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Autore: ValeDowney    07/09/2014    0 recensioni
Cosa ci fanno il Capitan Jack Sparrow ed il Capitan Hector Barbossa nella nostra epoca ? C'entra forse Calyspo, la Dea del mare ? Altre avventure li attendono, tra amore, famiglia e alcuni vecchi ritorni
Genere: Avventura, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hector Barbossa, Jack Sparrow, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si sa, il destino gioca molto sulle vite delle persone, a volte anche cambiandole; è proprio ciò che è successo al Capitan Jack Sparrow ed al Capitan Hector Barbossa, i due più famosi e spietati pirati dei Caraibi.

 

La Dea Calypso, con una sua potente magia, ha trasportato i due pirati ai giorni nostri: essi, però, non trovandosi più nella loro epoca, hanno dovuto ambientarsi; fortunatamente per loro, due ragazze e sorelle li hanno aiutati, ospitandoli nel loro appartamento.

 

Christine e Marie, questi i nomi delle due ragazze, hanno cercato di insegnare tutto quello che c’era da sapere ai due pirati ma, Hector e Jack, non sono affatto due tipi facili da cambiare.



Con il passare dei mesi, il rapporto tra i quattro è molto cambiato, tanto che, si sono fidanzati. Ma il pericolo è sempre dietro ogni angolo, e Cutler Beckett e la Compagnia delle Indie Orientali, attraverso una porta spazio – temporale, riescono, anche loro, ad arrivare ai giorni nostri, cercando Hector e Jack, per poi ucciderli.


 

I nemici trovano i pirati e, con loro sorpresa, vedono che, con loro, ci sono anche due ragazze; Beckett ed i suoi uomini le rapiscono, nascondendosi, poi, in un magazzino abbandonato e fuori dalla città.

 

Per fortuna di Hector e Jack, la Dea Calypso indica loro dove sono nascoste le loro fidanzate, in cambio, però, di una cosa: che, a battaglia finita, i due pirati, per amore delle ragazze, ritornino indietro nel tempo, nella loro epoca. Hector e Jack, accettano il patto e, così, inizia una dura battaglia contro il nemico; battaglia nella quale, però, Christine, la fidanzata di Hector, rimane gravemente ferita. In un attacco di rabbia, Hector uccide Beckett e, come per magia, gli altri membri della Compagnia, svaniscono.

 

In fin di vita, Christine confessa ad Hector di essere incinta e, che il figlio che vi nascerà, sarà suo. Hector non può sopportare che la ragazza che lo ha aiutato per tutti quei mesi, e della quale si è innamorato, sta morendo tra le sue braccia e, così, la bacia; poi, Christine chiude, per sempre, gli occhi; ma, ecco, che compare nuovamente Calypso che ridà la vita a Christine.

 

Avendo dimostrato grande amore nel confronto delle loro ragazze, Calypso premia i due pirati, facendoli rimanere, per sempre, con loro. Passano altri mesi, ed Hector e Christine si sposano, con Jack e Marie come loro testimoni.

 

Un anno dopo, nasce la loro prima ed unica figlia, la quale viene chiamata Luna, in segno della Luna piena, di quando Hector aveva la maledizione. Ed ecco, che ritorniamo al presente, dove dalla nascita della figlia di Hector e Christine, sono passati esattamente altri tre anni; è una bellissima giornata di Settembre: il sole era, quasi, alto in cielo e gli uccellini cinguettavano sugli alberi.

 

 I raggi del sole, entrarono, lentamente, dentro alla finestra di una delle camere da letto di una piccola casetta in periferia; contornata da palme tropicali e da un piccolo laghetto; quest’ultimo, costeggiato da un sentiero, che conduceva ad un parco lì vicino. Ad un certo punto, la porta di questa camera da letto si aprì ed entrò una piccola bambina dai capelli rossicci e con gli occhi azzurri come il mare. Questa bambina, piano, piano ed in punta di piedi, si avvicinò al letto dei suoi genitori, i quali erano addormentati uno abbracciato all’altra; la piccola, andò dalla parte del suo papà, per poi, gridare: “ Primo giorno di asilo ! Primo giorno di asilo !”.

 

Per l’improvviso gridare, i due si spaventarono, tanto che Hector, prese la sua pistola dal comodino e disse: “ Chi è ?! Dove è scoppiato l’incendio ?! Portate in salvo tutta la ciurma !”.

 

 Luna rise e, poi, disse: “ Papà, ma che dici: non c’è nessun incendio e, soprattutto, non c’è nessuna ciurma”.

 

Hector e Christine, allora, voltarono lo sguardo verso la loro figlioletta e Christine replicò: “Luna, quante volte te lo abbiamo detto, io ed il papà, che non devi venire qua e gridare ?!”.



 “Tante” disse tristemente Luna.



“Con le tue urla, saresti capace di svegliare tutta la città” disse Hector, dopo aver rimesso la pistola sul comodino.



“Perché sei così agitata ?” domandò Christine.



“Ma come, mamma, non dirmi che te ne sei già dimenticata: oggi è il mio primo giorno di asilo” rispose Luna.



“Il tuo primo giorno di asilo ?! Oh, tesoro, ma perché non ce lo hai detto prima ?! Ti vado a preparare subito la colazione” disse Christine e scese velocemente dal letto, dirigendosi in bagno.



“E, così, è il tuo primo giorno di asilo, eh ? E che cosa pensi di fare, quando sarai là ?” chiese Hector.



“ Bé, giocherò ed ascolterò quello che mi diranno le maestre; e, naturalmente, ci saranno anche tanti bambini e bambine con i quali fare amicizia” rispose Luna.



“Tutte cose molto belle, cuccioletta” disse sorridendo Hector.



“Ma papà, tu non ci sei mai stato all’asilo ?” domandò Luna.



“Sì…sì…certo che ci sono stato: tutti i bambini ci vanno, no ?” rispose titubante Hector.



In realtà, Luna era totalmente ignara che il suo papà era un pirata, anche perché Hector e Christine hanno giurato di non raccontarle la verità, finché non sarà pronta per saperla.



Christine, infatti, era riuscita a cambiare Hector esteriormente, facendolo vestire da “persona normale”, anche se il suo vestito da pirata era nell’armadio, ma internamente aveva, pur sempre, l’animo da pirata e, di fatti, aveva questo strano modo di parlare che a Christine piaceva, mentre a Luna faceva ridere; e, stessa cosa, accadeva anche per Jack, anche se lui, ancora non aveva un figlio.



Christine uscì dal bagno e, vedendo che il marito era ancora a letto, gli disse: “ Hector esci subito dalle coperte e vatti a cambiare: siamo già in ritardo” e, mentre scendeva le scale, Hector guardò la radiosveglia sul comodino della moglie e disse: “Ma se sono solo le 6 e 30”.



 “Scendi e non fare storie !” replicò Christine, dalla cucina.



“Sarà meglio che non la faccia arrabbiare: può diventare una belva” disse Hector e, mentre scendeva dal letto, Luna disse: “ No, la mamma non è cattiva”.

“Bé, allora sei fortunata, perché devi averla sempre vista, nei suoi momenti più felici” disse Hector; ma, prima di andare in bagno, guardò meglio la figlia e, poi, le chiese: “Cuccioletta, sei sicura di esserti vestita bene ?”.



Luna si guardò; poi, riguardando Hector, rispose: “Sì, papà, anche perché mi sono vestita da sola; sono stata brava ?”.



 Hector scosse negativamente la testa e, contemporaneamente, sorrise; poi, prendendo la mano della figlia, la condusse, con se in bagno, mentre le disse: “ Visto che, oggi, è il tuo primo giorno di asilo, dobbiamo fare bella figura; quindi, adesso, ci pensa il tuo papà, a farti diventare ancora di più bella”.

Passarono diversi minuti e Christine aveva già terminato di preparare la colazione e, vedendo che gli altri due membri della famiglia non erano ancora scesi, andò ai piedi delle scale e disse: “Hector ! Luna ! Fareste meglio ad essere già pronti, se non volete che vi venga a prendere con la forza !”.



“Arriviamo, mamma” disse Luna e, quindi, Christine, ritornò in cucina.



Di fatti, pochi secondi dopo, Hector e Luna scesero dalle scale e Christine, nel vedere la figlia con dei vestiti diversi da quelli che aveva visto prima, in camera da letto, le disse: “Tesoro, ma come sei bellissima: vedrai, che farai subito colpo su gli altri bambini”.



“Papà mi ha aiutato a vestirmi: ha detto che, essendo il primo giorno di asilo, devo fare bella figura” spiegò Luna, sedendosi a tavola.



“Oh, ma che bravo papà che abbiamo” disse Christine, guardando Hector, il quale disse: “ Voglio che la mia principessina, sia più bella di tutte le altre bambine”.



“Allora, per il papà, stasera ci sarà una bellissima sorpresa” disse Christine, mentre metteva in tavola delle brioche.



“Che sorpresa, mamma ?” domandò Luna.



Hector e Christine si guardarono preoccupati negli occhi; poi, dopo aver riguardato la figlia, Hector le rispose: “ Te lo diremo, quando sarai diventata più grande”.



I tre fecero colazione e, dopo essersi messi le giacche, stavano per uscire quando, una scimmietta, corse giù dalla scale, andandosi a mettere sulla spalla sinistra di Luna, la quale disse: “Jack, non vuole che me ne vada”.



“Jack quante storie che fai: starà via solo per mezza giornata” disse Hector, ma la scimmietta rimase ferma ed immobile sulla spalla della sua padroncina.

“Tesoro, fa qualcosa” disse Christine, rivolta ad Hector, il quale replicò: “ Ma che cosa dovrei fare, secondo te ?!”.



“La scimmietta è tua; vedrai che ti darà ascolto” spiegò Christine.



“Jack, ti prometto che verrai con me, quando andremo a riprendere Luna” disse Hector, rivolto alla scimmietta.



“No, Jack rimarrà qui” replicò Christine.



“Eddai, tesoro, dicevo così solo per farla scendere dalla spalla di Luna” disse Hector.



“Allora, inventati qualcos’altro” disse Christine. Hector sbuffò; e, poi, disse: “ Jack, Luna ritornerà a casa presto e, poi, potrete giocare quanto vorrete”.



“E’ vero, Jack: il papà dice sempre la verità” aggiunse dicendo Luna, guardando la scimmietta la quale, dopo aver emesso un gridolino, scese dalla sua spalla, per andarsi a mettere sul lampadario in salotto.



“Quella scimmietta, prima o poi, mi romperà qualcosa” disse Christine, mentre apriva la porta.



“No, Jack è bravissimo; e, poi, gli ho insegnato a comportarsi bene” spiegò Hector e, dopo che furono usciti, Hector chiuse la porta.



Pochi minuti dopo, i tre arrivarono davanti all’asilo e, mentre Hector e Luna scendevano dalla macchina, Christine, che era alla guida, disse loro: “ Voi, andate pure nel piazzale d’ingresso: io, nel frattempo, vado a cercare un posto” e, dopo che Hector e Luna ebbero chiuso le sportelle, Christine ripartì.

“Vieni, cuccioletta: stare in strada, è molto pericoloso” disse Hector e, dopo aver preso per la mano la figlia, si incamminò verso il piazzale d’ingresso dell’asilo.



“Mamma dice che, per strada, ci sono sempre un sacco di pirati della strada; anche un tempo c’erano i pirati ?” chiese Luna.



“ Certo, piccola mia e, credimi, erano molto più spietati di questi pirati della strada” rispose Hector.



“ Uao ! Sai, papà, mi sarebbe molto piaciuto conoscerne uno” disse Luna ed Hector sorrise.



Poco dopo, i due vennero raggiunti anche da Christine, la quale disse: “Meno male: sono riuscita a trovare un posto, non molto lontano da qui”.



“Forse, facevamo prima se venivamo a piedi” disse Hector.



“Molto spiritoso” disse sarcasticamente Christine.



In quel momento, altre due persone camminarono verso di loro e, una di queste, disse: “ Ehi, piccola canaglia, non penserai di entrare, senza prima avermi salutato, vero ?”.



Luna, Christine ed Hector si voltarono verso queste due persone e, gli occhi di Luna, brillarono di gioia quando li vide e, mentre correva verso di loro, gridò: “Zio Jack ! Zia Marie !” e, corse tra le braccia di Jack, il quale le disse: “ Ehi, bricconcella, pensavi veramente che non saremmo venuti, eh ? Ma lo sai che il tuo caro zio Jack, pensa sempre alla sua nipotina preferita, comprendi”.



“Lo sapevo che venivate; non avevo dubbi” disse Luna.



“Come potevamo non venire ad uno dei giorni più importanti della tua vita ?” disse Marie. Hector e Christine si avvicinarono e loro ed Hector disse: “ Non ti avrei mai creduto di così buoni sentimenti, Jack”.



“Si vede che non mi conosci, ancora, fino in fondo: solo la mia cara e dolce Marie sa come sono e, ovviamente, anche la piccola Luna” disse Jack e, mise a terra Luna, la quale disse: “ Lo sai, zio Jack, che anche l’altro Jack voleva venire all’asilo con me ? Ma il papà e la mamma, gli hanno detto che doveva rimanere a casa ma che, poi, avremmo giocato tutto il tempo che volevamo” spiegò Luna.



“Ed io che avevo pensato di venirti a prendere, per portarti a prendere un gelato al parco, comprendi” disse Jack.



 “Jack !” disse Hector.



 “Oh, suvvia, Hector: lascia che sia Jack che la vada a prendere, così, almeno, passeranno un po’ di tempo insieme” disse Christine.



“ Già, Hector, lasciami la tua piccola canaglia per un po’: d’altronde, non la vedo da molto tempo, comprendi” disse Jack.



 “ L’hai vista lo scorso week end, quando siete venuti a casa nostra” disse Hector.



“E’ passato, comunque, troppo tempo” disse Jack.



“Dai, papà, ti prego: fammi andare con lo zio Jack; ti prometto che farò la brava” disse Luna, guardando con occhi supplichevoli Hector il quale, non riusciva mai a dirle di no; quindi, le disse: “E va bene, potrai andare con lo zio Jack, ma bada di non mangiare troppo gelato perché, oltre a farti male alla pancia, poi, non riuscirai a cenare”.



“Grazie, grazie, sei il papà più buono di tutto il mondo” disse entusiasta Luna abbracciandolo.



“Bene, ti ringrazio Hector e, per questo motivo, ti prometto che te la riporterò a casa tutta intera” disse Jack.



 “ Sarà meglio per te, Jack, se non vuoi che sia tu a non essere più intero” replicò Hector. Jack deglutì per la paura; ma, poi, furono interrotti dai pianti degli altri bambini, che non volevano lasciare i loro genitori: “Oh, no, ci mancava anche questo” disse Jack; poi, guardando Luna, aggiunse dicendo: “ E tu, bricconcella, non provarci nemmeno”.



“Perché dovrei piangere, zio Jack: intanto, non starò per sempre all’asilo” disse Luna.



“Come ti adoro, piccola” disse Jack e l’accarezzò sulla testa.



“Ora è meglio che vai, tesoro, o se no, rischierai di fare tardi” disse Christine, consegnando la cartella a Luna.



“E non dimenticarti che ti verrò a prendere io, per portarti a prendere un gustosissimo gelato, comprendi” aggiunse dicendo Jack.



Luna annuì positivamente la testa e, dopo essersi voltata, si diresse, camminando, verso l’entrata dell’asilo; ma, poi, si fermò e, voltandosi, guardò i suoi genitori ed i suoi zii; poi, con le lacrime agli occhi, corse tra le braccia dei genitori: “ Lo sapevo che, anche Luna, era proprio come gli altri bambini” disse Hector.



“Non dobbiamo pretendere così tanto da lei: in fin dei conti, ha solamente tre anni” disse Christine.



“Ed io, che credevo che, almeno lei, non fosse come gli altri” disse Jack e Marie scosse negativamente la testa.



 Si abbracciarono ancora un po’, finché Christine, staccando la figlia da loro, non disse: “Ora, però, è proprio venuto il momento di andare, piccola e non avere paura: come hai potuto vedere, anche gli altri bambini hanno pianto” e, l’accarezzò su una guancia.



“E, mi raccomando, cuccioletta, fatti tanti amici: rimanere da soli, non è mai bello” aggiunse Hector, accarezzandola, invece, sull’altra guancia.



“ Ci proverò” disse Luna.



 “E se qualcuno dovesse trattarti male, tu reagisci e fagli vedere di che pasta sei fatta” disse Jack.



“Jack !” lo rimproverarono gli altri tre.



“Bé, non sapevo che altro consiglio darle” disse Jack. 



“Se qualcuno dovesse trattarti male, non reagire, ma prova a risolvere la cosa a parole: vedrai che tutto si sistemerà” spiegò Hector.



 “E se poi, invece, non si dovesse sistemare ? Che cosa farò ?” domandò Luna.



“Pensa a qualcos’altro, ma non reagire mai con calci o pugni: la violenza non è mai bella” rispose Hector e Luna annuì positivamente con la testa; poi, rivoltandosi, si diresse, nuovamente, verso l’entrata dell’asilo, mentre anche gli altri bambini vi entravano.



“Credete che si troverà bene ? Insomma, per me, è stato un allontanamento troppo veloce” disse Christine.



“Non preoccuparti, tesoro: la nostra piccolina è in gamba e, vedrai, che andrà tutto bene” disse Hector, mettendo un braccio intorno al collo della moglie.



“Luna è molto intelligente: scommetto tutte le mie scorte di rum, che riuscirà a tenere testa persino alle sue maestre, comprendi” disse Jack.



“Luna deve imparare a comportarsi bene con tutti, soprattutto con quelli che sono più grandi di lei” disse Hector.



“Sì, è vero, ma non dimentichiamoci che, nelle sue vene, scorre sangue di pirata: non è facile tenere a freno lo spirito di avventura e di guai” spiegò Jack.



“Ma Luna non sa che suo padre, ed anche tu Jack, siete dei pirati” disse Marie.



“E non lo saprà, finché non sarà pronta; fino a quel momento, dovrà comportarsi come qualsiasi altra bambina” disse Christine.



“Ma lei è come un’altra qualsiasi bambina, solo che c’è qualcosa in più che la rende speciale” disse Hector.



Intanto, nello stesso momento, Luna si era seduta, insieme a tutti gli altri bambini della sua età, dentro ad un’enorme stanza dove, vi erano anche tantissimi giocattoli: “Chissà che cosa ci faranno fare le maestre” sentì dire da una bambina.



“Mio fratello mi ha detto che, se un bambino non fa il bravo, lo rinchiudono in una gabbia e gli fanno mangiare il cibo da una ciotola” sentì dire, invece, da un altro bambino.



“Ma no, che dici: io, invece, ho sentito dire in giro, che se non fai il bravo, ti rinchiudono a vita nei sotterranei di questo asilo” sentì dire da un altro bambino.



“ Veramente ?!” dissero stupiti alcuni bambini.



L’ultimo bambino che aveva parlato, annuì positivamente con la testa; poi, disse: “ Non vi siete mai chiesti come mai ci sono così pochi bambini alle scuole elementari, qui accanto ? Ce ne sono pochi, perché quelli che hanno finito l’asilo, sono ancora rinchiusi nei sotterranei”.



 In quel momento, nell’aula entrò una giovane signora, vestita con una gonna non molto corta e con un laccio legato ai capelli; dopo che i bambini ebbero tutti l’attenzione su di lei, essa incominciò con la spiegazione: “ Salve a tutti bambini e benvenuti all’Asilo Arcobaleno. Allora, questo è il vostro primo giorno, quindi, per non farvi annoiare troppo, vorrei che veniste qui, accanto a me, e che vi presentiate ai vostri compagni”; quindi, uno dopo l’altro, i bambini si presentarono e, toccò, anche il turno di Luna, la quale disse: “ Ciao, io mi chiamo Luna Barbossa e vivo in una casetta di periferia, insieme alla mia mamma, al mio papà ed alla mia scimmietta Jack. Un po’ più in là di noi, vivono anche mio zio Jack e mia zia Marie”.



“La tua scimmietta e tuo zio hanno lo stesso nome ?!” disse stupito un bambino.



“Già, come è possibile questa cosa ?” chiese la maestra.



“Bé…il mio papà e mio zio Jack sono molto amici e, così, quando mio papà ha preso la nostra scimmietta, ha voluto darle il nome del suo migliore amico” rispose Luna.



“Ahhhhhhhh” dissero gli altri bambini.



“Molto bene, Luna: puoi ritornare al tuo posto” disse la maestra e, mentre Luna ritornava al posto, sedendosi accanto ad una bambina, la maestra chiamò un altro bambino per presentarsi.



 Poco dopo, tutti i bambini, anche quelli un po’ più grandi, erano nella Sala da pranzo per pranzare e, mentre aspettavano da mangiare, Luna chiacchierava con i suoi compagni di tavolo: “ Qui non è, poi, così male” disse un bambino, il quale si chiamava Jean.



“Mi sa tanto che tuo fratello non ti abbia raccontato la verità” disse l’altro bambino, che si chiamava Charlie.



“Luna, ma lo sai che hai proprio un bel nome” disse la bambina, che si chiamava Brenna, che sedeva accanto a Luna, la quale disse: “Grazie, ma anche il tuo è molto bello”.



“Il tuo nome è molto misterioso, così come il tuo cognome: non ho mai sentito uno chiamarsi Barbossa” disse Jean.



“Da quel che ne so, la famiglia del mio papà, è di origine spagnola e, forse, è per questo che qui non si sente molto” disse Luna.



“Non so voi, ma a me, questo cognome, è molto familiare; come se lo avessi già sentito” disse Charlie.



“Charlie, secondo me, tu hai troppo il naso nei libri” disse Brenna.



“Ehi, non sono io quello con il naso tra i libri, ma mio zio: è lui il Professore di Storia Antica, mica io” replicò Charlie.



“Professore di Storia Antica ?!” disse stupita Luna.



“Insegna all’Università di Architettura: sa qualunque cosa; voi potete chiedergli di tutto, che lui vi risponderà senza problema; magari, un giorno di questi, ve lo posso anche presentare” spiegò Charlie.



“Uao !” disse Jean.



Finalmente, le cuoche portarono, nei vari tavoli, da mangiare e, mentre mangiavano, Luna disse: “ Sapete, questa mattina ero così entusiasta di venire qua, che sono entrata nella camera dei miei genitori e li ho svegliati gridando; mio papà ha persino preso in mano la sua pistola”.



“Tuo padre ha preso in mano la sua pistola ?! Ma che è, un killer ?!” disse stupito Jean.



“No ! E’ che lui vuole proteggere me e la mia mamma” disse Luna.



“E vi protegge tenendo una pistola carica sul comodino ?!” disse stupita Brenna.



“Sì” disse semplicemente Luna.



Gli altri tre rimasero a bocca aperta; poi, Charlie disse: “ Scusaci, Luna, ma tuo padre è proprio strano”.



“Bé, di fatti, parla in un modo alquanto strano, con un accento che, ormai, non si usa da secoli; però, alla mia mamma piace” spiegò Luna.



“Sai, dovresti farcelo conoscere; viene lui a prenderti ?” domandò Jean.



“No, viene mio zio Jack, però, anche lui parla nello stesso modo del mio papà; vedrete che ve ne accorgerete subito” rispose Luna.



Il pomeriggio trascorse piacevolmente e, venne il momento per i bambini di ritornare a casa; mentre la maestra era con loro nel piazzale ad aspettare i genitori, Luna chiacchierava con i suoi nuovi amici: “ E dicci, come è tuo zio Jack ?” disse Brenna.



“E’ un tipo normale, anche se ha un sacco di cose strane tra i capelli; non so il perché” spiegò Luna.



“Cose strane del tipo ?” chiese Jean.



“Tipo ciondoli; perline ed anche un lungo bastoncino” rispose Luna.



“Bé, certo che è strano, è proprio strano” disse Brenna.



“ Invece, non è una novità: mi ricordo che, una volta, mio zio mi disse che, tanti secoli fa, portare roba tra i capelli, era come un segno di ribellione verso un’altra società” spiegò Charlie.



“Charlie, ti voglio ricordare che abbiamo quasi quattro anni: incomincia a comportarti tale e non come un ragazzo di Università” disse Brenna.



“Che ci posso fare, se amo molto la storia: da grande, vorrei diventare un Professore proprio come mio zio” disse Charlie.



 In quel momento, Jack camminò verso di loro e, vedendo Luna, disse: “Ehilà, bricconcella, quanto mi sei mancata”.



“Ciao, zio Jack” disse entusiasta Luna e lo abbracciò.



“Ehi, ehi, non stringere così forte o, se no, rischierai di farmi diventare come uno scheletro, comprendi” disse Jack.



Luna si staccò dall’abbraccio; poi, guardando Jack, gli disse: “ Zio Jack, ti voglio presentare i miei migliori amici: ti presento, Jean, Charlie, che è quello intellettuale e Brenna”.



“Molto piacere, bambini” disse Jack, sorridendo.



I tre bambini rimasero a bocca aperta, quando videro i molti denti d’oro che Jack aveva in bocca; quindi, Charlie gli domandò: “ Mi tolga una curiosità, signor Jack, ma come mai ha così tanti denti d’oro ?”.



“Cavoli, ragazzino, la mia nipotina, prima, aveva ragione, quando ha detto che eri quello intellettuale…ho questi denti, perché ho voluto io stesso metterli, comprendi” rispose Jack.



 “Sì…ma…però ci sarà un motivo del perché di questa scelta, no ?” chiese Charlie.



“Charlie, la vuoi piantare ! Se lo zio di Luna non vuole dirti del perché ha tutti quei denti d’oro, saranno affari suoi” replicò Brenna.



“Quando sei cara, tesoro” disse Jack, accarezzando Brenna sulla testa.



“Luna ci ha raccontato che lei, tra i capelli, porta un sacco di roba strana; è vero ?” domandò Jean.



 “Bé, giudica un po’ te, ragazzo” rispose Jack e mostrò ai tre alcune ciocche di capelli.



“Cavolo ! Questo sì che è strano !” disse stupito Jean.



“Strano ?! Ragazzo, per me è assolutamente normale, comprendi” disse Jack, rimettendosi a posto le ciocche di capelli.



 In quel momento, al gruppetto, si aggiunse anche la maestra dei bambini la quale, vedendo Jack, disse: “Oh, lei deve essere il papà di Luna: che piacere conoscerla”.



 “No, io in verità sono Jack, suo zio” disse Jack.



“Oh, mi scusi tanto; che sbaglio che ho fatto” disse la maestra.



 “Non si preoccupi: le belle ragazze come lei, è molto raro che sbaglino” disse Jack sorridendo.



“Oh, grazie” disse la maestra, arrossendo leggermente.



“Ehi, avete visto: la maestra è arrossita; chissà come mai” disse Jean.



“Secondo me, centra lo zio di Luna, vero ?” disse Charlie.



“Bé…mio zio Jack ci sa fare con le donne: credo che sia stato così, che abbia conquistato mia zia Marie” spiegò Luna.



 “Ma lo sai che anche lei è molto bello, signor Jack” disse la maestra.



“Mi chiami semplicemente Jack, signorina” disse Jack.



“E, lei, mi chiami solo Cassy” disse la maestra.



“ Cassy….che nome straordinario ! Pronunciandolo, fa venire un forte calore; come una passione incandescente” disse Jack e la maestra arrossì nuovamente.



“ Cavoli, Luna: tuo zio ha fatto arrossire, nuovamente, la maestra; forse, va bene per mio fratello, che non ha ancora trovato una ragazza decente” disse Jean.



 “Forse, dovresti chiedergli un appuntamento” disse Brenna.



“Ehi, mica male come idea; grazie, Brenna” disse Jean.



“Guarda che io non dicevo per davvero” disse Brenna.



“Se vuole, può venire con me e la piccola a prendere un bel gelato al bar del parco: che ne dice ?” disse Jack.



“No…la ringrazio, ma dovrei andare a casa da mia mamma” disse Cassy.



“Vive ancora con sua madre ?!” disse stupito Jack.



“L’ho presa in casa mia, da quando è morto mio padre: sai, lei è molto anziana e non voglio affatto che viva da sola” spiegò Cassy.



“Ahhh, ora ho capito…bé…sì, ora è tutto più chiaro” disse Jack.



“Vorrà dire che sarà per la prossima volta: intanto ci siamo appena conosciuti, no ?” disse Cassy.



“Sì, sì, sarà per la prossima volta” disse, un po’ tristemente, Jack; poi, guardando Luna, aggiunse dicendo: “ Coraggio, bricconcella: andiamo prima che diano via tutti i gelati” e, dopo che Luna ebbe salutato i suoi amici, e la sua maestra, andarono al parco.



 Poco dopo, mentre entrambi erano seduti su una panchina a mangiare il gelato, Luna disse: “ Alla zia Marie non piacerà”.



“Bé, veniva anche lei a prendere il gelato con noi e non avrebbe fatto storie, comprendi” disse Jack.



“Non mi riferivo al gelato, zio Jack, ma alle sdolcinature che hai detto alla mia maestra” disse Luna guardandolo.



 Jack smise di leccare il gelato e, guardandola a sua volta, le disse: “Adesso ascoltami bene, piccola canaglia: io le facevo quelle sdolcinature, per tirarla su di morale e non di certo per fare colpo su di lei, comprendi”.



“Te lo ha detto dopo, che suo padre era morto” disse Luna.



Jack non replicò; ma, poi, disse: “ D’accordo, mi hai beccato: volevo fare colpo su di lei, ma questo non toglie il fatto che sia molto innamorato della mia Marie”.



“Io non le dirò niente” disse Luna.



“ Davvero ?! Sei un amore, piccola ! Ti adoro !” disse entusiasta Jack.



“Però, se vuoi che tenga veramente la bocca chiusa, voglio qualcosa in cambio” disse Luna.



 “Tale e quale al tuo papà, vero ? Anche lui voleva sempre qualcosa in cambio….e va bene, che cosa vuoi ?” disse sospirando Jack.



“Due giorni a settimana, verrai a casa nostra, per fare alcuni lavoretti” disse Luna.



“Lavoretti ?! No, non se parla ! Il grande Jack Sparrow, non si abbassa per fare dei semplici lavoretti ! E, poi, può benissimo farli anche tuo padre” replicò Jack.



“Va bene, se non vuoi farli, non fa niente, ma allora, vorrà dire che racconterò alla zia Marie, di tutte le belle parole che hai detto alla mia maestra” disse Luna.



“Uffa ! E va bene, farò questi lavoretti ma, quando li avrò finiti, non ne farò più, intesi ?!” replicò Jack.



“ Intesi” disse Luna.



“Bene ! E, ora, finiamo questo gelato, prima che mi sporchi tutto il mio bel vestito” disse Jack e, i due, finirono di mangiare il loro gelato.



Mentre camminavano verso la casa dei Barbossa, Luna chiese: “Zio Jack, posso farti una domanda ?”.



“Certo, piccola, ma basta che sia una domanda alla quale posso rispondere, comprendi” rispose Jack.



“Ti piacciono i miei nuovi amici ?” domandò Luna.



“Non sono male” rispose Jack.



“E mi rispondi solo così ?!” replicò Luna.



“Come ti rispondo solo così ?! Ho detto che non sono male, comprendi” disse Jack.



“Almeno, speravo in qualcosa di più” disse Luna.



“Bé, per me non sono male; poi, lo chiederai anche ai tuoi genitori che cosa ne pensano dei tuoi amici, comprendi” disse Jack.




“Ma se loro non li hanno mai visti” replicò Luna.



“Oh, è vero” disse Jack.



Ci fu un po’ di silenzio; poi, Luna disse: “ Che ne dici, zio Jack: secondo te, un giorno di questi, potrò invitarli a casa mia, così i miei genitori li conoscono”.



 “Lo sai che non è a me che devi chiedere, piccola, ma ai tuoi” disse Jack.



“Lo so” disse Luna.



I due, arrivarono, finalmente, davanti alla casa dei Barbossa, ma, quando Jack bussò alla porta, nessuno venne ad aprire; quindi, Jack bussò nuovamente ma, ancora, nessuno venne ad aprire: “Ummm…che strano: eppure, dovrebbero essere a casa”.



“Forse, sono andati via per un po’, visto che sapevano che mi saresti venuto a prendere tu” disse Luna.



 “Sì, forse è andata così; però, c’è sempre il fatto che io non ho la chiave per farti entrare e non ce l’hai nemmeno tu, vero ?” disse Jack e Luna scosse negativamente la testa; quindi, Jack aggiunse dicendo: “ Come prevedevo”.



“Che ne dici se andiamo a vedere in giardino: lì c’è sempre un cancelletto aperto” propose Luna.



 “ Qui ci vivi anche tu, quindi saprai bene come muoverti” disse Jack e seguì la bambina sul resto della casa e, quando vi arrivarono, videro Hector che stava potando la siepe: “ Ehilà, Hector: ti ho riportato un membro della tua famiglia” disse Jack e, mentre Luna apriva il cancelletto, Hector, smise, per un attimo, di potare la siepe e, voltandosi, disse sorridendo: “ Ecco la mia cuccioletta, di ritorno dal suo primo giorno d’asilo” e la prese in braccio.



“Sì, sì, fa pure finta che io non ci sia” disse Jack entrando in giardino.



“Non sei invisibile, Jack” disse Hector, mentre guardava Luna, tra le sue braccia e, contemporaneamente, i due sorridevano.



“Bé, scommetto che se lo fossi, saresti più felice, vero ?” disse Jack, ma Hector continuava a sorridere con Luna.



“Come noto, non credo di essere ben accettato in questo momento: quindi, tolgo subito il disturbo” disse Jack e, stava per uscire dal giardino, quando Luna lo fermò, dicendogli: “ Oh, no, zio Jack non te ne andare, per favore: perché non rimani un po’ a giocare con me ?”.



Jack voltò lo sguardo e le disse: “ No, ti ringrazio piccola, ma ho un sacco di cose da fare, comprendi”.



“Se per te scolare rum a gran quantità, è un sacco di cose da fare, allora, potresti benissimo anche rimanere qui a far compagnia alla mia bambina, mentre io continuo a potare la siepe” disse Hector, mentre rimise a terra Luna, la quale disse: “ Oh, papà, non ti preoccupare: dalla prossima settimana, ci penserà lo zio Jack”.



“Ssshhhhhhh” le disse Jack.



“ Ah, davvero ?! E come mai dovrebbe potare proprio lui la siepe ? Si è, per caso, offerto volontario, cosa che, ovviamente, non credo neanche minimamente” chiese Hector.



“Per un patto che abbiamo fatto” rispose Luna.



 Hector rimase senza parole; poi, stupito disse: “ Tu, mio caro, non scendi mai ai patti, soprattutto con chi è più “debole” di te”.



“Ma il nostro patto è molto sincero: passerò due giorni della settimana, qui da voi, a sbrigare alcuni lavoretti che dovresti, invece, fare te, comprendi” spiegò Jack.



Hector sorrise e, mentre si avvicinava lentamente a Jack, quest’ultimo disse: “Ehi, togliti subito quel sorrisetto: non mi piace per niente !”.



Hector si fermò davanti a lui e, dopo aver consegnato delle cesoie, gli disse: “ Ecco, mio caro: puoi incominciare  con il tuo patto”.



Jack guardò le cesoie che gli aveva appena consegnato Hector; poi, riguardando quest’ultimo, disse: “ Non è giusto: il patto che ho stipulato con la tua piccola canaglia, parte dalla prossima settimana, comprendi”.



“Ma, visto che il patto lo devi fare qui, nel mio giardino, per me lo inizierai da ora !” replicò Hector e si andò a sedere su una delle sedie, che vi erano sotto alla veranda. Jack sbuffò e, guardando Luna, le disse: “ Questa è tutta colpa tua e della tua curiosità”.



“Sei tu che hai fatto tutte quelle sdolcinature alla mia maestra e, proprio davanti a me ed ai miei amici” spiegò Luna.



“A proposito di amici…perché non vai a parlare di loro, al tuo caro paparino: in fin dei conti, era stato proprio lui a dirti che ti dovevi fare degli amici, no ?”.



“ Ok; però, tu, fai quello che ti ha detto papà, se no ho il timore che si arrabbi” disse Luna e, mentre correva da Hector, disse: “ Bastava solamente un Barbossa: ora, ce n’è uno anche in miniatura” ed andò dalla siepe.



Mentre Jack faceva il suo lavoretto, Luna stava raccontando ad Hector, del suo primo giorno d’asilo: “…e, poi, c’è la mia maestra, della quale lo zio Jack ha preso una cotta” finì di raccontare Luna. “Ah, e così lo zio Jack si è preso una cotta per la tua maestra” disse Hector; poi, guardando Jack, aggiunse dicendo: “ Non mi sembra affatto una novità che tu, mio caro, perdi subito la testa, quando vedi una bella ragazza”.



Jack lo guardò e disse: “ Io non ho preso una cotta per la maestra: io amo ed amerò solamente Marie” e riprese a potare la siepe.



Hector scosse negativamente la testa; poi, Luna gli domandò: “ Papà, non è che un giorno di questi, potrei invitare qui, i miei amici: così, tu e la mamma li conoscete”.



“Mi sembra un’ottima idea, cuccioletta; e, poi, devo dirtelo: sono proprio contento che ti sia fatta degli amici” disse Hector, accarezzando Luna sulla testa.

Ci fu un po’ di silenzio; poi, Luna chiese: “ Ma la mamma dove è ? Pensavo che fosse già a casa”.



“La mamma è ancora in Ospedale: forse, oggi, ha più pazienti del previsto” rispose Hector e Luna abbassò tristemente la testa.



“No, non essere così giù di morale, cuccioletta: vedrai che tornerà a casa presto” disse Hector, stringendola forte a se.



“Tutti i giorni è la stessa storia: sta sempre via fino a tardi ed io, ora che vado anche all’asilo, posso vederla solo alla sera” replicò Luna.



 “Anche io ho il tuo stesso problema, tesoro mio ma, se la mamma non avesse un lavoro, noi non potremmo andare avanti” spiegò Hector.



 “Perché, allora, non ti trovi un lavoro anche tu ? Così, la mamma la vedremmo più spesso, no ?” propose Luna.



“ Già, Hector, perché non ti trovi un lavoro anche tu ? Così, non te ne starai sempre qui ad annoiarti, comprendi” disse Jack, guardandoli.



“Jack, quella siepe non è cambiata da quando ho incominciato a potarla io, quindi vedi di ritornare al tuo di lavoro” replicò Hector.



“Si vede che ha preso dalla tua famiglia: è durissima da farsi potare” disse Jack e ritornò dalla siepe.



“Papà, se provi un po’ a pensarci, non è una cattiva idea; intanto, io, devo rimanere all’asilo, fino al pomeriggio” disse Luna.



“E’ vero, ma lo zio Jack non avrà sempre tempo per venirti a prendere e, tu, non verrai a casa da sola” disse Hector.



“ Per la mia piccola nipotina, lo trovo di sicuro il tempo, vedrai” disse Jack.



“Non è che troverai il tempo: è che, non vedendo mai me o mia moglie, la maestra di Luna penserà che non siamo dei buoni genitori, perché non l’andiamo mai a prendere” spiegò Hector.



“Ahhhhhhh, ma, allora, era questo il tuo problema…bé, allora è facilmente risolvibile” disse Jack.



“E in quale modo ?” domandò Hector.



“Andando a lavorare, no ?” rispose Jack.



“Jack, piantala e continua a lavorare” replicò arrabbiato Hector.



“Ma che modi di trattare un tuo parente; chissà come avresti reagito, se te lo avesse detto qualcun altro” disse Jack.



“Forse, in modo più gentile, visto che non si sarebbe trattato di te” disse Hector.



“Bé, intanto il mio lavoro ce l’ho, mentre tu no, comprendi” disse Jack.



“ Andare a fare la spesa al Supermercato per conto di Marie, non è lavorare” replicò Hector.



 “ Per me lo è, visto che sto fuori di casa” disse Jack.



 Hector scosse negativamente la testa; poi, Luna gli disse: “ Magari, puoi parlarne, stasera, quando la mamma ritornerà: sono sicura che lei sa sicuramente quale è il lavoro adatto a te”.



 “Fidati, che con i soldi ci sa veramente fare” disse Jack.



“Jack, chiudi la bocca !” replicò Hector e Jack non disse più nulla.



“Papà, che cosa ha appena voluto dire, lo zio Jack, con “con i soldi ci sai veramente fare”?” chiese Luna.



 “Niente, cuccioletta: lo zio Jack, il più delle volte, dice cose senza senso” rispose Hector; poi, tra se, disse: “ Se Jack non impara a tenere chiusa la bocca, giuro che gli faccio pagare una bella lezione”.



 Poco dopo, a cena… “ Sono proprio contenta, tesoro, che tu ti sia trovata bene e che, soprattutto, ti sia già fatta degli amici” disse Christine.



“Mamma, non è che, un giorno di questi, potrei invitarli qui, così, tu ed il papà, potete conoscerli” domandò Luna.



“E’ una splendida idea” disse sorridendo Christine.



Ci fu un po’ di silenzio; poi, Christine, nel vedere suo marito che, ancora, non aveva detto una parola, voltò lo sguardo verso di lui e, preoccupata, gli chiese: “Hector, amore, che cosa c’è ? Stasera, sei molto taciturno”.



“E’ che stavo pensando alle parole che, oggi, mi ha detto Jack: forse, ha ragione lui” rispose Hector.



“Riguardo a cosa ha ragione ?” domandò Christine.



 “Che è venuto il momento che mi trovi un lavoro” rispose Hector.



“Un lavoro ?! Ma amore, non ce né proprio bisogno: ci sono già io che lavoro, no ?” disse Christine.



“Lo so, ma no voglio starmene sempre a casa, a non fare niente: mi annoio” disse Hector.



“Bé, non pensare di andarti a divertire, quando andrai a lavorare: devi stare sempre attento in quello che fai” spiegò Christine.



“Sono sicura che il papà riuscirà a fare qualsiasi cosa, perché lui è il migliore” disse Luna.



“Grazie, cuccioletta” disse sorridendo Hector.



“Hector, pensaci bene: è una decisione molto importante” disse Christine.



“Lo stipendio che ti danno, non è molto alto e, se i prezzi dovessero ancora salire, non so come potremmo fare per andare avanti” spiegò Hector.



“Il mio stipendio è sufficiente per mangiare tutti i giorni e fare andare all’asilo la nostra bambina: per ora, va bene così” disse Christine, mentre prendeva il vassoio con dentro la carne.



“Non voglio che gli altri pensano che sia tu a dover mantenere la famiglia: io sono tuo marito; il padre di Luna e colui che deve portare a casa uno stipendio” replicò Hector.



“Gli altri chi ?! Amore, non credere a tutto quello che ti dicono le altre persone: vogliono solo sentirsi più superiori” spiegò Christine.



Hector, questa volta, non replicò e riprese a mangiare la sua bistecca; quindi, Christine, rivolta a Luna, le disse: “Tesoro, visto che hai già finito di cenare, perché non vai in salotto a guardare i cartoni animati ? Io e papà ti raggiungeremo più tardi”.



“Ok” disse semplicemente Luna e, dopo essere scesa dalla sedia, andò in salotto.



Dopo essersi accertata che la figlia fosse intenta a guardare i cartoni animati, Christine si alzò e, dopo aver chiuso la porta scorrevole della cucina, si voltò verso il marito e gli disse: “Hector, ora ascoltami bene: non voglio più assolutamente che parliamo di lavoro davanti a Luna; lei deve capire che sta andando tutto bene”.



“Perché non è proprio così che sta andando ?” chiese Hector, alzandosi anche lui e guardando Christine la quale, però, voltò lo sguardo lateralmente.

“Tesoro, che cosa c’è ?” domandò preoccupato Hector.



“Stamattina, il direttore dell’Ospedale ci ha convocato tutti in Sala Riunioni, dicendoci, poi, che se i prezzi dovessero, ancora, salire, potrebbe benissimo lasciare a casa qualcuno. Oh, Hector, e se tra quel qualcuno, ci dovessi essere anche io ? Non voglio perdere il lavoro: a me piace molto visitare e curare i bambini ed anche loro sono molto contenti quando vengono da me” rispose Christine e le scese qualche lacrima. Hector, allora, la strinse forte a se e, mentre l’abbracciava, disse: “ Vedrai che le cose si aggiusteranno: tu non verrai licenziata ed io, per aiutarti, mi troverò un lavoro; anzi, sai che ti dico: incomincerò da domani mattina”.



 Christine alzò lo sguardo verso di lui e gli disse: “Ma, Hector, come farai ? Non hai mai fatto delle esperienze”.



“E’ vero ma, gli anni che ho trascorso qui, mi hanno insegnato a vivere la vita in modo migliore; certo, un po’ mi manca fare il pirata, però, per il bene tuo e di Luna, sono sicuro di poter trovare qualcosa” spiegò Hector.



 “Oh, Hector” disse Christine e lo baciò sulla bocca.



Luna, che stava guardando i cartoni animati, voltò lo sguardo verso la cucina, per vedere le ombre dei suoi genitori baciarsi: d’altronde, la porta scorrevole della cucina era trasparente; ma, poi, rivoltò lo sguardo verso la televisione.



Finito il bacio, Christine disse: “Ora sarà meglio che tu vada, di là, dalla nostra bambina o, se no, sospetterà qualcosa”.



“Ehhhhhhh, anche io ho questo sospetto: d’altronde, Luna è una bambina molto sveglia ed intelligente” disse sospirando Hector ma, dopo che ebbe aperto la porta, Christine gli disse: “Un’altra cosa, amore: stasera, c’è quella sorpresa, della quale ti ho parlato stamattina; non te ne sei dimenticato, vero ?”.



“Come potrei mai dimenticarmi di una cosa del genere ? Tranquilla: quando Luna sarà nel mondo dei sogni, io e te ci dedicheremo a quella sorpresa” disse Hector e, mentre  lui andò a fare compagnia, in salotto, a Luna, Christine mise a posto i piatti sporchi, mettendoli nella lavastoviglie.



Poco tempo dopo, Luna era già sotto le coperte nel suo letto e, mentre stava aspettando che arrivassero i suoi genitori, per darle la buonanotte, accarezzava la scimmietta Jack: “Lo sai, Jack: domani mattina, il papà andrà a cercarsi un lavoro; sai, io spero tanto che ne trovi uno che gli piaccia, perché, secondo me, a uno deve piacere molto le cose che fa; ad esempio, alla mamma piace il suo lavoro, perché le piacciono i bambini” spiegò Luna e Jack emise dei versetti.



In quel momento, Hector entrò nella stanza e, nel vedere la figlia che coccolava la scimmietta, le disse: “Non ti avevo detto che Jack doveva rimanere solo sul suo trespolo ?”.



Luna lo guardò, dicendogli: “Sì, papà, me lo avevi detto, ma pensavo che Jack volesse essere un po’ coccolato”.



Hector sorrise; poi, dopo essersi avvicinato al letto, allungò il braccio sinistro e Jack andò sopra di esso; poi, mentre andava dall’altra parte del letto, disse: “ Jack è una scimmietta molto furba e riesce a convincere gli altri a fare ciò che vuole con facilità”.



“Ma Jack non mi ha convinto: ho deciso io di coccolarlo” disse Luna.



 Dopo che Jack fu ritornato sul suo trespolo, che era proprio accanto al letto di Luna, Hector voltò lo sguardo verso la figlia e le disse: “Cuccioletta, così facendo, la vizi e basta e, tua madre, non vuole affatto che Jack venga trattato così”.



“Lo so, ma non mi sembra giusto trattarlo diversamente: d’altronde, anche lui fa parte della famiglia, no ?” disse Luna. Hector sorrise; poi, dopo essersi abbassato, disse: “Ascolta, cuccioletta, lo so che la mamma non vorrebbe che te ne parlassi ma tu, anche se sei ancora piccola, so che capirai ugualmente…ecco…la mamma sta passando un brutto periodo con il suo lavoro ed è per questo motivo che, domani mattina, andrò a cercarmi un lavoro. Tu, però, non ti devi preoccupare di niente, perché andrà tutto bene” e mise le sue mani, sopra quelle di Luna, la quale disse: “ Capisco perfettamente papà e spero che tu ne riesca a trovare uno che ti piaccia tanto”.



Hector sorrise e l’abbracciò; poi, le disse: “Grazie, cuccioletta: ti voglio tanto bene”.



“Anche io ti voglio tanto bene, papà” disse Luna.



Finito l’abbraccio, Hector si rimise in posizione eretta e, mentre Luna andava meglio sotto le coperte, le disse: “Ed ora, cuccioletta mia, cerca di dormire o, se no, il Galeone dei Sogni non verrà mai a prenderti”.



“Verrà anche da te e dalla mamma ?” chiese Luna.



“Lui viene da tutti quelli che dormono e che, soprattutto, hanno le qualità per poterci salire” rispose Hector, sistemandole meglio le coperte.



“E quali sarebbero queste qualità ?” domandò Luna.



“Dormire beatamente; avere sete di avventura e, cosa più importante, avere un cuore puro” rispose Hector.



 “E chi non ha tutte queste qualità, dove va ?” chiese Luna.



“Oh, chi non ha queste qualità, non può salire sul Galeone dei Sogni; per queste persone, passa l’Olandese Volante” rispose Hector.



“L’Olandese Volante ?!” disse stupita Luna.



“E’ la nave di Davy Jones, il pirata più feroce e temuto di tutto il mare. È talmente spaventoso, che al posto della barba, ha molti tentacoli e, la sua gamba destra, è una chela di granchio, così come la sua mano sinistra” spiegò Hector.



“E…e ora dove si trova Davy Jones ?” domandò, con un po’ di paura, Luna.



“Nessuno lo sa; ma, una leggenda, narra che può fare porto, solo un giorno, ogni dieci anni, per poter rivedere la donna che ama” rispose Hector.



“La donna che ama ?! Quindi, anche lui può amare ?!” disse stupita Luna.



“Tutti possono amare, cuccioletta ma, Davy Jones, da secoli, ormai non ama più nessuno” rispose Hector.



“Perché ?”  chiese Luna.



“Perché Davy Jones si è tolto il suo cuore, mettendolo in un forziere maledetto” rispose Hector.



Luna rimase senza parole e, stava per chiedere il perché, quando Hector le disse: “ Ma, questa, è un’altra storia e te la racconterò un’altra volta, perché, ora, le piccole bambine come te, devono dormire” e, dopo averle dato un dolce bacio sulla guancia, uscì dalla camera da letto, lasciando la porta leggermente aperta.



Poco dopo… “Amore, sono proprio contenta che, domani, andrai a cercarti un lavoro e, spero tanto, che ne troverai uno adatto a te” disse Christine, mentre era in bagno a pettinarsi i capelli.



“Grazie, tesoro: un incoraggiamento in più, mi fa sempre comodo” disse Hector, mentre stava pulendo la sua pistola.



 “Spero che tu trova quello che desideri, amore” disse Christine, spegnendo la luce del bagno e coricandosi accanto ad Hector, il quale, dopo aver depositato la pistola sul comodino, disse: “Lo spero anche io, tesoro, e tanto” .



“Buona notte, amore mio” disse Christine, baciando Hector sulla bocca.



“Buona notte, tesoro” disse Hector e Christine spense la luce dell’abat jour.



Ci fu un po’ di silenzio; poi Christine, riaprendo gli occhi, disse: “Hector, sei sicuro che Luna stia dormendo ? Forse, è meglio che vada a vedere” e, stava per scendere dal letto, quando Hector, che le dava di schiena, disse: “ Luna sta bene e, in questo momento, sta dormendo beata nel suo lettino”.




Christine, allora, si rimise sdraiata e, poi, disse: “ E’ che quando sono andata a darle la buonanotte, mi sembrava che stesse un po’ tremando”.



Ci fu ancora silenzio; poi, Christine domandò: “Hector, non è che, per caso, le hai raccontato una delle tue storie su i pirati ?”.



Hector aprì gli occhi e, dandole di schiena, titubante rispose: “ Storie su i pirati ?! Bé…sì…una, ma non faceva paura”.



“Non faceva paura, eh ? Scommetto che era su Davy Jones, vero ?” disse Christine e, non ricevendo nessuna risposta dal marito, aggiunse dicendo: “Hector, Davy Jones era il terrore di tutti i pirati e persino tu avevi paura di lui; quindi, non sono storie da raccontare ad una bambina di soli quattro anni”.

 Hector si voltò verso di lei e le disse: “ Non le ho raccontato proprio tutta la storia di Davy Jones: diciamo, solo quel poco”.



“Quel poco quanto ?” chiese Christine.



Hector non fece in tempo a rispondere, che Luna entrò, all’improvviso nella stanza, gridando: “Mamma ! Papà ! Davy Jones…” e si buttò letteralmente sul letto e tra loro due.



Christine guardò malamente Hector, il quale le disse: “Le ho solo raccontato che, Davy Jones, si è tolto il suo cuore e l’ha messo in un forziere maledetto”.

“Ti ci rinchiuderò io, in un forziere, se non smetterai di raccontare certe storie alla nostra bambina” replicò Christine; poi, guardando Luna che stava tremando e che era nascosta tutta sotto le coperte, le disse: “No, tesoro, non aver paura: Davy Jones non verrà”.



Luna sbucò con la testa e domandò: “ Mamma, ma è vero che Davy Jones si è tolto il suo cuore e, poi, l’ha messo in un forziere maledetto ?”.



“Piccola, è solo una leggenda che si tramandava secoli fa: Davy Jones è morto” rispose Christine, accarezzando la figlia sulla testa.



“Ma come può essere morto, se non ha più il cuore ?” chiese Luna.



 Christine ed Hector si guardarono; poi, Christine, a bassa voce, disse, rivolta ad Hector: “Questa è tutta colpa tua”; quindi, entrambi, riguardarono Luna e Christine le disse: “ Come ti ho appena detto, si tratta di una leggenda e, quindi, non c’è niente di vero”.



“Ma il papà ha detto che chi non ha le qualità necessarie per salire sul Galeone dei Sogni, verrà preso da Davy Jones sull’Olandese Volante” spiegò Luna, tremando.



 “E’ solo una storia, cuccioletta: come ti ha appena detto la mamma, non c’è niente di vero” disse Hector.



Luna, allora, voltò lo sguardo verso di lui e domandò: “Davvero ?”.



“Davvero, cuccioletta; però, ora, devi veramente dormire” rispose Hector.



“Ma, se poi, Davy Jones viene e mi porta via ?” chiese Luna.



“Davy Jones non verrà, perché la mamma ed il papà ti proteggeranno: non per niente, papà tiene sempre la sua pistola sul comodino” rispose Christine, mentre rimetteva meglio a posto le coperte.



Luna sembrò essersi tranquillizzata con le parole di sua madre; poi, Hector le disse: “ Sogni d’oro, cuccioletta mia” e le diede un dolce bacio sulla fronte.

“Buona notte, dolce stellina” disse Christine dandole, anche lei, un bacio sulla fronte e, dopo spense, nuovamente, la luce dell’abat jour.



Luna, piano, piano, chiuse gli occhi, mentre Christine ed Hector la strinsero a se e, i tre, si addormentarono.



Luna ha appena iniziato il suo primo giorno di asilo, ma ancora non sa che suo padre e che suo zio Jack sono dei pirati; per sapere se lo scoprirà, oppure no, bisogna aspettare il prossimo episodio, intitolato: “ HECTOR SI TROVA UN LAVORO”.

 

 

 

 

 

 

Note dell’autrice: Eccomi qua, con la mia prima storia sui Pirati dei Caraibi. Adoro questa saga, in special modo il personaggio di Hector Barbossa (e come si fa a non amarlo ?). E’ in preparazione anche un’altra storia (legata alla serie, ma con nuovi personaggi all’interno) ma per motivi di cronologia, ancora non posterò (ho scritto prima il quarto film e ora sto scrivendo il secondo). Comunque, ritornando a questa…mi è venuta in mente, guardando i tantissimi dietro le quinte della quadrilogia, quando soprattutto, durante le riprese, passavano gli elicotteri (ahahah) e allora mi son detta: come si sarebbero comportati i pirati nel nostro mondo ? Ovviamente avrebbero avuto molte difficoltà, ma se avessero trovato qualcuno ad aiutarli ? Ed ecco che è spuntata questa idea. Spero vi piaccia e spero anche di non avervi annoiato con questo primo capitolo introduttivo
  
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