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Autore: xX__Eli_Sev__Xx    03/09/2014    1 recensioni
[Seguito della One-Shot "You abandoned me"; spoiler X-Men DOFP]
Charles, Erik, Logan e Hank tornano a villa Xavier per tentare di localizzare Raven. Ad aiutarli ci sarà Charlotte Xavier, sorella di Charles, anch'essa mutante.
Durante le ricerche e gli allenamenti per migliorare i suoi poteri, Charlotte scoprirà cose che avrebbero dovuto rimanere nascoste, segreti mai rivelati e così potenti che sconvolgeranno totalmente la sua vita.
Nella corsa contro il tempo per salvare l'umanità e impedire al terribile futuro descritto da Wolverine di avverarsi, ognuno degli X-Men dovrà fare i conti con il proprio lato oscuro e mettere da parte l'orgoglio e l'odio per salvare, non solo le persone amate, ma l'umanità tutta.
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Dottor Henry 'Hank' McCoy/Bestia, Erik Lehnsherr/Magneto, James 'Logan' Howlett/Wolverine, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The second chance


CAPITOLO QUINDICI

 
 Erik si svegliò.
 Era nel giardino di villa Xavier, sdraiato sull’erba. Si sollevò sui gomiti e osservò il paesaggio. Il sole gli accarezzò il volto facendolo sorridere. Era una sensazione piacevole, che non provava più da troppo tempo.
 Un’ombra proiettata sul manto erboso attirò la sua attenzione.
 Sollevò lo sguardo e vide che era Charles.
 «Charles?» chiese e l’altro annuì.
 Il professore si fermò a qualche passo da lui, con le mani nelle tasche dei pantaloni. Si limitò ad osservarlo, senza parlare, senza fare nulla.
 Poi una terza figura arrivò camminando lentamente.
 Fino a che non fu accanto a Charles, Erik non la riconobbe.
 Era qualche centimetro più alto del professore e portava un elmo che gli copriva il capo lasciando scoperti solo gli occhi, il naso e le labbra.
 «Shaw?» sbottò Erik, senza fiato, incredulo, riconoscendo l’uomo che per tanto tempo l’aveva torturato e tormentato.
 Lui annuì e poi si voltò verso Charles. «Grazie per avermi portato da lui, Charles.» disse sorridendo e poggiandogli una mano sulla spalla.
 Il professor X annuì e rivolse un ultimo sguardo a Erik. Poi gli diede le spalle e fece per allontanarsi.
 «Charles…» lo chiamò lui «Charles, non puoi lasciarmi… lui…» balbettò senza fiato.
 Il professore sembrò non far caso alle sue parole e si allontanò camminando lentamente.
 «No, Charles… ti prego.» bisbigliò Magneto.
 «A noi due, Erik.» riprese Shaw. «Fammi vedere cosa sai fare. Mostrami i tuoi progressi.»
 «No! No, vattene!» gridò lui, alzandosi in piedi di scatto e indietreggiando. «Non sei reale, sei morto! Vattene, lasciami in pace!»
 «Se fossi morto potrei fare questo?» così dicendo gli poggiò una mano sul petto. Questo venne attraversato da una scossa elettrica che sbalzò Magneto all’indietro, facendolo atterrare sulla schiena. Il respiro gli si mozzò. Il mutante gemette, un misto di dolore e sorpresa.
 «No…» sussurrò senza fiato «Vattene…»
 «Mostrami i tuoi poteri.»
 «No, basta…» lo implorò.
 Shaw era sempre più vicino. «Voglio vedere cosa sei diventato. Mostramelo.»
 «No, lasciami in pace!» gridò Erik, sollevandosi sui gomiti e reggendosi la testa.
 «Se non mi mostrerai i tuoi poteri, lei morirà.» aggiunse Shaw e allungò una mano indicando un punto accanto a Erik.
 Lui sollevò lo sguardo e vide che accanto a lui c’era sua madre.
 «Mama.» disse in tedesco.
 «Hallo, mein Lieber…» rispose lei con la sua voce melodiosa e calda.
 «Conterò fino a tre.» disse Shaw, costringendo Magneto a voltarsi. «Ein… Zwei… Drei…» poi sollevò una mano, dove era comparsa una pistola, e sparò alla donna, colpendola dritta al petto.
 Un fiotto di sangue colpì Erik in pieno viso. «No!» gridò Erik, prendendola tra le braccia e scuotendola per svegliarla. «NO! Mama! No… no!»
 
 Erik si svegliò di soprassalto. Stava piangendo ed era madido di sudore.
 «Mama…» sussurrò poggiandosi una mano sulla fronte. «No… no…»
 Quando le immagini del sogno, di Charles che lo abbandonava, della morte della madre e delle torture gli tornarono in mente, un conato di vomito gli salì lungo la gola.
 Scese dal letto e corse nel piccolo bagno. Si chinò sulla tazza e cominciò a tossire convulsamente. Perché continuava a sognare Shaw? Perché lo tormentava così tanto? E adesso anche Charles, nei suoi incubi, decideva di torturarlo?
 Ad un tratto sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla.
 Si voltò e vide che accanto a lui c’era Charlotte, che lo stava osservando preoccupata.
 La ragazza si inginocchiò accanto a lui e lo osservò con i suoi grandi occhi blu.
 Le lacrime tornarono a bagnare le guance di Magneto, che non poté fare altro che rifugiarsi tra le braccia dell’amica e piangere.
 
 Charlotte aiutò Erik ad alzarsi in piedi e lo condusse fino al letto. Sembrava entrato in una specie di trance: non parlava, teneva lo sguardo fisso su un punto indefinito e continuava a singhiozzare silenziosamente.
 Charlotte lo fece sdraiare sotto le lenzuola, fece il giro del letto e si sdraiò accanto a lui, scivolando sotto le coperta. Gli accarezzò i capelli, gli asciugò le lacrime e gli sorrise rassicurante. «Va tutto bene, Erik.» sussurrò. «Sono qui.»
 Poggiò il capo sul suo petto e una mano sul suo cuore. Stava galoppando nel suo petto ad una velocità incredibile e il respiro era irregolare e convulso.
 La mutante lo abbracciò e continuò a rassicurarlo tentando di non fare caso ai singhiozzi che lo stavano scuotendo violentemente.
 
 Il mattino seguente, Charlotte si svegliò e sentì il corpo di Erik accanto al suo. Lui le stava accarezzando delicatamente i capelli e quando lei aprì gli occhi e sollevò lo sguardo, incontrò i suoi.
 «Ciao» sussurrò.
 Lui le sorrise dolcemente. «Ciao.» le sfiorò la guancia con le dita e rimase ad osservarla per qualche secondo.
 Lei arrossì e abbassò lo sguardo. «Come ti senti?» domandò al mutante.
 Magneto si schiarì la voce. «Bene, grazie.» poi riprese «Mi dispiace per stanotte.»
 «Non mi hai svegliata.» lo rassicurò lei. «Ero andata in cucina a bere un bicchiere d’acqua e ho visto la luce accesa. Ho pensato che stessi male.»
 L’uomo sorrise. «Grazie per essere rimasta.»
 «Figurati. Lo sai che mi fa piacere darti una mano.» concluse Charlotte e si mise a sedere accanto a lui. Gli sorrise e lui ricambiò. «Vado a cambiarmi.»
 Lui annuì, distogliendo lo sguardo, ancora incatenato agli occhi di lei. «D’accordo. Ti aspetto davanti alla tua camera.»
 Charlotte annuì e uscì.
 
 Dopo aver fatto colazione, dato che stava piovendo a dirotto e sarebbe stato impossibile allenarsi all’aperto, Erik e Charlotte decisero di rimanere in salotto a riposarsi, dopotutto entrambi avevano bisogno di una pausa degli allenamenti, che ormai duravano da quasi un mese.
 Charles, Hank e Logan sembravano scomparsi, perciò i due rimasero soli a godersi la tranquillità della casa, immersa nel più completo silenzio. La pioggia batteva violentemente contro i vetri e di tanto in tanto un tuono irrompeva improvvisamente nell’aria, facendo tremare le finestre, ma tutto sommato si poteva dire che nella casa regnasse la calma.
 Charlotte si avvicinò alla libreria e osservò la collezione dei dischi in vinile. Li passò in rassegna, affiancata da Magneto che li stava studiando uno ad uno, esterrefatto di fronte a quella immensa collezione.
 «Di chi sono?» domandò l’uomo.
 Blade si voltò verso di lui e accennò un sorriso. «Di mio padre.»
 Erik aggrottò le sopracciglia. «Charles non parlava mai di vostro padre.»
 La giovane fece spallucce. «La guerra ha fatto tante vittime, anche a distanza di anni e nostro padre era una di queste. Non ricordo nulla di lui, se non il suo volto, visto in qualche fotografia. Ero piccola quando morì, ma Charles lo ricorda bene. Era molto legato a lui.» spiegò, poi sospirò. «Al contrario ricordo bene mia madre e il suo dolore. Per lei è stato complicato crescere sia me che Charles dopo la morte di nostro padre. Non avevamo altri parenti a cui chiedere aiuto, perciò dovette occuparsi da sola di due figli. Morì di poliomielite dieci anni fa.»
 «Mi dispiace.» sussurrò Erik.
 Charlotte sorrise. «Abbiamo superato anche questo.»
 Magneto abbassò lo sguardo e dopo un momento riprese. «Anche io non ricordo mio padre.» esordì, incontrando gli occhi di lei. «Ma mia madre…» sorrise «Lei era meravigliosa. Era dolce, affettuosa e coraggiosa. Sapeva cos’ero e non me ne aveva mai fatto una colpa. Anzi, mi ammirava per ciò che sapevo fare. Mi ha sempre amato, nonostante fossi diverso.»
 «Sembra una donna meravigliosa, da come la descrivi.»
 «Lo era.» confermò l’uomo. «Lo era davvero.»
 Charlotte sorrise. «Dai, non pensiamoci più.» disse e tornò ad osservare i dischi. Quando ebbe trovato ciò che stava cercando, sorrise. Lo prese dallo scaffale e si avvicinò al giradischi. Lo piazzò e lo fece partire.
 «Che cos’è?» domandò Erik, avvicinandosi.
 «Ascolta» gli disse lei.
 Magneto, dopo aver ascoltato per qualche secondo, scosse il capo. «Non la conosco.»
 Charlotte sorrise. «È Big girls don’t cry. Di Frankie Valli and the Fuor Season.» lui le rivolse uno sguardo interrogativo, così lei continuò. «Tu non ascolti musica?»
 «No, non mi piace.» ammise.
 «Cosa?!» esclamò la mutante. «Ma dà il ritmo alla vita! Io adoro ascoltare musica. È come leggere: ti permette di vivere milioni di vite.»
 Lui sorrise. «Ultimamente non ho avuto molto tempo per ascoltare la musica.»
 «Ma adesso ce l’hai.» fece notare Charlotte, sorridendo di rimando. «Queste canzoni sono meravigliose e tutti questi dischi sono qui per te. Puoi ascoltarli quando vuoi.»
 Erik rise e dopo un momento si mise in piedi, avvicinandosi alla giovane. Le porse la mano. «Mi concede questo ballo, signorina Xavier?»
 «Non so ballare.» ammise la mutante.
 L’uomo sgranò gli occhi. «Non sai ballare?!»
 Lei rise. «Touché.»
 Erik ridacchiò. «Non preoccuparti, Blade. Conduco io.» la rassicurò.
 Charlotte osservò la mano di lui, ancora tesa in attesa che lei la prendesse. Sorrise e poggiò la mano su quella dell’amico.
 Erik la strinse delicatamente, quasi avesse paura di farle del male, e la tirò a sé. 
 Quando i loro corpi entrarono in contatto, il mutante gli poggiò la mano destra sulla schiena e mentre la giovane poggiava la propria sulla sua spalla, lasciandosi guidare a ritmo di musica. I loro occhi si incontrarono, incatenandosi gli uni agli altri.
 Charlotte sentì il suo cuore accelerare, premendo violentemente contro la cassa toracica; le guance le avvamparono di rossore, mentre un formicolio aveva preso a solleticarle lo stomaco.
 I due si mossero per la stanza, poi lui le fece fare una giravolta, allontanandola da sé, per poi avvicinare nuovamente i loro corpi, che si toccarono nuovamente.
 Per Charlotte sentirlo così vicino, con i suoi occhi che percorrevano ogni centimetro della sua pelle, era una sensazione bellissima, ma allo stesso tempo strana. La faceva stare bene come nulla era riuscito a fare prima di allora. Eppure… le sembrava tanto un déjà-vu. Le sembrava di aver già provato quelle sensazioni prima di allora.
 La musica cambiò, divenendo più lenta. I due rallentarono.
 «Dove hai imparato a ballare così bene?» domandò Charlotte.
 Erik le accarezzò la schiena. «Sono più vecchio di te. Ho avuto più esperienze. Ho girato il mondo e nei miei pellegrinaggi ho imparato un paio di cosette.»
 «Ok, ti concedo che essendo più vecchio tu abbia avuto più esperienze.» replicò Charlotte. «Ma solo perché sai ballare.»
 Magneto rise, continuando a muoversi e tenendola più stretta a sé. «Anche tu sei brava, comunque.»
 «Ti ringrazio»
 Quando la musica cominciò a diminuire di volume, Erik si avvicinò maggiormente a lei e quando il silenzio tornò ad avvolgere la stanza, i due si fermarono rimanendo stretti l’uno all’altra per lungo tempo, cullati dal rumore della pioggia che batteva insistentemente contro i vetri.
 Lui le scostò una ciocca di capelli dalla fronte. «Sei così bella, Charlotte.» gli sfuggì dalle labbra, poi le accarezzò una guancia.
 Lei abbassò lo sguardo e arrossì. Nessuno le aveva mai fatto un complimento del genere, tantomeno un uomo… se non si contava Charles, ovviamente. Quando i suoi occhi incontrarono nuovamente quelli color ghiaccio di Magneto, sentì nuovamente quel formicolio allo stomaco.
 Erik inclinò il capo di lato e si avvicinò. Quando le loro labbra furono a pochi centimetri di distanza, però, qualcuno entrò nella stanza, interrompendoli.
«Charlotte» la voce di Charles la fece sobbalzare. La giovane si voltò, inconsapevole di essere ancora stretta tra le braccia di Erik.
 Il fratello la stava guardando con sguardo severo e sembrava alquanto irritato. «Puoi lasciarci soli?» chiese con tono duro, che non ammetteva repliche.
 Charlotte tentò di protestare. «Charles-»
 «Fuori.» ringhiò interrompendola.
 Lei rimase impietrita. Perché la trattava così?
 «Mi hai sentito?» ripeté il professore, avvicinandosi ai due. «Vattene immediatamente.»
 «Non trattarla così.» si intromise Erik.
 «Tu stanne fuori.» sibilò Xavier, puntando un dito contro Magneto. «Non sono affari tuoi come tratto mia sorella.»
 Magneto tentò nuovamente di ribattere, ma Charlotte si voltò verso di lui e gli poggiò le mani sul petto. «Va tutto bene, Erik. Lascia stare.» disse, poi sorrise. «Ci vediamo più tardi.»
 Lui annuì, la liberò dalla sua presa e la mutante uscì dalla stanza, senza rivolgere nemmeno uno sguardo al fratello.
 Quando rimasero soli, Charles osservò Magneto per un lungo momento.
 Un lampo illuminò la stanza e il rombo del tuono arrivò subito dopo, facendo tremare i vetri della stanza, surclassando il rumore del giradischi che stava continuando a girare a vuoto.
 «Cosa stavate facendo?» chiese il professore, rompendo il silenzio.
 Lui alzò le spalle e scosse il capo, perplesso di fronte a quella domanda. «Mi sembra abbastanza evidente. Stavamo ballando.»
 «A me sembrava che steste per baciarvi.» replicò l’altro.
 Lui rise. «Anche se fosse?»
 «Ricordo di averti ordinato di starle lontano.» gli ricordò, avvicinandosi ancora.
 «E io ricordo di averti detto che la scelta era di Charlotte.»
 «Ti sbagli.»
 «Davvero?» lo sfidò Erik, rivolgendogli uno sguardo indignato.
 «Finché rimarrai in questa casa, farai meglio a non avvicinarti ancora a lei. Sono stato abbastanza chiaro, Magneto? Altrimenti ne pagherai le conseguenze.» concluse Charles.
 Il professor X pronunciò il suo nome con tanto disprezzo, sputandolo fuori come se fosse stato un veleno che lo stava corrodendo dall’interno da troppo tempo, che Erik rabbrividì. Alla fine volse lo sguardo.
 Sentiva qualcosa all’altezza del cuore, qualcosa che non aveva mai pensato di poter provare per Charles: odio. Provava così tanto disprezzo per lui e per il suo comportamento, non solo nei suoi confronti ma anche in quelli della sorella, che se avesse continuato a parlargli avrebbe rischiato di prenderlo a pugni. Così si limitò ad annuire, a stringere i pugni e a raggiungere la sua stanza senza più voltarsi indietro.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Ciao a tutti! Eccomi qui, come promesso, con il quindicesimo capitolo! ;D
Fatemi sapere cosa ne pensate!
A venerdì con il prossimo… Eli
[Revisionato il 23/02/2016]
   
 
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