Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Just Izzy    06/09/2014    4 recensioni
"Bene... Vi starete chiedendo perché queste cassette siano arrivate proprio a voi. Semplicissimo, siete una delle tredici ragioni del mio suicidio. Non allarmatevi, nulla di grave. Ogni volta che vi vedrete vi guarderete in cagnesco e poi vi imbarazzerete perché siete colpevoli anche voi e chissà cosa avrà sentito l’altra persona su di voi. Nulla di personale."
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Traccia Quinta.
Londra di notte è particolarmente inquietante. Per le strade non gira neanche un' anima che sia una.
Premo PLAY, per sentirmi meno solo e continuo ad illudermi che accanto a me in questo momento ci sia Sherlock che mi parla di un caso piuttosto complesso e di come lui lo abbia risolto brillantemente.
 
PLAY.
Victor Trevor è stato uno dei miei compagni all'Università. Oltre ad essere un caro amico è stato anche il mio primo caso. Ero ancora piuttosto inesperto, ma ci sapevo già fare. Suo padre era stato ucciso e lui era avido di vendetta, per cui mi chiese una mano per trovare il colpevole. Prima di continuare però, vorrei che andaste al cimitero. No, non è un luogo a caso e la morte non c'entra niente adesso. O meglio, non c'entra niente con me.
PAUSE.
 
Sospiro esasperato e chiamo un taxi.
Mi sorprendo che a quest'ora continuino a passarne anche se non c'è più nessuno in giro.
-Il cimitero, grazie- dico sbrigativo al tassista e gli porgo i soldi.
 Mi accorgo che non me ne rimangono tanti e quindi decido che alla prossima tappa me la farò tutta a piedi, non importa quanto lontano sia.
 Arrivo al cimitero e premo di nuovo play.
 
PLAY.
Bene, se siete al cimitero, vorrei che vi dirigiate alla lapide di Louis Trevor, il padre di Victor. Non potete sbagliare, ci sono delle calendule appoggiate sopra e la foto è piuttosto vecchia, di quando Louis era nel fiore dei suoi anni, al tempo della spedizione contro i Tedeschi durante la seconda guerra mondiale.
PAUSE.
 
 Comincio a girovagare per il cimitero e mi accorgo solo ora di quanto sia inquietante, specialmente di notte.
E senza contare il fatto che, tra poco sarò io a portare dei fiori nel posto dove Sherlock verrà sepolto.
Dopo pochi minuti, trovo la lapide che sto cercando.
È sotto una quercia secolare, sembra ci sia da molto, perché non è particolarmente nuova.
Ci sono le calendole (ormai appassite) e la foto di cui parlava Sherlock.
Era un bell'uomo: alto, slanciato, tra le dita stringeva un fucile, credo sia un Lee – Enfield (1).
I capelli sono neri e pettinati all'indietro, secondo la moda dell'epoca.
Premo di nuovo PLAY.
PLAY.
Bene, se avete trovato la lapide rimaneteci, non per mia volontà, ma per rispetto di quest'uomo.
Quando quest'uomo è morto, non ha avuto un trapasso “pacifico”.
L'assassino non lo ucciso in maniera normale, voleva che morisse con tutta la sua volontà.
Quando è stata fatta l'autopsia, hanno trovato dei mozziconi di sigaretta dentro la gola, glieli avevano fatto ingurgitare a forza.
Quando l'ho trovato sulla scena del crimine, morto, aveva le braccia mozzate e gli occhi non c'erano più.
Per molti era un abominio, ma per era vera manna dal cielo.
Il mio primo vero caso.
 
Quando dice l'ultima frase sembra quasi emozionato all'idea.
E io non posso fare a meno di ridacchiare.
 
Le cose però non andarono come previsto.
Non riuscì a risolvere il caso. La polizia fece i suoi soliti stupidi interrogatori, rozzi e banali che non portarono a niente, sia a Victor, che alla madre, che al Maggiordomo.
Alla fine incolparono il Maggiordomo, ma le cose non quadravano completamente.
C'era sempre qualcosa che mancava, qualcosa che mi sfuggiva, che non riuscivo a capire bene ...
PAUSE.
 Una mano mi si poggia sulla spalla.
Non è pesante, è leggera ed elegante. Mi volto e vedo un volto particolarmente somigliante a quello nella foto.
Occhi verdi, capelli neri e pettinati all'indietro, bocca sottile e guance piuttosto scarne.
Alto, magro e slanciato proprio come Louis.
Ha delle occhiaie che fanno paura, ma nemmeno le mie sono poi migliori.
Mi sorride amichevole.
-Tu sei John ...- mi dice in un sussurro -Sherlock mi ha parlato molto di te.-
Lo guardo, sgrano gli occhi, stupefatto.
 -C-Cosa? Sherlock ti ha parlato di me? E poi tu chi sei?- chiedo, più per rispetto che per curiosità visto che so perfettamente che lui è Victor Trevor, il figlio dell'uomo sulla lapide.
 -Oh, andiamo, sai già la risposta- mi dice sorridendo.
Poi sposta lo sguardo sulla lapide del padre e la sua faccia diviene estremamente cupa.
-Victor Trevor, giusto?-
Lui non smette di guardare la lapide
 -Vic, per gli amici- continua.
Mette una mano sulla lapida e poggia il ginocchio a terra.
-Queste calendole sono dei fiori talmente belli... ma appassiscono subito- sussurra, spostando quelle appassite e rimpiazzandole con delle nuove, fresche e profumate.
 -Quindi è arrivato anche a te?- si rialza e si pulisce sbarazzino il vestito.
Mi punta gli occhi addosso e poi mi sorride cercando di mettermi a mio agio.
 Non posso fare a meno di sorridergli anche io.
Sembra così amichevole e familiare che se solo volessi lo abbraccerei immediatamente.
Annuisco, prendendo dalla tasca del giubbotto l'iPod e glielo mostro. Lo guarda per un momento e poi me lo dà di nuovo.
-Sai, dopo l'Università, io e Sherlock siamo rimasti ottimi amici. Bè ... Lui a volte veniva da me e mi parlava dei suoi casi: Carl Powers, Genevieve DeBlanc, Lucy Parsons, Jack Greer, Susie Collins, Cristopher Scarf ... Fino ad arrivare a quello della Signora in Rosa, dove ti ha incontrato. Quando mi parlava di te, del tuo altruismo, della tua simpatia e a volte anche della tua bellezza, gli brillavano gli occhi. Non credo ti abbia mai rivelato questo lato di se per un semplice motivo ... Era il suo lato fragile- mentre parla si guarda le scarpe, quasi fosse mortificato per averlo conosciuto sotto una luce diversa.
Io lo guardo, ma sono semplicemente incredulo.
Non sono carico di odio o risentimento, ne carico di gelosia o invidia.
No, semplice incredulità.
-Quando mi ha detto quello che hai fatto per lui, in questi anni di convivenza, ho capito subito che vi amavate entrambi ma eravate troppo orgogliosi per dirvelo. Ne ho parlato con Sherlock ... Solo che lui come sempre voleva trovare il momento giusto per dirtelo, per essere teatrale. Ma il momento giusto non è mai arrivato e tu ... Sei rimasto nell'ignoto, brancolando nel buio.-
 Lo guardo e annuisco.
 Lui solleva lo sguardo e mi sorride, come se avesse trovato di nuovo la ragione per continuare il suo discorso.
-Sherlock non è mai stato bravo con i sentimenti ... Neanche quando era con me- continua lui -lui era fatto così ... Sapeva baciare e abbracciare meglio di chiunque altro ... Ma non riusciva ad esprimere nulla a parole- ora il tono è carico di imbarazzo.
Lo guardo e sorrido.
 -Mi dispiace ...- continua, mentre credo stia singhiozzando.
Lo guardo e gli poggio una mano sulla spalla.
-Sono contento per te- riesco solo a dire.
Lui mi guarda e credo sorrida.
-Anche noi abbiamo avuto alcuni momenti di particolare intimità ... E sì, so benissimo come baciava Sherlock (2)- concludo.
Lui mi guarda e mi sorride, sembra piuttosto contento.
-64C, St. James- mi dice alla fine.
-Come, scusa?- gli chiedo confuso.
 Lui mi guarda, sorride e scuote la testa.
 -Per quando dovrai inviarmi il “testamento” di Sherlock. 64C, St James, il mio indirizzo di casa- prende un foglietto strappato, ci scribacchia sopra e me lo porge.
-Così non lo dimentichi. Ora devo andare. Ciao John- mi sorride e indugia un po’, prima di andare.
Sono combattuto se abbracciarlo oppure no, ne sa più lui su Sherlock che tutti gli altri matusalemme, che si vantavano di conoscerlo, messi insieme.
Alla fine, per correttezza, decido solo di porgergli la mano e stringergliela calorosamente.
Prima di andarsene mi batte una pacca sulla spalla e poi risale il pendio e se ne va.
Lo seguo con lo sguardo finché non lo vedo più e quindi premo di nuovo PLAY.
PLAY.
... che non riuscivo a capire bene. Poi, ho realizzato. Ciò che non tornava, non mi quadrava, era il semplice fatto che il Maggiordomo non c'era stato tutto il giorno, ma aveva assistito la madre di Victor, visto che è malata di SLA.
Quindi dove aveva trovato il tempo per
quella brutale esecuzione?
Ma poi ho subito realizzato.
Mi ricordo ... Mi ricordo di aver parlato con un certo Michael Dickens, il collega in affari del signor Trevor.
Si diceva addolorato per la scomparsa dell'amico.
Tanto addolorato da ucciderlo brutalmente, perché la loro società non riusciva a spiccare e lui non sarebbe riuscito mai a diventare un grande imprenditore con il signor Trevor tra i piedi.
 Quindi ha deciso di sbarazzarsene, uccidendolo.
Ora, Victor, se vuoi puoi compiere la tua vendetta.
 
Quando pronuncia l'ultima frase la voce si fa più bassa e baritonale del solito, e diventa quasi inquietante. Se non conoscessi Sherlock, giurerei su tutto ciò che mi sta più a cuore, che fosse un assassino. Ma Sherlock si divertiva a risolvere e non a creare.
 
Bene, ora arriviamo alla vere motivazioni per cui sei coinvolto, Victor.
Una volta mi hai detto che "non dovevo farmi mettere i piedi in testa da nessuno, non dovevo dipendere da nessuno."
 Mi dispiace dirtelo, ma sei un ipocrita dato che stavo cominciando a dipendere da te.
Ogni piccola cosa, ogni piccolo aiuto in fatto di emozioni si stava trasformando in una cosa più grossa e più grande per entrambi.
Non avrei mai dovuto legarmi così tanto a te, avrei dovuto cercare di mantenere le distanze, avevo John.
Ma tu non hai voluto lasciarmi andare.
Eri diventato dipendente da noi due, quando sapevi che non esisteva più nulla, perché c'era John.
John c'è sempre stato, Victor, eri tu che non lo vedevi, non volevi vederlo.
E mi dispiace veramente molto per averti fatto soffrire Victor.
Davvero, mi dispiace.
PAUSE.
 
Il tono di voce di Sherlock sembrava davvero mortificato, dispiaciuto. Non l'ho mai sentito così. Lui poteva essere di tutto, ma mai dispiaciuto. E per me è una vera sorpresa ritrovarlo così.
 Mi abbasso su un ginocchio, quello buono, e in segno di saluto e rispetto tocco la lapide del Signor Trevor. Risalgo il pendio ed esco dal cimitero.
 
PLAY.
Bene, quindi siamo alla sesta motivazione? Dio, si sta facendo tutto più difficile. Ebbene, ora credo ci sia tu ... Sì proprio tu.
 
Mentre cammino senza meta gioco con una lattina.
Chiudo gli occhi un istante e aspetto che Sherlock parli.
Fratello.
 
Lo sento sussurrare con astio.
Dannazione, anche Mycroft Holmes è coinvolto in questa maledetta faccenda?
 
 
 
 
Note dell’ autrice e altre cavolate varie che a nessuno interessano.
Hola!
Bene, sì, anche il quinti capitolo è arrivato anche se devo dire è stato un vero e proprio parto.
Infatti mi scuso per il ritardo :c
In ogni caso avete conosciuto Victor Trevor (Vic, per gli amici). Come vi sembra? Lui esiste nel canone (bè lo hanno solo nominato) ma è stato un personaggio piuttosto importante nella vita di Sherlock (si diceva fosse un amico particolarmente intimo di Sherlock e si diceva anche condividessero insieme la stanza all’ Università) e quindi io ho voluto inserirlo.
Ringrazio, come sempre, Inathia Len che ha betato con pazienza e in maniera eccellente e tutti voi che recensite, seguite, ricordate e preferite (siete tantissimi e siete tutti meravigliosi!)
Eh niente ci vediamo al prossimo capitolo.
With so much love,
BAZINGAA!
 
 
(1)    Il Lee – Enfield è stata un'arma di ordinanza della fanteria britannica per più di mezzo secolo. Ha avuto larga diffusione durante la prima e la seconda guerra mondiale. (Fonte: Wikipedia)
(2)     Ho deciso che Jawn e Sherlack (questi due patatini) avessero avuto un momento particolarmente intimo dove è scattato questo bacio … Vabbè, tutto sarà spiegato meglio nell’ ultimo capitolo.
 
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Just Izzy