove avviene lo sviluppo ed evoluzione dei sentimenti che Colin e Jen provano l'uno per l'altra. Ambientata prima, durante, e dopo il SDCC 2014.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: colin o'donoghue, Jennifer Morrison, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Happines.

POV JEN.

Siamo tornati a Vancouver da quasi tre settimane.
Tutto sta tornando alla normalità, io e Colin non abbiamo parlato di quello che è successo a San Diego. Non perché io non abbia voglia parlarne, bensì perché non so se vuole parlarne lui, anche perché non è una cosa così importante.
Credo.
La relazione tra Killian e Emma sta andando a gonfie vele, si amano.
Non credo possa andar meglio di così, anche se mi sento vuota.
Completamente vuota.
Quando siamo tornati da San Diego ero felice, ma si sa “quello che accade San Diego resta a San Diego”

Josh e Ginny stanno girando una scena con il piccolo Neal, io sto seduta nella mia sedia a guardare le riprese. Adoro guardare le altre scene quando mi è possibile, mi rilasso.
Mentre mi rilasso inevitabilmente penso a lui, lo cerco con lo sguardo ma non lo trovo.
Di solito anche a lui piace star a guardare le altre riprese, dato che da quando è diventato regular è presente nella maggior parte delle scene.
Corro a cercarlo nel suo camerino. Provo ad aprire ma è chiuso a chiave, strano.
Decido di bussare, ho bisogno di vederlo anche solo per un secondo. Un po’ mi manca, ci siamo allontanati dopo quello che è successo 3 settimane fa.
“Colin, sei lì dentro?”
“Emh..chi è?” mi dice. Come fa a non riconoscermi?
“Jen..uhm…sono jen!” gli dico. Ma non risponde più. Quindi decido di continuare a parlargli, non mi interessa se non vuole parlarmi. Il sentirmi vuota, completamente vuota mi lacera dentro, quindi ho bisogno di parlargli perché so che è colpa sua se mi sento così.
“Volevo solo parlare di quello che è successo a San Diego.”
Sento la chiave muoversi, e apre.
“Non c’è nulla di cui parlare, sai come stanno le cose quindi è meglio lasciar perdere. Siamo solo due colleghi che interpretano due innamorati. Fine, nulla di più.” Dice con tono tra il severo e l’insicuro. Più il secondo.
Rimango basita nel sentire ciò che dice, non pensavo ne fosse capace. Ci conosciamo da due anni, ma forse non lo conosco per nulla.
“Va bene.” Dico con un filo di voce, e me ne vado rassegnata.
Non ho bisogno di lui, non ho bisogno di nessuno.
Adesso però mi sento ancora più vuota. Lo odio. O forse no.
Provo qualcosa per lui, qualcosa di strano, diverso, impossibile da definire. E mi sento in colpa, tanto in colpa. Ma mi rende felice.
Torno nel set e mi siedo di nuovo cercando di rilassarmi e lo vedo arrivare di corsa, mi osserva dall’alto in basso.
“Comunque scusa per prima..” dice.
“Capita” sorrido forzatamente e me ne vado.
Voglio che ci rimanga male, non deve soffrire. Ma deve imparare la lezione.
Mi sono accorta solo ora che mi ha seguita per tutto il corridoio fino al mio camerino.
Entro e gli chiudo la porta in faccia.
“Parlami Jennifer.” Me lo sta imponendo? Ma come si permette? “Parlami, ti prego.” Dice con tono lievemente esasperato. “Senti, quello che ho detto prima non era vero. Noi non siamo solo dei colleghi, siamo amici, ma siamo anche qualcosa di più. Qualcosa di magnifico ma strano da definire” Sto appoggiata alla porta, mi mangio le unghie non sapendo cos’altro fare.
Non voglio farlo entrare. Ma ho bisogno di sentirlo parlare con me, faccia a faccia. Senza ascoltarlo da dietro una porta.
Ultimamente è diventato un piacere sentirgli dire anche “Ciao”
Questo è tutto sbagliato.
Tutto.
Ma lo lascio entrare.
Chiudo la porta e mi giro di scatto verso di lui, lo vedo, sembra quasi disperato. Come se avesse perso qualcosa di importante. Pensa di avermi persa.
Ma non è successo e non succederà adesso. Non lo permetterò.
Così mi muovo di scatto e lo abbraccio, più forte che posso. E’ l’unica cosa che riesco a fare in questo momento.
Lo abbraccio come se fosse l’ultima volta.
Lo stringo a me, e lui ricambia l’abbraccio. Sembra sia una gara a chi abbraccia più forte, o a chi non ha intenzione di mollare.
Ma io non mollo, non con lui. Ma mi scosto con cautela per poterlo guardare in viso.
Vorrei che non fosse impossibile. Vorrei che ci fosse una possibilità per noi. Quel noi che non c’è mai stato, ma adesso, in questo momento, c’è.
Lo vedo avvicinarsi a me ma si blocca come se chiedesse il consenso.
Esito, ma poi impercettibilmente faccio sì con la testa. E si avvicina, i nostri nasi si incrociano.
Ma improvvisamente qualcuno bussa alla porta. E’ Edward.
“Allora ragazzi, siete pronti per le scene di Hook e Emma da Granny’s e per quelle dopo?”
“Sì certo, stavamo giusto provando.” sbotta lui.
Non ho intenzione di replicare.
Edward esce, e Colin si distacca bruscamente come se non fosse successo nulla. Forse è meglio così.
Ma mi guarda. Ed il suo sguardo mi intimorisce un po’.
“Andiamo?” gli dico in modo calmo, per smorzare la tensione.
Non risponde, sia avvia ad aprirmi la porta e mi fa un gesto che indica che dovrei uscire.
Gli sorrido a malapena e mi avvio. Dopo aver camminato per poco lo sento vicino. Fin troppo.
“Dopo riprendiamo il discorso” mi dice.
E mi irrigidisco. Vorrei parlare di San Diego, ma il tono in cui mi ha detto quella frase mi spaventa.

[…]

Siamo fuori dal bar di Granny. Emma è arrabbiata, e non ho capito il perché. Sono confusa. Le battute mi escono fuori che io me ne accorga.
Corro per allontanarmi da lui. Emma sta facendo quello che avrei voluto fare io poco fa con Colin.
Solo che il mio personaggio ha sempre più coraggio e determinazione di me in ogni cosa.
“Emma, dolcezza” sento Colin dietro di me.
Credo che Hook l’abbia combinata grossa stavolta.
Colin riesce a bloccarmi tenendomi per il polso. Tenta di farmi girare e ci riesce.
“Fidati di me”
Adesso non mi sembra che sia Hook a parlare con Emma ma Colin che tenta di parlare con me.
Mi allontano, non perché io voglia farlo ma perché Emma deve.

Colin – o meglio Hook – mi segue – segue Emma.

Riesce a fermarmi, non riesco neanche ad ascoltare quello che mi dice, ho la mente completamente offuscata. E’ una fortuna che io ricordi le battute.

Tempo 5 secondi e mi tira a sé, e mi bacia.
Dio, è meraviglioso.
Una sensazione mai provata prima.
E mi lascio trasportare.
Con l’uncino mi avvicina a sé, mi stringe e avvicina i miei fianchi ai suoi. Con la mano invece mi tocca i capelli.
Io senza volere, in modo naturale trattengo il suo viso con una mano, e con l’altra mi appoggio al suo petto.
Vorrei che non finisse mai.
Ci stacchiamo per un attimo per guardarci negli occhi.
Verde e azzurro che si incrociano.
E poi ci avviciniamo di nuovo l’uno all’altro. Dev’essere un bacio passionale.
Ma questo è fin troppo passionale.

E dopo pochi secondi purtroppo finisce.
Allo “stop” del regista lui si stacca bruscamente, come se nulla fosse.
E io rimango lì, imbambolata, vulnerabile. Mi sento come se gli avessi dato tutto.
Mi sento di nuovo vuota.
Riproviamo questa scena 1, 2, 5, 8, 20 volte.
Ormai non reggo più. Provo le stesse sensazioni ogni volta, ed è così sbagliato.
Alla fine dell’ultima scena lo vedo avvicinarsi a me con aria seria, mi cinge i fianchi con una mano.
“Continuiamo il discorso di prima?” mi dice sorridendo. Ma a giudicare dalla sua espressione sembra parecchio nervoso.
Sarà colpa della scena. Provare una scena del genere più e più volte è estenuante. Soprattutto considerando la tensione che c‘è tra me e lui in questo periodo.  
Annuisco senza dir nulla.
Ci avviamo verso il mio camerino.
“Sei abbastanza nervosa, si vede” dice in tono scherzoso. Ma so che non scherza per nulla. Lo dice per farmi innervosire ulteriormente.
“Non proprio.” Dico, cercando di mantenere un tono calmo.
“Oh sì che lo sei, Jen” continua, scherzando. Con uno sguardo alla Hook. Odio quando mi guarda così.
Arrivati nel camerino mi dice “Dunque, dov’eravamo rimasti?”
Non rispondo e abbasso lo sguardo.
“Intanto puoi cominciare levandoti l’uncino” dico, tentando di cambiare discorso.
“Hai ragione. Ma non cambiare discorso, non attacca” e ride. Ride in un mondo indescrivibile. E poi rido anch’io.
Ridiamo insieme. Le nostre risate si uniscono in un suono a dir poco magico. Diventano un tutt’uno.
“Prima è stato…” dice lui, rompendo quel magico suono.
“…sbagliato” dico, senza indugiare. Le parole escono senza neanche chiedere il permesso.  
“Io avrei detto magnifico, ma sì, è stato sbagliato.” dice con un filo di voce e con un tono che va dalla tristezza alla rassegnazione.
“Non voglio dire che non mi sia piaciuto ma erano Emma e Killian, non noi, e non avremmo dovuto provare quello che abbiamo provato. Per questo dico che è sbagliato.”
“Allora anche tu hai sentito qualcosa..” dice.
“..una sensazione che non potrei descrivere. Ma sì, anche io l’ho sentita” dico, in tono un po’ triste.
E lui lo capisce. Lo so perché lo vedo guardare da un’altra parte.
E so che è la cosa più moralmente sbagliata del mondo, ma vorrei dirgli che per me è lo stesso una cosa magnifica. Ma non lo faccio. Non voglio che si senta in colpa ancor di più. Quindi terrò quel senso di colpa per me.
“Allora, meglio uscire, ne riparleremo domani, adesso dovrei accompagnarti a casa” dice, interrompendo i miei pensieri.
Mentre parla non riesco a guardarlo in viso, non volontariamente. Ma giusto per non sbattere contro la porta mentre esco alzo a malapena gli occhi, e lo vedo.
Ha il viso distrutto. Gli occhi un po’ lucidi e le guance arrossate.
La cicatrice sul viso si nota più del solito.
“Certo”
Mi apre la porta e mi fa segno di uscire.

[…]

Dopo più di 30 minuti di tragitto siamo arrivati davanti al mio appartamento, non so che dire, perciò gli chiedo di salire.
“Vuoi mangiare da me?”
“No...cioè sì, se non disturbo” dice, con fare insicuro.
“No, non disturbi affatto” dico con tono tranquillo, sorridendo a malapena.
Saliamo ed inizio a preparare qualcosa.
Non so cosa preparare dato che non sono molto brava a cucinare, e quindi preparo la prima cosa che mi viene in mente, e forse una delle poche che so fare: maccheroni al formaggio.
Mentre preparo tutto, Colin è seduto sul divano e guarda la TV.
Sembra tutto così normale, così mio, così nostro.
Momenti che non credo dimenticherò mai proprio per la semplicità che li caratterizzano.
Ci sediamo a tavola e mangiamo senza dire nulla.
A volte alzo lo sguardo per vedere come si comporta. Ed a volte noto che è lui osservarmi.
Altre ancora i nostri sguardi si incrociano senza volere. Rimaniamo qualche secondo ad osservarci, ma subito dopo abbassiamo lo sguardo imbarazzati.
O almeno, io sono imbarazzata. Lui semplicemente non vorrà guardarmi negli occhi.
Iniziano le paranoie, ma tento di ignorarle il più possibile o mi mangeranno viva e mi impediranno di vivermi tutto questo.
“Così, Hook e Elsa passano molto tempo insieme!” dico, tentando di spazzare il silenzio assordante che mi impedisce di pensare lucidamente.
“E’ una domanda o un’affermazione?” mi dice, con tono tranquillo. Forse fin troppo.
“Un po’ di entrambe, credo.”
“Comunque sì, sei gelosa per caso?” dice, guardandomi con uno sguardo a dir poco provocatorio.
“Affatto” taglio corto presa quasi alla sprovvista, ma poi continuo più tranquillamente “Emma però dovrebbe esserlo”
“Non penso proprio” taglia corto anche lui.
Per tutto il resto della cena non parliamo. Forse perché abbiamo paura. Forse perché sappiamo che inizieremmo a parlare di cose che al momento è meglio evitare.
Alla fine della cena si alza da tavola prende il giubbotto di pelle che adoro e fa per andarsene.
“Aspetta” gli dico. Non mi rendo conto del tono che uso. Forse troppo piano, forse troppo forse. Ho la mente troppo offuscata per poterlo capire.
Mi accorgo che mi guarda.
So che aspetta che io glielo ridica.
“Resta” Una parola. Mille conseguenze.
So che tutto questo è sbagliato. Ma non ce la faccio, non riesco a lasciarlo andare proprio ora.
“Perché?”
Non c’è un perché. Devi restare. Con me. Adesso. Perché adesso che ti vedo qui, dentro questa casa, mi rendo conto che è vuota. E’ troppo grande per me. Quindi resta, almeno per questa notte, fammi compagnia ed aiutami a non pensare a quello che ci diremo domani. Me lo devi. E lo so, so che è tutto sbagliato, ma non posso ignorare quello che provo. Quindi per favore, resta, non lasciarmi sola in tutto questo.”   
Continua ad osservarmi, a scrutarmi. E mentre penso a quello che ho appena detto e mi distraggo un attimo, me lo ritrovo davanti. Bello come il sole. I suoi occhi hanno il colore del mare, sono vivi. Rispecchiano un senso di felicità mai visto.
Se potessi vivrei ogni istante guardando i suoi occhi, guardando lui.
Sì, resto” dice, con voce roca. Sembra felice.
E sento i miei occhi che iniziano a pungere e il sangue defluire alle guance.
Sapevo che sarebbe successo. Ma pensavo fosse per paura, tristezza, o senso di colpa.
Invece è per felicità, gioia. Qualsiasi emozione bella. Che sensazione magnifica.
Le lacrime mi bagnano le guance e senza pensarci due volte lo bacio. Un bacio che sa di tutto, sa di amore. Lui mi avvicina a se con una mano, e con l’altra mi accarezza il viso, io a mia volta gli accarezzo la schiena con le dita. E’ tutto così…spontaneo. Le sue labbra sanno ancora di formaggio. E proprio per questo mentre continuo a baciarlo scoppio a ridere.
E mentre rido, ride anche lui e le nostre risate si uniscono in un suono melodioso.
Mi giro, distratta dal cellulare che suona, ma Colin non mi lascia andare, e mentre sono sovrappensiero mi ruba un bacio.
Mi sento diversa. E forse non mi sento neanche più molto in colpa, anche se credo sia una sensazione momentanea dovuta alla carrellata di emozioni che mi ha sovrastata in una sola notte.
[…]

Passiamo la nottata a parlare e a scherzare, pur sapendo che domani dovremmo essere sul set alle 5.30 del mattino. Siamo folli.

[…]

Mi sveglio sentendo la sveglia suonare, all’inizio non mi rendo conto di dove sono.
Dopo aver strofinato gli occhi per avere una visione migliore, mi ritrovo distesa sul divano, tento di alzarmi ma non riesco. Continuo a non capire il perché, poi mi sforzo per girarmi ed osservare meglio e capisco il perché sentivo questo peso sulle spalle.
Colin è disteso in un modo tutto suo, e con metà del petto fa peso sulla mia spalla, ed ha il viso poggiato quasi sul mio petto. Ci siamo sicuramente addormentati mentre parlavamo.
Tento di scostarmi e ce la faccio, pur rischiando di cadere.
Non so se svegliarlo o meno, ma dovrei fare una doccia quindi meglio aspettare.
Faccio una breve doccia, mi vesto velocemente ed esco. E lo ritrovo ancora dormiente.
Provo a svegliarlo con dei piccoli baci sul viso. Uno, due, tre..e si sveglia.
“Buongiorno” dice, ancora con una voce stanca ma felice.
“Buongiorno” strofino il naso contro il suo collo.
“Ma che ore sono?” chiede.
“4.45 del mattino” rispondo, nascondendo un sorriso perché so che si arrabbierebbe perché non l’ho svegliato prima e ci sto anche ridendo su”
“Cosa?! Stai scherzando spero” risponde e in fretta prende il telefono per controllare che non sia vero, e continua “sono davvero le 4.45, dovevi svegliarmi, dovrei fare una doccia e dovrei cambiare i vestiti, senno’ tutti si accorgeranno di…sai cosa intendo.”
“Okay, calmo, vai a fare una doccia, io intanto preparo i pancakes”
“E i vestiti?” mi dice, un po’ alterato, un po’ in ansia.  Vedo che sta andando in panico. Così mi avvicino lentamente e lo abbraccio. So che quando va in panico ha bisogno di essere calmato, quindi ci provo.
“Metti questi, non se ne accorgerà nessuno” dico con molta calma.
“No, se ne accorgeranno e…” dice. Si sta irrigidendo. Tutti i suoi muscoli sono contratti. Non riesce neanche a muoversi o a ricambiare l’abbraccio.
“Se ti chiederanno qualcosa dirai che non avevi nulla da mettere dato che non avevi vestiti puliti” dico, ridendo contro il suo collo.
“Così penseranno che non mi lavo” dice, iniziando a ridere. E i suoi muscoli si rilassano, lo sento.
Mi stacco lievemente da lui e gli do un bacio sulla guancia,
“Dai, su, vai a fare una doccia, o crederanno davvero che non ti lavi” gli dico ridendo.
“Mi stai dicendo che puzzo?” dice con uno sguardo accigliato, ma intanto fa intravedere un sorriso.
“Io? No? Non ho mai detto una cosa simile” dico, con il tono da finta offesa, ma trattenendo una risata.
“Oh, io invece credo che tu lo stessi insinuando eccome, cara Jennifer” ride mentre me lo dice, e mi continua a guardare con uno sguardo provocatorio. E poi rifletto su quello che ha detto, e mi rendo conto che ha detto “Cara Jennifer.” E mi ricordo che quando mi chiama così sta per combinare qualcosa.
“Cara Jennifer eh?” dico, guardandolo con uno sguardo insospettito.
“Mhmh” dice, facendo sì con la testa e continuando a guardarmi con quello sguardo provocatorio.
E così mi rendo conto che mi conviene e scappare.
E corro per tutta la casa, mentre rido e inizio a buttare piccole urla di paura.
E lui corre dietro di me intento a prendermi.
“Faccio puzza eh? Allora non conviene che io ti raggiunga, cara Jennifer”
E scappo, mi diverto, rido. E tutto questo alle 4.50 del mattino.
Solo che mentre rido e corro perdo fiato, e mi fermo per un secondo.
E lui mi raggiunge, mi prende sulle spalle “mettimi giù, Colin”
“Non ci penso nemmeno” e ride, ride tanto.
“No okay, lasciami ti prego” lo supplico, mentre gli do piccoli pugni alla schiena.
E mi lascia andare. All’inizio non mi rendo conto di dove sono, molto probabilmente perché nel lasso di tempo in cui sono stata a testa in giù poggiata sulla sua spalla il sangue mi è andato al cervello.
Poi lo capisco, siamo nella doccia.
Non so che fare.
“Tranquilla, non faremo la doccia insieme, o almeno non ora” dice. E io arrossico.
E continua “ma siccome hai detto che puzzo, adesso dovrai sopportare l’acqua ghiacciata. Ma non preoccuparti, per non renderti tutto difficile me la prenderò anch’io”
“Ma io ho già fatto la doccia. E fra meno di mezz’ora dovremmo essere sul set.”
“Aspetteranno, tanto noi non siamo i primi a dover girare, oggi!”
“Sì che lo siamo” esclamo.
“Ho chiamato. E no, non lo siamo” continua a guardarmi con quello sguardo.
“Cosa?” dico, alzando un po’ il tono. Forse più del dovuto, ma sono infuriata. Anche se da una parte mi fa piacere tutta questa attenzione. Ma l’ho ammetterò mai a voce alta.
Provo ad andarmene ma non mi lascia andare. Mi tiene stretta per i fianchi.
“Non così in fretta” dice. Con un sorriso velato sul volto.
“Acqua fredda?” dico, con un tono particolarmente ansioso.
“Mhmh”
“Dio, quanto ti odio”
“Continui a peggiorare la situazione” dice, ma continua “Pronta? 1…2…3..!”
E l’acqua scende giù. Ma non me ne accorgo neanche perché sono incantata nel guardare l’acqua che scende giù su di lui. I suoi occhi che hanno lo stesso colore dell’acqua, sono cristallini. Le gocce che gli sfiorano la cicatrice sul volto. La maglia nera con scollo a V lascia intravedere i peli sul petto, bagnati anch’essi dall’acqua.
E’ una visione.
“Dovresti uscire, a meno che non vorrai assistere allo spettacolo.” Mi dice con fare provocatorio.
E ritorno in me.
“Spiritoso” continuo “vedi di sbrigarti, o niente pancakes”
“Okay okay mi arrendo faccio in un attimo.”
Ed esco.
Dovrei cambiarmi e preparare la colazione, ma non credo di farcela.
Sono troppo…non so descrivere come mi sento, troppe emozioni che mi sovrastano.
Non so se riuscirò ad affrontare la giornata con la solita calma, e so che se ne accorgeranno tutti.


Salve a tutti :) dopo tanto tempo - e mi dispiace per questo - ecco a voi il terzo capitolo, tanto atteso.
Finalmente questi due concludono qualcosa. *FESTEGGIA*
Ho fatto tutto dal punto di vista di Jen per far capire meglio quello che prova. L'altro capitolo invece ci sarà solo il punto di vista di Colin per vedere cosa prova lui - vi avverto, non sarà facile.

Oddio, vorrei che tutte ste cose succedessero anche nella vita reale, sinceramente.
Non so che dire quindi la finisco quì prima di diventare ridicola.

Ringrazio coloro che hanno recensito, e aggiunto la storia tra le segiute/preferite/ricordate.
Ci vediamo al prossimo capitolo (non so quando lo pubblicherò perché settimana prossima mio padre deve iniziare la terapia, e non so quanto durerà dato che è al primo ciclo. Spero però di poter rispettare i tempi.
Tanti baci.
- Mary.
  
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