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Autore: Neverlethimgo    04/09/2014    10 recensioni
Era bastata una notte a far cambiare tutto e tre parole a far nascere decine di domande. Era solo un assassino, o era addirittura pazzo?
Dai capitoli:
Erano passati tre anni dall'ultima volta che misi piede fuori dall'istituto, avevo rimosso ogni cosa del mondo esterno, fatta eccezione per la luce del sole, sebbene la vedessi di rado ultimamente.
Sapevo che avrei dovuto trascorrere soltanto altri due giorni in quella prigione, sapevo che mancava così poco alla fine, eppure non percepivo il desiderio di sentirmi libero. Non ero mai stato libero davvero.

A Jason McCann story.
Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jason McCann, Miley Cyrus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 22: You can't even imagine how many demons I'm hiding inside.

 

Jason

 
Ero rimasto completamente sconvolto dalle sue parole. L’avevo fissata con gli occhi sbarrati per diversi istanti, cercando profondamente di scorgere qualcosa dentro al suo sguardo. Qualcosa nascosto in profondità di quelle due pozze azzurre, qualcosa che mi facesse intendere che mi ero immaginato tutto, ma non trovai nulla.
Aveva pronunciato davvero quelle parole, era stata sincera nel farlo.
Sei davvero sicura di ciò che hai appena detto?
Questa volta fu lei a guardarmi con aria stranita.
Certo che lo sono,” rispose infine, sorridendo.
Dal momento in cui realizzai ciò in cui ero caduto, lasciai trascorrere i secondi fino a che, probabilmente, non divennero interminabili minuti.
Pian piano vidi il suo sorriso spegnersi e sapevo che era dovuto alla mia indifferenza, o meglio, a ciò che io stesso ero incapace di mostrare. Non sapevo nemmeno come avrei potuto reagire. Supposi fosse una cosa positiva – e nel profondo sapevo che lo era – ma io non ero in grado di prendermi cura di lei, di darle tutto ciò di cui aveva bisogno. Ero certo che lei volesse questo da me.
Ma da quali pericoli avrei potuto proteggerla?
Da cosa avrei dovuto tenerla al sicuro se io stesso ero per lei pericoloso?
Ho detto qualcosa di sbagliato?” La sua voce mi costrinse a riportare l’attenzione su di lei e, quando notai il suo sguardo deluso, mi sentii sprofondare all’istante.
No, certo che no” le dissi, abbozzando un sorriso che poi non si rivelò essere altro che una semplice smorfia.
Non sembrava.” Distolse lo sguardo dal mio, abbassando il capo ed impedendomi così di notare a pieno l’espressione sul suo viso.
Non immaginavo che volessi davvero legarti a me,” mormorai, ma, dal momento in cui persisteva nell’evitare il mio sguardo, le scostai una ciocca di capelli dal viso, riponendola dietro al suo orecchio sinistro e sfiorandole volutamente la guancia.
Io non ho mai avuto una storia seria con una ragazza. A dir la verità, non credo di esser mai riuscito a creare un legame abbastanza forte con qualcuno.
Si limitò ad annuire, ma non sembrava che le mie parole fossero ciò che realmente voleva sentire. Distolse lo sguardo dal mio, iniziando a giocherellare con un braccialetto che teneva al polso.
Ivy,” la richiamai e finalmente riportò i suoi occhi azzurri puntati nei miei.
Ci potresti provare,” disse, anticipandomi.
Avrei commesso solo l’ennesimo errore se l’avessi lasciata andare di nuovo. Era stato così difficile sopportare la sua assenza la prima volta, quando ancora tra di noi non era nato niente, come avrei potuto farcela adesso?
Ci voglio provare,” ribattei infine.
Non sapevo a cosa sarei andato in contro, sapevo solo che lei non sarebbe stata al sicuro con me.
Non immaginava nemmeno quanti demoni nascondessi dentro di me e ciò che più mi spaventava era la consapevolezza di poterla ferire.
Scossi il capo e chiusi gli occhi, allontanando quei pensieri dalla mente.
Ancora una volta mi si ripresentarono davanti agli occhi le immagini più terribili che la mia mente nascondeva.
Il coltello e la mia mano tremante. Mio padre a pochi centimetri da me. Il suo sangue. Lo sguardo terrorizzato di mia madre e le sue urla. Il suo corpo senza vita sul pavimento della cucina.
Non appena sentii la sua mano posarsi sulla mia riaprii gli occhi e tutto scomparve, cercai di non permettere a quei ricordi di riaffiorare e mi concentrai solo su di lei.
Sentivo ancora dolore, ma questa volta non lasciai che m’impedisse di annullare la distanza che ci separava. Mi voltai verso di lei, tentai di sollevarmi quanto bastava per raggiungere la sua altezza e le presi il viso tra le mani, avvicinandola a me. La guardai per un istante, dopodiché chiusi gli occhi ed appoggiai le mie labbra sulle sue. Lasciai che quel bacio trascinasse via con sé ogni pensiero negativo, ma sapevo che sarebbe durato poco.
Sentii il braccio sinistro tremare, incapace di sorreggere ancora il mio peso, e fui costretto ad allontanarmi da lei.
Mi guardò con aria dispiaciuta e si sdraiò del tutto accanto a me.
Kayden non la passerà liscia per quello che ti ha fatto,” mormorò, passandomi una mano sul viso.
Sì, invece, ci riuscirà. Così come riuscirà a trovare il modo per provocarmi di nuovo.
Sarebbe stato ancor più facile per lui trovare un pretesto per istigarmi alla violenza.
Ora che non avrei permesso a nessuno di avvicinarsi ad Ivy, mi sentivo notevolmente più vulnerabile.
 

Ivy

 
Non avrei mai capito a pieno i comportamenti di Jason, ci sarebbe sempre stata una parte di lui che, per me, sembrava inaffrontabile. Spesso mi domandavo se fossi io a commettere errori, a prendere decisioni affrettate, a pronunciare parole inappropriate.
Il passato di Jason era come un muro insormontabile per me. Leggere la sua storia in quel diario non era stato sufficiente, così come non erano stati esaustivi i suoi racconti. C’era molto di più, ma lui non sembrava avere intenzione di mettermi al corrente.
Provai a smettere di pensarci, ma mi sembrò impossibile. Quella casa non era esattamente il posto più accogliente o rassicurante che potessi desiderare, eppure mi sembrava l’unico modo per restargli accanto. Ed io non volevo assolutamente permettere alla distanza – seppur piccola – di separarci.
Più mi guardavo intorno più rabbrividivo, l’atmosfera di quella camera da letto era la più fredda che avessi mai sentito. A peggiorare il tutto era la consapevolezza che, un tempo, appartenesse ai suoi genitori. I suoi genitori che ora non c’erano più, che erano stati uccisi proprio da lui.
Solo ad immaginare la scena mi vennero i brividi.
Eppure non potevo lasciare che il passato, che tanto detestava, si ponesse tra di noi.
Jason aveva bisogno di superarlo, di dimenticare ciò che aveva fatto – per quanto difficile potesse essere – ed  io non l’avrei lasciato.
 
Tutto d’un tratto, quando sentii che il silenzio tra quelle quattro mura era diventato troppo opprimente, gli porsi una domanda che da tempo m’affliggeva.
Non vai mai a far visita ai tuoi genitori?
Distolse solo per un istante lo sguardo dal soffitto, quanto bastò per volgermi un’occhiata fulminea.
No,” rispose semplicemente. “Non so dove siano.
Non sai dove siano?” ribattei incredula, “non ti sei mai chiesto dove li avessero sepolti?
No!” sbottò, facendomi sussultare, questa volta aveva alzato notevolmente il tono di voce. Nel suo sguardo non colsi altro che rabbia e mi pentii all’istante di avergli posto quella domanda.
Detestavo avere così paura di quei suoi scatti d’ira improvvisi.
Abbassai lo sguardo ed feci un breve cenno d’assenso, lasciando che il silenzio ci avvolgesse nuovamente.

 
 

Jason

 
Detestavo anche solo sentir pronunciare la parola genitori, o mamma e, soprattutto, papà.
Detestavo dover ricordare ciò che avevo fatto, soprattutto se chiunque lo considerasse sbagliato. Io non avevo commesso un errore, io mi ero salvato la vita, ma le conseguenze erano state nettamente peggiori rispetto a quanto avevo immaginato.
Detestavo farle paura. Dallo sguardo di Ivy capii di averla spaventata e non era questo ciò che volevo.
Tra tutte le persone che avevo allontanato, lei era l’unica per cui avrei fatto di tutto pur di trattenerla.
Mi dispiace,” mormorai, stringendo le labbra, “ma non sopporto l’idea di dover parlare di loro. Non voglio sapere dove siano, né tanto meno ho intenzione di rivedere i loro volti, seppur siano stampati su una fotografia. Non voglio più sapere niente di loro.
D’accordo,” disse semplicemente Ivy, “non ti farò più domande su di loro.
Sapevo che non sarebbe stato così. A differenza mia, per lei era notevolmente difficile reprimere la curiosità, per cui sapevo che presto o tardi avrebbe riaperto l’argomento.
Più li sentivo nominare, più i ricordi riaffioravano alla mente ed erano diventati impossibili da reprimere. Dovevo scacciare quei pensieri, dovevo allontanare quelle immagini dalla mia mente, o sarei finito con l’impazzire.
Avevo bisogno di qualcosa che mi distraesse, qualcosa di più forte.
Io vorrei…” il mio tono di voce era talmente basso che non fui nemmeno certa potesse avermi sentito. Ivy mi guardò con aria interrogativa, ma rimase in silenzio.
Ma non ne ho le forze,” continuai.
Che cosa? Che vorresti?” insistette poi, cercando disperatamente d’incrociare il mio sguardo, senza però riuscirci.
Chiusi gli occhi ed affondai metà viso nel cuscino, desiderando da un lato di potermi rimangiare quelle parole, mentre invece una parte di me sperava che mi avesse capito.
Sentivo quel desiderio totalmente inappropriato, eppure sembrava essere l’unica soluzione per dimenticare tutto.
Mi sentivo tremendamente in colpa per essere stato scontroso con lei, soprattutto perché lei non meritava di essere trattata in questo modo da me.
Tutto ciò che desideravo in quel momento era averla mia, riversare ogni mia preoccupazione in un gesto d’amore. E sapevo che potevo averlo solo da lei.
Il suo sguardo mi stava penetrando in profondità e non riuscii ad evitarlo ulteriormente.
Vorrei fare l’amore con te,” dissi in un sussurro, intrecciando finalmente il suo sguardo. Vidi le sue labbra curvarsi in un sorriso e si avvicinò a me, sfiorandomi le labbra con le sue.
Ma non ne ho le forze. Lo scontro di oggi mi ha distrutto e sono stanco.
Ti fa ancora male?
Annuii, ma non volevo lasciare che il dolore l’avesse vinta su di me.
Avevo bisogno di lei. Avevo bisogno di sentirmi amato e sapevo che quel sentimento l’avrei ricevuto solo da lei.
Ma non m’importa. Il dolore posso metterlo da parte, come ho sempre fatto.
Puntai i gomiti contro il materasso ed adoperai tutta la forza necessaria per sollevarmi. Mi sfilai la maglietta e la posai accanto a me. Subito dopo anche Ivy si mise a sedere, incrociò le gambe e si sfilò sia la felpa che il top, facendoli cadere al suolo. Posò entrambe le mani sulle mie spalle e mi costrinse a sdraiarmi nuovamente, sovrapponendo il mio corpo con il suo. Le avvolsi la vita con entrambe le braccia e la baciai.
Incapace di mantenere casto quello che doveva essere un semplice bacio, la mia lingua iniziò a rincorrere la sua, mentre le mie mani percorrevano ogni centimetro del suo corpo. Le slacciai il reggiseno e, non appena ebbe allontanato anche quello, si affrettò a sfilarsi anche i jeans. Privò anche me dei pantaloni e ritornò a sdraiarsi sopra di me. Ne approfittai per far scorrere le mie mani anche sul suo fondoschiena, per poi ritornare ad avvolgerle i fianchi e stringerla più che potei a me.
Sentii il battito del mio cuore accelerare ogni qualvolta che spingevo il bacino contro il suo. C’era ancora la stoffa degli indumenti intimi a dividerci, era diventata un ostacolo per me.
Feci terminare quel bacio solo per guardarla e sperando che cogliesse la mia implicita richiesta di rimanere nudi. Nei suoi occhi aleggiava uno strano luccichio, le sue labbra erano umide e leggermente gonfie per via di quel bacio ed il suo respiro affannoso.
Fai l’amore con me, Ivy.
Non desidero altro.
Dopo aver pronunciato quelle parole, fece scivolare lungo le gambe anche quell’ultimo pezzo di stoffa e la stessa cosa feci io.
Ribaltai le posizioni e, sforzandomi di non lasciarmi opprimere dal dolore allo stomaco, entrai finalmente in lei.
Mi beai di ogni movimento, di ogni bacio che le nostre labbra si scambiarono, di quei brevi attimi in cui i suoi occhi lucidi di piacere guardavano i miei.
Lasciai che quell’atto d’amore allontanasse i pensieri più tristi con i quali ero costretto a convivere.
Ancora una volta lasciai che fosse lei a curarmi, a guarirmi.
Gliel’avrei lasciato fare fino a che sarebbe stata capace di rendermi vulnerabile.
 



 


 

Spazio autrice

 Più in ritardo di così si muore.
Questa volta sono stata pessima, credevo e speravo di portarmi avanti mentre ero in vacanza e invece non ho fatto assolutamente nulla.
Tra l'altro avrei preferito fare questo capitolo molto più lungo, ma ho dovuto spezzarlo perché la bomba, chiamiamola così, scoppierà nel prossimo.
Per cui mi sembrava veramente assurdo farvi soffrire adesso, no? :)

Sebbene questo capitolo sia un po' di passaggio (fatta eccezione per alcune parti) usatelo per leggere tra le righe - si dice così - tra i pov di Jason.
Chi lo sa, potrebbe nascondere qualcosa.
(Le supposizioni sono ben accette.haha)

Qui sotto vi lascio uno spoiler, giusto per farmi perdonare per averci impiegato una vita ad aggiornare :)


 


 

Spoiler:
Non credevo che fossero ammessi assassini a questa festa,” sbottò Kayden, accompagnando le sue parole con una risata.
Quasi tutti i presenti all’interno di quella grande sala si voltarono a guardarmi. Cercai di non incrociare nessuno dei loro sguardi, ma mi sentivo in trappola.
Voltai il capo verso Ivy, la quale non aveva lasciato nemmeno per un istante la mia mano. Mi concentrai a fissare il suo vestito bianco, cercando di non dare ascolto alle parole di Kayden, ma, così com’era riuscito ad istigarmi qualche giorno prima in palestra, riuscì nuovamente a farmi scattare un impeto d’ira.
Non dargli ascolto, ignoralo,” mormorò Ivy, aumentando la stretta attorno alla mia mano, ma l’unica persona a cui non diedi ascolto fu proprio lei.



Alla prossima!
Much Love,
Giulia


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