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Autore: Amelia Wolf    01/09/2014    0 recensioni
Una giovane ragazza nata per caso, in un mondo in cui il Dottore non esiste, accompagnerà il suo eroe di infanzia in un viaggio che lo porterà ad incontrare vecchi amici e vecchi nemici; lo aiuterà a ricordare qualcosa che aveva dimenticato e gli restituirà qualcosa che aveva perduto...
Dalla storia: "Una fanciulla è arrivata. E' stato predetto da tempo che una giovane destinata a guarire il Dottore sarebbe arrivata in questa parte di mondo...!"
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clara Oswin Oswald, Doctor - 11, Jack Harkness, Nuovo personaggio, River Song
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1
.La Terra trema

Pianeta Terra. Italia. 2 marzo 2014.
<< Skipper vieni, dobbiamo muoverci, E’ tardi! >> Un enorme golden retriever balzò giù dal divano e raggiunse Sam all’ingresso. La ragazza legò l’animale al guinzaglio e si precipitò fuori casa, non prima, però, di aver recuperato le chiavi dell’appartamento e dell’auto dal mobile posto di fianco alla porta. Entrò nell’ascensore e, uscita dalla palazzina, si avviò alla sua auto facendo dapprima salire il cane sui sedili posteriori e poi, bloccati gli sportelli, andò a sedere al posto del guidatore. Infilò le chiavi nell’auto e usci in retromarcia ritrovandosi sulla strada principale del paese.
Era in ritardo e suo nonno le aveva già telefonato per sapere che fine avesse fatto.
Samantha Walker era una giovane ragazza di ventuno anni, dal fisico asciutto e dai lunghi capelli mossi e neri. Viveva in Italia, ma suo nonno si era trasferito dall’Inghilterra quando era giovane e, dopo aver conosciuto, amato e spostato la giovane Amalia de Amicis, si era stabilito in quel nuovo paese. Il giovane Arthur Walker, questo il nome di suo nonno, amante dei cavalli da tutta li vita, aprì lì un maneggio in cui dava lezioni di equitazione e assistenza pet therapy per bambini e ragazzi con difficoltà psichiche o motorie.
Per quanto la riguardava, lei era nata e cresciuta in Italia. Aveva visitato la Gran Bretagna di quando in quando, più che altro per fare visita ad alcuni parenti che erano rimasti a Londra. Aveva sempre vissuto con i suoi genitori e i suoi nonni nella casa adiacente alle scuderie ma , dopo il diploma, aveva deciso di affittare un appartamento in centro pur mantenendo il suo “impiego” al maneggio. Era lì che si stava dirigendo in tutta fretta. Il suo ritardo era stato causato da un cattivo sonno. La notte prima si era svegliata di soprassalto alle quattro e dieci del mattino. Aveva impiegato parecchio per riaddormentarsi e una volta che ci era riuscita non era stata più capace di riaprire gli occhi. Le era costata una grande fatica imporsi di alzarsi, ma alla fine ci era riuscita e ora eccola lì, a correre nel traffico per raggiungere il maneggio.
Impiegò una ventina di minuti a raggiungere la sua destinazione. Uscì dall’auto, aprì uno sportello posteriore per far scendere Skipper e , in tutta velocità, si diresse in quella che era la sala d’accoglienza per gli ospiti della struttura. << Sam, ma dove sei stata? Tuo nonno ti stava cercando. Ha detto che hai una lezione tra cinque minuti. >> A parlare fu Rebecca, una donna sui trent’anni che  era addetta ad accogliere gli allievi e gli ospiti in generale che arrivavano. << Lo so Reby, lo so. Dov’è lui ora? >> Sam si disfò di giacca, borsa e scarpe e iniziò a infilarsi gli stivali da fantino. << E’ nelle stalle ad aiutare la tua allieva a sellare Silver! >>. Sam si diresse di corsa alle stalle e trovò suo nonno che finiva di imbrigliare il cavallo.
Appena la vide, il vecchio le lanciò uno sguardo severo. Aprì bocca per parlare ma Sam alzò una mano in segno di resa. << Forza Sara, andiamo all’arena coperta ti va? >> Sam si rivolse ad una bambina di dieci anni, la sua allieva per quella mattina. << Prendi le redini di Silver e seguimi! >>la bambina obbedì e le due si avviarono.

*******
Qualche ora più tardi, in pieno pomeriggio, Sam si trovava nel boschetto che nasceva non lontano dalle scuderie. Quando doveva portare uno dei cavalli a fare un po’ di esercizio andava sempre in quel bosco. C’erano alberi caduti da saltare e, di quando in quando, incrociava qualche spazio aperto dove poter mandare l’animale al galoppo. Questa volta si trovava in sella a Garret, un giovane purosangue inglese.
Mentre conduceva l’animale al trotto, Sam avvertii uno strano formicolio che dalle dita della mano le risalì lungo la spina dorsale. Qualcosa nell’aria stava cambiando, e doveva averlo notato anche il cavallo perché iniziò a nitrire e sbuffare, rifiutandosi di proseguire. << Sta calmo Garret, non è niente. >> Cercò di tranquillizzare l’animale, ma questi prese ad innervosirsi ancora di più iniziando a scalciare. Subito dopo la terra iniziò a tremare, dapprima non molto forte, ma poi la scossa divenne più profonda. Samantha cercò di restare in sella nonostante il cavallo, impaurito da quella scossa, avesse iniziato ad alzarsi sulle zampe posteriori. Cercò di resistere, ma un’improvvisa impennata di Garret la sbalzò via dalla sella facendola cadere rovinosamente a terra. D’improvviso avvertì un dolore lancinante alla tempia sinistra e si ritrovò col volto immerso nella terra e nelle foglie del bosco. Le si iniziò ad annebbiare la vista e capì che stava per perdere conoscenza. Avvertì un forte senso di paura quando vide davanti agli occhi apparirle una forte luce bianca che le si avvicinava lentamente. Non resisteva più, stava per perdere conoscenza ma, poco prima, Sam sentì chiaramente il suo cuore accelerare pericolosamente i battiti.
Poi fu solo buio.
13 Marzo 2014
Samantha si ritrovò a scappare ma non sapeva esattamente da cosa, o da chi. - Corri…corri! -
Di chi era questa voce? Perché le diceva continuamente di correre? Sam si voltò indietro per vedere da cosa stesse scappando, ma non vide nulla se non una forte luce bianca. Aveva già visto quella luce ma non ricordava dove o quando. Continuò a correre e correre e correre…
Sam si risvegliò in preda agli spasmi. Si voltò verso la radiosveglia sul suo comodino e un’espressione frustrata le si dipinse in volto nel leggere l’ora riportata dalla sveglia: erano le due del mattino. Di nuovo. Questa storia andava avanti ormai da settimane. Ogni sera si svegliava nel cuore della notte, e ogni volta si svegliava di soprassalto in seguito ad un qualche strano sogno che stava facendo. Ciò la stava stressando non poco. Iniziava ad avere delle occhiaie profonde come oceani e il suo umore era diventato quasi insopportabile per chi le era intorno.
Sospirò e tornò a sdraiarsi nella speranza di riuscire a riprendere sonno.

25 Marzo 2014
- Ah-ah! Visto che avevo ragione. Sono un genio! Ti faccio vedere come… -
Eccola di nuovo. Quella voce che sentiva ormai ogni notte nei sui sogni. Era un uomo. Sì! Alla fine aveva capito che era un uomo a parlare, e le sembrava anche familiare quella voce.
Era il Dottore. Ovviamente non quello vero, lui non esisteva. Era solo il personaggio di una serie televisiva che le aveva fatto conoscere suo nonno. Quando era piccola, infatti, suo nonno le parlava di questo buffo uomo  appartenente ad una straordinaria razza aliena chiamata I Signori del Tempo che abitavano un pianeta denominato Gallifry, ma che in seguito ad una violenta guerra venne distrutto facendo del Dottore l’unico sopravvissuto, e rendendolo perciò l’ultimo della sua specie. Da allora l’ultimo dei Signori del Tempo non faceva altro che viaggiare nello spazio e nel tempo, attraversandoli a bordo di una piccola cabina blu della polizia inglese degli anni cinquanta.
-Ma allora è un uomo buono nonno. Voglio dire, se viaggia in una cabina della polizia allora vuol dire che sconfigge i cattivi come fanno i poliziotti, vero?- aveva domandato una Samantha di sei anni appena –Oh si, Sam. Il Dottore è un uomo buono. Lui è il salvatore dei mondi. Lui sconfigge gli alieni cattivi e protegge tutto l’universo-  aveva risposto il vecchio. –Ma nonno questo non è possibile, l’universo è così grande. Come può un uomo solo salvarlo tutto? Non ci credo, mi prendi in giro- Suo nonno si lasciò scappare una lieve risata per lo spiccato ragionamento della sua nipotina.
-Hai ragione Sam, ma pensa…pensa…a Babbo Natale- La piccola Sam fece una smorfia come a voler dire “e che c’entra ora Babbo Natale?” – Beh, anche lui è un uomo solo, eppure riesce a portare i regali in tutto il mondo in una sola notte. Come può un uomo solo portare i regali in tutto il mondo in una sola notte? Eppure tu credi in Babbo Natale. Lui, un uomo solo…come il Dottore- La piccola Samantha fece che pensarci e si lasciò convincere dal ragionamento del nonno.
-Nonno e tu lo hai conosciuto, il Dottore?-
-Oh no, non l’ho mai incontrato di persona ma, se vuoi, ho delle videocassette di ogni sua avventura. Le vuoi vedere?- La bambina annuì con entusiasmo.
Fu così che conobbe la serie di Doctor Who che raccontava le gesta di questo uomo delle stelle che fece di un piccolo pianeta azzurro la sua seconda casa. Era cresciuta con questo mito. Cresciuta con le convinzioni ed i valori di questo uomo delle stelle e ancora oggi, a ventuno anni, amava il suo Dottore per le cose che le aveva insegnato e le emozioni che le sue storie le avevano trasmesso. Gli si era affezionata come se fosse reale.
Era per questo, forse, che la voce che sentiva in quegli strani sogni gli ricordava lui. Anche se, e poteva giurarci, a volte le sembrava di sentire realmente quel suono caratteristico dei motori del TARDIS.
La sua fantasia non aveva limiti, ma ora era il momento di tornare alla realtà. Lo capì perché le voci che sentiva si stavano affievolendo, segno che stava per svegliarsi.
Aprì gli occhi, guardò la radiosveglia e, senza più sorprese ormai, vide che segnava le quattro del mattino. Si girò dall’altra parte e cercò di riprendere sonno.

2 Aprile 2014
Era Domenica. In quell’ultimo periodo Samantha aveva imparato ad amare la Domenica. Eh si perché non era più in grado di farsi un sonno tranquillo da tempo ormai, perciò la domenica, che non aveva lezioni da fare al maneggio, poteva recarsi lì anche più tardi e recuperare così un po’ di sonno. Ad un certo punto si sentì uggiolare e poi delle unghie grattare su una porta. Cosa diavolo era quel rumore fastidioso?
Poi, d’improvviso Sam si destò. << Oddio Skip, hai ragione. Tu devi uscire! >>. Fu così che la ragazza saltò giù da letto e si infilò di corsa un jeans nero e una maglietta bianca e mise su’ degli stivaletti neri. Afferrò il guinzaglio e si precipitò fuori casa, preceduta da Skipper. Non appena giunsero nel viale del condominio dove abitavano, il povero animale si precipitò verso il primo albero che vide.
Era una bella giornata di sole e ormai lei era completamente sveglia. Decise allora di portare Skipper al parco per cani che si trovava a dieci minuti da casa sua. Guinzaglio alla mano, Samantha imboccò perciò la strada per il parco, accompagnata da uno Skipper scodinzolante al fianco.
*******
Liberò il cane che subito corse incontro ai suoi amici a quattro zampe, mentre Sam prese posto su una panchina accanto ad un albero in modo da tenere sotto controllo la posizione del suo cane. D’improvviso sentì un ronzio ansimante nelle orecchie, molto forte e distinto. Si guardò intorno ma nessun altro sembrava sentire nulla. Poi ci fu silenzio, e divenne tutto buio. Aveva gli occhi aperti ma non vedeva più nulla. La sua vista non c’era più. Sentì il suo cuore fermarsi per mezzo secondo e poi riprendere a battere in modo pericolosamente accelerato. Era come se sentisse il cuore esploderle nel petto, poi ecco che le vide. Immagini, incomprensibili immagini. Vide stelle, costellazioni, pianeti, esplosioni, qualcuno correre, metallo, un orologio, un cravattino, poi la Terra e poi…
La visione fu interrotta da un rumore assordante. Samantha si ridestò ancora in preda al panico, i battiti del suo cuore tornavano lentamente alla normalità ma continuava a sentire dei forti rumori. Cosa era quella confusione? Scosse il capo e capì! Erano i cani ed erano le persone. I cani stavano abbaiando tutti insieme freneticamente, e le persone urlavano e scappavano e, infine, la sentì anche lei. Una scossa di terremoto. Una violenta scossa di terremoto! Impaurita chiamò Skipper che subito corse da lei. Lo legò al guinzaglio e lo abbracciò aspettando che il tremore finisse. Quella scossa aveva una grande potenza, ma produceva uno strano rumore sordo.
Il terremoto durò parecchi minuti, ma alla fine la terra smise di tremare permettendo a Sam di correre a casa. Appena giunse nel  viale vide la maggior parte dei residenti della palazzina giù, ancora impauriti e preoccupati. Dalle sue parti affrontavano così i terremoti: si riunivano e facevano una sorta di gara a chi aveva sentito più forte la scossa e si dicevano cosa stavano facendo mentre questa era iniziata. E poi cominciavano i racconti di tutte le scosse di terremoto che negli anni passati c’erano state.
Come si dice? Paese che vai, usanza che trovi. E ognuno aveva il suo modo per affrontare delle disgrazie. Ma Samantha non aveva voglia di stare in mezzo a tutta quella folla, così la aggirò ed entrò nel palazzo prendendo l’ascensore e salendo al sesto piano. Non appena entrò in casa sentì il telefono squillare. Corse a rispondere e riconobbe la voce allarmata di suo nonno << Oh mio Dio Samantha stai bene? E’ stata una scossa così forte che non ho fatto che preoccuparmi per te. Ma dico l’hai sentita? Era talmente forte che l’avrà sentita tutta l’Italia! E’ stata… >>
<< …anche più lontano dell’Italia nonno. >> Sam aveva acceso la televisione mentre suo nonno era intento nel suo discorso di preoccupazione. La notizia della scossa era su tutti i telegiornali e quello che dicevano non aveva alcun senso.
<< Nonno, accendi la televisione. Guarda il telegiornale. >> ordinò la ragazza.
<< Che canale tesoro? >>
<< Uno qualunque nonno, è dappertutto. Ascolta! >>
La donna del telegiornale cercava di nascondere un’espressione spaventata per assumerne una professionale, ma la cosa non le riuscì molto bene. –“Una violenta scossa di terremoto è stata avvertita in tutta Italia pochi minuti fa. Molte le vittime travolte dal crollo di numerosi edifici. I soccorsi sono già all’opera per estrarre i superstiti dalle macerie e prestare soccorso ai centinaia di feriti, ma, aspettate…ci sta giungendo la notizia che la scossa è stata avvertita anche in altri paesi.
Anzi sembra che l’intera Europa l’abbia avvertita, e anche l’America, l’Australia e…cosa? Ma non è possibile.”-  La donna fece una breve pausa, qualcuno attraverso l’auricolare che portava all’orecchio destro le stava dicendo qualcosa. Poi tornò a parlare con un’espressione indecifrabile in volto. –“Sembra che ogni singola nazione del mondo abbia avvertito questa terribile scossa di terremoto. Gli scienziati dicono che… che non sono stati i continenti a tremare ma…Il pianeta Terra a subire l’urto con qualcosa.”-
<< Nonno? Nonno come è possibile che il pianeta possa tremare? >> La voce di Sam si fece tremante.
<< Non lo so tesoro, ma tu devi venire qui subito hai capito? Ti voglio qui subito. I tuoi genitori sono a Londra e io devo assicurarmi che tu stia bene ma devo averti con me. Mettiti in macchina e raggiungici subito, intesi? Fammi stare tranquillo >> implorò l’anziano signore.
Sam fece una pausa come a pensarci su, anche se non c’era nulla a cui pensare. Lei non voleva restare sola. Dopo quelle immagini che aveva visto e il ronzio che aveva sentito…la spaventava più questa cosa che la faccenda del terremoto. << Sì nonno, va bene. Prendo alcune cose e ti raggiungo subito. >> Agganciato il telefono la ragazza corse in camera per prendere una borsa e alcuni cambi, ma appena entrò nella stanza vide il suo cane rannicchiato in un angolo che uggiolava tutto impaurito. Sam pensò fosse per la scossa di poco prima e fece per avvicinarsi a lui ma questi la evitò e corse a nascondersi in un'altra stanza. Aveva paura di lei? Perché mai il suo Skip avrebbe dovuto avere paura di lei? Stava per raggiungerlo quando ci fu un'altra scossa di terremoto, meno violenta stavolta ma che portò con sé qualcosa di inaspettato.
Di fronte a lei la parete del corridoio si stava spaccando. Si stava aprendo una crepa verticale lungo tutta la parete. E brillava della stessa luce bianca che aveva già visto una volta ma non ricordava dove. Iniziò a sentire dei suoni, degli scoppi. Sentiva parlare, qualcuno che si stava lamentando. Intanto la crepa si allargava e Sam notò solo allora il formicolio alla mano (Anche quello le sembrava di averlo già provato in precedenza.) E poi lo sentì, quel suono.
Oh quel suono era inconfondibile e pure impossibile. Erano i motori del TARDIS, il suo consueto cigolio ansimante di quando si materializza…e proveniva da quella crepa. Poi vide Lui con il suo inconfondibile e immancabile cravattino all’altro capo della luce. Il Dottore! “Impossibile”, si disse, e pure ce l’aveva davanti. Le aveva parlato. Le stava dicendo qualcosa ma non riusciva a sentirlo, quando poi la luce bianca della crepa la avvolse e ne vide uscire una sorta di polvere dorata che la circondò. Questo fu il suo ultimo ricordo, poi quello che venne fu IMPOSSIBILE

 



*°*°*°*°*
Angolo scrittrice: Lo so che è un po' lunghino come capitolo, ma non potevo dividerlo. Dovevo presentare il nuovo personaggio per introdurlo come si deve nella storia, quindi abbiate pazienza e spero possiate incuriosirvi.
Buona lettura e, come per il prologo, commenti e critiche di ogni genere sono bene accette. Grazie a chi ha letto il prologo e chi continua leggendo questo capitolo. A presto ^_^
   
 
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