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Autore: arangirl    06/09/2014    3 recensioni
Jaime è un ex atleta che dopo la perdita della mano destra ha perso anche se stesso. Brienne è una soldatessa al fronte, senza nessuno ad aspettarla a casa.
Un programma di scambio lettere farà incontrare (o forse scontrare) le loro vite, ma forse non tutto il male viene per nuocere...
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister, Loras Tyrell, Renly Baratheon, Tyrion Lannister
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Jaime respirò profondamente fuori dalla porta dell'ufficio, cercando dentro di se il coraggio di varcarne la soglia e affrontare il mostro che si nascondeva dietro di essa. Allungò la mano verso il pomello, poi la ritrasse di scatto, quasi fosse incandescente. Si girò e cominciò a tornare indietro, deciso a tornare a casa e lasciar perdere l'intera faccenda, ma nella sua mente ritornavano le parole di Brienne, il suo coraggio nell'affrontare ogni situazione... se lei l'aveva fatto, poteva farcela anche lui. Tornò sui suoi passi e questa volta spalancò deciso la porta, dimenticandosi di bussare. Suo padre alzò appena lo sguardo dalle carte che aveva davanti "Vedo che il tempo non ha migliorato i tuoi modi." Jaime inghiottì la rispostaccia che aveva sulle labbra e camminò sulla moquette dell'ufficio del padre, avvicinandosi alla scrivania "Papà, sono venuto per parlarti." L'uomo inarcò leggermente il sopracciglio "Anni di silenzio e poi vieni direttamente da me... Deve essere importante, cos'è, i soldi non ti bastano più?" Jaime sentì l'orgoglio ferito dentro di lui che ruggiva per l'affermazione del padre, anche se ammetteva che negli ultimi anni a mantenerlo erano stati più gli assegni mensili del padre che la pensione d'invalidità "Sono venuto per parlarti proprio di questo. Non voglio più i tuoi soldi."



Tywin Lannister a quel punto gli concesse tutta la sua attenzione, lasciando cadere la penna che teneva in mano "E dimmi... chi pagherà tutto l'alcol che ti scoli ogni giorno?" "Mi sono trovato un lavoro. E sto cercando di smettere." Il padre scoppiò in una risata ironica che fece salire l'ira di Jaime a livelli che non ricordava di non aver mai provato "Tu, un lavoro? E cosa potresti fare? Sei sempre stato pigro e indolente per qualsiasi cosa che non riguardasse il baseball" "Infatti si tratta sempre di quello. Tempo fa mi avevano contattato per andare ad allenare la squadra del liceo della mia zona. Ho deciso di accettare." La faccia di Tywin si rabbuiò ancora di più "Come puoi trovare sempre nuovi modi per mettermi in imbarazzo? Fara l'allenatore, ma ti rendi conto? Nelle tue condizioni? Jaime, non è troppo tardi per seguire il mio consiglio, iscriviti a giurisprudenza, con le mie conoscenze ti farò prendere la laurea in un attimo e poi potrai prendere il mio posto nello studio." "Quante volte devo dirtelo che non mi interessa il tuo studio? Odio questo lavoro, non voglio nemmeno sentirlo nominare" Jaime stava cominciando a ricordare perché erano anni che non parlava con il padre, non riusciva a sopportare la sua accondiscendenza tanto quanto odiava vedere la delusione nei suoi occhi "Cersei è un avvocato di successo, nomina lei al posto tuo, sono sicuro che ne sarà entusiasta." Tywin soffocò una risata "Tua sorella è un avvocato capace, ma resta pur sempre una donna. Se stesse al suo posto a casa dai suoi figli forse il suo matrimonio non sarebe un tale disastro." "Ma ti senti quando parli papà? Non viviamo nel medioevo!" "No infatti. Se vivessimo in quell'epoca saresti già morto da un pezzo." Anche il tono di Tywin si era fatto più tagliente e Jaime capì subito che si stava arrabbiando. Pensò ad una risposta sagace da dare al padre, ma era terribilmente stanco di quei battibecchi inutili "E' inutile girarci attorno. Sono venuto a dirti che non voglio più i tuoi soldi, e se tu avessi un briciolo di amore paterno cercheresti di essere quantomeno contento per me." "Tornerai qui strisciando Jaime, non sei in grado di tenerti un lavoro normale più di quanto non sei in grado di smettere di attaccarti alla bottiglia." Jaime era quasi arrivato alla porta, ma a quelle parole si girò e tornò verso la scrivania del padre cercando di prendere qualcosa dalla borsa. Si fermò un attimo nel vedere l'espressione spaventata del padre, e il suo sollievo quando vide che in borsa non teneva un arma ma una semplice macchina fotografica. Jaime gli scattò una foto senza nemmeno guardare l'obiettivo, e Tywin sbattè le palpebre, confuso "Addio, padre."



Camminando verso casa non riuscì a fare a meno di sentirsi sollevato. C'era riuscito, aveva detto a Tywin quello che pensava senza cadere in una delle sue assurde trappole; e aveva ottenuto la foto che gli serviva. Il pensiero della foto da mandare a Brienne riaccese in lui la fiamma ardente della preoccupazione; la sua lettera era in ritardo. Non che fossero sempre regolari, ma non si era mai verificato un ritardo del genere, ormai erano passate sei settimane da quando le aveva scritto... e se le fosse successo qualcosa? Cercava di tenere sotto controllo l'ansia mentre guardava i reportage sui militari in missione, chiedendosi di tanto in tanto da quando il cadetto Brienne Tarth fosse diventata così importante per lui. Si sentiva imbarazzato dalla cosa, tanto da non riuscire a parlarne con nessuno, nemmeno con Tyrion. Era quasi arrivato a casa quando vide qualcosa che gli fece battere il cuore più forte del solito: il furgone del postino. Sentendosi completamente ridicolo e infantile si mise a correre verso casa, senza riuscire a fermarsi. Arrivò trafelato alla buca delle lettere, mentre la postina lo guardava come se fosse matto; Jaime non si sentiva di biasimarla. "Il signor Jaime Lannister?" annuì, il fiato ancora troppo corto per parlare "Questa è per lei" la postina, una donna grassottella sui cinquanta, guardò con stupore il sorriso che si dipinse in volto all'uomo "E' la sua calligrafia!" Jaime abbracciò la postina con trasporto "Grazie" per poi entrare di corsa a casa, lasciando la postina con un espressione sbalordida davanti casa. Onore miagolò sonoramente al suo ingresso, stiracchiandosi dalla macchia di sole in cui era sdraiato. Jaime lo salutò con una carezza veloce prima di sedersi sul divano e aprire la lettera.


18 Luglio 2002

Jaime,

Scusa il ritardo con cui ti scrivo questa lettera, sono state delle settimane frenetiche. Il nostro reparto è stato trasferito, ora siamo molto più vicini alle zone di conflitto. Questo è sia un bene visto che limita i pericolosi spostamenti nel deserto, ma anche un male, ovviamente gli scontri sono molto intensificati. Sono giorni che mi porto dietro la tua lettera sperando di avere qualche minuto per scrivere e alla fine mi sono decisa a farlo ora, anche se sono quasi le due del mattino; spero che tu stia bene. Mi è davvero piaciuta la tua ultima lettera, il fatto che tu stesso ammetta di essere stato un idiota mi è di un certo conforto, alcuni non imparano mai dai propri errori. Sono sicura che tuo fratello ti ha perdonato per il modo in cui l'hai trattato... non mi sento di giustificare il resto della tua famiglia invece, anche se non conoscendo personalmente l'intera vicenda non mi azzardo a giudicare. Vorrei però farti una domanda a cui puoi anche non rispondere se non ti va o se sono troppo invadente... Non parli mai di tua madre, perché? Mia madre è morta quando ero ancora molto piccola, e non ho ricordi di lei, se non qualche foto che mio padre mi faceva vedere con molto dolore negli occhi. Mi sono sempre chiesta se ora sarei una persona diversa se mia madre fosse stata con me nella mia infanzia... Più femminile, forse? Con una carriera adatta ad una donna? Sono i grandi se a cui non avrò mai risposta.
Tornando alle tue domande, purtroppo non ho molto tempo da dedicare a passatempi artistici, ma ho anche io delle preferenze. Ho dei gusti musicali un po da bifolca, vado matta per il folk irlandese e per le ballate nordiche (sarà per i miei antenati vichinghi?) leggo gialli e romanzi storici e vado matta per l'arte rinascimentale. E te? Tiro ad indovinare? Musica pop, thriller e arte moderna? Ho come l'impressione che tu sia sempre più lontano possibile da me. Come sta Onore? Alla prossima, spero di riuscire a risponderti più velocemente la prossima volta.

 
Brienne Tarth


05 Agosto 2002

Cara fanciulla,

Non sai che sollievo ricevere la tua lettera, ero davvero in ansia



No, patetico. Jaime accartocciò il foglio che aveva iniziato e lo lanciò a terra, dove la pallina di carta fu subito assaltata da Onore, che prese a giocarci con piccoli versi di approvazione.


05 Agosto 2002

Cara fanciulla,

Chi potrei chiamare per avere tue notizie in caso succedesse ancora?


"Maledizione!" Jaime si alzò dal divano, strappando anche quel pezzo di carta. Non riusciva a scrivere quella lettera senza suonare patetico e ansiogeno. Brienne di certo non voleva qualcuno che le ricordasse costantemente in che situazione pericolosa si trovava. Andò verso il frigo con tutta l'intenzione di prendersi una birra ma, ricordandosi del dialogo con il padre di poco prima, optò per un bicchiere d'acqua. Da quando era diventato così premuroso? E nei confronti di una persona che non aveva mai visto, di cui non aveva mai sentito la voce... La verità era che le lettere di Brienne erano diventate il fulcro delle sue giornate. Contava i giorni che mancavano all'arrivo di una nuova lettera, si preoccupava per i ritardi, rileggeva le vecchie lettere della ragazza (ragazza? Non sapeva nemmeno quanti anni avesse), e aveva preso l'abitudine di fare due copie delle missive che spediva lui stesso, per non perdere il filo della conversazione. Si sarebbero mai visti? Era una situazione così incerta che Jaime si sentiva fisicamente spossato dalla distanza tra loro. Guardò di nuovo carta e penna sul tavolo, incerto sul da farsi; voleva scriverle, ma allo stesso tempo aveva paura di svelarsi troppo tra le righe della sua fitta calligrafia. Alla fine decise di essere semplicemente sincero.


05 Agosto 2002

Cara fanciulla,

Sono felice che tu stia bene, a dirla tutta mi ero un po preoccupato. Lo so che quello che fate lì è importante, ma vi lasceranno tornare a casa prima o poi, anche solo per poco? Non oso immaginare quanto dev'essere opprimente vivere costantemente sotto il mirino, non deve essere per nulla facile, ma sono sicuro che se qualcuno può farlo allora sei tu. Mi duole dirti che questa volta hai toppato alla grande, la musica pop non rietra tra i miei gusti. Mi piace il rock classico, sono un estimatore dei romanzi contemporanei (si, anche thriller, mi hai beccato) e non sopporto l'arte moderna, mi definirei un tipo decisamente più neoclassicista. Mi è venuto in mente che tra tutto il nostro scambio cartaceo non mi è mai venuto in mente di chiederti quanti anni hai... ma so che non è cosa da chiedere ad una signora, e visto che sto cercando di imparare le buone maniere, girerò intorno all'ostacolo dicendoti la mia di età; a buon intenditor poche parole. Compirò 33 anni il prossimo 29 Novembre, e stranamente mi sento molto più vecchio. Ero impaziente di ricevere la tua lettera per stupirti con ben due buone notizie: ho trovato lavoro, diventerò allenatore dei Leoni, la squadra di baseball del liceo locale. Per quanto la cosa mi metta addosso ansia (non entro in un campo dal mio incidente) il baseball è sempre stata l'unica cosa in cui sono bravo. La seconda è testimoniata dalla foto, l'uomo dall'aspetto truce e severo che vedi è mio padre, Tywin Lannister, e oggi sono andato a parlargli per la prima volta dopo anni. Non è andata benissimo, ma è un inizio, e sono molto contento di averlo fatto.
Mi hai chiesto di mia madre, hai ragione, non l'ho mai nominata, e ne parlo pochissimo. Purtroppo, come per la tua, anche mia madre è morta molto giovane; io avevo otto anni. C'è stata un complicazione durante il parto di mio fratello, e lei non l'ha superato. Era una donna molto dolce e gentile, ricordo che amava stare con me e mia sorella per ore anche se mio padre insisteva per assumere una tata. Ogni tanto mi manca la sua presenza, il modo in cui riusciva a rassicurarmi in qualsiasi situazione, a farmi sorridere. Penso che mia sorella inconsciamente dia a Tyrion la colpa della sua morte, forse è per quello che non sono mai riusciti ad andare d'accordo; a me personalmente dispiace che lui, come te, non abbia alcun ricordo di lei. Sono sicuro che nostra madre l'avrebbe amato molto meglio di come ha fatto mio padre. Prima che mi dimentichi, Onore sta bene, anche se ingrassa a vista d'occhio, dovrei metterlo a dieta. Ti assicuro che ti manda i suoi migliori saluti.
Alla prossima, e non preoccuparti dei ritardi, aspetterò.

 
Jaime Lannister
  
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