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Autore: Vanel    31/08/2014    3 recensioni
"Ero all'ottavo mese di gravidanza, avvertivo delle forti contrazioni così andai dal ginecologo.
Mi disse che c'erano dei problemi e che erano molto seri: di due gemelle ne potevo salvare solo una, e io avevo già preparato la cameretta di voi due, avevate già un nome, Carmela e Anastasia.
Carmela, nome che proveniva dall'ebraico e significava Giardino di Dio, e Anastasia che significava Resurrezione.
Il dottore mi disse che dovevo fare un parto d'urgenza, e mi chiese di scegliere quale delle due salvare.
Fu terribile, perché la scelta dipendeva da me.
Tra le due era Carmela quella più sana e in forma, e scelsi lei.
Ma il dottore sbagliò, non salvò Carmela, bensì te, una bambina piena di problemi, troppo piccola e magra, rifiutavi il latte, avevi sempre qualche problema, e non smettevi mai di piangere.
Ti odiai per questo, perché se tu non ci fossi stata, sarebbe stata Carmela quella a nascere, una bambina sana e in forma, non una malaticcia lagnosa.
Anastasia, tu sei nata per sbaglio."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nata per sbaglio'
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Quando qualcosa si rompe, nessuno si assumerà la colpa.
Ma i pezzi di vetro resteranno.
E qualcuno si farà male.
[Vanel]


 
 
Quasi sorella, Quasi migliore

Senza neanche rendermene conto passarono 2 settimane.
Due intere settimane dentro la famiglia Grandi, vale a dire: Due settimane insieme alla famiglia perfetta.
Durante quelle settimane cercai il più possibile di integrarmi nella famiglia, ma più ci provavo, più fallivo.
E' difficile vivere dentro una famiglia perfetta, quando tu sei tutto tranne che perfetta.
La cosa che probabilmente mi rese più sorpresa fu Ambra.
A differenza dei primi giorni, si comportò meglio e andammo a fare shopping insieme rinnovando il mio guardaroba che, prima di allora, a detta di Ambra era inguardabile-
Quanto a Michele, era più semplice vederlo per foto che per casa, non c'era mai.
Una parte remota del mio essere mi faceva domandare:"Lo fa per me?"
Forse era così, o forse, c'era qualcosaltro.
"La famiglia Grandi è una famiglia fantasma!"-Disse tutta imbronciata Ambra quella mattina: eravamo sole a fare colazione:
Giada e Carlo erano in una vacanza offerta da amici intimi (avrei voluto averli anche io amici così!)
Michele, come ogni volta, se ne era filato con la scuola "dormo da un amico".
Ed io e Ambra ripetevamo per l'ennesima volta il pigiama party quasi sorelle.
"Intanto tua madre non è una pazza"
"Questo lo dici perchè non la conosci bene!"
"Credimi, non arriverà mai ai livelli di mia...madre"
"Non credo che nessuno sarà in grado di eliminarti gli ultimi 16 anni della tua vita"
"Già, purtroppo nessuno"
"A proposito...che cognome avrai? Mio padre diceva che volevi il tuo vecchio cognome"
"Sì, mio padre sarebbe contento"
"Hai ragione, mi passi le frittelle?"


Era tardo pomeriggio, Ambra stava parlando in camera sua con il suo fidanzato al telefono, io preparavo la cena.
L'unica cosa positiva di avere una madre che ti odia: impari a cavartela da sola.
Giada e Carlo sarebbero tornati la sera successiva, mentre per quella c'era in programma film horror e popcorn.
La mia nuova vita si stava rivelando inaspettata, ma mi piaceva da morire, soprattutto andare d'accordo con Ambra.
Come una quasi sorella.
Mentre mettevo nel microonde le lasagne alla Romagna, la serratura della porta principale iniziava a girarsi.
Forse era Michele.
Oddio no, non vestita così!
Indossavo delle pantofole rosa di Hello Kitty, una maglia a maniche corte con un cane disegnato, e dei boxer da donna blu.
Potevo essere più inadatta?
"Ciao"-ormai era troppo tardi per nascondersi in frigorifero, mi aveva già vista e addirittura salutata.
Ancora una volta: Che bella voce!
"C-ciao!"
"che stai facendo?"
"Cibo in microonde...Ambra è di sopra a parlare a telefono"
"Non mi dire, con Giovanni?"
"Già, esattamente con lui"
"Non ne posso più"
"Da quanto tempo sono fidanzati?"
"Perchè lei non te l'ha detto? 1 anno e mezzo"
"Wow, è una bella tappa"
"Si bella! Fatta di tira e molla"
"Se uno si ama non si lascia? E' questo che intendi?"
Quella domanda mi era uscita di bocca senza mettere in collegamento il cervello.
Fine della conversazione confidenziale.
La mia domanda sembrava averlo messo in difficoltà, ma dopo alcuni istanti mi rispose con calma:
"Non è detto, di solito le litigate rafforzano una relazione. Quella di mia sorella è solo una ragazzata, finirà presto!"
Eppure è durata per un anno...
"Come mai ne sei sicuro?"
"Ne sono sicuro perchè conosco bene la prassi"
"Hai avuto tante fidanzate?"
"Tu hai avuto un ragazzo giornalista? Mi stai facendo così tante domande!"
Ero sicura di esser diventata rossa.
"N-no, è che non ti si vede da così tanto tempo e non ho avuto modo di conoscerti bene"
"Io ti conosco bene già"
"Davvero? Non credo che tu mi conosca affatto, ci vuole più di una mezza chiaccherata e di un incontro burrascoso per conoscere bene una persona." - affermai con un sorrisetto.
"Sei una che si caccia spesso nei guai, almeno questo lo so"
"In realtà sono i guai a trovarmi..."-Risposi guardando il pavimento, che ne sapeva lui della mia vita?
"Ecco spiegato perchè sei amica di mia sorella"
"Michele! Dove sei stato?"
Ambra era furiosa, scese le scale di fretta rischiando persino di inciampare, non potevo darle torto.
Michele era scomparso da 3 giorni!
"Come vedi, sorellina, sono qui"
"Spero proprio che troverai un modo per farti perdonare! Come minimo ci compri i vestiti più costosi di LK!"
Mentre Ambra faceva la ramanzina al fratello, sentii una puzza di bruciato.
Oh no!
Andai al microonde e come previsto la lasagna si era carbonizzata.
Michele notò la scena e diede una pacca ad Ambra.
"Mi sa che vi offro una bella cena!"
"Ecco bravo! Oggi è anche sabato...ma saranno tutti pieni!"
"Non se ti chiami Michele Grandi"
Detto questo ci aspettò nel salotto, io e Ambra andammo in camera a cambiarci.
Fu Ambra a scegliere cosa farmi indossare (ormai faceva quasi sempre così).
Forse nella mia vita precedente non l'avrei mai messo:
Un vestito turchese, stretto nel busto e con una gonnellina larga che arrivava alle ginocchia.
Dovevo abituarmi a quel cambiamento di vita.
Mentre indossavo le ballerine (Ambra aveva insistito affinché indossassi i tacchi, ma non ci sapevo camminare!) pensavo alla strana risposta di Michele.
Aveva ragione Ilaria, Michele era un festaiolo e molto conosciuto.
 
"LOG!CA !N!"
Questa era l'insegna di uno dei locali che avevo sentito nominare in classe, mentre ero ancora la piccola emarginata con la madre pazza.
Se qualcuno mi avesse detto che ci sarei andata, di sicuro mi sarei messa a ridere.
Eppure, ero lì, in uno dei locali più popolari di tutta la città.
Il locale era buio (o perlomeno aveva delle luci poco chiare dai colori indistinguibili) e aveva dei tavoli argentati, sembrava una discoteca-ristorante.
Una parte di me si chiedeva se riuscissi a distinguere la pizza da un panino.
"Karla, tre posti"
Karla era una ragazza con i capelli biondo platino (palesemente tinti) e con le punte fucsia e blu.
Aveva dei percing sul labbro inferiore e su una sopracciglia.
Mi domandavo come un ragazzo tanto per bene come Michele conoscesse una del genere, o forse avevo ancora visto troppo poco, o forse era proprio così.
Il resto delle cameriere erano più o meno di quello stile, e Michele le conosceva tutte.
Quando presi posto vicino ad Ambra spalacai gli occhi per l'orrore.
A due tavoli di distanza c'erano i miei vecchi compagni di classe, non li vedevo dal giorno dell'incidente.
E non volevo mai più rivederli.
E sopratutto, rivederlo.
Luca, Claclà, Len, e Sabel (Claudia, Valentina e Isabella, i cagnolini personali di Luca)
Poi c'erano altri che conoscevo di vista, che molto probabilmente frequentavano la stessa scuola.
La cosa più terribile fu incontrare lo sguardo di Luca, poi si soffermò su Michele ed Ambra.
Ti prego fa che non vengano qui a prendermi in giro e a ricordarmi la mia vecchia vita!
I miei desideri, non vennero esauditi.
Dopo che Karla ci portò la rispettiva pizza, dietro di lei c'era il gruppo-cagnolini e Luca.
In quell'istante, rimpiansi la lasagna brucciacchiata.
"Oh, ma sei veramente tu? Anastasia!?"-Len sembrava stupefatta, ma sapevamo benissimo tutte e due che aveva capito benissimo che ero io.
"A quanto pare"-Le dissi facendole un sorriso falso (insegnatomi da Ambra, si era rilevata molto utile).
"Chi sono?"-Chiese Ambra guardandole dalla testa ai piedi.
Il laser 'come ti vesti' di Ambra sta per avere inizio.
"Siamo delle sue compagne di classe! Sei Ambra Grandi, vero?"-Claclà era spaventosamente gentile.
"Si"
Luca non la smetteva di fissarmi.
"E tu sei Michele Grandi?"-Sabel era emozionata, mio Dio evapora. (L'effetto del vocabolario di Ambra)
Michele annuì distrattamente mentre mangiava come se niente fosse.
"Eravamo venute per vedere Stasia, ti vedo molto bene cara!"-Stasia!? 
"Sto benissimo"
Claudia e il gruppetto andò via, e io mi sentii sul punto di fare un groppo sospiro di sollievo...
Ma sarebbe stato troppo presto.
"La tua casa è molto più silenziosa adesso"-Mi disse Luca senza guardare Ambra e Michele.
Cercavo di afferrare l'ironia o il sarcasmo, eppure sembrava fosse serio.
Ma Luca non era mai serio.
"Immagino"
"Posso scambiare due chiacchiere con te?"
Cosa? Ma neanche morta!
"Adesso sta mangiando"-Disse Michele sul punto di scoppiare.
"Benissimo, dopo allora"
Senza neanche darmi il tempo di rispondere andò via, Michele mi guardava sospettoso e Ambra sembrava alla ricerca del termine più adatto.
"Siete fidanzati?"
No, assolutamente.
Non poteva scegliere termine meno approppiato.
"Cosa? Io e lui? Ma che scherzi! Assolutamente no"
"Non ha l'aria di uno che sa cos'è l'amore"-Disse Michele.
Ero sul punto di darmi un pizzicotto per sapere se stessi sognando.
Michele, con cui avevo scambiato davvero poche chiacchiere, si era dimostrato maturo ed espressivo, più di qualunque altro ragazzo della sua età
E forse, quella sera iniziavo a capire cosa fosse l'amore.
"Hai ragione"-Risposi deglutendo.
Non era quello che avevo intenzione di dire, ma una parte.
E potevano scomparire tutti, Ambra inclusa.
Con Michele avrei scambiato le migliori conversazioni, e non avrei mai voluto smettere.
Ma la realtà e il sogno sono cose differenti.
Non appena finii la pizza, venne Luca.
Non immaginavo che volesse fare sul serio.
"Possiamo?"-Stranamente troppo cortese.
"Okay"
Non sapevo neanche perchè avessi accettato, una parte di me si aspettava delle scuse.
Ci allontanammo un po' dagli altri, altezza bagni del locale.
"Che vuoi?"
"Com'è? La dolce Anastasia caccia le palle adesso?"
"Fammi capire, volevi parlare con me o litigare?"
"Parlare, non mi fraintendere. Volevo solo dirti che loro non sanno chi sei veramente, io si"
"Ma che ne sai tu? Non hai fatto altro che prendermi in giro per tutto questo tempo! Tu Luca non sai proprio un cazzo!"
"Diamine Anastasia, ma davvero credi che loro ti accetterebbero se venissero a sapere che tu sei stata la sfigata della scuola?"
"Per colpa tua! Non mi ferirai di nuovo"
"Magari non ti voglio ferire, ci hai forse pensato?"
Luca mi guardò con intensità e si avvicinò, provai immediatamente soggezione per l'insolita vicinanza tra noi due.
"Uno che si sforza a ricordarti quanto eri sfigata una volta, non vuole di sicuro il tuo bene"
"Era solo un piccolo preavviso, i Grandi, specialmente quel Michele, sono degli arrampicatori sociali, loro sono a capo di tutto in tutte le scuole, il mondo inizia con loro e con loro finisce, sono probabilmente gli snob viziati più conosciuti di questa città, e se loro sapessero chi eri prima, non ti porterebbero di sicuro a cena con loro in un locale dove Michele si è trombato metà del personale!"
Le sue parole mi ferirono come una lama appuntita sul cuore, Luca aveva uno sguardo serio e attento, mi dava l'impressione di studiarmi, era in attesa, aspettava di vedermi crollare, ha sempre fatto così.
Ma non potevo dargli quella soddisfazione, non a lui, avrebbe vinto di nuovo.
"Dio mio! Ma ti senti? Loro sanno chi sono!Tu non li conosci, non puoi permetterti di criticarli senza conoscerli, e stai dicendo questo solo perchè con la mia assenza non hai più nessuno da prendere in giro, e ti rode che io frequenti loro che per voi sono come degli Dei!"
Luca si avvicinò ancora una volta, mi trovai a cinque centimetri di distanza tra me e il suo volto, inspirò profondamente, chiuse gli occhi e poi si allontanò.
"Va bene, accetto tutte le tue accuse. Ma per la cronaca, Anastasia, sono stato io a dire a quelle di non fare le stronze con te. Ti credevo migliore, comunque"
Come sempre, Luca non mi lasciava mai l'ultima parola.
Andò via e io scappai letteralmente in bagno.
Non per piangere, ma per guardarmi allo specchio.
Guardatela.
Lei aveva solo del mascara sugli occhi e del lucidalabbra.
Aveva solo i capelli legati in una pettinatura chic.
Aveva solo un vestito da cento euro e un paio di ballerine costose.
Lei era sempre la stessa ragazzina di 17 anni che tutti prendevano in giro.
Lei aveva ancora le lentiggini e la pelle pallida.

Per cosa mi accettava quella gente?
Per i vestiti o per ciò che ero veramente?
Ma io, esattamente, per cosa mi apprezzo?
E perchè, diamine, quel ragazzo che da sempre mi faceva calare a picco l'autostima, nonostante mi sentivo diversa, magari più sicura, mi faceva ancora lo stesso effetto?
"Non si chiama sminuirti"-Disse la mia parte remota del mio essere "Si chiama aprirti gli occhi"

Questa sei tu.
E sei migliore.
  
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