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Autore: monalisasmile    21/09/2008    0 recensioni
La Corsara è la prima parte della trilogia di Eär Lindë (Il Canto del Mare).
Jill è una Corsara del regno di Umbar che ha assistito impotente alla distruzione della sua città per mano dell'Oscuro Signore. Raccolta da Gandalf e condotta a Isengard in qualità di apprendista dei due stregoni, è costretta alla fuga a causa del tradimento di Saruman. Ferita e confusa, bramosa di vendetta e di trovar risposta alle molte domande che l'assillano, intraprenderà un lungo viaggio attraverso la Terra di Mezzo alla ricerca di se stessa.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 18

Jill si fermò di fronte alla tromba delle scale, il respiro affannato per la corsa.
Un rumore vicino la spinse ad alzare lo sguardo, ma non riuscì a distinguere con chiarezza la figura che le si avvicinava, la vista annebbiata da lacrime che non s’era accorta di aver versato.
Si strofinò il viso con una manica. Ma quando la sua vista tornò nitida constatò con orrore di trovarsi al cospetto di dama Galadriel. Improvvisamente fu conscia dello stato pietoso del vestito, dei suoi capelli spettinati, i piedi scalzi, gli occhi arrossati.
Chinò il capo mortificata, benedicendo la sua mutezza che la esonerava dall’esprimere banali scuse.
-    Vieni con me, Jill. –
Lei annuì, seguendo docilmente la Dama Bianca.
Qualcuno decise di seguirle, a debita distanza per non essere scoperto.

Galadriel la condusse nuovamente nella foresta, ma per sentieri che la Corsara era sicura di non aver ancora percorso. Anzi, non ricordava nemmeno di averli visti prima di allora, quasi fossero stati celati volontariamente.
“ Magia” pensò fra sé.
-    Sì, Jill. – ricevette risposta inaspettatamente - Magia. –
La rossa alzò lo sguardo sulla sua candida guida.
-    Avrai notato come nella Terra di Mezzo vi siano ancora rimasugli non solo di antiche civiltà, ma anche di antichi poteri, che ancora si manifestano in alcune persone e in particolari luoghi.-
Jill ripensò al lago nero e agli alberi maligni che lo circondavano. Al Barlong nelle miniere di Moria. A Gandalf.
-    Esatto – annuì Galadriel – Eppure tutti questi altro non sono che rimasugli di un’epoca che volge ormai al termine. È molto raro che si manifestino nuovi casi di magia. Soprattutto in territori come l’Haradwaith, dove ogni forma di arte occulta è scomparsa da secoli, cancellata da guerre, carestie, epidemie e dalla superstizione degli Uomini. –
La fanciulla ricordò i racconti narrati dai mercanti riguardo la “caccia alle streghe”, una crudele carneficina messa in atto dai sovrani di Umbar diverse generazioni prima.
-    È dunque curioso come tu sia in possesso di un simile potere. –
Effettivamente non s’era mai spiegata come fosse possibile. Gandalf le aveva spiegato che doveva possedere la magia nel sangue sin dalla nascita, ma che essa si era manifestata solo tardivamente, in seguito a un evento particolarmente significativo, che aveva risvegliato il potere sopito dentro di lei. Non si era però soffermato troppo su come fosse  potuta nascere con simili capacità.
Dalle letture fatte durante il suo periodo di apprendimento alla Torre di Isengard, Jill aveva formulato una sua teoria riguardo alla magia: se ce l’aveva nel sangue doveva averla ereditata dal suo stesso sangue. Ma da qui le sue idee avevano cominciato a vacillare. Difficilmente si poteva trattare del padre: il fabbro non aveva mai manifestato alcun tipo di potere e non si era mai dimostrato particolarmente simpatizzante verso le arti occulte, poiché diffidava di tutto ciò che non poteva toccare con mano.
La madre di Jill era morta dandole la nascita. La Corsara non sapeva molto di lei, poiché persino il fabbro ne parlava poco, ma le avevano sempre detto che le assomigliava moltissimo. Gli stessi capelli fiammanti, lo stesso sorriso, lo stesso temperamento, la stessa luce negli occhi. Solo le iridi erano diverse: mentre quelle della madre erano azzurre come il cielo terso d’estate, le sue erano scure come il mare in tempesta. Ma per quanto bella tutti la ricordassero, per quanto allegra e piena di vitalità, Jill era sicura che fosse una donna normale. D’altronde, poiché cittadini dell’Haradwaith, se così non fosse stato sarebbe stata processata e bruciata viva con l’accusa di negromanzia.
E poiché aveva avuto modo di conoscere ben pochi parenti, le sue congetture sull’origine dei suoi poteri s’erano risolte con la conclusione che lei dovesse essere una specie di scherzo della Natura.
Ma ora che la Dama Bianca aveva riportato a galla gli antichi dubbi, Jill ricordò le parole che le aveva rivolto al loro arrivo a Lorien: “io so chi sei”.
Che fosse arrivato il momento di riceve delle risposte alle sue mille perplessità?

Erano intanto arrivate in una piccola radura, al cui centro era stato eretto una sorta di santuario. Dove il sentiero s’interrompeva cominciavano delle scale di pietra, che scendevano di diversi metri in quella che sembrava una conca naturale. Quest’ultima era costellata da poche piante e al centro, rialzato di alcuni gradini, c’era un piedistallo in marmo e sulla sua sommità un grande piatto d’argento. Da una sorgente nella parete sgorgava dell’acqua cristallina, che si raccoglieva in un ruscello e scorreva fuori dalla radura.
-    Quello – indicò il piatto – è lo Specchio. –
Jill seguì l’Elfa lungo gli scalini senza porre domande: quel luogo era intrinseco di magia antica e potente.

Un’ombra si nascose sul bordo della conca, celata dalla vegetazione che arrivava fino alla parete rocciosa.

Jill osservò la Dama Bianca riempire una brocca d’argento con l’acqua che zampillava dalla roccia. Si sentiva quasi ipnotizzata dai gesti dell’Elfa.
Poi la Signora di Lorien si avvicinò al piedistallo e lei la seguì.
-    Lo Specchio – esordì – mostra molte cose. –
Cominciò a versare l’acqua del piatto, lentamente.
-    Cose che erano. –
Jill fissava l’acqua che andava a riempire il recipiente.
-    Cose che sono. –
Non una goccia andò perduta.
-    E alcune cose – raddrizzò la brocca ormai vuota – che devono ancora accadere. –

In passato Jill non credeva alla chiromanzia: il regno di Umbar pullulava di falsi oracoli, unica forma di “magia” tollerata dal sovrano. Nemmeno Saruman e Gandalf, gli Istari più potenti della Terra di Mezzo, possedevano la capacità di prevedere il futuro.
Ma non dubitò delle parole della Dama Bianca quando s’accostò allo Specchio.
Si chinò sulla sua liscia e perfetta superficie, ma essa le restituì solamente il suo riflesso.
Sollevò lo sguardo sull’Elfa in cerca di spiegazioni, ma questa le fece cenno di continuare a osservare.
Jill riportò lo sguardo sull’acqua. L’immagine che la superficie perfettamente liscia le restituì era quella di una giovane donna pervasa dai dubbi, il volto ombreggiato dai capelli fulvi sfuggiti alla pettinatura e gli occhi blu scuri e profondi come l’oceano.
L’immagine cambiò.
Sotto il suo sguardo meravigliato, la superficie dello Specchio s’increspò e comparve un mare burrascoso. Le onde si levavano alte e terribili, frustando l’aria e ricadendo pesantemente tra i flutti impazziti. La spuma si levava in spettacolari schizzi bianchi, il cielo era nero come la pece, intervallato da tuoni e lampi che le pareva di udire in lontananza.
Poi l’immagine parve spostarsi verso la costa, fatta di alti speroni che scendevano a picco fino al mare. Le onde si schiantavano con violenza sulle pareti rocciose, ringhiando feroci quasi volessero ingoiare la terra in un solo morso. E sul promontorio più alto, retta e fiera come una regina, c’era una snella figura dai capelli fiammeggianti, apparentemente a proprio agio come un capitano sulla prua della propria nave.
La Corsara sgranò gli occhi, riconoscendosi in quella persona. Guardava il mare in tempesta, il portamento orgoglioso, sprezzante del pericolo e rilassato, quasi stesse attendendo la fine della burrasca. Eppure, inconsciamente, Jill sapeva che stava aspettando qualcos’altro.
L’immagine svanì e lo Specchio le mostrò un’altra scena. Una grande e magnifica città lungo la riva di un ampio fiume. Ma nelle sue alte mura erano state aperte diverse brecce e alcune delle sue torri più alte erano crollate. Fiamme e alte grida si levavano dalle sue case, uomini, donne e bambini fuggivano in ogni direzione, in preda al panico.
All’esterno delle fortificazioni imperversava una sanguinosa battaglia. Sembrava che l’intera Terra di Mezzo si fosse radunata in quella piana. Jill ipotizzò che si trattasse della battaglia finale, quella che avrebbe deciso le sorti di tutti loro. Tentò di riconoscere i componenti della Compagnia, ma le immagini erano troppo confuse. L’immagine scivolò verso il fiume. Anche qui si svolgeva una cruenta battaglia, tra urla e ruggiti, spade e lance. Le frecce dardeggiavano nell’aria, abbattendo figure troppo indistinte per poterle classificare. Lei era lì, la spada sanguigna stretta in una mano, i capelli rossi che frustavano l’aria come lingue di fuoco. L’acqua ribolliva e schiumava, mista a sangue, ai suoi piedi. Aveva la bocca spalancata in un urlo che non poteva udire e gli occhi scuri iniettati di sangue, il volto contratto in un’espressione feroce. Un brivido le percorse la schiena a tale vista, ma non distolse lo sguardo, puntandolo invece sul cielo: le nuvole s’addensavano sempre più, creando una fitta coltre ci cenere nera. Figure sinistre e oscure planavano nel cielo al di sopra della sua testa, emettendo versi stridenti e terrificanti. Vide i suoi avversari interrompere l’attacco per arretrare, spaventati. Lei stessa avrebbe fatto un passo indietro, se non fosse stata costretta all’immobilità da una forza sconosciuta: il potere dello Specchio.
Sotto i suoi occhi spalancati dall’orrore, la guerriera sollevò la spada verso il cielo e l’acqua del fiume si levò dal suo letto in alte colonne, sferzando l’aria carica di potere. Le creature alate parvero rispondere ad un richiamo e virarono nella sua direzione. S’accorse che erano cavalcate da oscure figure incappucciate e la sua bocca s’aprì in un muto grido di terrore, riconoscendo i demoni che avevano attaccato la sua città e ucciso suo padre.
Ma come era venuta l’immagine si dissolse ancora una volta e tornò a mostrarle il mare in burrasca. Lei stava ancora sullo sperone roccioso, immobile nella tempesta. Tuttavia questa volta la visione s’avvicinò, mostrandole con maggior chiarezza il volto.
Sgranò gli occhi: le sue iridi erano azzurre.
L’immagine si dissolse.

Lo Specchio era tornato a riflettere il suo viso e Jill osservò per qualche minuto la sua espressione sconvolta. S’accorse che respirava a fatica, scossa da pensieri terrificanti. Una goccia di sudore scivolò lungo la sua tempia.
Sollevò lo sguardo su Galadriel, senza sapere cosa dirle, cosa chiederle: le domande nella sua mente si era moltiplicate.
-    Lo Specchio è un oggetto antico, potente e ambiguo. Sonda l’animo di coloro che vi si specchiano e mostra loro ciò che desiderano sapere. – parlò l’Elfa – Tuttavia l’animo umano è contorto e non sempre sappiamo cosa si cela nei meandri del nostro essere. Lo Specchio, invece, lo vede immediatamente. Lui sa quali sono le domande più brucianti nella nostra mente, quelle che più necessitano di trovare risposta. Ma bisogna fare attenzione ad interpretarlo, poiché le immagini che ci vengono mostrate sono condizionate dalle nostre emozioni e dai nostri desideri. –
Jill si prese qualche minuto per riordinare le idee.
“ Quindi” si rivolse mentalmente alla Signora di Lorien “ciò che ho visto è condizionato dalle mie paure.”
L’altra annuì.
“ Dunque il futuro che ho visto non si realizzerà per forza. È solo ciò che temo possa accadere.”
La Dama Bianca sorrise mestamente.
-    Lo Specchio non mostra il futuro certo, bensì quello più prevedibile. –
Jill tremò: sarebbe diventata un demone terrificante e crudele.
“ Diventerò come quelli?” si chiese tremante, ripensando alle figure incappucciate.
Le sovvenne alla mente l’altra visione: sua madre in riva al mare burrascoso, sormontato da nuvole cupe attraversate da lampi accecanti. Così com’era il cielo sulla piana della battaglia.
Un pensiero terrificante la fulminò.
“ Mia madre…”
Ripensò a suo padre e a quanto poco si assomigliassero. Anzi, a quanto non si assomigliassero affatto.
E ancora le tornò alla mente quel mare in tempesta, terribile e spietato, e allo sguardo deciso e sicuro di sua madre. Aveva pensato attendesse qualcosa, ora sapeva che attendeva qualcuno: il suo vero padre.
Ecco svelata l’origine della sua magia. Ora sapeva come mai la sua città era stata attaccata da quei demoni oscuri. Ora si spiegava come mai Saruman le avesse reciso le corde vocali. Ora capiva il significato delle parole sibilline del lago nero ai piedi delle Montagne Nebbiose.
Pericolosa... Maledetta…” avevano detto quelle acque scure e malvagie “ Farai tanto tanto male a tanta tanta gente cui vuoi tanto tanto bene.”
Nella sua mente si profilò l’immagine della battaglia. Pensò agli abitanti della città e ai soldati. Pensò ai suoi compagni, certamente impegnati nella battaglia: al saggio e generoso Aragorn, all’orgoglioso Boromir, all’impavido Gimli. A Legolas. Pensò al coraggioso Sam, agli allegri Merry e Pipino. A Frodo, che aveva giurato di proteggere.
Una dolorosa fitta al cuore le disse che quelle parole sibilline si riferivano a loro.

-    Eruin… -
Il tocco gentile della Dama Bianca la riportò alla realtà, ma non riuscì a scacciare l’angoscia nel suo cuore.
Alzando il volto a guardarla s’accorse che le lacrime le annebbiavano la vista, rigandole il viso. Ma questa volta non se ne vergognò.
“ Cosa devo fare?” le chiese, implorante di ricevere una guida: sentiva più che mai la mancanza di Gandalf.
-    Nessuno può dirtelo. – le sorrise dolcemente l’Elfa, accarezzandole una guancia bagnata – Ma ricorda sempre: solo tu sei artefice del tuo Destino. Lo Specchio può mostrarti solo una delle possibilità, la più probabile. Ma sei tu che hai il potere di ribaltare i pronostici, con le tue azioni e le tue scelte. –
Jill tirò su col naso.
-    Non sarà facile, dovrai combattere contro demoni e fantasmi che faranno di tutto per ghermirti l’anima e trascinarti con loro nell’oscurità. Ma tu sii tenace, credi in te stessa e nelle persone cui vuoi bene. –
“ N-non voglio fare loro del male!” protestò la rossa tra i singhiozzi.
La dama le sorrise.
-    Lo so. E non ne farai, se così vorrai. Ma devi avere fiducia anche in loro. Non puoi vincere questa guerra da sola, nessuno può farlo. –
Annuì, asciugandosi le lacrime con una manica del vestito. Si bloccò all’improvviso.
“ Dama Galadriel…” esitò la fanciulla.
-    Dimmi pure – le rispose benevolmente l’Elfa.
“ Mi dispiace molto per il vestito!”
Galadriel guardò la sua espressione sinceramente dispiaciuta e il suo sorriso s’allargò.

Al sopraggiungere della Corsara l’ombra si mosse, ritraendosi ancora più nell’ombra. Sicuro che si fosse allontanata, si sporse oltre il bordo della conca.
Venne incatenato dallo sguardo di Galadriel.
-    Buonasera, Frodo Baggins. –

Continua…


  
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