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Autore: monalisasmile    21/09/2008    0 recensioni
La Corsara è la prima parte della trilogia di Eär Lindë (Il Canto del Mare).
Jill è una Corsara del regno di Umbar che ha assistito impotente alla distruzione della sua città per mano dell'Oscuro Signore. Raccolta da Gandalf e condotta a Isengard in qualità di apprendista dei due stregoni, è costretta alla fuga a causa del tradimento di Saruman. Ferita e confusa, bramosa di vendetta e di trovar risposta alle molte domande che l'assillano, intraprenderà un lungo viaggio attraverso la Terra di Mezzo alla ricerca di se stessa.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 19

Frodo chinò il capo, mortificato. Non aveva visto nulla nello Specchio, ma aveva ascoltato ogni parola della Signora di Lorien.
-    Ho origliato. –
-    Sì. – rispose con calma Galadriel.
-    Lo sapevate? –
Lei annuì.
-    Ti ho permesso di assistere perché vorrei tu capisca una cosa. – esordì la Dama, afferrando la brocca d’argento e avvicinandosi alla fonte.
Frodo la seguì con lo sguardo.
-    So quanta fiducia tu riponga in quella fanciulla, ma è bene tu sappia che lei non potrà restarti accanto ancora per molto. -
-    Perché? – quasi strillò l’Hobbit, angosciato.
-    Perché – rispose con calma l’Elfa, porgendo la brocca al getto d’acqua limpida – lei deve seguire la sua strada e trovare risposta alle molte domande che l’assillano da diversi anni. –
Non ebbe il tempo di protestare, che Galadriel si voltò verso di lui, inchiodandolo con la sola forza dello sguardo.
-    Jill è forte e coraggiosa. Nel suo cuore, però, porta i segni di numerose ferite. Ha sofferto molto in passato e soffrirà ancora. È il suo Destino. Lei brama vendetta e  desidera capire quanto le accade attorno, ma deve innanzitutto capire se stessa. Altrimenti tutto il suo coraggio e tutta la sua destrezza non basteranno a salvarla. –
Frodo chinò il capo riccioluto, sconfitto. Capiva bene che la Dama Bianca aveva ragione, ma non riusciva ad accettare il fatto di doversi separare dalla Corsara. Dopo la scomparsa di Gandalf lei era tra le poche ancore di salvezza che gli erano rimaste.
“ Sono un’egoista.” pensò amaramente “Vorrei che tutti restassero sempre al mio fianco, a guidarmi, consigliarmi e proteggermi.”
Eppure in cuor suo sapeva da molto tempo che avrebbe concluso quel viaggio da solo. A lui era stato affidato l’Anello e lui l’avrebbe portato fino al Monte Fato. Era questo il suo Destino. E capiva bene che quello di Jill non avrebbe potuto essere lo stesso.
“No” si disse “ Lei combatterà al fianco del suo lupo, armata della sua spada sanguigna e del suo incrollabile coraggio. E poi tornerà a percorrere il mare, eretta sulla prua di una nave, fiera e libera, i capelli mossi dal vento come uno stendardo infuocato.”
La Dama Bianca gli sorrise, quasi avesse udito i suoi pensieri.
-    Non sei solo in questa guerra, Frodo, ma ognuno avrà un ruolo da giocare e ognuno dovrà combattere la sua battaglia individuale. –
L’Hobbit annuì.
-    Lei però ce la farà, non è vero, Dama Galadriel? – sussurrò lui, ansioso.
-    Questo – gli rispose enigmatica, cominciando a versare l’acqua nel piatto – nemmeno l’acqua lo sa. –

Il mattino dopo quasi tutti i membri della Compagnia avevano un aspetto orrendo. Merry, Pipino e Gimli avevano alzato troppo il gomito e la prospettiva di salire su una canoa li allettava ben poco. Legolas aveva passato la notte sulla riva del Nimrodel e quando un Elfo era venuto ad annunciargli che i compagni erano pronti a partire l’aveva trovato assorto in foschi pensieri. Jill non aveva chiuso occhio, tormentata dalle immagini che lo Specchio le aveva mostrato. Frodo era stranamente taciturno e pensieroso, tanto da far preoccupare Sam per la sua salute. Solo Aragorn e Boromir sembrava avessero dormito sonni tranquilli.

Al momento del commiato Galadriel porse un dono a ognuno di loro. La Corsara guardò Frodo stringere in mano una fialetta di cristallo contenente uno strano liquido luminoso: la Dama Bianca si augurava potesse rappresentare una luce di speranza sul buio cammino del Portatore. Sorrise mestamente, al pensiero che lei stessa costituiva un pericolo per Frodo.
Sentiva che il momento della separazione era ormai prossimo e non poteva fare a meno di sentirsi in colpa: aveva giurato di proteggerlo, ma per farlo ora era costretta ad allontanarsi da lui. Immaginava quel piccolo e indifeso Hobbit farsi strada da solo attraverso la terrificante terra di Mordor.
“Sempre meglio che affiancato da un demonio dai capelli rossi!” pensò tra sé amaramente.
Quando fu il suo turno, la Signora di Lorien le porse uno scrigno di legno assolutamente comune, vecchio e incrostato. Jill lo fissò incuriosita e fece per aprirlo.
Una mano bianca si posò gentilmente sulla sua.
-    Aprilo solo quando ne avrai necessità. Al suo interno è custodito il ruggito dell’oceano, il profumo di salsedine e l’ululato del vento. Ricorda, Eruin: il Canto del Mare è il più profondo e potente dei richiami, capace di incantare e infiammare gli animi o risvegliare spiriti sopiti. –
Jill annuì, rapita da tali parole e paga del dono misterioso ma senza dubbio prezioso che le era stato fatto.

Legolas ascoltò perplesso le parole della Dama Bianca, temendo di aver indovinato quale dono fosse stato fatto alla Corsara.
“ Non è possibile…”
Ma per quanto la ragione gli dicesse che quel pensiero era dettato solo dalla sua immaginazione, il sorriso enigmatico di Dama Galadriel lo inquietava non poco.

A lui venne donata una nuova faretra, piena di frecce dalle candide piume. Accettò con gioia il regalo, inchinandosi alla Signora di Lorien.
“Ricorda che siamo solo noi gli artefici del nostro Destino” gli giunse il pensiero di Galadriel “Verrà il momento in cui tutti noi dovremo prendere delle scelte, spesso difficili e dolorose. Imboccheremo sentieri impervi e non ci sarà possibile voltarci indietro. Perciò considera attentamente le alternative: non sempre la soluzione più razionale si rivela la migliore.”
Il principe di Bosco Atro le baciò la mano e s’alzò in piedi. Voltandosi incontrò un paio di occhi scuri come la tempesta e altrettanto tormentati. Ma fu solo un istante, poi la Corsara voltò il capo.

Da diverse ore le pagaie affondavano ritmicamente nei flutti dell’Anduin, altrimenti detto il Grande Fiume.
Re Celeborn aveva messo a loro disposizione tre canoe. Sulla prima stavano Frodo e Sam, mentre Aragorn remava. Sulla seconda, capitanata da Boromir, Merry e Pipino non avevano smesso un attimo di chiacchierare. La terza trasportava il terzetto senza dubbio più curioso: un Elfo, un Nano e, a prua, una Corsara.
Jill aveva protestato vivamente, asserendo che nessuno meglio di lei avrebbe potuto governare un’imbarcazione, ma l’Elfo era stato irremovibile e, a sorpresa, aveva ottenuto l’appoggio del Nano, secondo cui una fanciulla doveva essere esonerata da simili mansioni. Risentita e offesa, la rossa s’era appostata a prua, senza degnare gli altri due di uno sguardo.

Legolas la guardava con un mezzo sorriso: senza dubbio la persona più cocciuta che avesse mai conosciuto. Stava seduta a prua da diverse ore, le gambe incrociate e la spada appoggiata sulle ginocchia. I suoi abiti laceri erano stati sostituiti da una nuova tenuta da elfo cacciatore, completa di mantello. S’accorse che i capelli rossi erano cresciuti di diversi centimetri dal suo arrivo a Gran Burrone, ma lei s’ostinava a tenerli sciolti, cosicché il vento li scompigliava continuamente.
Il principe di Bosco Atro pensò che sarebbe rimasto delle ore a fissarla, rapito da ogni suo gesto e più piccolo dettaglio.

Jill lanciò uno sguardo alla canoa poco più avanti. Frodo sedeva silenzioso da diverse ore, evidentemente assalito da foschi pensieri. Ma per quanto la curiosità fosse forte, si costrinse a non stabilire un contatto mentale con l’Hobbit: aveva bisogno di un po’ di intimità almeno nei suoi pensieri.
Ripensò alla decisione presa la notte prima e chinò il capo: presto le loro strade si sarebbero divise e lei non avrebbe più potuto fare nulla per lui. Per la prima volta da tanto tempo si sentì un’inetta.
Il suo sguardo scese nuovamente all’acqua placida che sfrecciava sotto di lei.
“ È la decisione giusta, non è vero, amico fiume?”

Fu poche ore dopo che la raggiunse il pensiero di Huan.
“ Vi sto seguendo dalla riva, sorella.”
“ Lo so, Huan.” sorrise tra sé la Corsara.
Aveva percepito la presenza del lupo poco dopo aver varcato i confini di Lorien.
“ Noto con piacere che non hai incontrato nessun Elfo lungo il tuo cammino!” scherzò lei.
“ No, nessun Elfo” rispose l’animale, serio “Ma avverto strani odori nell’aria e ho una spiacevole sensazione.”
Jill aggrottò la fronte, estendendo la sua coscienza fino a sfiorare la Natura. Toccò l’acqua, gli alberi e gli animali che popolavano la riva: avvertì una profonda inquietudine.
“ Cosa può essere, Huan? Credi si tratti di un nemico?”
“ Non lo so, sorella, ma sarebbe meglio stare all’erta.”

Legolas la vide corrugare la fronte, pensierosa. Ipotizzò che stesse comunicando col lupo, che da un paio d’ore l’Elfo aveva intravisto tra la vegetazione. Ma quale fosse l’argomento della conversazione, non riusciva a farsene un’idea.

La Corsara escluse un attacco da parte di un drappello di orchetti: era giorno e la loro razza preferiva muoversi nell’ombra. Per di più se fossero scesi dalle Montagne Nebbiose sarebbero stati sicuramente intercettati dagli Elfi cacciatori di Lorien.
Che quella spiacevole sensazione non avesse nulla a che fare con l’Oscuro Signore?

Gimli non conteneva più i borbottii di protesta per il rollare dell’imbarcazione quando giunsero alle cascate di Rauros. Si diressero verso la sponda occidentale.
Quando furono vicini alla riva il Nano saltò giù dall’imbarcazione e affondò nell’acqua fino al collo: aveva calcolato male le distanze. La Compagnia rise di gusto e Jill desiderò poter fare altrettanto.
Brontolando maledizioni incomprensibili Gimli si trascinò fino alla piccola spiaggia sabbiosa. Scosse gli abiti e strizzò la barba, tra gli sghignazzi di Merry e Pipino.
-    Aspettate che mi asciughi e vedrete cosa può fare un Nano arrabbiato, dannati Hobbit! –
Voltandosi verso gli alberi, incontrò il muso di un enorme lupo e mandò un urlo.
Gli Hobbit si rotolarono a terra dalle risate, mentre Jill raggiungeva Huan.
“ I Piccoli Uomini sono una razza decisamente singolare” commentò l’animale.
“ È quello che dicono molti” assentì lei.
“ Abbandonate il fiume?”
“ Sì, d’ora in poi procederemo a piedi. Facciamo una sosta per rifocillarci e poi attraverseremo il fiume.”
Il lupo voltò il grosso capo verso l’Anduin.
“ Credi di riuscire ad attraversarlo?”
Huan si voltò a guardarla, aprendo le fauci in quello che poteva essere interpretato come un sorriso.
“ Mi prendi in giro, sorella?”
Jill gli sorrise e l’abbracciò di slancio. Quant’era grande e forte il suo compagno! Affondò il viso nel folto pelo bigio del collo e respirò a fondo l’odore della foresta.
“ Cosa ti affligge, sorella?”
“ Nulla, Huan, nulla. Spero solo che resteremo insieme ancora per tanto tempo.”
Sentiva il battito dell’animale e sapeva che era in sincronia col suo.
Non le rispose subito, quasi stesse riflettendo sulla cosa più giusta da dire.
“ Lo spero anche io, sorella.”

Legolas la vide abbracciare l’enorme lupo con trasporto. Dai volti dei compagni capì che quasi nessuno di loro aveva ancora compreso appieno la profondità del legame tra la fanciulla e l’animale.
Quasi nessuno l’aveva compreso: Aragorn osservava la coppia sorridendo malinconico.
Vide il Ramingo allontanarsi dall’accampamento e decise di seguirlo.

Boromir ruppe il silenzio annunciando che sarebbe andato a cercare della legna per il fuoco e Gimli prese ad affilare la sua ascia, lanciando occhiate incendiarie ai due Hobbit dispettosi.
Jill si scostò dal lupo solo al suono delle parole di Sam.
-    Qualcuno ha visto il padron Frodo? –

-    Aragorn. -
Il Ramingo si sedette sul fusto di un albero caduto a terra e Legolas lo imitò, sedendosi accanto a lui.
-    A cosa pensi? – gli si rivolse ancora il principe di Bosco Atro.
L’Uomo fissò la natura dinanzi a sé, mesto. L’Elfo pensò a quando l’avesse visto sorridere di pura gioia l’ultima volta.
-    Penso a quanto sia incredibile il legame tra Jill e il lupo. –
Fece una pausa.
-    Appartengono a due specie diverse, eppure hanno instaurato un collegamento che non si spezzerà mai. Nemmeno la morte potrà cancellare la promessa che si sono scambiati. –
L’Elfo annuì: aveva capito cosa s’agitasse nella mente del Ramingo.
-    Al contrario – disse il biondo – noi esseri umani siamo restii a legarci con individui di un’altra razza. –
S’alzò in piedi, guardando le fronde degli alberi come se stesse parlando al cielo.
-    Cosa sono, poi, le razze? Sia Elfi che Uomini hanno due braccia e due gambe, una testa che pensa e un cuore che batte. Perché mai un Elfo non potrebbe legarsi a una Donna? –
Aragorn lo fissò qualche secondo in silenzio. Poi si levò in piedi e gli pose una mano sulla spalla. Legolas arrossì, improvvisamente conscio di quanto aveva appena confessato.
L’Uomo fece per andarsene.
-    Ascolta, Legolas, - gli disse ancora – non so se riuscirai nel tuo intento, questi sono tempi particolarmente difficili. Ma ti consiglio di fare l’unica cosa che non ti può essere vietata da alcuna tradizione: stalle accanto e proteggila. –

Nessuno era pronto all’attacco degli Uruk-hai. Alti e muscolosi, erano più veloci dei normali Orchi e potevano viaggiare durante il giorno senza essere indeboliti dalla luce del sole.
Eppure nessuno si accorse dell’avvicinarsi del folto drappello finché i loro passi non furono chiaramente udibili. Jill sospettava di sapere il perché: magia.
“ Saruman…” ruggì dentro di sé, ben sapendo che il ringhio che sentiva nel petto nasceva nel corpo del lupo.
L’ offensiva li colse di sorpresa e nel momento meno opportuno, dato che i membri della Compagnia erano divisi.
Jill correva nella foresta alla ricerca di Frodo, quando intravide il primo Uruk-hai.
La terra tremò sotto i passi degli Orchi di Saruman e la Corsara estrasse la spada, pronta a gettarsi nella mischia. La lama sanguigna baluginò nella penombra, sinistra ammonitrice di morte.
Il ruggito degli Uruk-hai si levò ancor più alto.

Legolas seguì l’istinto più dell’udito, poiché i suoni della battaglia erano ormai tutto intorno a lui. E la trovò.
Mulinava la spada sulla sua testa con estrema abilità, menando colpi e affondi che tagliavano l’aria e le carni. Il lupo gigantesco combatteva al suo fianco, frantumando le ossa con la forza delle sue terribili mascelle e dilaniando i corpi con gli artigli, atterrava gli avversari e li faceva a brandelli.
Notò la mano bianca dipinta sugli elmi e gli scudi degli Orchi: Saruman.
Accelerò l’andatura e incoccò una freccia. Individuò un Uruk-hai munito di arco e pronto a colpirla. La freccia dell’Elfo lo trafisse in un occhio, preciso e letale.

Jill vide le piume candide del dardo e si voltò. Legolas si ergeva su una roccia accanto a lei, alto e rassicurante come uno spirito protettore.

Lei gli regalò un sorriso luminoso e genuino, dimentica di ogni astio. E lui seppe che l’avrebbe protetta fino all’ultimo respiro, se fosse stato necessario.

Continua…



  
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