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Autore: Bitter_Inside    07/09/2014    2 recensioni
Una donna fortunata che ha avuto davvero tutto dalla vita (o forse no?) vi parla di una perfetta giornata...
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Angolo autrice
Non è la prima cosa che pubblico su EFP, ma mi sembra vagamente più decente dell'altra.
Mi auguro che nessuno abbia avuto un'idea simile... In tal caso, mi scuso in anticipo, fatemelo sapere.
Spero che l'HTML sia a posto, sto postando da cellulare e non è molto comodo... o facile.
Le recensioni sarebbero molto gradite *sguardo speranzoso*.

Erano le sette e mezzo del mattino di un giorno perfetto.
Mi alzai dal mio morbido e comodo letto matrimoniale, che dividevo con la mia perfetta ragazza, ancora addormentata dopo una perfetta notte di fuoco, recandomi nella mia luminosa e spaziosa cucina.
Possedevo una perfetta villa su tre piani, con un giardino vasto e curato, una piscina ed un garage altrettanto grande, che ospitava le mie tre lussuose automobili. Tutto era assolutamente perfetto e come avevo sempre desiderato.
Vi starete chiedendo perché utilizzi sempre l'aggettivo "perfetto", immagino. Sappiate che le ripetizioni non sono assolutamente dovute ad un vocabolario limitato, a delle distrazioni oppure alla semplice incapacità di scrivere ed esprimermi.
Al contrario, i miei risultati scolastici erano sempre stati più che eccellenti, la mia carriera era a dir poco brillante e la mia mente era, senza modestia alcuna, incredibilmente geniale.
Non dimentichiamoci che la mia grande disponibilità economica mi permetterebbe di assumere qualsiasi scrittore o ghost writer io desideri, laddove venga dimostrata la mia poca dimestichezza con l'arte della scrittura.
Scusatemi, mi sono lasciata trascinare da dettagli insignificanti senza rispondere alla domanda che sicuramente vi sarete posti, ovvero perché io non abbia fatto altro che utilizzare "perfetto".
Ebbene, la mia è una scelta dettata dalla pura e semplice pignoleria: l'aggettivo più adatto, più preciso, più indicato per descrivere la mia vita, le persone che ne fanno parte e tutto il resto è "perfetto".
Tutto perfetto.

Lasciamo ora stare queste disquisizioni puramente letterali e torniamo alla narrazione, siete d'accordo?
Probabilmente non vi sarò molto simpatica, ma vi chiedo di continuare ad ascoltare il mio discorso; non mi mancano gli amici con cui parlare, sia chiaro, ma vorrei rendere partecipi anche voi.

Dunque, mi avevate lasciata nella mia cucina perfetta.
Mi ero recata lì per preparare il caffè con cui avrei svegliato la mia amata.
Vivevamo insieme da anni ed anni, avevamo quattro figli, uno più bello, dolce, intelligente e gentile dell'altro, due splendidi cani, vivaci e fedeli, un gatto, un po' ombroso, forse, ma docile ed affettuoso.
L'amore che ci legava era fortissimo, indissolubile, indistruttibile, perfetto.
Avevamo avuto la fortuna di incontrarci da giovanissime e di restare insieme per anni ed anni, senza mai un litigio o un'incomprensione.
Eravamo giovani, belle, ricche, invidiate ed innamoratissime.
Certo, potreste dire voi che qualcosa sarebbe potuto sempre accadere, per separarci, data la nostra ancora giovane età, ma vi assicuro che non sarebbe successo.
Eravamo perfette da sole ed ancora più perfette insieme.
Le portai il caffè e la svegliai con un bacio, non prima di aver contemplato la sua perfezione mentre dormiva.
Tentai di staccarmi, ma pretese un altro round di quello che la notte scorsa ci aveva tenuto sveglie ed io l'accontentai, tanto per rendere la giornata persino più perfetta.
Mi prese la mano, mi fece stendere su di lei e lasciò che le mie mani scorressero lentamente sul suo corpo perfetto, che le mie narici si inebriassero del suo profumo e che la bocca prendesse possesso delle sue labbra soffici.
Mi vestii, salutai i miei adorabili e perfetti figli, che fortunatamente non avevano sentito assolutamente nessun rumore, baciai ancora la mia perfetta metà, che li avrebbe condotti a scuola e mi recai sul mio posto di lavoro.

Ero la proprietaria di una rinomata e famosa catena di negozi presente in tutto il mondo, mentre la mia metà era figlia di potenti industriali ed aveva ereditato una marea di fabbriche.
Eravamo entrambe ricchissime ed insieme ci eravamo arricchite ancora di più, ma ovviamente in modo assolutamente legale. Eravamo così perfette e vincenti che non avremmo mai osato commettere azioni immorali o illegali.
La giornata proseguì, ovviamente, senza alcun intoppo, così tornai presto a casa, per godere della squisita cena preparata in mio onore.
Fu una giornata bellissima e...

《È l'ora delle pillole.》 Una voce monotona, piatta, lontana mi interrompe. Chi sei, come ti permetti? Stavo per raccontare di come si fosse conclusa la serata, di quanto fossero dolci i suoi baci e profumata la sua pelle e...
《Avanti, non fare storie. Prendi le medicine.》
Non ho bisogno di medicine, godo di ottima salute!
《Prendi le medicine, ho detto. Ultimo avvertimento. Altrimenti ti rimettiamo la camicia.》
Quale camicia? Che medicine?! Come ti permetti di entrare in casa mia a quest'ora!
《L'hai voluto tu.》
Levami le mani di dosso! Subito! Non voglio prendere alcuna medicina!

Mi sveglio, dopo ore.
Non ricordo cosa stessi facendo, stavo raccontando una storia forse?
Ricordi lontani di una vita mai vissuta mi affollano la testa, mentre i miei occhi vagano, disperati, tra le quattro mura della mia stanza troppo piccola e buia.
Una lacrima scende, quasi bruciandomi la pelle, mentre combatto, inutilmente, con le cinghie che mi bloccano le braccia.
Forse avevo avuto una vita, prima, forse lei era davvero esistita, forse avevo avuto una famiglia, o forse tutti i miei ricordi, tutta la felicità che provavo era soltanto stata partorita dalla mia mente.
Forse la mia vita si era svolta soltanto tra quelle quattro mura, o forse ero impazzita dopo, non lo so.
Continuo a piangere, senza fermarmi, calde lacrime bagnano le mie guance e rotolano giù, sulle cinghie, cinghie che forse mi hanno bloccata qui perché magari lei era reale ma amarla non era possibile.

Mi addormento mormorando la parola "perfetto", desiderando il calore umano che non ho mai provato e la vita che non vivrò mai e che non mi lasceranno vivere, tornando ad intervalli regolari a spazzare via le mie visioni con le loro medicine.

   
 
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