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Autore: ThorinOakenshield    06/09/2014    4 recensioni
Che dire? Innanzitutto che non si tratta di uno slash! Questa è una storia a capitoli sul rapporto di amicizia che intercorre tra Bilbo e Thorin.
Mi sono presa molte licenze ed è la prima fanfiction che scrivo, quindi siate clementi! xD
Allora, le vicende si svolgono dopo la Battaglia dei Cinque Eserciti e Thorin ha ottenuto il suo titolo di Re sotto la Montagna; Bilbo si è talmente affezionato ai nani che ha deciso di passare le vacanze a Erebor. Tutti i suoi amici sono entusiasti di questa decisione e, tra l'incoronazione di Thorin e vari festini, saranno tutti euforici e persi nella gioia del momento, ma qualcosa di terribile romperà l'incanto...
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bilbo, Fili, Kili, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Giorni di agonia

Portarono Bilbo immediatamente da un guaritore. Thorin lo teneva per le gambe e Gandalf per le braccia.
Il resto dei nani era dietro di loro. Erano tutti accigliati e molti di loro si stavano mangiando le unghie dal nervoso. Speravano solo che il loro amico stesse bene, avevano una paura tremenda.
Il guaritore, Bes, guardò con un punto interrogativo il re e lo stregone stendere lo hobbit sul lettino per i pazienti. "Che cosa gli è successo?" domandò loro.
"È ferito. È stato colpito da una freccia avvelenata" rispose affannato Thorin. Aveva fretta, fretta che il suo migliore amico guarisse, aveva fretta di poterlo abbracciare di nuovo e, alla fretta, si mescolava anche la paura.
Il Re dei Nani credeva di non conoscere affatto la paura: in battaglia si gettava sul nemico senza esitare e, quando Gandalf gli aveva consegnato la mappa e consigliato di radunare i Sette Eserciti dei Nani, non aveva pensato neanche per un secondo ai rischi dell'impresa, voleva soltanto riprendersi la sua terra natia. Ma durante il viaggio aveva assaggiato la paura, l'aveva provata sulla sua pelle... la paura di perdere le persone amate. Ebbene adesso la stava sentendo di nuovo, gli martellava nel petto in una maniera insopportabile.
"Fatemi un po' vedere..." mormorò Bes prendendo una lente d'ingrandimento. Dopodiché esaminò meticolosamente la ferita.
Ci mise un po' e gli amici di Bilbo erano sempre più ansiosi. Si sentivano in bilico su una corda sospesa su un prato di piante piene di spine. L'attesa è una brutta bestia.
"Ho provato a farlo rinvenire con un incantesimo, di solito funziona, l'ho fatto tante volte; ma questo tipo di veleno mi è del tutto sconosciuto, Bolg e i suoi devono averlo lavorato recentemente" disse lo stregone grigio. "In ogni caso io sono uno stregone, non un medico. Quindi ho pensato bene di portarlo da voi."
"Avete fatto bene." Fu tutto quello che uscì dalla bocca del nano. Il suo motto era: Poche chiacchiere e lavoro, era un professionista ed esigeva tutta la concentrazione possibile durante il suo lavoro. I nani di Erebor malati si rivolgevano sempre a lui, era il migliore della Montagna, aveva anche assistito i feriti durante numerose guerre. Tuttavia i nani e Gandalf non riuscivano a stare tranquilli, ogni secondo che passava erano sempre più agitati. Quell'attesa li stava uccidendo e tutto quel silenzio sapeva tanto di quiete prima della tempesta.
Persino Bofur, che era sempre ottimista, si sentiva male, e questo non aiutava di certo a far star meglio gli altri. Ciò non era rassicurante.
"Questo tipo di veleno non lo conosco neanch'io."
Il cuore si bloccò nel petto a tutti loro e guardarono il nano con occhi sgranati. Anche Gandalf, che notoriamente cercava di non perdersi d'animo, si sentì mancare.
Ma, quello che si sentì peggio di tutti, fu Thorin.
"Come sarebbe a dire che non conosci questo veleno?" scattò il re, poi afferrò Bes per il colletto della camicia e gli sputò in faccia: "Ti pago perciò che tu assista me e la mia gente nel momento del bisogno. Noi ci affidiamo a te e tu ora non sei in grado di curare lo hobbit senza il quale non saresti qui neanche tu?! Mi aspettavo di meglio da te!"
"Thorin calmati!" lo ammonì Gandalf il Grigio. "Come ho già detto, è probabile che gli orchi lo abbiano inventato da poco questo veleno, è logico che non lo conosca."
"Infatti" deglutì il dottore.
Scudodiquercia lo guardò con astio, ma pensandoci su Gandalf aveva ragione. Come al solito! si sorprese a pensare con fastidio. Così mollò in malo modo Bes, il quale continuò, dopo essersi ripreso dallo spavento: "Però ho riconosciuto alcune sostanze nella ferita, quindi posso provare a fare qualcosa. Ci sono probabilità che si riprenda."
"Beh, allora spicciati!" ruggì Thorin.
Il guaritore si sistemò gli occhialini sul naso, scombussolato. "Sarà un lavoro lungo, potrà richiedere una o due settimane."
"Qualsiasi cosa, basta che lo salviate" intervenne affannato Fili, che stava stringendo a sé suo fratello che non era riuscito a trattenersi: stava piangendo.
"Farò del mio meglio, lo giuro. Sono molto riconoscente al signor Baggins per quello che ha fatto per i nani di Erebor e non dovete temere: sono riuscito a guarire ferite molto ma molto gravi."
"Questo lo sappiamo, per questo ci affidiamo a te" gli disse dolcemente Balin, mentre con la mano destra accarezzava il dorso di Kili.
"Dai, andiamo ragazzi, lasciamolo lavorare" tagliò corto Thorin Scudodiquercia.
Così gli altri si congedarono, a parte Gandalf e Thorin. Quest'ultimo, prima di andare via, si rivolse un' altra volta velenoso a Bes: "Vedi di non deludermi: questo hobbit significa molto per me e, se lo lascerai morire, avrai fatto un torto molto grave al tuo re."
Il dottore era rimasto a guardare nella direzione del re, successivamente sospirò.
Gandalf gli mise una mano sulla spalla e gli disse gentilmente: "Perdonatelo, è soltanto nervoso per la situazione di Bilbo. Ci tiene veramente tanto a lui, come del resto tutti noi."
Bes gli concesse un sorriso e rispose: "Figuratevi! So come si sta sentendo il re e so che è una persona d'oro. Io ero presente quando aiutava la nostra gente a mettersi in salvo e a rifarsi una vita, ha aiutato molto anche me."

Thorin stava misurando la sala con lunghi passi, mentre i suoi compagni erano seduti contro il muro, Kili che continuava a singhiozzare stretto a Fili e a Dwalin.
"Una o due settimane ha detto. Che mi venga un colpo! Come se io riuscissi a starmene tutti questi giorni bello tranquillo ad aspettare la notizia che il nostro scassinatore si è ripreso!" borbottò rabbiosamente il re.
"Mi dispiace zio" mugolò Kili.
All'improvviso Scudodiquercia si voltò verso suo nipote.
"Non sono abbastanza forte."
Thorin lo guardò stupito, poi si avvicinò a lui e si mise alla sua altezza. "Cosa intendi dire?" sussurrò.
"Tu...," inghiottì le lacrime, "mi hai sempre detto che un re dev'essere forte e non cedere alla debolezza. Ma è più forte di me! Io non voglio che Bilbo muoia!"
Il Re dei Nani rimase un attimo in silenzio, poi sorrise dolcemente e accarezzò la nuca di Kili. "Kili," sibilò alzandogli il mento con due dita, costringendolo a guardarlo negli occhi.
Il giovane nano aveva i grandi occhi da cerbiatto arrossati. Quand'era così sembrava ancora bambino e fece molta tenerezza a suo zio.
"Siamo esseri umani e non c'è niente di più umano di provare dolore. Un re è anche una persona, questo l'ho capito da poco. E piangere davanti agli altri dimostrando pubblicamente le proprie debolezze richiede molto coraggio e, soprattutto, molta forza d'animo."
Kili lo fissò stupito.
Suo zio gli concesse un altro sorriso e un'altra carezza. "Tu che piangi per una persona a te cara, sei molto forte. E ricorda: non c'è niente di male nel farlo" aggiunse.
Kili pianse di più e si strinse forte al suo re, il quale lo accolse calorosamente nel suo abbraccio.

Quella sera, quando Bes si era ritirato e aveva fatto una pausa, Thorin decise di andare a trovare Bilbo.
Entrò silenziosamente nella stanza, facendo cigolare la porta e facendo entrare un raggio di luce a illuminare il corpicino dello hobbit steso sul lettino.
Il re si sentì stringere lo stomaco e prese in considerazione l'idea di andarsene: vedere il suo amico in quelle condizioni, pallido come un morto, addormentato e nelle stesse condizioni di un vegetale, gli faceva male e di certo, la ferita violacea sul ginocchio che si stava facendo sempre più nitida, non aiutava.
Codardo! si rimproverò Thorin. Che razza di amico saresti se scappassi abbandonandolo proprio nel momento del bisogno?! Così fece un lungo e profondo respiro, poi avanzò verso lo scassinatore.
Il signor Baggins non dava segni di miglioramento.
Il re si sedette accanto a lui e lo guardò con affetto, sforzandosi di sorridere. Allungò il braccio verso di lui e gli scostò un due riccioli castani dagli occhi chiusi. "Bilbo," disse con dolcezza, sorridendo divertito. "Lo sai che quando dormi sembri un bambino?"
Il pancino dello hobbit si rialzava e riabbassava in continuazione, mentre lui respirava debolmente con il naso. Sì, sembrava proprio un bambino.
Il sorriso, piano piano, scomparve dalle labbra del nano. Sapeva che vederlo sarebbe stato doloroso, ma non pensava così tanto. Prese ad accarezzargli le spalle. "Ti siamo tutti vicini" mormorò. "Te la caverai, sei in gamba. Sei piccolo ma d'acciaio. Sei rimasto intero per tutta l'avventura, non vedo perché non dovresti farcela adesso. Bes è un grande medico, troverà certamente un modo per salvarti. Gli orchi non vinceranno, non prenderanno il nostro cuore. Te lo prometto."
Thorin si chiese come poteva promettere una cosa alla quale non credeva neanche lui. La vita gli si era sempre rivoltata contro e, senza motivo, gli aveva portato via tutto: prima sua madre, suo fratello, poi suo nonno, suo padre e anche sua sorella Dìs. Non si sarebbe stupito se avesse perso anche il suo migliore amico.
"Se tu puoi sentirmi adesso, voglio farti sapere che mi sto allungando verso di te, per farti sapere che non sei solo" aggiunse tra le lacrime, dopodiché strinse la manina di Bilbo e lasciò che le lacrime scorressero calde e rapide lungo il suo viso.
Sarà il nostro piccolo segreto.

I giorni passavano e Thorin continuava ad andare a trovare Bilbo. Preferiva andarci da solo, si disse di essere sciocco perché si vergognava di farsi vedere piangere davanti ai suoi amici.
Un giorno riuscì a trovare il coraggio di andare anche con gli altri. Fece fatica a trattenersi: fu una scena piuttosto commovente.
Ori gli aveva portato un ritratto, un ritratto che raffigurava Bilbo e che aveva disegnato con le sue mani.
Bofur gli donò un centrino e risero tutti quanti quando ricordò di quello che gli aveva rovinato usandolo come strofinaccio.
Fili e Kili gli consegnarono un servizio di piatti che era appartenuto a loro madre, quest'ultimo piangendo.
"Scusa ancora per il bagno" scherzò Fili, facendo ridere suo fratello.
Thorin sorrise lievemente, commosso.
Gli altri nani, invece, gli donarono dei fiori, gli stessi fiori che lo hobbit teneva nel suo giardino e che gli piacevano tanto.
E, per completare il tutto, Gandalf mise sul busto di Bilbo una pipa nuova di zecca. "Oh, e non devo scordarmi il tabacco!" replicò dandogli anche una busta.
Rimasero tutti fermi sul capezzale del loro amico, si diedero la mano, stando uniti per lui.

Quando non andava a trovare il signor Baggins, Thorin si dedicava alla sua solita routine. Doveva distrarsi e aveva pur sempre un regno da portare avanti.
Così continuava a lavorare in miniera, a fabbricare spade e, contemporaneamente, ad occuparsi di questioni politiche e burocratiche. Ma la sua testa era sempre altrove. Fisicamente si trovava nella Sala del Trono, ma moralmente stava ancora ai piedi del letto di Bilbo, a vegliare sul suo sonno, sperando che stesse facendo bei sogni.

E i giorni passarono ancora, ancora e ancora ed erano sempre un'agonia. L'unica cosa che il re e i suoi amici potevano fare era aspettare, ma stavano morendo aspettando la notizia che Bilbo era scampato alla morte.
In quel momento Thorin stava battendo il martello su una spada, cercando di non pensare a cose brutte, quando Gandalf lo raggiunse.
"Thorin" lo chiamò amareggiato.
Il nano rimase con il martello a mezz'aria e per poco non se lo fece cadere sul piede. Appoggiò l'arnese e si voltò velocemente verso lo stregone. "Cosa succede? Bilbo si è ripreso?"
"Non lo so, sono venuto a chiamarti perché Bes vuole parlare con noi, ma non sembra di buonumore."
Thorin era già là.

"Allora? Cosa ti avevo detto?!" sbraitò aprendo la porta della stanza con un calcio.
Il guaritore smise all'improvviso di occuparsi dello hobbit e si voltò sudato verso il suo re, che stava avanzando verso di lui guardandolo bieco.
"Mi... mi dispiace, ho fatto di tutto, però..."
"PERÒ COSA?!" lo interruppe urlando, riafferrandolo per la maglia e puntandogli il pugno contro.
Bes sudò freddo e lo guardò con disperazione e paura.
"Basta Thorin. Mettilo giù" lo sgridò Gandalf, stufo delle sue scenate.
Il Re dei Nani lo fulminò con lo sguardo e sbottò: "Non sarà certo uno stregone qualsiasi a dire a me, il re di Erebor, cosa devo fare. E nel mio regno, per giunta!"
"Come vuoi che parli in questa posizione?"
"Parlerà comunque, te l'assicuro!"
Lo stregone alzò gli occhi al soffitto e non ebbe altra scelta: afferrò anche lui il dottore e lo portò lontano dalla portata del Re sotto la Montagna.
Thorin incrociò le braccia sul petto e sbuffò.
Bes, per l'ennesima volta, si sistemò gli occhiali e deglutì una ventina di volte. Dopodiché tossì e disse: "Il signor Baggins è in gravi condizioni. Purtroppo non sono riuscito a trovare l'antidoto giusto. In ogni caso non ho intenzione di arrendermi, ma volevo ugualmente consultare uno stregone e il re prima di andare avanti."
"Sei un bravo medico, non dovresti avere bisogno del parere di nessuno" lo apostrofò Thorin, ma smise di sbottare non appena Gandalf gli lanciò un'occhiataccia: sapeva proprio essere autoritario talvolta, riusciva addirittura a domare una bestia inferocita come Thorin Scudodiquercia!
"Ora che ci penso c'è qualcosa che potremmo fare" ponderò lo stregone.
Thorin lo guardò speranzoso.
"Potremmo chiedere aiuto agli elfi."
Scudodiquercia fece una smorfia di disgusto e voltò la testa dall'altra parte. Ci mancava solo questa! pensò.
"Agli elfi?" Bes sbatté le palpebre, allibito.
"Sì, sono dei geni della medicina. Potremmo andare al Reame Boscoso e..."
"No. No, no e no!" lo interruppe Thorin, nervoso. "Se mettiamo Bilbo nelle mani di quegli spocchiosi degli elfi morirà di sicuro. Oin continuerà a dare una mano al dottore quando servirà e mastro scassinatore si rimetterà in sesto. Non ci serve il loro aiuto."
"Gli elfi ci hanno aiutati durante la Battaglia dei Cinque Eserciti!" scattò Gandalf. "Quand'è che butterai all'aria il tuo orgoglio e sarai meno testardo?"
Bes si sentiva fuori luogo, così propose: "Non è meglio se ne parlate fuori con calma e poi tornate a dirmi che decisione avete preso?"

Thorin Scudodiquercia si trovava in corridoio e si stava passando una mano tra i capelli neri, evitando di guardare negli occhi Gandalf il Grigio.
Traditore! pensò, vuole chiedere aiuto agli elfi dopo quello che hanno fatto a noi nani! Ma da che parte sta?!
"Gli elfi ci avranno pure aiutati durante la Battaglia dei Cinque Eserciti, ma solo perché li faceva comodo e ciò non può cancellare quello che ci hanno fatto dopo l'attacco di Smaug! E per non parlare di quando gli orchi saccheggiarono Moria e profanarono i nostri luoghi sacri! Gli elfi rimasero a guardare senza fare niente!"
"Salvatemi dalla caparbietà dei nani!" borbottò Gandalf, esausto, alzando gli occhi al soffitto.
"Di' pure quello che vuoi. Preferisco morire piuttosto che chiedere aiuto a re Thranduil" disse cocciutamente il Re sotto la Montagna.
"Preferisci che muoia Bilbo?" obiettò lo stregone, ormai privo di pazienza.
Thorin rimase un attimo a fissarlo negli occhi con un'aria di sfida. Ora si era un po' calmato e stava pensando. Quand'era arrabbiato gli riusciva difficile pensare, per questo se l'era presa con Bes.
Quelle parole l'avevano spiazzato. Si chiese se ci tenesse di più al suo orgoglio che a Bilbo. Naturalmente a quest'ultimo! Ma allora avrebbe dovuto...
"E comunque dovresti rivolgere delle scuse a Bes" continuò Gandalf.
"Non ci penso proprio!"
"Thorin..." Lo stregone lo guardò da sotto le sue sopracciglia irsute. Lo stava guardando come un padre guarda il proprio bambino che non vuole confessare di essere stato lui a rompere il vaso preferito della mamma.
"E va bene! Lo farò" capitolò il re, tanto per zittirlo un po'.
"Che cosa farai? Chiederai scusa a Bes o andrai dagli elfi?"
"Tutti e due."

   
 
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