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Autore: _Lullaby99_    05/09/2014    5 recensioni
[ PercyJackson!AU ]
Dal Prologo: " Per quella sera preferirono far finta che nulla fosse accaduto, continuando a giocare, seppur ancora leggermente pensierosi, al loro amato pinnacolo. Non sapevano che da lì a qualche anno a venire quella profezia non sarebbe più risultata per loro una sciocchezza che all’Oracolo di Delfi era passata per la mente durante una sera d’estate. "
La mia prima long, spero vi piaccia! ^^
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '- Il Caduceo, il Sole, l'Incudine e il Cinghiale -'
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N.A.: E rieccoci qui, giunti al Capitolo 2! =3 Ok, stavolta non ho potuto evitare le Note iniziali, quindi, perdonatemi questa prima cosa. xD La seconda cosa che dovete perdonarmi ( e che vi avevo già accennato, detto mille volte più che altro, nello scorso Capitolo ) è la sensazione di Dejà vu che probabilmente proverà chi ha letto la mia CampHalfBlood!AU nella raccolta. Come vi avevo già spiegato, non sono riuscita ad immaginare il loro incontro in modo diverso, quindi... Mi dispiace! T^T Ma ho cambiato un po' di cose, quindi credo sia godibile lo stesso. Ho aggiunto un personaggio che vi farà sbellicare nella Casa di Ermes e... qualche altra cosuccia che non voglio spoilerarvi. xD Che dire, perdonatemi ( e dovrò inchinarmi a voi anche all'inizio del Capitolo 3, ma per poco! >.< ). Adesso però basta tediarvi e buona lettura! <3 =3

 

Capitolo 2

Nuovi amici e Case Affollate 

Hiccup

L’ingresso di Hiccup al Campo Mezzosangue si meritava un posto d’onore nella Top Ten delle sue magnifiche figure. Dopo un’inusuale viaggio in macchina ed una corsa pazza per scalare la collina, vomitare davanti ad un mucchio di ragazzi era lecito. Peccato che nessuno di questi potesse immaginare la giornataccia che il moro aveva passato, stava passando e avrebbe continuato a passare. 
-    Adesso che ti sei liberato dei tuoi ... liquidi corporei ... – cominciò disgustato Fil suscitando con il suo tono le risate della maggior parte dei ragazzi che avevano visto la scena – possiamo andare da Nord! –
E fu così che Hiccup venne strattonato nuovamente, stavolta verso un posto che il satiro chiamava Casa Grande, sotto gli occhi divertiti dei suoi nuovi compagni.
Mentre giungevano in quel luogo, il ragazzo cominciò a guardarsi intorno, sebbene avesse ancora la sensazione orribile che la nausea portava. Campi di fragole deliziose alla sua destra, controllati da dei pacati satiri, assolutamente molto più pacifici di quello che era toccato a lui, mentre alla sua sinistra un gruppo di uomini-cavallo insegnava a dei ragazzi il tiro con l’arco. 
-    Avanti, siamo arrivati. –
Hiccup rivolse lo sguardo davanti a se. Un uomo barbuto se ne stava seduto comodamente su una sedia nel portico della Casa Grande. Dopo aver notato l’arrivo del satiro, però, aveva cominciato a mischiare eccitato un mazzo di carte.
-    No, no, Nord, giocheremo dopo a pinnacolo. – affermò Fil fermando l’uomo dal preparare l’occorrente per il gioco
-    Come mai rimandiamo nostra partita? – chiese dispiaciuto quest’ultimo, rivelando ad Hiccup un marcato accento russo  – Aspettavo che tornassi da tua missione per giocare! – 
-    Mi dispiace, ma c’è una cosa più importante del pinnacolo, adesso. – rispose lui indicando il ragazzo che, confuso, li osservava
-    Più importante di pinnacolo? Spara! –
Filottete si sedette su di una sedia, invitando subito dopo il ragazzo a fare lo stesso.
-    Ho salvato il ragazzino da una manticora. –
-    E dove è problema? Semidei vengono attaccati ogni giorno da mostri. – 
-    Non è questo il punto. La manticora l’ha chiamato... Incudine. – sussurrò l’ultima parola come se fosse un segreto di stato il che fece preoccupare il povero Hiccup che continuava a fissarli, perplesso.
Alla parola Incudine, Nord ebbe un sobbalzo e fece cadere a terra tutte le carte da gioco. 
-    Shostakovich! Profezia... non può essere! – esclamò poi alzandosi in piedi mentre il satiro cercava di andare avanti con il discorso
-    Non ho ancora finito. Ha detto di lavorare per un certo ” signore delle tenebre “ prima che io lo spedissi al Tartaro. –
-    Per tutti gli dei, sta davvero accadendo! – continuò strepitando l’omone 
-    Scusate se vi interrompo ma... io... non capisco. Potreste spiegarmi per bene cosa ci faccio qui e cosa significa questa storia della profezia, dell’Incudine e di tutto il resto? – interrupe il discorso Hiccup cercando di non apparire troppo burrascoso. 
Nord e Fil si lanciarono una serie di sguardi, come se si fossero resi conto solo all’ora di aver parlato della profezia di fronte ad un giovane mezzosangue appena arrivato al Campo.
-    Profezia? Chi ha detto profezia? – chiese Nord facendo finta di nulla, cercando di rimediare al pasticcio
-    Lei poco fa, signore. – rispose Hiccup nervoso mentre si portava la mano sinistra alla nuca
-    A Nord piace scherzare! – intervenne Fil per aiutare l’amico – Andiamo alle cose importanti, piuttosto. L’omone che hai davanti è il direttore del Campo. È un figlio di Zeus che ha chiesto in dono a suo padre di venire a fare il baby sitter a dei ragazzini. –
-    Smettila Fil, sii gentile! – rimproverò il barbuto – E benvenuto, ragazzo! – continuò poi allargando le braccia, gioioso.
Il sorriso di Nord era caldo, famigliare. Simile ad uno di quei sorrisi che si fanno a Natale quando si salutano dei parenti che non si vedono da molto tempo. Grazie a quel gesto, Hiccup si sentì quasi sollevato, dimenticando la traumatizzante esperienza vissuta con il preside-manticora qualche ora prima. 
-    Cos’è di preciso il Campo Mezzosangue? – continuò con le domande il lentigginoso, stavolta più incuriosito che spaventato
-    È una specie di campo estivo in cui tutti i mezzosangue sono al sicuro da mostri simili a quello che ti ha attaccato. – spiegò Fil dimostrando di saper illustrare a meraviglia le cose quando si metteva d’impegno 
-    Oh, i mezzosangue sono frutto di serata a fare follie da parte degli dei greci! Tu sei mezzosangue perché hai madre mortale e papà divino! – continuò la spiegazione Nord ridendo gioioso tra una frase e l’altra
-    Mio padre è una divinità greca? –
-    Vedo che il ragazzo comincia a capire finalmente. – 
-    Esatto! – rispose Nord con il suo solito tono – E qui potrai allenarti e rimanere al sicuro insieme ad altri mezzosangue! –
-    Ma... chi è mio padre? –
I due si zittirono improvvisamente. Hiccup pensò che molto probabilmente adesso veniva la parte più amara da digerire per ogni semidio che giungeva al Campo.
-    Finché questo non ti riconoscerà, non lo sapremo. – trovò poi il coraggio di rispondere Fil.
Il ragazzo abbassò la testa, già abbastanza rattristato dal fatto che suo padre non avesse fatto altro che ignorarlo dal giorno della sua nascita. 
-    Ma, tranquillo! Tuo padre ti riconoscerà presto! – cercò di sollevargli il morale Nord 
-    Quindi... i semidei non abbandonano mai il Campo Mezzosangue? – cambiò argomento Hiccup, cercando di pensare alla nuova vita che lo aspettava e non ai problemi del passato
-    Oh, si che lo fanno! Non rimangono qui tutto l’anno, alcuni tornano a casa loro e frequentano scuole normali! A volte assegniamo anche impresa a mezzosangue che ha meritato! – 
-    Ma di solito non torna mai nessuno. – sussurrò Fil a bassa voce, peccato che Hiccup fosse riuscito a sentire comunque il suo commento poco rassicurante.
Decise di non fare altre domande sulle imprese perche infondo, imbranato come era, non se ne sarebbe guadagnata mai una. 
-    Gli dei dell’Olimpo... esistono. – sussurrò tra se e se, come ad auto convincersi che tutto quello non fosse una sua immaginazione – Quindi tutti miti che ho studiato a scuola sono reali? -
-    So che all’inizio sembrare dura, ma poi tutto comincia a migliorare. – rispose Nord in tono rassicurante mentre gli metteva una mano sulla spalla con fare paterno – E adesso Fil ti porterà in giro per Campo! –
-    Aspetta, perché io?! – 
-    Perché tu lo fai sempre, no? –
L’omone entrò nella Casa Grande, non lasciando al satiro un’altra possibilità di obbiettare.
-    Sarà una lunga giornata. – sbuffò quest’ultimo mentre, seccato, incoraggiava Hiccup a seguirlo. 

***

-    Quella è una parete per l’arrampicata? – chiese Hiccup indicando una costruzione alla sua sinistra.
Tutto al Campo Mezzosangue era un concentrato di novità, persino per uno come lui che di cose ne sapeva. 
-    Si, Haddock, e di lì c’è l’armeria! Ora basta fare domande scontate! – rispose sfinito il satiro.
Il satiro evidentemente odiava quando Nord gli rifilava quello stancante incarico. Ehi Fil, che sarà mai ripetere a dei ragazzini, che fino a qualche ora prima credevano di essere dei comuni mortali, dei concetti venti volte? Un gioco da ragazzi, ovviamente. Il lentigginoso provò quasi pena per lui ma, infondo, quello era il suo lavoro. 
-    Quella è lava? – un’altra domanda fuoriuscì involontariamente dalla bocca del ragazzo che si scusò subito dopo con il satiro – Non volevo... cioè... è ovvio che sia lava. Mi stavo solo chiedendo come faccia a scendere da lì... –
-    Non chiederlo a me, non ne ho idea. –
L’uomo-capra non era una guida molto esaustiva per Hiccup ma doveva accontentarsi. Infondo, quel piccolo ometto gli aveva salvato la vita poche ore prima, gli sarebbe stato per sempre debitore.
Ad un tratto però, il loro giro fu interrotto da un avvenimento improvviso. Un ragazzo dalla carnagione molto chiara ed i capelli altrettanto candidi si piazzò davanti al satiro assumendo un’espressione divertita. Stessa cosa non si poteva dire di Fil che, arrabbiato, cercò subito di togliersi dai piedi, o meglio, dagli zoccoli il disturbatore. 
-    Cosa vuoi, Frost?! – 
-    Nulla, Fil, mi stavo solo chiedendo quanto stessi tediando il povero nuovo arrivato da uno a cento. – 
-    Smettila di fare lo sbruffone. – rispose a tono l’uomo-capra che, dopo qualche istante, cambiò però espressione, sorridendo contento al ragazzo che lo aveva importunato – Visto che ci tieni tanto al nuovo arrivato, accompagnalo tu in giro per il Campo! –
L’albino sussultò.
-    No, no, no, sai che ho da fare! –
-    Mi spiace, ti sei offerto di farlo venendo qui da me. Mai provocare questo satiro! – ribatté poi mentre, fiero, indicava con la mano destra tutto se stesso.
Esattamente come aveva fatto Nord con Fil mezz’ora prima, il satiro corse verso la Casa Grande, togliendo ogni opportunità all’albino di controbattere. Probabilmente stava andando a giocare la partita di pinnacolo promessa a Nord. 
-    Sono uno stupido, certe volte. – sussurrò tra se e se il ragazzo – Comunque, mi chiamo Jack e sono un figlio di Ermes. – disse poi porgendo la mano ad Hiccup
-    Piacere, Hiccup, figlio di... chi ancora non so. – 
-    Oh, mi spiace, essere un indeterminato è un brutto affare ma... sai qual è il lato positivo? Sei in casa con me. Mio padre non fa distinzioni, protegge chiunque. Ladri, viandanti, commercianti, addirittura medici. -
-    Che intendi dire quando dici " in casa con me "? – 
-    Dove pensi che dormiamo, nei sacchi a pelo? – rispose con un'altra domanda Jack facendo sembrare che il passare la notte all’esterno in un sacco a pelo in un campo estivo fosse una cosa del tutto assurda
-    Beh, no, ma... nessuno mi ha spiegato... –
-    Te lo spiego io. Prima finiamo il giro, meglio è. –
Così Hiccup seguì Jack verso la casa dove avrebbe dormito quella sera. Era sollevato di sapere che quella notte avrebbe avuto un letto accogliente in cui riposare. Di solito quando sentiva il nome “ Campo “  pensava subito ad un accampamento di ragazzini che dormivano per terra e mangiavano marshmallows attorno ad un fuoco ma il Campo Mezzosangue non poteva essere definito un normale campo estivo, dopo tutto. Quale campo per ragazzini era provvisto di un’armeria, un poligono di tiro con l’arco ed un’arena? 
Camminarono per un po’, schivando ragazzi che dimostravano più o meno la loro età e satiri trotterellanti, fino ad arrivare in un bosco vicino al lago. Davanti a loro, dodici case disposte a forma di U si stagliavano tra gli alberi. 
-    Ogni casa corrisponde ad una delle divinità dell’Olimpo. I semidei vengono divisi in ognuna di queste case in base al loro genitore divino. – illustrò l’albino cercando di risultare il più chiaro possibile nella spiegazione per non dover ripetere le informazioni una seconda volta – Alcune di queste però sono solo case commemorative, come quella di Era che non ha figli con gli umani. Oh, e, per concludere, a me è capitata una bella rogna. – 
Hiccup si grattò il capo, non riuscendo a capire a cosa Jack si riferisse. Poi, quando furono finalmente davanti alla casa di Ermes, capì esattamente il perché il nuovo amico avesse problemi con la sua casa. 
-    Benvenuto alla casa numero undici. – concluse infine il ragazzo posizionandosi davanti all’edificio e spalancando le braccia in segno di accoglienza – Siamo pochi, come vedi. – continuò poi sarcastico.
Una marea di ragazzi di ogni età e statura si riversavano dentro la casa del messaggero degli dei, rendendo lo spazio poco adatto a chiunque soffrisse di claustrofobia. 
-    Avanti, entra! – lo incoraggiò Jack 
-    Tutti gli indeterminati come me finiscono qui, vero? –
-    Già. Alcuni vengono riconosciuti presto, altri mai. E noi figli di Ermes effettivi siamo costretti a condividere. Ma non è così male... se ti piace vivere con una cinquantina di ragazzini lamentosi. – 
Il lentigginoso deglutì a vuoto. Jack aveva detto che alcuni venivano riconosciuti subito, altri invece mai. E se suo padre non avesse intenzione di accettarlo nella sua progenie in quanto lui fosse un completo disastro? Sarebbe dovuto alloggiare per sempre nella casa undici, e, alla fine, sarebbe morto soffocato dai ragazzi che vi erano dentro. 
Scacciò i brutti pensieri dalla testa, prese un po’ di coraggio e seguì Jack nello spazio ristretto che la casa di Ermes offriva. Schivarono un bel po’ di ragazzi intenti a delineare il loro territorio, cosa alquanto inutile visto che alla fine era inevitabile invadere lo spazio altrui, fino a quando non arrivarono nel luogo che sarebbe spettato ad Hiccup. Un piccolo angolo della casa provvisto di un’amaca precaria. 
-    Ecco il tuo piccolo angolo d’Olimpo. – sdrammatizzò l’albino mentre indicava l’amaca che avrebbe fatto da letto al nuovo arrivato – è il massimo che abbiamo. –
-    Non importa ... va... va bene così. – rispose il moro mentre sistemava le poche cose che era riuscito a portarsi da casa, ovvero gli inutili libri di scuola che aveva nello zaino. 
Ad un tratto, una fitta gli attraversò il braccio. Non se n’era accorto prima. La manticora che lo aveva attaccato nella sua vecchia scuola gli aveva ferito con gli artigli il braccio destro. Bruciava un po’, ma non era nulla di particolarmente preoccupante.
Hiccup sperò che il figlio di Ermes non si accorgesse della ferita ma, purtroppo, era più furbo di quanto pensasse.
-    Il tuo braccio non ha un bell’aspetto. – disse, osservandolo pensieroso – Mi sa che ti porto alla casa di Apollo appena finisci di sistemare le tue cose. –
-    No, davvero, sto bene, non ce n’è bisogno! – cercò di sviare il discorso Hiccup ma con scarso successo
-    Perché soffrire se abbiamo dei capelli magici che possono risolvere la vita! –
Mentre Hiccup fissava sbigottito l’albino riflettendo sulla sua ultima esclamazione, un ragazzino biondo e corpulento gli finì dritto addosso, facendogli mancare l’aria nei polmoni. Ormai era una sensazione che il moro conosceva bene, abituato alle corse che il signor He-goat, ovvero Filottete, gli faceva fare durante le sue estenuanti ore di Educazione Fisica. Solo adesso aveva realizzato che il professore lo aveva fatto allenare per prepararlo a situazioni in cui, come adesso, si sarebbe ritrovato a corto di aria.
-    Oh dei, mi dispiace! – esclamò il ragazzo mentre cercava di alzarsi.
Jack, invece di aiutare, rideva godendosi la scena. 
-    Non. Respiro. – riuscì a dire Hiccup dal pavimento
-    Mi dispiace, sono un imbranato completo! – continuò il biondino quando finalmente riuscì a liberare il lentigginoso dal suo enorme peso corporeo. 
Jack ed il ragazzo paffuto rimasero a guardare Hiccup per un po’, il primo divertito, l’altro pensieroso. 
-    Oh no, l’ho ucciso! – strillò in preda al panico quest’ultimo mentre schiaffeggiava un Hiccup inerme 
-    Sta bene, calmati! – rispose Jack mentre si avvicinava anche lui al corpo del nuovo amico
Questo fece un cenno con la mano per far capire ai due che stava bene. Quella giornata stava andando di male in peggio.
-    Respira?! – chiese preoccupato il paffuto a Jack
-    Ma certo che respira, ha gli occhi aperti, non lo vedi? – rispose quest’ultimo alquanto innervosito dall’ansia che il ragazzino trasmetteva a chi gli stava intorno.
Poi, Hiccup si alzò finalmente in piedi, aiutato da Jack che improvvisamente si era fatto serio,  forse perché il biondino con la sua ansia aveva fatto perdere la voglia di sdrammatizzare anche a lui. 
-    Grazie agli dei, sei vivo! – riprese il ragazzo paffuto mentre prendeva Hiccup per le spalle e lo scuoteva come un cocktail.
Il lentigginoso sentì tutti gli organi interni del suo corpo, ormai liquefatti, andare su e giù e improvvisamente la nausea tornò. Fortunatamente, non vomitò stavolta, dato che aveva già perso l’ora prima tutta la colazione abbondante che la madre gli aveva preparato quella mattina. 
-    Ehi, smettila di strattonarlo, peggiori la situazione! – disse Jack interrompendo finalmente quella scena assurda
-    Mi dispiace. – si scusò di nuovo il ragazzo mentre rimetteva a terrà un Hiccup ormai sbiancato
-     Adesso accetti di andare alla casa di Apollo? – continuò l’albino sorridendo soddisfatto riferendosi al nuovo amico che annuì, esausto. 

***

Nonostante Hiccup sentisse la sua sfortuna farsi sempre più grande, stavolta aveva avuto un pizzico di fortuna: la casa di Apollo, la numero sette, era a due passi dalla numero undici. 
Ci arrivarono nel giro di qualche minuto, minuti in cui Jack non fece altro che ridere ripensando alla scenetta insensatamente comica a cui aveva assistito poco prima. 
-    Peccato che eri mezzo morto, avresti dovuto vedere la faccia spaventata di quel ragazzo! " Oh no, l’ho ucciso! " – esclamò imitando la voce ed i gesti del biondino.
Hiccup non rispose, ancora provato dalla sensazione di soffocamento che aveva sopportato durante quella brutta esperienza. Era stato meglio venir strozzato da una manticora. 
-    Eccoci qua, la casa di Apollo. – disse poi Jack indicando un edificio che lasciò subito di stucco Hiccup.
La casa sette era molto diversa dalla undici. La prima differenza che Hiccup notò fu il numero delle persone che ci alloggiavano. Erano anche loro numerosi, ma non raggiungevano di certo i numeri impossibili della casa di Ermes. 
Un’altra cosa che lo colpì fu il colore dell’edificio. Era così luminosa da sembrar che fosse fatta d’oro. 
Dentro l’atmosfera era tranquilla. Nell’aria risuonava la dolce melodia che una ragazza stava suonando con la sua lira. Era tutto così tranquillo e pacifico che a Hiccup venne voglia di trasferirsi lì. Se suo padre fosse stato Apollo, non si sarebbe di sicuro lamentato. 
-    Jack! – una ragazza bionda chiamò l’albino che subito sorrise di rimando.
Era strano, l’espressione dell’amico era cambiata dopo aver notato quella ragazza. Hiccup pensò che tra i due doveva esserci una particolare simpatia.  
-    Guarda chi ti ho portato! – cominciò Jack indicando Hiccup
-    Un nuovo arrivato! – esclamò contenta lei – Oh aspetta... – disse poi guardandolo meglio - ma tu sei il ragazzo che ha vomitato stamattina. Non sai quanto mi è dispiaciuto vederti in quello stato! – 
' Perfetto, lei ha visto la mia favolosa entrata ' pensò sarcastico Hiccup.
-    Davvero hai vomitato? – chiese Jack che, evidentemente, doveva aver perso la scena 
-    Si, poverino! Adesso lo chiamano tutti... “ vomito “... – rispose nervosa lei che, dispiaciuta, cercò di rimediare – Cioè non tutti, solo i più stupidi! Io non ti chiamerei mai così! – 
Era il primo giorno e già si era guadagnato un soprannome degno di nota. “ Imbranato “, “ secchione “, “ asociale “ ma “ vomito “ era un nomignolo del tutto nuovo. 
-    Io neanche ti chiamerei “ vomito “. Vomitare è una cosa fisiologica, non sono così stupido. – continuò l’albino – Ti chiamerei... “ lentiggine “, quello si che è un bel soprannome! – 
-    Jack! – lo riprese la bionda – Non farlo sentire peggio di come già si sente! E adesso, andiamo alle presentazioni! Io mi chiamo Rapunzel e sono una figlia di Apollo. –
Il sorriso di Rapunzel era simile a quello di Nord: rassicurante e genuino.
-    Hiccup... e sono un indeterminato. –
-    Oh, non durerà a lungo, vedrai! – rispose sorridente lei, facendogli l’occhiolino. 
Hiccup ricambio il sorriso. Quella ragazza riusciva a portare allegria anche in un giorno nero come quello.
-    Siamo venuti qui perché il nostro nuovo arrivato ne ha passate di brutte oggi ed ha bisogno un po’ della magia dei tuoi capelli solari. – continuò Jack indicando il braccio del lentigginoso.
Quest’ultimo solo adesso aveva notato la cascata di capelli biondi che partivano dalla testa della ragazza e finivano in punto impreciso della casa. Sgranò gli occhi, scioccato, mentre la biondina cercava di nasconderli, nervosa. Evidentemente non le piaceva quando qualcuno li fissava in quel modo. 
-    Beh, sarà fatto! – rispose poi tornando sorridente – Vieni Hiccup. – 
Arrivano davanti al letto della ragazza. Rapunzel lo invitò a sedersi comodamente su di esso e ad aspettare qualche instante. Questo fece ciò che la biondina voleva e aspettò, preoccupato. Non sapeva cosa stesse per fare e la parola capelli solari non lo aveva rassicurato affatto. 
-    Non... spaventarti, ok? – gli disse prima di cominciare
Hiccup annuì, anche se quel " non spaventarti " lo aveva impaurito ancora di più. 
Poi, Rapunzel portò vicino a se tutti i suoi capelli, che Hiccup scoprì esserne molti di più di quelli che aveva immaginato, e li avvolse attorno al bracciò ferito. 
Poi, cominciò a cantare. 
-    Fiore, dammi ascolto 
Se risplenderai 
Con i tuoi poteri 
Tu mi proteggerai 
Con la tua magia 
Tu mi aiuterai 
E non dirmi che 
Per me è tardi ormai 
E' tardi ormai
-
Ad ogni strofa, i capelli della ragazza si illuminarono di una luce intensa, così intensa  da costringere Hiccup a chiudere gli occhi. Un calore piacevole gli attraversò il braccio, facendolo rinvigorire. Anche i punti doloranti che avvertiva dopo lo scontro con il ragazzo paffuto nella casa di Ermes stavano pian piano guarendo, facendolo sentire più forte e sano di prima. 
Quando la canzone terminò, la ragazza srotolò i capelli dal braccio e, con estremo stupore, Hiccup notò che i graffi che aveva prima erano spariti. 
Rapunzel sorrise mentre Hiccup si alzava. 
-    Ti ringrazio. - le disse in in primo momento - Ma tutto questo è... assurdo! –
-    È il dono di mio padre. Dio delle arti, della poesia, del sole e anche della medicina. – 
Si, di sicuro essere un figlio di Apollo avrebbe fatto comodo ad Hiccup. Avrebbe potuto guarire le sue ferite da solo. Peccato che nelle arti, nella poesia e in tutto il resto non se l’era mai cavata egregiamente.
-    Hai portato Hiccup al laghetto delle canoe? E al poligono di tiro con l’arco? L’anfiteatro, quello l’ha visto sicuro! – cambiò argomento Rapunzel rivolgendosi questa volta a Jack
-    Ehm... veramente no. – rispose quest’ultimo portandosi una mano dietro alla nuca
-    Non te la cavi tanto bene come guida, eh? Beh, allora rimedieremo subito! –

 

N.A. ( di Fine Capitolo xD ): Ed eccoci qua! Siete arrivati alla fine del Capitolo 2, spero soddisfatti come sempre. Se non è così, allora credo che mi deprimerò. -.- xD A parte gli scherzi, aspetto ovviamente le vostre recensioni, che siano positive o negative! =3
Ma, torniamo al Capitolo. Spero che, nonostante tutto ciò sia un po' un Dejà vu, il Capitolo sia stato lo stesso godibile per tutti.
Adesso però andiamo a chiarire una cosa che chi non conosce la saga dello Zio Rick ( xD )  non avrà capito. 
Nello scorso capitolo ho dimenticato di spiegarvi cos'è il Tartaro ( scusaaaatemi <3 ) ma forse lo sapevate già. Anyway, il Tartaro è praticamente dove vanno a finire i mostri dopo essere stati uccisi. Una specie di... pozzo ( ? ) che si trova negli Inferi ( faccio pena con le spiegazioni xD ).   
Per quanto riguarda il ragazzone che praticamente spiaccica il nostro povero Hic nella casa di Ermes è un persoggio Disney/Non ( che molti di voi avranno riconosciuto ). Si chiarirà nel Capitolo 3 per chi invece non ha idee su chi possa essere ( cosa del tutto impossibile xD ). Oltre a chiarire la sua identità, chiariremo anche il perché fosse lì in quel momento ( due sono i motivi, o è figlio di Ermes o è un indeterminato. Certe volte sono proprio cretina  -.- xD ) 
Ah, e ho cambiato l'arto che Hiccup si... sfregia ( xD ) per motivi che più avanti capirete. ^.* 
Che dire per concludere... ringrazio ancora una volta ( sono proprio noiosa, lo so xD ) TUTTI coloro che sono sempre pronti a sostenermi in tutto ciò che faccio. Vi adoro troppo, non ci posso fare niente! <3 
Al prossimo capitolo! =3 
 
 
  
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