Avvertenza: le
parti in corsivo sono estratte da “Forsaken” di Oliver Bowden.
Capitolo 9
«Debito?»
sibilò con tono schifato. Charles si abbassò dietro al muretto della latrina
mettendo mano alla pistola, caricandola con maestria senza nemmeno guardare,
troppo impegnato a sorridere con strafottenza a Connor.
«Già.
Solitamente accade questo tra uomini che si salvano la vita» caricò il colpo
con uno strattone esagerato, puntando poi l’arma contro mio figlio «ma potrei
cambiare idea ed estinguerlo io» fece schioccare la lingua con un ghigno.
«Ma
piantala» scostò la canna della pistola con una manata, deviandone con aria
stizzita la traiettoria. Perché cedeva così facilmente alle provocazioni di
Charles? Scossi la testa ed imitai Lee, caricare la pistola era sicuramente la
cosa principale da fare.
«Non
ti scaldare, ragazzino, non ti avrei sparato. Non qui. La copertura sarebbe
saltata» li ignorai, non avevo voglia di sentire altri battibecchi. Ero ancora
indeciso sulla tattica da usare, sicuramente l’attacco a sorpresa avrebbe avuto
un impatto a nostro vantaggio, ma erano in superiorità numerica e ci avrebbero
messo in difficoltà. Decisi quindi di continuare a restare nascosti. Calcolai
mentalmente il percorso che avremmo potuto usare, che in sostanza consisteva
nel costeggiare il perimetro dell’accampamento e nasconderci tra l’erba alta
dietro le tende dei soldati.
Mi voltai
di scatto verso quei due, ancora intenti a punzecchiarsi. «Muoviamoci, dobbiamo
arrivare dietro quella tenda prima che il fumo si dissolva» non aspettai risposta
e scattai a destra, attraversai correndo la decina di metri che divideva la
latrina dalla prima tenda della fila e mi accasciai a terra. Gli Inglesi erano
ancora nel caos più totale, urlavano a squarciagola scorrazzando qua e là senza
criterio. Caricavano moschetti e se li passavano, alcuni, addirittura, si erano
catapultati fuori, convinti che li stessero attaccando dall’esterno.
«Ehi,
ehi, che maniere sono queste?» Era la voce di Charles, la riconobbi nonostante
il casino, quindi mi girai in tempo per vederlo dare una leggera spinta a Connor «Vado prima io, che diamine» non lo tolleravo quando
assumeva atteggiamenti tanto infantili, ma lo ringraziai mentalmente per aver
fatto cadere per la seconda volta il ragazzo nella merda. Una scena a dir poco
magnifica, giuro.
«Ma
ripensandoci…» si bloccò «questi potrebbero essere gli ultimi proiettili delle
giubbe rosse, quindi vai e sacrificati per la causa. Sarà il tuo modo di
estinguere il debito, su, vai» lo rimise in piedi afferrandolo per la spalla.
Connor mi
lanciò un’occhiata stralunata, braccia aperte dallo sgomento e un’espressione
in volto come a dire “aiutami, questo è
pazzo da legare”. E forse aveva ragione, ma mai l’avrei ammesso davanti a
lui. Insomma, era sempre il mio allievo, no?
«Giuro
che appena trovo questi bastardi li ammazzo! Parola d’onore che li uccido con
le mie mani!» Ed eccolo qui, l’orgoglio di Re Giorgio. Il suo amato esercito
non era nemmeno in grado di scovare tre uomini a malapena armati di spada,
pistola e bombe fumogene. «Li seppellisco fino al collo, gli piscio addosso e
poi li ammazzo, questi figli di puttana!» Restai immobile per una manciata di
secondi cercando di metabolizzare le parole.
«Holden…»
Sbarrai gli occhi. Non l’aveva detto davvero,
no, era una fottuta impressione.
«Tiratemi fuori di qui», implorò. «Tiratemi
fuori di qui, signore, per favore, adesso,
signore…»
No.
Non ora, ti prego. Non avevo la forza fisica né mentale per sopportare due cose
contemporaneamente.
Gli appoggiai di nuovo la fiaschetta alle
labbra e lasciai che sorseggiasse ancora un po’ d’acqua, poi presi il badile
che avevo portato con me e iniziai a togliere la sabbia imbevuta di sangue
attorno alla sua testa, continuando a parlargli mentre portavo alla luce le
spalle e il petto nudi.
Sbattei
le palpebre più volte per riprendere lucidità, ma i suoni ovattati mi fecero
intuire che ero ancora in balia del passato.
Più scavavo, più la sabbia era nera di sangue. «Oh, mio Dio, cosa
vi hanno fatto?» Ma già lo sapevo e, in ogni caso, ne ebbi conferma poco dopo,
quando arrivai alla vita e la trovai avvolta in bende, anche quelle nere e
incrostate di sangue.
Perché? Perché in quel momento? O meglio,
perché dovevo ricordare? Appoggiai una mano a terra per non cadere in avanti,
deglutii e inspirai a bocca aperta, sperando che facendo arrivare ossigeno al
cervello si interrompesse quella tortura.
«Fate attenzione là sotto, signore, per
favore», disse sottovoce, e capii che era trasalito, e che si stava mordendo la
lingua per il dolore. Dolore che alla fine fu troppo anche per lui che perse
conoscenza, una benedizione che mi permise di disseppellirlo.
«Mastro Kenway, tutto bene?» Non mi
voltai «Siete pallido, vi sentite male?» Non
risposi. Non avevo la forza, a dire il vero, ma mi obbligai ad alzare lo
sguardo per capire. I movimenti, i colori e soprattutto i suoni erano tornati
alla normalità. Sarei stato in grado di difendermi, se fosse stato necessario,
ma il problema ero io, o meglio, era dentro di me. L’immagine di Jim Holden insabbiato fino al collo, con le labbra
insanguinate a furia di mordersele per distrarsi dal dolore, non me la sarei
mai scordata. Con che coraggio sarei riuscito a sguainare la spada e fare
piazza pulita ignorando quel ricordo?
Deglutii
ancora «Andate voi, vi raggiungo tra poco» Charles
sospirò, non permettendosi nemmeno di chiedere altro. L’ultima cosa che vidi fu
Connor correre dietro a Lee, poi non fui più padrone
della mia mente.
«Il libro che avevi visto quella notte nella
carrozza, ce l’ha Reginald. È stato lui a organizzare
il saccheggio di casa nostra. È lui il responsabile della morte di nostro padre»
«Oh, l’hai capito, finalmente» mi schernì
Jenny.
«Mi ero rifiutato di crederci, ma ora lo so.
Sì»
Mi lasciai
andare, sedendomi nell’erba alta e prendendomi la testa tra le mani.
«Ho fatto ciò che ho fatto per il bene dell’Ordine, Haytham. Per il bene dell’intera umanità. Vi ho elevato a
Gran Maestro del rito coloniale, sapendo che anche voi avreste dovuto prendere
simili decisioni e confidando nella vostra capacità di prenderle, Haytham. Decisioni prese perseguendo un bene più grande»
Mi si chiuse lo stomaco nel risentire quella
voce melliflua e falsa. La ricordavo fin troppo bene. Ogni situazione, ogni
inganno, ogni promessa, tutto scandito da quel tono schifosamente amichevole e
rassicurante. Mi salì la nausea.
«Ciò che avete fatto ha contaminato tutto ciò
in cui credo e sapete perché? Non l’avete fatto applicando i nostri ideali, ma
ingannandomi. Come possiamo ispirare fiducia quando ciò che abbiamo nei nostri
cuori sono menzogne? Dobbiamo mettere in pratica ciò che predichiamo.
Altrimenti le nostre parole sarebbero vuote»
«Ora parla l’Assassino che è in voi» ribatté. «Vi considerate un
moderato?»
A quel tempo non avevo saputo rispondere, a
differenza di ora. Lo ero, ero impuro, se così si vuol dire, ma non negli
ideali. Ero fermamente convinto che si potesse trovare un punto d’incontro e
smetterla con quell’assurda lotta, ma non avevo mai osato dirlo a qualcuno. Mi rispecchiavo
totalmente nelle ideologie dell’Ordine, ma finché gente come Reginald o Braddock avrebbe
fatto parte delle nostre fila, beh, non potevo biasimare gli atteggiamenti
ostili di Connor.
Smisi di torturarmi l’unghia del pollice e
capii, finalmente. Era questo il mio compito: eliminare i traditori, dal primo
all’ultimo. Come potevo sperare che l’Ordine venisse apprezzato se io per primo
permettevo che ci fossero abusi di potere e tradimenti?
Mi alzai.
Non volevo essere come Reginald.
Ma lo ero stato? In fondo aveva solo
ucciso un Assassino, il fatto che fosse mio padre era solo un dettaglio, per
lui. Io quanti ne avevo sulla coscienza? Quanti padri di famiglia avevo mandato
all’altro mondo? Tanti, troppi, ma non avevo mai finto un approccio per
approfittare della loro ingenuità, questo no. Mi rincuorò, perché sapevo bene
che ciò che mi aveva fatto avvelenare il sangue era stato il tradimento di Birch.
Sentii uno sparo.
«Eccoli là, i due bastardi!» Una ventina di giubbe rosse corse accanto
alla tenda dietro la quale ero nascosto, raggiungendo il soldato che aveva
individuato Charles e Connor. «Hanno le nostre uniformi» commentò un altro caricando il moschetto.
Ringhiai. ‘Fanculo a Reginald
e a tutte le balle che mi aveva raccontato, non potevo permettere che mi
distraesse proprio ora. Caricai la pistola e mi sporsi di poco dal
nascondiglio, giusto quel tanto da mirare decentemente alla nuca del primo
soldato che mi capitò a tiro.
Sparai con rabbia. Rabbia per quello che
avevo vissuto e ricordato. Feci fuoco ancora atterrando un altro soldato, come
se sfogarmi sulle giubbe rosse rendesse giustizia a ciò che avevo subìto. Non me
ne importò nulla, corsi lateralmente, ancora a destra e ricaricai la pistola.
Charles continuava a sparare, Connor faceva la sua
parte con arco e frecce, una delle quali perforò con precisione sorprendente il
cranio dello sventurato.
Salve a tutti.
Sì, anche oggi posto con immenso ritardo, lool,
ma è sempre lunedì, giusto? Quindi sono perdonata.
Quanti di voi odiano Reginald Birch? *dovete alzare tutti la mano*. Uh, giusto: non so
quanti di voi abbiano letto “Forsaken” –e siccome né in
ACIII né in Black Flag viene spiegato chi sia questo Birch-, ho ritenuto opportuno mettervi il link, giusto per ricordarvi chi è, nel caso non lo sapeste/ve lo foste dimenticato.
Ci si vede la settimana prossima, grazie come sempre a chi
legge, segue e recensisce^^.