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Autore: purple eyes    02/09/2014    8 recensioni
Non riesco a credere in quello che mi è successo in meno di un mese. Sono senza un padre, mi sono innamorata di un ragazzo che non ricambia i miei sentimenti e che tra l’altro è lo stesso ragazzo di cui è innamorata la mia migliore amica. Mia madre ha un compagno mafioso e violento che farebbe di tutto pur di arrivare ai suoi scopi. Sono vittima di bullismo... La mia vita fa schifo!
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caitlin, Justin Bieber, Nuovo personaggio, Pattie Malette, Ryan Butler
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 38

She is alive...

Pov Jessica

“Stavi per dire a quel moccioso dove ci trovavamo eh?” Urla tirandomi un altro pugno nello stomaco, mentre io non faccio altro che annaspare alla ricerca dell’aria che lui mi sta togliendo. Il dolore è atroce, ma non darò mai la soddisfazione di vedermi urlare.

“Nessuno ti verrà a salvare troia! Ormai appartieni a me!” Stavolta il suo grande pugno pieno di anelli colpisce il mio zigomo, talmente forte che sento la faccia tirare, come se mi andasse a fuoco dal dolore. Trattengo la voglia di urlare, ma al posto delle urla, iniziano a fuoriuscire delle lacrime che bruciano al contatto con la mia pelle.

Lui sorride vittorioso e le mie lacrime non sembrano scalfirlo nemmeno un po’. Mi metto una mano sulla guancia, massaggiandomela lentamente e sussultando al dolore che provoca. “Mi fai schifo” La mia voce esce come un sussurro, affaticata a causa del dolore che mi impedisce di parlare normalmente.

I miei occhi si scontrano con i suoi e in questo momento posso anche vedervi il fuoco. Nei suoi occhi c’è la rabbia e l’incredulità, ma non ho paura di quello che voglia farmi. “Ripetilo” Digrigna i denti avvicinandosi di più a me, mentre io rimango immobile seduta sul pavimento, cercando di reggermi.

“Mi fai schifo” Ripeto senza paura, ma stavolta più forte in modo che possa arrivare ben chiaro alle sue orecchie. Ad un tratto la sua mano si stringe a pugno contro i miei capelli, tirandoli e questa volta urlo dal dolore, facendo uscire altre lacrime di sfogo, di rabbia e anche di forza.

“Non pensavo sarei arrivato a questo punto, ma l’hai voluto tu” Mi tira un calcio sul fianco, facendomi stendere per terra, mentre lui si mette a cavalcioni sul mio corpo. “Lasciami stare bastardo!” Urlo con tutta la voce che ho in corpo, sperando che qualcuno mi venga a salvare, ma so benissimo che mai nessuno lo farà. Justin è lontano e non sa nemmeno dove mi trovo.

In questo momento sono sola e non posso fidarmi di nessuno, solo di me stessa. Ritorno con lo sguardo su Tom che mi ha bloccato entrambi i polsi con la sua grande mano e il suo peso su di me, mi toglie abbastanza aria, facendomi respirare irregolarmente

“Avrei voluto risparmiare questo bel faccino” Sussurra, carezzandomi la guancia con l’altra mano libera, mentre io rabbrividisco dal disgusto, cercando di togliere la sua mano dal mio viso. La sua mano si sposta nella tasca dei suoi pantaloni e il mio cuore inizia a battere più velocemente, appena vedo un piccolo coltellino tascabile.

Sorride malizioso, mentre io inizio a tremare e a dimenarmi e proprio in quel momento inizio ad avere paura come non ho mai avuto in vita mia. Ripenso immediatamente alla telefonata con Justin e potrebbe essere stata anche l’ultima in cui io abbia sentito la sua voce preoccupata. Lo sentivo urlare e pregare affinché lui smettesse di mettere le sue luride mani sul mio corpo.

Ho paura di non rivedere più mia madre, Alex, Cait, Simon e Justin. Più la lama si avvicina al mio viso e più sento i battiti del mio cuore diminuire rapidamente. I miei occhi sono pieni di lacrime e le mie mani sono ancora tenute ferme da lui, così da impedirmi di muovermi. “Ti prego” Supplico e poi la sento.

Sento la lama lacerarmi la pelle e un dolore atroce mi fa scalciare e piangere ancora di più, ma lui rimane immobile con la lama premuta sul mio viso, continuando il suo percorso sul collo. Continuo a gridare implorandolo di fermarsi, mentre un liquido caldo scorre sulla mia pelle tagliata.

Un senso di nausea mi invade alla vista del mio sangue che attraversa la mia camicetta bianca. Inizia a girarmi la testa e sento il respiro mancare a causa del suo corpo premuto sul mio. “Justin!” Urlo, prima di perdere i sensi.


******

Apro lentamente gli occhi con fatica; sento le palpebre pesanti e un odore putrido, di arrugginito arriva alle mie narici. Mi accorgo immediatamente di essere poggiata sul letto della stessa stanza dove ero prima con Tom… Ma lui non è più qui...

Cerco di alzarmi con la spalla e subito i miei occhi cadono su delle gocce di sangue sul piumone. Sangue? Aggrotto la fronte stranita e un brivido di terrore attraversa la mia schiena. Un senso di nausea mi invade, mi ha sempre fatto impressione il sangue. Cerco di alzarmi in piedi, ma un giramento di testa improvviso me lo impedisce.

Sento la faccia tirare, come se mi stessero dando un pizzicotto, ma fa molto più male e un qualcosa di fastidioso posato sulla mia guancia. Mi porto una mano sulla fronte facendola scendere sulla guancia destra e lì spalanco gli occhi, rendendomi conto di avere qualcosa che non va.

“Ti sei svegliata finalmente” Sussulto leggermente, voltando la testa in direzione della voce che mi ha parlato. Di nuovo quella ragazzina. “Come ti senti?” Chiede, mentre mi guarda dolcemente, come se volesse aiutarmi, ma lei non lo farà, non posso fidarmi di nessuno qui, neanche di questa ragazzina innocente dagli color caramello, come quelli di Justin.

Mi metto subito in piedi ignorando la ragazzina e anche il dolore allo stomaco, dirigendomi allo specchio posto davanti alla porta. La mia guancia destra è contornata da una garza bianca che mi impedisce di vedere tutto quanto. Porto le mani su di essa, per cercare di toglierla. “No, non farlo” Ribatte la ragazzina alle mie spalle, ma io non le do ascolto e continuo a togliere quella benda con gli occhi chiusi, non sicura di voler scoprire cosa c’è sulla mia gota.

La benda ricade sulle mie mani umida e sento il coraggio di guardarmi allo specchio svanire sempre di più. “Jes, ti prego, ti assicuro che guarirà” Cerca di tranquillizzarmi la ragazzina, ma senza successo, anzi la mia paura aumenta. Scuoto la testa sentendo gli occhi sempre più umidi, avvisandomi delle lacrime ormai prossime a scendere, ma alla fine apro gli occhi.

Urlo.

Un urlo di terrore fuoriesce dalle mie labbra screpolate. Un taglio profondo parte da sotto l’occhio per poi finire sulla guancia destra, sfiorando il mento. E inoltre il mio occhio sinistro è completamente livido. Delle lacrime fuoriescono dal mio viso, mentre accarezzo la pelle lacerata sotto il mio zigomo.

Tom.

Ricordo solo la mia voce che gli supplicava di fermarsi e il dolore atroce che ho provato non appena quella lama fredda ha oltrepassato la mia pelle. Mi guardo ancora una volta il taglio, passandoci sopra l’indice avvertendo subito il bruciore sulla pelle. Le lacrime non fanno che bruciare la ferita, ma soprattutto il mio cuore.

Mi accascio a terra piangendo ancora di più sentendo la voglia di morire immediatamente. Questa ferita non sparirà mai dal mio viso, così come la tranquillità non farà mai parte della mia vita. Il mio volto è completamente sfigurato. “Jes, ti prego, calmati, andrà tutto bene, te lo prometto” Ma io non le do ascolto e non ho neanche la forza per ribattere.

Sento una presenza alle mie spalle e una mano leggera e morbida carezzarmi la schiena. Mi volto immediatamente e mi faccio abbracciare dalla ragazzina che mi stringe a se tranquillizzandomi e stranamente tutto questo funziona. Avverto qualcosa di familiare qui tra le sue braccia e anche le sue parole lo sono. Così dolci, confortanti, ma soprattutto così vere, sincere o almeno lo sembrano.

Si stacca dall’abbraccio e mi prende il viso tra le mani osservandolo per bene e soffermandosi sulla ferita. I suoi occhi adesso sono ancora più vicini e non posso far altro che indietreggiare impaurita e scrollarmi di dosso le sue mani. Mi guarda dispiaciuta dal mio allontanamento e scuote la testa prima di dirigersi verso la porta. Non voglio trattarla male, ma non so se posso fidarmi di lei.

“Aspetta” Sussurro e non sono sicura che abbia sentito, ma il suo fermarsi annienta i miei pensieri. Si gira verso di me e mi guarda con un sopracciglio inarcato aspettando che parli. “M-mi puoi aiutare?” Balbetto, prima che dalle sue labbra fuoriesca un sorriso sincero. Lo stesso di Justin. Annuisce, prima di frugare in un cassetto, per prendere delle nuove garze e del disinfettante.

La osservo in tutti i suoi movimenti e senza accorgermene sorrido, dimenticando momentaneamente ciò che è successo pochi minuti fa. Mi rendo conto che questa ragazza non mi farà mai del male. Lei è solo una delle tante vittime che come me, si trova qui per sbaglio, per colpa di un uomo malato che ha in mente chissà quale progetto. Non c’entra niente con tutto questo e voglio aiutarla, voglio aiutarla ad uscire da qui. Ci usciremo insieme.

“Quanti anni hai?” Domando guardandola dolcemente, mentre lei si avvicina a me, per disinfettarmi la ferita. “Quindici” Dice con un enorme sorriso, come se non le fosse successo mai nulla nella vita e fosse sempre radiosa, così spontanea e sorridente, proprio come lo è Justin. Più parlo con lei e più mi rendo conto che quel che ho constatato prima è vero.

Continua a medicarmi la ferita e non sento alcun dolore, è così delicata e decisa. Io le osservo i suoi occhi concentrati, i suoi capelli color grano e i lineamenti del viso. “Fatto” Annuncia soddisfatta, mentre io aggrotto la fronte incredula. “Di già?” Domando, carezzandomi la guancia per constatare se ciò che ha detto è vero e ora c’è di nuovo la garza. Annuisce sorridente, mentre si siede dall’altro lato del letto. Nella stanza cala un lungo silenzio, in cui i miei pensieri prendono il sopravvento su tutto ciò che mi circonda.

La voglia di scoprire la verità sulla ragazzina al mio fianco è immensa, ma sono sicura che lei non mi dirà mai nulla di tutto ciò, ma non sembra ci siano bisogno di conferme. E’ lei Jazmine, devo solo scoprire perché si trova nelle grinfie di Tom, dato che Justin mi aveva detto che aveva avuto un incidente. “Non mi dirai mai la verità, vero?” Domando al vento continuando a guardare di fronte a me. Noto con la coda dell’occhio che la ragazzina si gira dalla mia parte.

“La verità? Che intendi?” Mi giro dalla sua parte, notando un sorriso radioso sul suo viso. Perché sorride in quel modo? “Andiamo! Io so chi sei! Io conosco tuo fratello!” La incalzo continuando a guardarla, mentre il sorriso scompare immediatamente dalle sue labbra. Si alza dal letto, guardando il muro davanti a se. “I-io non ho fratelli” Ribatte insicura, prima di dirigersi verso la porta.

“Aspetta, non andartene!” Dico cercando di fermarla, ma lei continua a camminare ignorandomi. Mi alzo dal letto, ignorando il dolore e comincio a correre nella sua direzione. “Aspetta Jazmine!” La prendo per un polso, facendola voltare nella mia direzione e rimango pietrificata alla vista del suo viso in lacrime. I suoi occhi sono completamente umidi così come le sue guance e non posso far altro che provare dispiacere per lei.

“So che hai paura, ma devi dirmi la verità, io non lo dirò a nessuno, rimarrà un segreto” Le faccio un debole sorriso carezzandole la guancia, mentre lei mi guarda indecisa sul da farsi, prima di annuire insicura. “Vieni” le dico prendendole la mano e trascinandola sul letto con me. “Devi fidarti di me, devi raccontarmi tutto quanto dall’inizio, senza paura, ok?” Le sorrido cercando di rassicurarla, ma lei rimane impassibile, guardandomi negli occhi. "Va bene” Sospira, prima di iniziare a parlare e facendo uno strano sguardo che mi fa intendere tutta la sua sofferenza e confusione.

Sul viso della bambina, aleggiava un sorriso sincero e contento che raramente appariva sul volto degli adulti. Era contenta, perché aveva trascorso un’intera mattinata al centro commerciale con suo padre che le aveva comprato un mucchio di cose, ma non erano le cose materiali ad interessarla, era il fatto di aver trascorso un’intera giornata con l’uomo più importante della sua vita.

Era seduta sul sedile accanto al guidatore e guardava con adorazione le due scatoline rosse che aveva in mano. “Pensi che alla mamma e a Justin, piaceranno?” Chiese la bambina con uno sguardo insicuro rivolto al padre che era concentrato sulla guida. Aveva preso un bracciale con le perline bianche alla madre e una collana con un ciondolo a forma di pallone da basket al fratello, pensava di aver scelto bene, ma la sua solita insicurezza aveva avuto la meglio su di lei.

Il padre la guardò con la coda dell’occhio, non potendo distogliere lo sguardo dalla strada, ma le fece comunque un lieve sorriso, dopo di che parlò. “Ma certo tesoro, saranno contentissimi, soprattutto Justin vedrai. Inoltre ricorda che ciò che conta è il pensiero.” Le disse in tutta sincerità Jeremy, intenerito da quella semplice domanda.

Nonostante fosse un uomo dall’aspetto massiccio e il suo corpo fosse completamente ricoperto di tatuaggi, era un bonaccione che amava la sua famiglia e faceva di tutto per renderla felice. La piccola annuì contenta fidandosi ciecamente delle parole del padre, facendo scomparire tutta l’insicurezza che l’aveva colpita poco prima e ritornò a guardare quelle due scatoline, impaziente di scoprire la faccia dei suoi famigliari una volta che avrebbero visto i regali.

Era così concentrata sulle due scatoline che non si accorse dei piccoli sussurri del padre, che molto presto si trasformarono in vere e proprie imprecazioni. “Papà che succede?” Chiese la piccola, distogliendo lo sguardo da ciò che aveva in mano. “Porca puttana, l’auto non frena!” Urlò l’uomo, premendo continuamente il pedale del freno. La bambina trasalì e iniziò a piangere, cominciando a guardare ciò che aveva accanto a se.

Per tornare alla loro umile casa, l’uomo aveva deciso di percorrere una scorciatoia, il che significava dover attraversare un fitto bosco pieno di alberi. “Oh cristo santo” Gridò l’uomo disperato da ciò che stava per accadere e in quel momento si sentì un buono a nulla che non era neanche riuscito a salvare la sua bambina.

Si sentiva così confuso, non riusciva a capire come mai tutto ad un tratto quei freni avessero smesso di funzionare. Guardò un’ultima volta la bambina e le sussurrò qualcosa che la piccola non riuscì a capire. “Papà!” Urlò un’ultima volta, guardando il grande arbusto che le si presentava di fronte. Si sentì solo un forte botto e la piccola non vide più niente, non sentì più niente, forse era morta.


Non riesco a credere di avere davanti a me la sorella di Justin, più la guardo e più mi sembra assurdo. Il suo volto è completamente rigato dalle lacrime ormai e io non sono da meno. Lei è viva e Justin non sa nulla, per tutti questi anni ha sofferto perché pensava il contrario e lei è lì di fronte a me.

“Oh mio dio” Mormoro tra le lacrime, prima di stringerla in un forte abbraccio, sentendo improvvisamente qualcosa di familiare attraversarmi il petto. “Io lo sapevo, sei tale e quale” Le dico staccandomi dall’abbraccio e asciugandole quelle piccole gocce salate che scendono sulle sue gote ormai rosse. “Sei la sua ragazza non è vero?” Mi domanda prendendomi la mano e facendomi un enorme sorriso, che mi fa battere forte il cuore dall’emozione e dalla felicità di avere qui una delle persone più importanti per Justin.

“Si, come fai a saperlo?” Le chiedo sorridendo e accennando una piccola risata, seguita subito dopo dalla sua. “Da quanto mi ha fatto capire Tom, devi essere molto importante per lui e di certo non puoi essere una sua amica.” Conclude facendomi un occhiolino, mentre io arrossisco lievemente a causa di ciò che ha detto.

Sono così contenta che lei sia ancora viva che nonostante la situazione in cui mi trovo, il sorriso non vuole abbandonare le mie labbra, ma purtroppo questo momento dura ancora poco, a causa della domanda che mi si è appena formulata in mente. “Ma Jazmine… Tu come mai ti trovi qui?” Un sospiro frustrato fuoriesce dalle sue labbra a cuore, proprio come quelle del fratello e tutto questo non promette nulla di buono.

“Mio padre è morto Jes… O meglio lo ha ucciso lui.”
“Lui chi?” Aggrotto la fronte non capendo, guardandola confusa, ma terribilmente spaventata da ciò che ha detto. “Tom” Un brivido di terrore scorre lungo la mia spina dorsale e la mia bocca si sgrana più per la shock, che per la paura. Le mie domande aumentano di continuo, man mano che i secondi passano e ho paura che la testa mi stia per scoppiare, ma lei inizia di nuovo a parlare rispondendo alle mie domande inespresse.

“Ha manomesso lui i freni dell’auto di mio padre. Voleva fargliela pagare per avergli portato via l’amore della sua vita… Mia madre” Sento l’aria mancare, non avrei mai creduto che Tom fosse in grado di provare dei sentimenti come l’amore, perciò rimango ancora più sorpresa e la mia curiosità cresce a dismisura.

“Ma… Voleva farla pagare anche a mia madre per aver scelto mio padre al posto suo, perciò una volta eliminato mio padre, ha cercato di portarle via i due suoi figli e come vedi c’è riuscito” Ascolto con attenzione tutte le parole di Jazmine e rimango sempre più incredula di fronte alla crudeltà di quell’uomo e alla sofferenza di questa ragazzina.

“Voleva uccidere anche me e Justin e con me ci stava quasi riuscendo come vedi, ma... io sono riuscita a sopravvivere a quel terribile incidente… Quel giorno controllò l’auto per constatare che mio padre fosse davvero morto e purtroppo è stato così, ma io no… Io ero ancora viva e ha riflettuto su cosa fare con me, così dopo un po’ di esitazione, ha deciso di portarmi con sè e quando avrei compiuto 16 anni avrei fatto la prostituta.” Sospira inumidendosi le labbra, prendendo un pausa e la voglia di interromperla e sfogare tutto ciò che penso è così tanta, ma stringo i pugni trattenendomi dall’imprecare contro quell’uomo che ha sconvolto una famiglia felice come la loro.

“In tutti questi anni che sono stata con lui, mi ha insegnato cosa piace ad un uomo e cosa non piace. Mi ha insegnato ad essere una puttana!” Sputa quella parola come se fosse veleno e in effetti lo è anche per me e il ribrezzo per lui cresce a dismisura.

“Con Justin è stato diverso… Mia madre ha dovuto farlo e io la capisco perfettamente. Dopo che è partito con Tom, io sono rimasta in Canada con Tyson” Trasalisco al suo nome, ricordando improvvisamente i calci all’addome e i lividi che mi ha procurato. Ora si spiega tutto, capisco il perché della rabbia di Tom, nei confronti della famiglia di Justin, ma non capisco perché ora ce l’ha con me.

“In tutti questi anni Tom mi ha picchiata, mi ha minacciata nel caso avessi provato a scappare, mi ha detto che avrebbe fatto del male a mia madre, a mio fratello e anche a… Christian” Mormora l’ultimo nome e dalle sue gote iniziano ad uscire lacrime di rabbia, mentre io stento a chiederle chi è quel ragazzo che ha nominato, di cui mi sembra di aver già sentito il nome.

“Christian è il ragazzo che ti ha rapita” Afferma rispondendo alla mia domanda inespressa, mentre un brivido percorre la mia colonna vertebrale. “Ed è anche il mio ragazzo.”


*Spazio di un'autrice idiota*
Olaaa! Ciao ragazze! Chiedo scusa per il ritardo, ma non sono riuscita a scrivere per niente... Non avevo ispirazione, no mi veniva voglia di fare nulla, ma sappiate che ho ripreso a scrivere e che sto già scrivendo il 39 capitolo... Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbia chiarito un pò dei vostri dubbi... Ringrazio tutte le persone che hanno recensito, inserito la storia tra i preferit-seguti-ricordati... Ringrazio in particolar modo Margaretavon che mi incoraggia sempre... Andate a leggere le sue storie perchè sono davero bellissime... Le trovate qui...
http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=361344 
Baciiii
-Mirea
P.s Recensite <3

  
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