12. Te l'avevo detto
Kei sollevò lo sguardo sulla luna, il
cui disco d'argento in tutto il suo pieno splendore, rischiarava
quella notte serena, accendendo di riverberi la spuma delle onde che
andavano a infrangersi ritmicamente lungo il bagnasciuga.
In piedi sulla sabbia il blader afferrò
al volo Dranzer, prima di ruotare il polso e poterne scrutare il bit
al centro. L'Aquila Rossa non gli aveva più parlato da quel giorno
presso le sponde del laghetto della villa Hiwatari e lui non poteva
che sentirsi ancor più confuso e indispettito. Avrebbe avuto bisogno
di sfogare parte del proprio stato d'animo con quella che era sempre
stata per lui una buona amica, per avere un confronto se non per
ascoltarla coscienziosamente, cosa che gli capitava di rado. Col
pensiero tornò alla conclusione della riunione di quel pomeriggio.
[Flashback]
– Il vostro stage avrà inizio i
primi di novembre. Avete quasi due mesi per decidere se valga la pena
sottostare a queste condizioni, ma tenete presente che anche se uno
solo di voi due non dovesse arrivare fino in fondo a quanto vi state
entrambi prefissando, allora sia io che il presidente Hiwatari
concluderemo l'accordo originale – affermò senza batter ciglio la
signora Natsuki.
Lui, vedendo che la sua compagna di
squadra non accennava a riprendersi abbastanza dal dare una risposta,
lo fece per entrambi e annuì a quelle condizioni. Il signor Hiwatari
sfoggiò uno dei suoi sorrisi soddisfatti, prima di congedarli
entrambi.
– Allora questa riunione è
ufficialmente conclusa. Resterete per la notte mi auguro – aveva
detto sollevandosi in piedi con quella sua cortese affabilità che
utilizzava quando gli affari si concludevano per il meglio – Vi ho
fatto preparare due stanze e sui vostri letti troverete degli abiti
più adatti.
Con una smorfia il dranzerblader si
infilò la trottola in una delle due tasche dei suoi pantaloni scuri.
Se non altro suo padre gli aveva procurato una semplice maglietta a
maniche corte rossa ed un paio di jeans lunghi sino al ginocchio. Era
anche riuscito a trovare un paio di scarpe da ginnastica, cosa che
gli aveva fatto esternare pur non volendo un sospiro di sollievo. Nel
complesso quell'abbigliamento non era proprio di suo gradimento, ma
sempre meglio di camicia e cravatta.
Era parecchio tempo che ormai se ne
stava sul litorale a far vagare i propri pensieri.
Aveva ripercorso mentalmente l'ultimo
periodo, sin da quando si era ritrovato a presenziare alla riunione
che era stata l'evento scatenante di ciò che poi era seguito. Era
passato da un rifiuto totale verso la mora, all'accettazione di una
collaborazione con lei per tentare di riprendere in mano il loro
rispettivo futuro, cosa che era servita ma solo fino ad un certo
punto. Non lo aveva liberato della presenza di lei, lo aveva solo
impegnato a darsi da fare per succedere a suo padre, cosa che fino a
quel momento aveva cercato di rimandare il più possibile. Anche se,
dovette ammettere, almeno entrambi i presidenti delle due aziende
avevano accantonato l'idea di un matrimonio, almeno per il momento.
Si sorprese nel constatare che, nel
momento in cui era stato detto loro che la mora sarebbe rimasta alla
villa, lui non avesse provato un netto rifiuto per quell'eventualità.
Inarcò un sopracciglio, lasciando spaziare lo sguardo
sull'orizzonte, il confine fra mare e cielo immerso nell'oscurità
della notte ed appena distinguibile ad occhio nudo.
Da quando aveva fatto quel sogno, era
cambiato qualcosa.
Da quando l'aveva sognata tendergli
quella mano, lui aveva smesso di considerarla una presenza scomoda e
non aveva più tentato di evitarla. Si era mosso semplicemente come
avrebbe fatto altrimenti in casa propria. No, non era vero. Non si
era mai trovato prima così a proprio agio fra quelle mura come
invece gli era successo negli ultimi giorni.
Si voltò di mezzo giro, lanciando
un'occhiata alla sagoma scura della loro residenza estiva, passando
con lo sguardo su ognuna delle finestre e vetrate che, alcune
illuminate e altre no, si affacciavano sulla spiaggia dove lui si
trovava in quel momento.
Che fosse dipeso... da lei?
Quella domanda rimase in sospeso perché
il suo eco si perse nel costante sciabordio delle onde del mare. Una
parte di lui rifiutava di darsi una risposta e decidendo di lasciar
perdere i propri futili ragionamenti si mosse, incamminandosi verso
il pontile che si protendeva basso verso la distesa d'acqua e al
quale portava un sentiero che si inerpicava verso l'interno della
terra ferma, facendosi strada fra la vegetazione. Fu a quel punto che
colse con la coda dell'occhio una debole luminescenza muoversi lungo
quello stesso sentiero e per un attimo gli parve di scorgere, prima
che scomparisse dietro le fronde di un albero, la sagoma di un
ragazzo vestito di bianco.
Yukiko procedette lungo il sentiero
ghiaioso finché non giunse in cima alla collinetta che le aveva
indicato quel pomeriggio sua madre come un grazioso posticino per
coppiette. In fin dei conti dovette ammettere che era vero: la
vegetazione si schiudeva intorno a lei per permetterle una visuale
terribilmente romantica dell'oceano. V'era a malapena un muretto di
ciottoli ad impedire ai visitatori di rischiare di scivolare giù per
la scarpata e finire sulla sabbia della spiaggia sottostante e lei vi
si avvicinò, lasciando spaziare il proprio sguardo sull'orizzonte.
La leggera brezza le scompigliò i capelli, insinuandosi sotto la
candida stoffa del vestitino che aveva trovato nella stanza che le
avevano preparato per quella notte. Era un abito senza maniche, con
scollo squadrato e una serie di arricciature che ammorbidivano la
parte che le avvolgeva il busto, all'altezza del seno. Sotto di
questo infatti la stoffa di un tenue azzurro chiaro pendeva a seguire
vagamente la linea dei fianchi, prima di allargarsi in una serie di
pieghe a formare una gonna che non le arrivava nemmeno alle
ginocchia.
Rabbrividì nell'avvertire un soffio
gelido risalirle la spina dorsale.
Si sentiva combattuta e, dentro di sé,
sapeva che il motivo di quanto stava provando era dovuto al ragazzo
con cui aveva avuto a che fare negli ultimi tempi. Sin da quando
aveva fatto quel sogno allarmante, era cambiato qualcosa fra loro.
Ormai non riusciva più a vederlo solo come il ragazzo freddo ed
enigmatico con cui doveva aver a che fare, l'ex campione mondiale di
Beyblade. Dentro di sé sapeva di covare nei suoi confronti un
desiderio di conoscerlo molto più a fondo di così. L'aver poi
iniziato quella collaborazione per far fronte ai loro rispettivi
genitori aveva dato modo ad entrambi di trascorrere molto tempo delle
loro giornate a confrontarsi, cosa che le aveva permesso di osservare
con più attenzione il modo di fare del dranzerblader.
Si sentiva una stupida.
La verità era che non era più stata
la stessa cosa per lei sin da quella maledetta notte in quel
parcheggio, una notte di cui il ragazzo tuttavia non sembrava aver
conservato il ricordo. Sospirò. Quel giorno non avevano ottenuto il
risultato sperato. Certo, avevano guadagnato del tempo e l'occasione
che aspettavano per poter prendere in mano la situazione, ma lei era
ben consapevole che il motivo principale che aveva indotto il blader
a prestarsi a tutto quello era la speranza che lei potesse tornarsene
a casa sua.
Non riusciva a non sentirsi in colpa
per come stavano andando le cose. Un senso di colpa che, in minima
parte, era dovuto al fatto che in realtà non le dispiaceva così
tanto l'annuncio del proseguimento di quella convivenza. L'unica nota
positiva era che, almeno, non avrebbe dovuto iscriversi
all'università.
“Dovresti essere contenta”
la voce di Night le fece rendere conto della leggera luminescenza che
egli stesso sprigionava, fermo alla sua destra. Lei non lo guardò
direttamente ma si lasciò sfuggire un sospiro.
– Come posso essere contenta? Abbiamo
fallito. Io ho fallito – si corresse amaramente – Non sono stata
capace di convincere mia madre a lasciar perdere questa sua follia.
Il bitpower in forma umana si mosse,
scivolandole di fronte in una posa a gambe conserte che gli permise
di appoggiare un gomito su un ginocchio nel rivolgerle un morbido
sorriso “Non dovresti essere così delusa da te stessa per una
cosa del genere”
– E come faccio? Anche lui lo sarà
sicuramente di me – sbottò a quel punto la giovane Natsuki,
abbassando lo sguardo un'altra volta nell'alludere al dranzerblader –
Tutto inutile. Dopo tutto l'impegno... – la voce le morì in gola,
risuonandole nelle orecchie leggermente incrinata. Non riuscì
nemmeno a terminare quell'ultima frase.
– Ti stai sbagliando.
Quella voce così improvvisa e al tempo
stesso familiare la fece sobbalzare e la costrinse a voltarsi di
scatto, inquadrando così nel proprio campo visivo quello che fino a
poco prima era stato l'oggetto dei suoi pensieri. Colta in flagrante
ne incrociò lo sguardo tanto serio quanto intenso e si sentì
morire.
– ..c-cosa?
– Non è stato inutile – quel tono
inflessibile non ammetteva repliche e lei ammutolì, rimanendo a
fissarlo col cuore in gola – Abbiamo guadagnato del tempo prezioso
e non possiamo tirarci indietro ora, o davvero sarà stato tutto
inutile – seguì una pausa durante la quale il blader le si
affiancò, volgendo i suoi occhi scuri sull'oceano. Fu soltanto a
quel punto che ella lo sentì mormorare – ..non mi hai deluso
affatto.
Le gote di Yukiko si imporporarono
vistosamente e distolse di scatto lo sguardo di smeraldo dal ragazzo
accanto a lei per voltarsi a sua volta nuovamente verso il panorama,
puntando gli occhi verdi in un punto indefinito in quella distesa
d'acqua salata. A quel punto però incrociò gli occhi di ghiaccio di
Night, il quale le sfoggiò un sorrisetto tanto compiaciuto quanto
carico di sottintesi, tanto da non aiutarla affatto a far rallentare
i battiti del suo povero cuoricino impazzito.
“Te l'avevo detto”
– Sei il suo bitpower? – chiese
come se niente fosse Kei direttamente a lui, cosa che permise al
discorso di prendere un'altra piega. Yukiko alternò nuovamente lo
sguardo dall'uno all'altro, avvertendo un brivido d'inquietudine
salirle lungo la spina dorsale.
“Puoi chiamarmi Night”
– Se non sbaglio ci siamo già visti.
“Sì, la stessa sera in cui tu le
infilasti la lingua in bocca”
Il senso di panico improvviso che colse
Yukiko in quel preciso istante, le fece schiudere le labbra in
un'esclamazione istintiva mentre al contempo si sporgeva verso il suo
infame bitpower, agitando le braccia davanti a lui come se davvero
così potesse arrivare a tappargli la bocca. Cosa del tutto
improbabile in quanto se avesse provato a toccarlo, gli sarebbe
passata tranquillamente attraverso, data la sua natura incorporea.
– Wuaaaaah!!! – quella sua
reazione riuscì se non altro a far tacere entrambi e allora si volse
in parte verso Kei, il quale era rimasto impietrito a fissarla, gli
occhi leggermente più sgranati del solito e in viso un'espressione
vagamente inquietata. Sotto quello sguardo quasi scioccato la mora
scoppiò a ridere di una risata nervosa e con un movimento a
mezz'aria di una mano esclamò – Ahah.. che divertente! Adesso
basta scherzare, si è fatto tardi!
Si mosse senza aspettare neanche più
un secondo, procedendo ad ampie falcate per imboccare nuovamente la
via che l'aveva portata sino a quel luogo. Se c'era una cosa che
poteva metterla in panico totale, ora che era assodato dovesse
continuare a vivere sotto lo stesso tetto del dranzerblader, era che
il loro già delicato rapporto potesse peggiorare a causa di quanto
accaduto quella sera.
Tuttavia non fece più di due passi
prima di sentirsi afferrare al braccio sinistro. Ruotò in parte su
sé stessa in risposta a quel contatto, col cuore in gola già prima
di tornare a fissare il blader che l'aveva fermata. Il silenzio che
seguì era talmente denso che si sarebbe potuto tagliare con un
coltello, riempito soltanto dal lieve rumore delle onde in
sottofondo, occhi negli occhi.
Poi Kei parve riscuotersi e la lasciò
andare, riaccostando il proprio braccio lungo il fianco e deviando il
suo sguardo da lei, come se fosse improvvisamente in imbarazzo. Lei
avrebbe supposto che in effetti fosse realmente così, se non fosse
per la proposta che le fece subito dopo.
– Ti va un incontro?
Il suo tono era dei più sbrigativi e
indifferenti che potessero esserci, cosa che rese quelle parole ancor
più improvvise alle orecchie della mora. Questa, sbattendo un paio
di volte le palpebre infatti impiegò un paio di secondi prima di
annuire, presa del tutto alla sprovvista.
– O-ok...
Kei si richiuse la porta alle spalle,
prima di dirigersi senza nemmeno accendere la luce verso il letto che
gli era stato preparato in quella camera. Vi si buttò sopra con
tutti i vestiti, intrecciando ambo le mani dietro il capo a mo' di
cuscino prima di puntare gli occhi dai riflessi di brace sul
soffitto.
Ripensò alla sfida che aveva disputato
con Yukiko: era di nuovo finita in parità, cosa che gli faceva
tornare alla mente i vecchi tempi, quando il suo unico pensiero era
diventare più forte. Riassaporò quella sensazione di
insoddisfazione, di desiderio di riscattarsi e si lasciò sfuggire un
debole sorriso. Combattere gli liberava la mente, lo aveva sempre
aiutato in tal senso ed alla fine doveva essere così anche per la
sua attuale compagna-avversaria. Nel bel mezzo del combattimento
aveva rivisto nei suoi occhi la sua naturale combattività e poco
dopo era tornata a sorridere, e lui si era scoperto ad ammirare quel
sorriso così spontaneo e ricco di vitalità.
“Non avrebbe sorriso a quel modo
se non ci fossi stato tu”
– Chi non muore si rivede – la
sfotté con noncuranza il blader, senza degnare di un solo sguardo la
sagoma che gli era apparsa accanto al letto – Dov'eri due ore fa?
“A lasciarti cuocere nel tuo
brodo, ovviamente” ribatté l'Aquila Rossa, senza scomporsi
minimamente. Kei non ribatté a quell'affermazione, preferendo
mantenere il solito profilo indifferente, ma sebbene tenesse gli
occhi chiusi aveva le orecchie ben tese e questo la sua amica lo
sapeva bene, perché commentò “Ti stai affezionato a lei.”
– Affatto.
“Ma ti incuriosisce” ribatté
imperterrita, senza batter ciglio.
Di nuovo il dranzerblader non le
rispose e per un attimo perse la sua totale impassibilità,
corrucciandosi. Non poteva negare che si stesse abituando alla sua
presenza, nonostante i suoi stessi sforzi in senso opposto. Lo
dimostravano gli eventi di quella sera, quando l'aveva trattenuta a
quel modo quando lei stava per darsi alla fuga. Si era mosso
d'istinto, non era riuscito a trattenersi e quando si era voltata di
nuovo a guardarlo, ne aveva incrociato i sorprendenti occhi verdi ed
aveva perso qualche momento di lucidità. Sì, lui, il blader di
ghiaccio, rimasto momentaneamente spiazzato da un impulso che non era
riuscito del tutto a controllare.
“Hai intenzione di provare a
conoscerla meglio ora?”
A quella domanda Kei non riuscì a
trattenere una smorfia – Può darsi.
La sentì sbuffare divertita e quando
sollevò le palpebre lei era già sparita. Sapeva che si era
trattenuta a stento dal rimarcargli un 'te l'avevo detto' e il
ragazzo si lasciò sfuggire un sospiro al pensiero di non esser stato
costretto a sorbirsi quella frecciatina. In fondo, non aveva niente di meglio da fare per le prossime otto settimane.
...continua
[ANGOLO AUTRICE]
Dodici! Siamo a dodici!
E la fiction è tipo a metà XD ommioddio sta venendo fuori una cosa lunghissima! Colpa dell'ispirazione, purtroppo non posso farci molto.. continuo a cambiare e ampliare la trama originale, ormai della vecchia fiction c'è rimasto ben poco! In ogni caso, ecco qua il vostro capitolo, come al solito spero che vi sia piaciuto e che mi darete il vostro parere (a prescindere se positivo o negativo ovviamente). Forse qualcuno si aspettava un capitoletto più movimentato, ma ahimé, questo è. Non preoccupatevi, le sorprese non sono finite! Come ho detto ne accadranno delle belle, dovrete solo aver un po' di pazienza! Fino a mercoledì prossimo non aggiornerò, ho un esame martedì e quindi non posso permettermi di andare ancora avanti per adesso: la vacanza-studio me la sono concessa, ora rimane solo lo studio!! Nel frattempo però vi lascio augurandovi un buon weekend a tutti!
Un saluto *frizzante* dalla vostra
Kaiy-chan