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Autore: Fabio93    02/09/2014    1 recensioni
In una terra d'Oriente ricca di misteri e forze oscure, sotto le ceneri lasciate dalla guerra civile, ardono ancora i fuochi della ribellione. Danzo, l'usurpatore, ha ottenuto il potere su Nisora pagandolo col sangue dei suoi nemici, ma si sussurra che l'antico ordine dei samurai che lui stesso aveva cercato di sterminare si stia preparando ad insorgere. Da oltre le montagne, la nazione di Long Yu osserva e si prepara all'invasione per approfittare della debolezza del nemico ed unificare gli imperi.
La guerra è alle porte: chi ne uscirà vittorioso?
[la storia è frutto della collaborazione con un secondo autore, Mist Guardian!]
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fabio93

 

Indietro non si torna

 

La discussione si protrasse ben oltre la fine del banchetto, lunga e monotona come lo scorrere di un fiume in secca. I nobili si schieravano dall'una e dall'altra parte, e anche dopo l'intervento di Shou-Sun, che pure aveva messo a tacere parecchi scettici, gli animi stentavano a quietarsi. Ora che l'idea della guerra cominciava ad essere accettata, inoltre, c'era da mettere in chiaro quali fossero i possibili guadagni, oltre al trono per l'Altissimo. Ogni nobile, in maniera più o meno esplicita, cercava di assicurarsi un'adeguata ricompensa per il proprio coinvolgimento nel futuro conflitto: la lealtà sembrava essere un bene estremamente costoso.

Mei Hua vide Noburu sprofondare sempre più in un mutismo corrucciato, lasciando che fossero i suoi generali a discutere per lui. Lo conosceva abbastanza bene da sapere cosa gli passava per la testa: non era un uomo amante delle discussioni politiche, avrebbe semplicemente voluto prendersi quello che gli spettava e passare all'azione. Eppure nemmeno l'Altissimo poteva permettersi di sottomettere i propri nobili con la forza senza il rischio di scatenare una pericolosa lotta interna. O almeno, Noburu non era un Imperatore abbastanza influente per farlo, e lei era pronta a scommettere che la cosa lo rodesse dentro, come un tarlo famelico che scavava sempre più a fondo nel suo animo.

Quando le ombre iniziarono ad allungarsi e la luce cominciò a farsi più tenue e calda, Mei Hua ne approfittò per scivolare via senza rumore e rintanarsi nel silenzio confortevole della sua stanza, qualche piano al di sopra della sala del banchetto. Noburu non avrebbe avuto bisogno di lei per un po': avrebbe ascoltato, seppur contro voglia, le opinioni di tutti i suoi ospiti, pensando poi in un secondo momento come portarli dalla sua parte e procedere coi suoi piani.

Una volta in camera si chiuse la porta scorrevole alle spalle e accese una lampada ad olio per illuminare l'ambiente. Si adagiò sul proprio letto, esausta, ma non si spogliò né si sciolse i capelli: anche se era ancora impegnato a discutere di politica, entro quella notte l'Imperatore avrebbe chiesto di lei, ne era certa.

Rimase così ad osservare le ombre disegnate dal lume rincorrersi sul soffitto di legno, ascoltando i rumori della festa che, per strada, andava spegnendosi, e lasciando che le sue membra e la sua mente trovassero un po' di riposo. C'erano volte, come quella, in cui provava un desiderio quasi fisico di lasciarsi andare alla deriva, di dimenticare ed essere dimenticata. Di poter guardare gli affanni di quella vita falsa e vuota allontanarsi e sparire, come le luci di un porto viste da una nave appena salpata. Sarebbe stato così bello, così dolce...

Un lieve rumore, come di passi lenti e misurati.

-Giornata stancante?-

Mei Hua si rizzò a sedere, trovandosi davanti una sagoma alta e scura, come un ritaglio di cielo notturno. Un urlo le risalì la gola, ma, prima che ne uscisse, la sagoma scattò in avanti e le chiuse la bocca in una morsa di ferro, rigettandola di peso sul letto.

-Non fare la sciocca, vuoi farci scoprire così presto?-

Il ninja la fissava con occhi sottili e gelidi, in cui poteva vedere riflessi i suoi, invece colmi di paura: non si era aspettata una simile visita così all'improvviso. Quando capì che si era calmata, il ninja la lasciò andare e si sedette al bordo del letto, studiandola mentre lei cercava di recuperare il controllo sul suo cuore su di giri.

-Mi hai colta di sorpresa.- accusò l'ospite indesiderato.

-Sarei offeso dal contrario.-

-Cosa vuoi, da me, oggi? Non abbiamo avuto contatti per settimane e vi rifate vivi proprio adesso?! Non vedi quanta gente c'è in giro?- lo attaccò, ritrovando nella rabbia il proprio coraggio.

-Raccontami del banchetto.- le disse l'altro, senza badare alle sue proteste.

Mei Hua serrò le labbra e strinse i pugni. Nemmeno alla Kuroame importava nulla di lei, in fondo, nonostante tutte le informazioni che si era impegnata a raccogliere per loro nel corso del tempo. Sapeva che la consideravano solo un utile strumento per i propri fini, ma mettere la sua vita a rischio in quel modo! Eppure, guardando gli occhi del ninja, che le erano rimasti puntati addosso come quelli di un rapace che segue la preda, capì di non avere scelta.

-L'Altissimo vuole dichiarare guerra alla vostra nazione, ma questo ve l'ho già annunciato tempo fa. Tuttavia oggi ha reso ufficialmente partecipi i nobili più importanti di Long Yu del suo progetto...- si decise a dire.

-E...?- la incalzò l'uomo, con tono piatto, ma perentorio.

-E non tutti si sono mostrati d'accordo, soprattutto quelli più fedeli al Tempio delle Rivelazioni.-

Il ninja sbuffò.

-Hanno solo paura di perdere le ricchezze che il Tempio garantisce loro. Noburu dovrà promettere terre e denaro all'ordine religioso, ma alla fine li convincerà.-

-Conoscendo l'Altissimo, sono sicura che preferirebbe ucciderli...-

-Nemmeno Noburu sarebbe così sciocco. Piuttosto ridurrà in bancarotta il Paese per corrompere il Tempio, sperando che l'invasione lo ripaghi. Ad ogni modo, su una cosa hai ragione: questa guerra si farà.-

Mei Hua tese l'orecchio: erano passi, quelli che sentiva?

Non era sicura, ma non poteva scacciare il dubbio: se qualcuno fosse entrato nella stanza sarebbe stata la sua fine. Tuttavia cercò di rilassarsi: sicuramente il ninja si sarebbe accorto della presenza di qualche estraneo.

-Mi stai ascoltando?- la voce brusca dell'uomo la strappò ai suoi pensieri.

-Perdonami, mi sono distratta...-

Il misterioso individuo la scrutò con occhi attenti, come a soppesarla, poi decise di continuare. Le pose una domanda semplice, una domanda che tuttavia aveva il potere di cambiare la sua vita per sempre, o di porvi per sempre fine.

-Cosa sei disposta a fare, per la libertà?-

La mente della donna scivolò indietro, nei suoi ricordi, fino a quando, diversi anni prima, era stata avvicinata da un vecchio servo mentre girava per il palazzo imperiale della capitale. Si era rivelato una spia di Danzo in incognito e la sua bocca sdentata si era riempita di promesse per lei, qualora avesse voluto unirsi alla causa. E lei non aveva esitato, ma d'altra parte come avrebbe potuto? L'avevano contattata al momento giusto, e lei era sicura non fosse stato un caso. Avevano atteso giusto il tempo per lei di finire le lacrime da piangere, giusto il tempo perché nella sua testa si affievolissero le grida dell'unica persona cara che aveva avuto alla corte di Noburu, torturata fino alla morte per la sola colpa di averla desiderata, di averla cercata, quando lei era di proprietà dell'Altissimo.

L'odio che le si era acceso dentro e che lei covava tutt'ora le aveva dato la forza di affrontare tutti i pericoli del suo compito di spia. Il desiderio di vendicarsi di Noburu l'aveva guidata per anni, quello, assieme alla speranza di potergli finalmente sfuggire e raggiungere l'agognata libertà.

-La libertà...- ripeté lei, col tono di chi pensa a un vecchio amico mai più incontrato -Una vita vera al di là delle montagne...me l'avete promessa tante di quelle volte, in passato, eppure io sono ancora qui, intrappolata fra le mura di questo schifoso palazzo!- il suo tono si accese, facendosi d'un tratto pericolosamente alto.

Il ninja si protese verso di lei, giusto un poco. La luce della lampada ad olio sembrava non riuscire ad illuminarne i contorni, la sua uniforme era di un nero assoluto e perfetto. Istintivamente, Mei Hua si ritrasse, ma il muro alle sue spalle le bloccò la ritirata.

-Abbassa la voce.- fu il semplice consiglio del ninja -L'unica ragione per cui sei ancora qui è che ci sei stata enormemente utile. Sarebbe stato troppo rischioso rinunciare a te. Tuttavia, con la guerra imminente, è tempo di prendere provvedimenti...drastici. Dopodiché non ci saranno ragioni per rimandare oltre: la nostra offerta è ancora valida, ed è tua, se la vuoi.-

La donna abbassò lo sguardo, incapace di sostenere quello dell'altro. Le sue parole, tuttavia, avevano colpito nel segno.

-Undici anni fa, il mio villaggio fu raso al suolo durante una lotta fra clan rivali- raccontò al ninja, fissando con sguardo vacuo le pieghe delle pregiate lenzuola di seta -il nobile vincitore ebbe compassione di me, giovane ed innocente figlia di un mercante che aveva parteggiato per l'uomo sbagliato, e mi prese al suo servizio come donna di piacere. Più tardi mi regalò all'Imperatore, neanche fossi una vacca particolarmente feconda. Avrei potuto vivere una vita diversa, ma tutto ciò mi è stato portato via. Ora la mia vita non ha alcun valore, se non sotto le lenzuola dell'Altissimo.-

Alzò lo sguardo a sostenere quello del ninja e questa volta senza esitazione.

-Quindi, cosa sono disposta a fare?- si protese verso di lui, stringendo il pugno sulle lenzuola leggere -Tutto.-

L'uomo sembrò soddisfatto e annuì lievemente, infilò poi la mano nella cintura che portava alla vita, estraendone un piccolo cilindretto di legno scuro.

-Allora prendi questo.-

La donna soppesò l'oggetto fra le mani e notò che era in realtà un piccolo contenitore cavo.

-Cos'è?-

-Aprilo.-

All'interno c'era una polvere verde cupo, molto fine e che emanava un odore dolciastro.

-È polvere di “bacio di luna”, una pianta che cresce solo nei nostri boschi meridionali. I vostri medici non troveranno antidoto.-

Mei Hua spalancò gli occhi. Ora capiva: volevano che avvelenasse Noburu! Aveva sempre sospettato che quel momento sarebbe giunto, ma era lontana dall'essere pronta al suo arrivo. E se avesse fallito? Quante pene avrebbe sofferto, prima di essere giustiziata? L'Altissimo non si sarebbe certo mostrato clemente con un'assassina.

La svolta che aveva sempre atteso era lì davanti a lei, eppure lei titubava.

-Appena sarà possibile...-

-Deve essere stasera.- il tono non ammetteva repliche.

-Stasera...?-

Il ninja anuì.

-Se Noburu cade adesso, dopo questo segno di debolezza, i suoi nobili non ci penseranno due volte a scannarsi per il suo Impero. Sarebbe la fine di qualsiasi progetto di espansione nell'immediato futuro.-

-Noburu beve sempre del nettare di mele, prima di coricarsi...- rifletté la donna ad alta voce.

-Allora sarà l'occasione perfetta.-

Mei Hua si mordicchiò il labbro, pensosa: poteva farcela, non doveva fare altro che versare un po' di quella polvere nella bevanda e tutto il resto sarebbe venuto da sé. Richiuse il contenitore, sigillandovi all'interno anche i propri dubbi: avrebbe fatto ciò che andava fatto.

-Lo farò, ma i sospetti cadranno subito su di me. Dovrete portarmi immediatamente via di qui, lo farete?-

-Ho altri uomini, con me. Li userei per assassinare Noburu, se non fosse così ben protetto. Ma non sa di doversi proteggere anche da te. Fai questo per noi e ti garantisco che, quando il sole sorgerà, sarai dall'altra parte delle montagne.-

Non poté impedirsi di immaginare la scena. Guardò a Oriente: oltre quelle montagne c'era l'alba ad attenderla. E una vita tutta nuova.

Stava per porgli un'altra domanda, quando il rumore di passi in avvicinamento, questa volta ben udibile, interruppe la loro conversazione. Lei si girò verso l'entrata, già sicura di vedervi l'ombra del soldato mandato a chiamarla, ma per fortuna ancora non ce n'era traccia.

-Devi and...-

Sparito.

Il suo interlocutore era svanito nel nulla, come un alito di vento nella brezza mattutina. A testimonianza della sua venuta rimaneva solo il piccolo contenitore nelle sue mani. Pochi istanti dopo il soldato bussò alla cornice di legno della porta scorrevole.

-L'Altissimo ti desidera.-

Mei Hua nascose il cilindretto nell'ampio vestito.

-Arrivo subito.-

 

L'Altissimo sedeva al centro della propria stanza, fra statue di giada, mobili ricercati e vasi dorati, fissando con aria assente la mappa di Nisora, adagiata sopra un basso tavolino di legno. Sollevò lo sguardo solo quando lei gli arrivò a qualche passo di distanza e la donna si ritrovò a fissare degli occhi duri e carichi di rabbia. L'uomo celò in fretta le sue emozioni, ritornando a contemplare la mappa ricca di dettagli e disegni accurati.

-Sono al vostro servizio, Altissimo.- gli disse Mei Hua in tono sottomesso, sedendoglisi affianco.

-Mia dolce Mei Hua avevo proprio bisogno della tua voce gentile. Questa giornata è stata pessima oltre l'immaginabile.-

-Voi siete fatto per la guerra e la gloria, non per ascoltare le lamentele di nobili che dovrebbero invece obbedirvi.- cercò di rabbonirlo.

L'uomo sorrise amareggiato, ma non alzò lo sguardo dal foglio di pergamena: sembrava divorato da dubbi profondi. Improvvisamente, quel fisico possente appariva provato, piegato da un'età che non possedeva, ed ogni ruga sul viso serio di Noburu sembrava più nitida e marcata del solito.

-Cosa posso fare per voi, mio Imperatore? Forse un massaggio potrebbe alleviare le vostre pene?-

La proposta sembrò smuoverlo e finalmente la guardò negli occhi, come a volervi cercare un appiglio o una verità nascosta.

-Sarebbe di grande aiuto.-

-Molto bene, allora. Andate a sdraiarvi sul letto, mentre la vostra Mei Hua prende il necessario.-

Mentre Noburu raggiungeva il letto, al lato opposto degli ampi appartamenti, lei si diresse verso un mobiletto di legno intarsiato, quasi oscurato dal resto della pregevole mobilia, e ne prelevò dell'olio profumato e dei balsami alle erbe. Pochi secondi dopo si ritrovò a cavalcioni sulla schiena di Noburu, a massaggiarne con movimenti delicati i muscoli tesi e contratti. Due candele in cera d'api provvedevano a creare la giusta atmosfera, ora densa di odori floreali.

L'Altissimo grugnì la propria approvazione: era probabile che presto avrebbe chiesto a quelle mani esperte di scendere più in basso, ma per ora un massaggio alle spalle gli bastava. Mei Hua si sorprese di riuscire a nascondere le sue preoccupazioni dietro quei gesti meccanici e orrendamente familiari: in cuor suo avrebbe solo voluto spezzare il collo che ora stava accarezzando.

-Donna, tu si che sai cosa ci vuole per farmi felice...- le disse -Portami un bicchiere di nettare.-

Il cuore le balzò in gola e per un attimo la tensione la paralizzò: il momento era giunto!

-Certo, mio Signore.- riuscì a mormorare scendendo dal letto.

Si avvicinò ad un vassoio a forma di drago ruggente, posato per terra vicino al letto; sopra erano appoggiati diversi bicchierini in ceramica ed una bottiglia di nettare di mele, una bevanda dolce e leggermente alcolica. Fece in modo di dare le spalle a Noburu, mentre recuperava con mani tremanti il contenitore col veleno. Versò del liquido ambrato in un bicchiere, poi aprì il cilindretto e prelevò un pizzico di polvere.

Si bloccò.

Quanto ce ne voleva, per uccidere un uomo? Se non ne avesse messo abbastanza? Se la sostanza non si fosse sciolta e Noburu l'avesse notata?

I dubbi l'assalirono tutti insieme, spingendola sull'orlo del panico. L'Altissimo si rigirò nel letto, indispettito dall'attesa. Mei Hua trasse un profondo respiro e lasciò cadere la polverina nel bicchiere. Con suo immenso sollievo vide il veleno sparire immediatamente nella bevanda. Non rimaneva che sperare che sarebbe bastato.

Tornò dal nobile col bicchierino in mano e glielo porse, quello lo accettò con un cenno del capo e lo portò alle labbra. Il tempo parve fermarsi mentre tutto il suo essere si concentrava sul quel fatidico istante. Poi Noburu si arrestò e le rivolse uno sguardo che non gli aveva mai visto in volto.

-Bevi.- le disse.

Dentro di sé si sentì sprofondare, ma riuscì a non esternare il suo panico.

-Volete che beva con voi? Riempio subito un altro...-

-Bevi questo.- ripeté l'uomo, porgendole il bicchiere avvelenato con gesto inequivocabile.

Mei Hua non seppe cosa fare e rimase pietrificata sul posto con uno sciocco stupore dipinto sul viso. L'ira si accese negli occhi di Noburu, che le gettò la bevanda in faccia e la buttò giù dal letto.

-Maledetta!- sbraitò, con voce terribile.

Mei Hua cercò di rialzarsi, ma una mano enorme e forte le artigliò i capelli, mandandola a sbattere contro un mobiletto d'avorio. Dalla sua schiena una lama invisibile di dolore le trafisse il capo, impedendole perfino di gridare.

-Mi avevano detto di non fidarmi di te, ma io non volevo credere! Invece sei solo una puttana da quattro soldi!- completamente accecato dalla rabbia, l'Altissimo le sferrò un pugno che la costrinse in ginocchio, con la sensazione che qualcosa si fosse squarciato, dentro di lei.

Lui la sollevò di peso, afferrandola ancora per i capelli, e la trascinò al centro della stanza; lei cercò di liberarsi, ma non c'era verso: era come cercare di abbattere una quercia a mani nude.

-Guardie!- chiamò lui e due soldati fecero immediatamente il loro ingresso nella stanza poco illuminata.

-Questa donna ha cercato di avvelenarmi! Portatela immediatamente nelle segrete perché venga interrogata- le riservò un ultimo sguardo di disprezzo -e torturata.-

-No, mio signore, no! Vi prego!- supplicò lei, gli occhi accecati da lacrime di dolore e disperazione.

Cos'era andato storto? Come aveva fatto a scoprirla?

Ci fu un sibilo sottile, appena udibile al di sopra delle loro grida.

-Taci, traditrice!- le disse uno dei soldati, fattosi avanti per portarla via, poi il suo sguardo si abbassò sul suo seno e si fece stupito.

Anche la donna abbassò gli occhi: un lungo ago di metallo le si era conficcato nel mezzo del petto.

-Cosa...?- fece Noburu, poi uno dei soldati lo spinse a terra, per proteggerlo, mentre l'altro, gettata da parte la donna, corse verso le finestre in carta di riso che davano accesso alla terrazza, in cerca dell'assassino.

Non lo avrebbero trovato, si disse Mei Hua, mentre uno strano senso di freddo s'impadroniva di lei. Era quasi l'alba: il momento peggiore per dare la caccia alle ombre.

La donna si ritrovò a terra, senza la memoria di essere caduta. Quello spiedo avvelenato era per lei, non per Noburu, ne era sicura. Qualcuno aveva complottato per la sua morte.

Ma perché? Perché non potesse parlare? Era tutto così assurdo...

Cercò, nel mezzo di una stanza dai contorni sempre più sfocati, il sostegno di un ultimo sguardo amico. Non ne trovò alcuno. Senza pensarci, portò una mano ai capelli, a cercare il suo fermacapelli a forma di giglio. Lo strinse con forza, per quanto ancora poteva, quasi cercasse un ultimo appiglio prima dell'inevitabile tuffo nelle acque gelide e fonde che la attendevano.

Bisbigliò qualcosa, prima di lasciarsi andare al freddo abbraccio della morte, forse una supplica, o, forse, una preghiera, ma nessuno la sentì. Mei Hua morì senza lasciarsi dietro un solo sorriso sincero, non un ricordo, non una sola goccia di sangue.

 

 

Ci siamo, quindi: l'ennesima fatica superata! Il mio coautore si è ben calato nella parte del revisore pignolo e mi ha fatto riscrivere questo capitolo non so più quante volte, ma penso che in fondo ne sia valsa la pena. Mei Hua ci dice già addio, ma possiamo consolarci col fatto che la sua breve apparizione avrà risvolti importanti per il futuro della storia. Grazie per aver letto, spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento: una recensione, ormai lo sapete, sarebbe di mio gradimento. In ogni caso, alla prossima!

 

   
 
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