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Autore: misslegolas86    01/09/2014    2 recensioni
Un re ha il dovere di apparire imperscrutabile e fermo in ogni sua scelta, deve portare il peso della responsabilità e dare sicurezza al suo popolo. Ma questo non significa che non provi paure, emozioni e ansie come chiunque altro. Vi va di entrare nella mente dell'unico Re Sotto la Montagna nell'impresa di riconquista di Erebor? Eccovi serviti...
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Thorin Scudodiquercia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La chiave girò con lentezza nella serratura di pietra mentre la mano tremava. Thorin sentì il leggero scatto di apertura come se fosse stato un tuono capace di soverchiare i mille battiti del suo cuore.
La porta girò senza alcun rumore sui cardini scolpiti dalla maestria dei Nani, docile sotto la spinta del legittimo erede di Durin. Uno sbuffo d’aria colpì il viso di Thorin e mille odori stuzzicarono il suo naso, lontani e così familiari: era a casa.
“Erebor” si ritrovò a sussurrare a se stesso assaporando la dolcezza di ogni sillaba.
Aveva sognato così tante volte quel momento, il ritorno nelle aule dei suoi padri, che adesso stentava a credere ai suoi occhi.
Avanzò con passo incerto verso il pozzo di oscurità spalancato davanti a lui al di là della porta lottando contro l’emozione. Avvertiva il silenzio attonito dei suoi compagni alle spalle, l’incredulità di essere riusciti in quell’impresa così disperata.
Ma tutte le fatiche passate e i pericoli scampati svanirono dalla mente di Thorin non appena si ritrovò avvolto nell’oscurità della dimora scavata secoli prima dal suo popolo.
“Conosco questi muri…queste sale…questa pietra.” Disse con voce soffocata ma fu costretto a tacere. Lacrime bagnarono i suoi occhi mentre la voce gli venne meno. Accarezzò con delicatezza i freddi muri di pietra come se fossero la soffice pelle di un amore a lungo perduto. Sfiorò la pietra mentre la mente si perdeva in ricordi ormai lontani.
 
Thror sedeva sul grande trono di pietra nel cuore della Montagna. Risate cristalline echeggiavano nell’ampia Sala del Trono dove il sole giocava con le mille pietre preziose alle pareti creando cascate di luce multicolore.
“Thorin, vuoi smetterla di giocare con la mia barba? Mi fai il solletico!” Il grande re rimproverò bonariamente un piccolo nano seduto sulle sue ginocchia che per tutta risposta scoppiò a ridere.
“Sei proprio come tuo padre! Mi faceva disperare quando era piccolo. Non riusciva a stare un attimo fermo!” Riprese il vecchio nano sistemando meglio il nipote sulle ginocchia. “Vediamo” continuò pensieroso fissando lo sguardo negli occhi vispi del suo interlocutore “Che ne dici di ascoltare una storia?”
“Sìì!!” urlò il piccolo nano con entusiasmo. In fondo era stato proprio quello l’obiettivo della sua irrequietezza, spingere il nonno a narrargli la sua storia preferita.
“Mi racconti del grande Durin?” chiese.
“Ottima scelta, piccolo.” Esclamò Thror. “Allora vediamo…Durin I, detto anche il Senza Morte, fu il più anziano dei 7 Padri dei Nani, il primo ad essere creato da Aule. All’epoca del suo risveglio, lontano nelle Montagne Nebbiose, sulla Terra di Mezzo splendeva ancora solo la luce delle stelle. La Terra era ampia e disabitata ma Durin decise di mettersi in marcia e si avventurò verso sud in luoghi che ancora nessuno aveva mai visto. Infine dopo molto peregrinare giunse presso le sponde di un grande lago il Kheled-Zaram. Stanco e assetato si sporse sulla superficie e fu allora che tra le stelle riflesse la vide.”
“Che cosa, nonno?” chiese il piccolo Thorin anche se sapeva ormai a memoria quella storia ma il segreto per farsela ripetere all’infinito era non farlo capire al nonno.
“L’immagine di una corona di stelle che gli cingeva il capo” Riprese Thror  con enfasi “Prese questo come un segno e stabilì la propria dimora nelle caverne sopra il lago. Fu così che fondò Khazad-dum, la prima e più splendida dimora di Nani nella Terra di Mezzo.”
Thorin fissava suo nonno rapito dalla magia di quelle parole.
“Lo sai che questa storia riguarda anche te e me?” gli chiese Thror toccandogli la punta del naso e sorridendogli. Il piccolo nano scosse la testa, confuso.
“Noi siamo gli ultimi discendenti del grande Durin” riprese allora Thror “ Siamo nati per essere re. La corona è sul nostro capo fin dalla nascita.”
“Anche sul mio?” chiese Thorin sollevando la mano e cercando una corona inesistente sulla sua testa.
Il nonno prese la mano del piccolo tra le sue e continuò “Sì, Thorin anche sul tuo capo c’è la corona della regalità. Non è fatta di gemme né di oro puro ma è sul tuo capo sempre. Un sovrano è la guida e la difesa del suo popolo. E’ per questo che siamo nati e questo è il nostro compito su Arda. Un giorno tu siederai su questo trono e indosserai la corona che ora è sul mio capo. Ma anche adesso tu sei responsabile del nostro popolo come tuo padre e come me. E’ un compito che ci accompagna dalla nascita fino alla morte perché noi siamo gli eredi di Durin. Il suo stesso sangue scorre nelle nostre vene. Non dimenticare mai qual è il tuo posto nel mondo, Thorin. I monti potranno cadere, i mari rivoltarsi ma niente potrà cambiarti se ricorderai sempre chi sei. E in questo modo niente e nessuno potranno mai privarti di questa corona.”
 
Thorin si riscosse da quel ricordo così vivido. Chiara ancora gli appariva la grande sala illuminata, il trono e il sorriso di Thror prima che le fiamme e l’oscurità si impadronissero di tutto. Fuoco morte e dolore avevano travolto tutto ciò che c’era di piacevole in  questa vita. Eppure non aveva mai dimenticato in tutti quegli anni ciò che gli aveva insegnato suo nonno. La corona della regalità aveva gravato sul suo capo con mille paure e preoccupazione ogni giorno. Aveva sempre ricordato chi era anche se in esilio e in miseria non aveva mai abbandonato il suo popolo.
“Ti ricordi, Balin, saloni pieni di luce dorata” disse ritrovando forza e vigore nella voce. E adesso finalmente avrebbe ridato al suo popolo la casa di cui erano degni: Erebor. Lo avrebbe fatto a qualsiasi costo, lui Thorin figlio di Thrain figlio di Thror. Lo avrebbe fatto non per riavere un regno su cui dominare né una corona da indossare. Lo avrebbe fatto per la gloria di quel popolo a lui affidato da Durin fin dalla nascita.     
 
 
SPAZIO AUTRICE
Ed ecco qui il secondo capitolo di questo mio viaggio nella mente di Thorin J C’ho messo uin bel po’ a pubblicare ma l’estate è arrivata e ha portato a mare ogni ispirazione…
Questa volta mi sono concentrata nel fatidico momento dell’apertura della porta nascosta. Che emozione che è stata per tutti i nani e per Thorin al di sopra di tutti!! Spero di non aver toppato con questo capitolo ma mi piaceva descrivere una scena familiare nonno/nipote in quel di Erebor.
Aspetto i vostri commenti mi raccomando fatemi sapere che ne penste.
Ringrazio tutti quelli che leggeranno ovviamente.
Alla prossima!!!   
  
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