Anime & Manga > BeyBlade
Segui la storia  |       
Autore: Kaiyoko Hyorin    31/08/2014    2 recensioni
[Estratto dal primo capitolo]
Non fece in tempo a realizzare quell'unico fugace pensiero che ella si accorse di avere i suoi occhi scuri puntati addosso, cosa che ne aumentò drasticamente la soggezione che provava nei suoi confronti ed a stento riuscì a impedirsi di sussultare nuovamente, preda di un imbarazzo senza pari.
“P-perché mi fissa in quel modo?!”
[Fine Estratto]
Era iniziato come un lavoretto di revisione e invece mi sono ritrovata a stravolgere completamente la trama, creando qualcosa di nuovo ed inaspettato! Ad oggi è l'opera più lunga che abbia scritto e spero che il risultato sia valso lo sforzo, augurandomi che risulti comunque una lettura gradevole, a prescindere! Vi auguro una buona lettura!
Attenzione: aggiunto OOC per il cambiamento caratteriale a cui i personaggi vanno incontro nel corso dell'intera storia, in accordo con la trama, senza comunque arrivare ad uno "stravolgimento" nel vero senso della parola; quindi non spaventatevi!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Unione d'affari'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


10. Una barriera invisibile


Yukiko si guardò intorno.
Era tutto il giorno che esplorava la proprietà, a partire dall'interno della villa. Aveva scoperto un'ampia ala riservata alla servitù, ovviamente con la costernazione dei pochi domestici rimasti. Si era persino infilata in soffitta, un ambiente scuro e vuoto, fin troppo pulito per il suo ruolo da sottotetto, segno che i dipendenti della famiglia Hiwatari non tralasciassero nemmeno un angoletto quando si trattava di pulizie.
Eppure le era piaciuta quella parte della casa. Era costituita da un pavimento di assi di legno e lo spazio era delimitato regolarmente da travi di sostegno. L'unica fonte di luce naturale era una serie di finestre dall'intelaiatura a mezzo esagono che si aprivano su due lati dell'edificio. La mora si avvicinò ad una di quelle, aprendola e inspirando l'aria tiepida che spirava lieve a quell'altezza.
Si preannunciava una giornata calda, all'insegna del bel tempo, ma dopo un rapido sguardo all'orizzonte la nightblader si rese conto dell'avvicinarsi di un fronte di nubi grigio scuro.
– Entro stasera saranno qui – commentò fra sé e sé con una smorfia.
Abbassando lo sguardo sul paesaggio sottostante, notò per la prima volta le effettive dimensioni del terreno su cui era stata edificata quella villa in stile occidentale e spalancò gli occhi verdi, impressionata. Il giardino su cui affacciava quel lato della casa poteva essere definito come un vero e proprio parco, con alberi imponenti e sentieri ghiaiosi che serpeggiavano fra aiuole ben curate e prati tosati. C'era persino un laghetto le cui acque riflettevano l'azzurro intenso del cielo sopra le fronde più alte degli alberi. Ne notò uno in particolare, una grossa quercia dai rami ricolmi di foglie dai colori che variavano dal verde intenso all'arancio sbiadito, segno che l'autunno era realmente alle porte.
Seguendo l'impulso di andare ad esplorare anche quella parte, la mora richiuse la finestra alla quale si era affacciata e si affrettò a scendere la scaletta in legno che l'avrebbe portata al piano inferiore. Le erano sempre piaciute certe cose e dubitava di poter cambiare al riguardo: con un po' di fortuna aveva appena trovato un luogo diverso dalla sua stanza in cui poter passare parte delle sue giornate, giovando di una più intima tranquillità.
Un'improvvisa immagine le si affacciò alla mente, facendola incespicare proprio sugli ultimi gradini e rischiando di finire a faccia in giù sul pianerottolo. Mulinando le braccia alla cieca, riuscì ad evitare la rovinosa caduta soltanto grazie alla presenza del corrimano, al quale riuscì ad aggrapparsi all'ultimo secondo. Sospirò di spavento e di sollievo insieme soltanto quando riuscì ad appoggiarsi alla parete alla base di quelle scale, sollevando una mano al petto mentre inspirava ampie boccate d'aria, gli occhi strabuzzati nel vuoto.
– Oddio... me la sono vista brutta.
E la colpa era stata soltanto della sua stupida mente contorta.
Si diede un pugnetto sulla testa, imbarazzata e infastidita.
Che cavolo mi viene in mente! Stupida, stupida, stupida!” inveì contro sé stessa, chiudendo strettamente gli occhi.
L'immagine che tanto l'aveva turbata era allo stesso tempo la cosa più innocente che potesse esistere: si era vista sotto quel bellissimo e imponente albero sulle rive dello specchio d'acqua in compagnia del dranzerblader col quale era finita a convivere, con il vento a scompigliare loro i capelli mentre se ne stavano in silenzio ad ammirare il panorama. Una scena alla quale mancava solo la classica cornice di cuoricini rosa.
Che cazzo mi combini, stupido cervello!?
Da quella maledetta sera non era più riuscita a togliersi il ragazzo dalla mente, cosa che le causava un altissimo livello di agitazione, specialmente quando questi era nei paraggi. Tutto normale se si considerava il modo in cui lui l'aveva baciata nel parcheggio di quel locale. L'unico motivo per cui non era cambiato nulla fra loro era che lo stesso blader aveva ammesso di non rammentare nulla, cosa che a lei effettivamente andava benissimo.
La verità è che sei cotta a puntino” la sbeffeggiò la voce familiare di Night dall'interno del suo bey.
– N-non è vero – sbottò irritata la mora, imboccando la via per i piani inferiori. Scese velocemente le scale, spiccando una corsa che la fece quasi capitolare giù per l'ultima e maestosa rampa di scale.
Tuttavia la ragazza non si fermò, il cuore le batteva energicamente nel petto a quello sforzo fisico. La tensione le pervadeva ogni muscolo, mentre le gambe con rapide falcate bruciavano gli ultimi metri a separarla dalla porta che affacciava sul retro. Spalancandola, si immetté all'aria aperta con un senso di liberazione che durò poco, perché non si permise di soffermarvisi.
Non voleva pensare.
Non voleva ascoltare.
Aveva solo bisogno di correre.
E lo fece, con tutta la forza di cui era capace.


Kei si sedette sulla riva del laghetto, nei pressi di un vecchio gazebo mantenuto in ordine dalle cure dei giardinieri di suo padre, come il resto del terreno della sua famiglia.
Si aggiustò la sciarpa intorno al collo, mentre l'inconfondibile suono del beyblade che ruotava vorticosamente su sé stesso a un metro da lui si confondeva con il frusciare delle fronde degli alberi lì accanto. Ben più vicina era la proiezione della sua bitpower, che nella sua forma umana a lui ben nota, gli si spostò di fronte, rimanendo sospesa sul pelo dell'acqua e costringendolo a sollevare lo sguardo su di lei. Aveva lunghi capelli rosso fuoco, raccolti in una lunga treccia e occhi dorati, taglienti e fieri mentre lo osservavano. Dalla pelle ambrata, vestiva una tunica del color del sole ed i suoi piedi calzavano un paio di sandali alla schiava. Inoltre, tanto per mettere in chiaro la sua natura eterea, era avvolta da un caratteristico alone di luce che ricordava il bagliore delle fiamme.
Non credi che il fatto che lei sia stata capace di risvegliare una parte importante di te sia qualcosa da non sottovalutare?
Lui in risposta sbuffò, appoggiando un gomito al ginocchio sottostante e sostenendosi a quel modo il mento sul palmo.
– No – le rispose ostinatamente – Non vedo come potrebbe essere rilevante.
Sei proprio testardo!
– E tu sei un'impicciona.
..e uno stronzo” concluse la bitpower. Kei se ne rimase in silenzio, ignorando l'ultimo insulto dell'amica ma limitandosi a deviar con lo sguardo sul pelo dell'acqua, finché la stessa Aquila non si concesse un sospiro “Allora, che cosa intendi fare ora?
– Troverò un modo per annullare questa farsa del fidanzamento.
E dopo continuerai a fingere di non provare nessun interesse per lei?
– Non sto fingendo.
Sai vero, che se continuerai a trattenerti, finirai per esplodere..?” insistette imperterrita.
– Qualcosa come l'attrazione fisica è fin troppo facile da dominare.
Non alludevo all'attrazione fisica
Kei le scoccò un'occhiataccia – Allora non capisco di cosa tu stia parlando.
Mi riferisco ai tuoi sentimenti
Lui quasi scoppiò a ridere – Quali sentimenti? È solo una ragazzina fuori di testa con una passione esagerata per il karaoke – affermò senza indugio, sfoggiando un sorrisetto di scherno. Certo, anche se in fin dei conti quella stessa ragazzina era parecchio intonata ed espressiva quando cantava.
Ti ricordo che posso ascoltare i tuoi pensieri” lo riportò alla realtà l'Aquila, con un'espressione compiaciuta che lo colse in fallo.
– Tsk.
Seguì una lunga pausa di silenzio, infranta soltanto dallo stormire delle fronde degli alberi a poca distanza dietro di lui. Ne osservò l'effetto sulla superficie del laghetto, notando quelle lievi onde allargarsi e infrangersi sulle rive che lo delimitavano. Quando alla fine l'Aquila tornò a parlare, fu per donargli uno dei suoi saggi e spesso non richiesti consigli.
Dovresti provare ad ascoltare meglio il tuo cuore.. fidati del tuo istinto, Hiwatari Kei. Quanti dei blader che hai incontrato in vita tua avevano mai dimostrato preoccupazione per un beyblade che non fosse il loro?” quella domanda lo spinse a chiudere gli occhi, come se questo potesse bastare a non pensare affatto alle implicazioni di quel discorso, ma la voce di lei lo raggiunse comunque “Ha come compagno l'Anka Bianco e la cosa non mi sorprende: è una ragazza dal cuore gentile eppure è esattamente come te..
– Ed in cosa dovrebbe essere come me? – sbottò infastidito il dranzerblader, tornando a schiudere le palpebre per puntare un nuovo sguardo penetrante sull'amica – Lei non ha passato anni in quel maledetto monastero! Non è mai stata usata per degli scopi ignobili da un membro della sua stessa famiglia! Non venirmi a dire che è come me!!


Cos'era quella storia?
Le aveva sentite, le ultime parole del dranzerblader, portatele dal leggero venticello che increspava le acque del laghetto. Parole cariche di amarezza e risentimento, che le fecero salire il cuore in gola. Sollevò una mano per sfiorarsi quel punto, appoggiandosi al tronco dietro al quale aveva trovato riparo, tendendo le orecchie ed al contempo sentendosi una volgare spia. Non avrebbe voluto origliare, ma quando lo aveva visto in compagnia di quello che doveva essere il suo bitpower, non sapendo bene cosa l'avesse spinta a farlo, aveva preferito restare in disparte senza tuttavia allontanarsi.
– Che abbia imparato cosa significhi venire traditi da chi ti è vicino, non vuol dire niente. Anzi, meglio così, almeno avrà capito come funziona realmente il mondo.. – erano parole dure, insensibili, quelle che la voce del blader continuava a formulare e questo non fece altro che appesantire le gambe della diretta interessata – Farebbe meglio a starmi lontana quanto più possibile.
Nonostante le tue parole sei il primo a non volerla ferire” le risuonò in un angolo della mente la voce dell'Aquila, calda, avvolgente come un abbraccio.
– Tsk. Non ho alcuna intenzione di approfittare delle circostanze in cui ci hanno messo i nostri genitori solo per togliermi lo sfizio.
Di nuovo quell'orgoglio a mascherare la gentilezza di quell'unica affermazione. Inspirando prese coraggio e si sporse quel poco che bastava per scoccare uno sguardo verso il ragazzo in questione, trovandolo in piedi, sul punto di voltarsi. Tornò al riparo dell'albero giusto in tempo per non farsi scoprire e strinse le palpebre, sentendo la tensione dei propri muscoli raggiungere i massimi livelli.
Come pensi di riuscire a proteggerla se non ti apri con lei?
– Non ha bisogno di protezione, sa' badare a sé stessa.
Come vuoi” concluse alla fine la bitpower.
Nel silenzio che seguì la mora colse soltanto il suono del proprio cuore, il quale ancora non si decideva a rallentare i battiti e le risuonava nelle orecchie quasi più forte del frusciare del vento, ma non del canto delle cicale.
Restò immobile ancora per una manciata di minuti, temendo di venir sorpresa da un momento all'altro dal freddo blader con cui aveva deciso di collaborare per uscire da quella situazione. Alla fine, quando ormai fu chiaro che non era ancora stata scoperta, Yukiko si concesse un'altra occhiata oltre il tronco del suo albero, constatando in questo modo che non vi fosse più traccia del dranzerblader.
Tirando un sospiro di sollievo abbandonò una volta per tutte quel riparo, accostandosi alla riva dello specchio d'acqua, nel medesimo punto in cui aveva sorpreso Kei fino a pochi minuti prima. Si lasciò sfuggire un sorriso amareggiato: a quanto pareva il blader sembrava deciso a non lasciarla avvicinare. Probabilmente, una volta che avessero sistemato la questione del matrimonio, sarebbero andati ognuno per la propria strada, come se niente di tutto ciò fosse mai accaduto.
Non puoi fuggire da te stessa” le si rivolse Night, comparendole accanto.
Lo sapeva.
Ora lo sapeva.


La notte discese su villa Hiwatari, densa di nuvole cariche di pioggia. Quando il temporale iniziò a scatenarsi, i due blader erano profondamente addormentati in quello che era un sonno inquieto per entrambi.

Yukiko stava sognando.
Davanti a lei si estendeva un'alta parete a strapiombo al centro della quale si apriva una grotta. Come spinta da una forza di cui non comprendeva l'origine, la mora si fece avanti addentrandosi nel cuore della montagna. Seguì il percorso scavato nella roccia finché il buio intorno a lei non fu assoluto e giunse a dimenticarsi persino di quale fosse la propria forma.
Stava camminando, ma poteva esserne sicura? Aveva davvero delle gambe che la spingevano avanti? Poteva essere solo frutto della sua immaginazione, quella sensazione di continuare a muoversi. Poteva essere soltanto frutto della sua fantasia la mano che stava tendendo in avanti. In quell'oscurità assoluta, stava iniziando a perdersi, non ricordando più se stava procedendo in linea retta o se stava salendo o scendendo. Si fermò.
Stava per perdere sé stessa, ma quella consapevolezza non la allarmò. Invece si ritrovò a sorridere. Se avesse cessato di esistere, anche quello che provava sarebbe scomparso con lei. Anche i suoi sentimenti ancora incerti per Kei sarebbero scomparsi.
Fu questo a farla riscuotere.
Non poteva dimenticarsi di Kei, era semplicemente un'immagine troppo nitida nella sua anima per poter scomparire a quel modo. Ed era stata lei a permettergli di insinuarsi così in profondità nel suo cuore.
La lieve scintilla di calore che ne scaturì le si diffuse al centro del petto, sino a pervaderla lentamente ma inesorabilmente da capo a piedi, tornando a definire i suoi contorni in mezzo a quel buio assoluto. Aveva di nuovo gambe e braccia per andare avanti ed occhi per vedere dove stava andando. Sorrise e una luce più chiara comparve di fronte a lei. Soltanto a quel punto lo vide.
Era Kei, seduto nell'ombra, con il capo chinato verso il basso e i capelli argentei che gli offuscavano il volto.
Quando la ragazza tentò di raggiungerlo però, non ci riuscì, andando invece a impattare contro una barriera invisibile che soltanto poi si materializzò sotto forma di una spessa lastra di vetro. Posandovi una mano contro la ragazza la scoprì gelida.
Provò a cercare di chiamarlo ma la sua voce non prendeva forma nello spazio oscuro che li separava: era come se le corde vocali non avessero intenzione di funzionare. E poi i suoi occhi le videro, quelle forme d'ombra, lambire i contorni del blader, iniziando pian piano ad avvilupparlo.
Stava per scomparire. Stava per perdersi in quelle tenebre assolute.
Yukiko si sentì prendere dal panico. Kei non poteva scomparire così, non doveva farsi vincere da quel buio assoluto. Tentò di nuovo di chiamarlo, questa volta dando sfogo a tutto il fiato che aveva, ma non ottenne alcun effetto, alcuna reazione. Iniziò a picchiare i pugni sul vetro che la divideva da lui ma era talmente spesso che non vibrò nemmeno.
– Kei! Apri gli occhi! Kei, guardami! Sono io!
Il ragazzo che aveva di fronte non si mosse, la sua sagoma talmente tetra che presto anche l'argento dei suoi capelli sarebbe scomparso. Quel pensiero la riempì di una disperazione talmente tagliente che si sentì lacerare in due e lacrime fredde come la neve le scivolarono sulle guance.
– Ti prego Kei.. – singhiozzò la nightblader, chinando il capo – Ti prego, guardami.. sono qui, Kei..
Non poteva scomparire.
– Qualunque cosa ti abbiano fatto – aveva la voce talmente incrinata che le sembrò di sentir stridere le proprie corde vocali per lo sforzo – ormai non c'è più... non c'è più, è passato... ci sono io adesso, Kei. Ci sono io con te, adesso!
Non poteva lasciarlo solo in quel posto. Non lo avrebbe permesso.
KEEII!! – urlò con tutto il fiato che aveva in gola, lasciandosi vincere dai suoi stessi sentimenti.
E come a non voler tradire quell'ultima flebile speranza, il vetro si infranse in mille schegge.

Era buio ma a lui non interessava.
Si sentiva infinitamente calmo in quell'oscurità assoluta.
Non gli importava di non riuscire a vedere niente, non gli importava di non sentire alcun suono né di non percepire alcuna presenza. Stava iniziando a perdere la percezione persino di sé stesso. Era come se stesse fluttuando in un universo completamente vuoto, dove nulla avrebbe potuto raggiungerlo, in quel nulla assoluto.
Un riverbero si diffuse come le increspature d'acqua create da una singola goccia, caduta senza far rumore in quel mare nero. Quelle onde circolari si allargarono, attenuandosi sino a sfiorarlo appena, ma quando ciò accadde egli sollevò lo sguardo alla ricerca della fonte di quel mutamento.
L'eco di una voce e all'improvviso nacque in quell'oscurità una piccola stella, così flebile e candida da fargli credere che sarebbe presto stata di nuovo inghiottita dalle tenebre. Quella consapevolezza accese qualcosa dentro di lui: non voleva che quella luce scomparisse.
Non voleva tornare in quella fredda oscurità.
Bastò questo suo desiderio.
L'istante successivo il suono di vetri infranti si diffuse nell'ambiente, in risposta ad una serie di crepe che si aprirono come una fitta ragnatela tutto intorno a lui, lasciando entrare prepotentemente una luce tanto bianca quanto calda. Ed in quella stessa luce distinse la sagoma di una ragazza, protesa verso di lui a tendergli una mano, le labbra schiuse a chiamare il suo nome. Era Yukiko.
Assalito dal bisogno di stringere quella mano, il dranzerblader seguì il proprio istinto e si allungò verso di lei, finché non riuscì a sfiorarla con la punta delle dita. Poi, ogni cosa di quello scenario scomparve, inghiottito da nuove tenebre.


Kei spalancò gli occhi sul soffitto della sua stanza, il cui color bianco era a malapena rivelato dal riquadro più chiaro che definiva i contorni della finestra poco distante. All'esterno era notte fonda, il temporale si stava quietando ma il rumore della pioggia era ancora deciso in quel suo rintocco costante contro le vetrate.
Il sibilo del vento non riusciva a superare il suono del suo stesso respiro, affannoso dopo quell'incubo di cui rammentava sin troppo bene i particolari. Impiegò diversi minuti a calmarsi e anche quando riuscì a regolarizzare il respiro, nelle orecchie risuonava ancora la voce della ragazza che era riuscita a infrangere le barriere della sua anima, mentre invocava il suo nome.
Per questo impiegò diverso tempo prima di riuscire a riaddormentarsi, completamente ignaro del riverbero di luce che andava spegnendosi all'interno del cassetto del suo comodino, nel quale prima di stendersi a dormire aveva riposto Dranzer.


...continua

[ANGOLO AUTRICE]
Come sono contenta! Il numero di lettori è aumentato e non posso che esserne entusiasta, nonostante non siate in molti a lasciarmi una recensione lo apprezzo lo stesso, perché vuol dire che questa fic non è così male :D inoltre a grande richiesta ho finalmente aggiornato e spero che ne sia valsa la pena (per voi intendo.. muhahahaha).
Siamo a un punto decisivo della nostra storia! Che cosa significherà quello strano sogno? Bho.
XD Lo scoprirete più avanti, come al solito! Intanto, augurandomi che anche questo capitolo sia piaciuto, vi saluto. Aggiornerò a occhio e croce mercoledì se le cose andranno bene, altrimenti dovrete aspettare il prossimo weekend purtroppo (speriamo di noooo x°D). Nel frattempo vi saluto e vi auguro una buonissima domenica e un discreto inizio settimana!
Ciau ciau <3
Kaiyoko
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > BeyBlade / Vai alla pagina dell'autore: Kaiyoko Hyorin