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Autore: vegeta4e    08/09/2014    3 recensioni
Haytham e Connor sono alla ricerca di B. Church, colpevole di aver tradito l'Ordine Templare e di aver sottratto a Washington i rifornimenti destinati all'Esercito Continentale. Il birrificio di New York è palesemente abbandonato e questo piccolo dettaglio obbligherà padre e figlio a collaborare, costringendo il Gran Maestro a lavorare separatamente sia con Charles sia con il figlio. Successivamente Haytham li convincerà a cooperare, tentando di metter da parte l'odio tra Assassini e Templari per raggiungere uno scopo più grande, desiderato da entrambe le fazioni: vincere la guerra contro gli Inglesi.
Ma non sarà questo l'unico intoppo. Torneranno vecchie conoscenze, vecchi problemi che H. Kenway credeva di essersi lasciato alle spalle. A cosa dare la precedenza? Ad una richiesta d'aiuto o a Washington che, battaglia dopo battaglia, sta perdendo sempre più terreno?
Questi eventi coinvolgeranno anche Connor e Charles Lee, nel bene e nel male.
Dal testo:
Charles e Connor entrarono nella sala, notandomi assente e pensieroso.
«Signore? Che succede?» Sospirai nuovamente, premendomi due dita alla base del naso.
«Temo di dovervi lasciare soli nelle prossime missioni. Devo tornare in Europa» annunciai tornando in posizione eretta per darmi un contegno.
Genere: Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charles Lee, Connor Kenway, Haytham Kenway, Jenny Kenway
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Avvertenza: le parti in corsivo sono estratte da Forsaken di Oliver Bowden.

 

 

Capitolo 9

 

«Debito?» sibilò con tono schifato. Charles si abbassò dietro al muretto della latrina mettendo mano alla pistola, caricandola con maestria senza nemmeno guardare, troppo impegnato a sorridere con strafottenza a Connor.

«Già. Solitamente accade questo tra uomini che si salvano la vita» caricò il colpo con uno strattone esagerato, puntando poi l’arma contro mio figlio «ma potrei cambiare idea ed estinguerlo io» fece schioccare la lingua con un ghigno.

«Ma piantala» scostò la canna della pistola con una manata, deviandone con aria stizzita la traiettoria. Perché cedeva così facilmente alle provocazioni di Charles? Scossi la testa ed imitai Lee, caricare la pistola era sicuramente la cosa principale da fare.

«Non ti scaldare, ragazzino, non ti avrei sparato. Non qui. La copertura sarebbe saltata» li ignorai, non avevo voglia di sentire altri battibecchi. Ero ancora indeciso sulla tattica da usare, sicuramente l’attacco a sorpresa avrebbe avuto un impatto a nostro vantaggio, ma erano in superiorità numerica e ci avrebbero messo in difficoltà. Decisi quindi di continuare a restare nascosti. Calcolai mentalmente il percorso che avremmo potuto usare, che in sostanza consisteva nel costeggiare il perimetro dell’accampamento e nasconderci tra l’erba alta dietro le tende dei soldati.

Mi voltai di scatto verso quei due, ancora intenti a punzecchiarsi. «Muoviamoci, dobbiamo arrivare dietro quella tenda prima che il fumo si dissolva» non aspettai risposta e scattai a destra, attraversai correndo la decina di metri che divideva la latrina dalla prima tenda della fila e mi accasciai a terra. Gli Inglesi erano ancora nel caos più totale, urlavano a squarciagola scorrazzando qua e là senza criterio. Caricavano moschetti e se li passavano, alcuni, addirittura, si erano catapultati fuori, convinti che li stessero attaccando dall’esterno.

«Ehi, ehi, che maniere sono queste?» Era la voce di Charles, la riconobbi nonostante il casino, quindi mi girai in tempo per vederlo dare una leggera spinta a Connor «Vado prima io, che diamine» non lo tolleravo quando assumeva atteggiamenti tanto infantili, ma lo ringraziai mentalmente per aver fatto cadere per la seconda volta il ragazzo nella merda. Una scena a dir poco magnifica, giuro.

«Ma ripensandoci…» si bloccò «questi potrebbero essere gli ultimi proiettili delle giubbe rosse, quindi vai e sacrificati per la causa. Sarà il tuo modo di estinguere il debito, su, vai» lo rimise in piedi afferrandolo per la spalla.

Connor mi lanciò un’occhiata stralunata, braccia aperte dallo sgomento e un’espressione in volto come a dire “aiutami, questo è pazzo da legare”. E forse aveva ragione, ma mai l’avrei ammesso davanti a lui. Insomma, era sempre il mio allievo, no?

«Giuro che appena trovo questi bastardi li ammazzo! Parola d’onore che li uccido con le mie mani!» Ed eccolo qui, l’orgoglio di Re Giorgio. Il suo amato esercito non era nemmeno in grado di scovare tre uomini a malapena armati di spada, pistola e bombe fumogene. «Li seppellisco fino al collo, gli piscio addosso e poi li ammazzo, questi figli di puttana!» Restai immobile per una manciata di secondi cercando di metabolizzare le parole.

 

«Holden…»

Sbarrai gli occhi. Non l’aveva detto davvero, no, era una fottuta impressione.

«Tiratemi fuori di qui», implorò. «Tiratemi fuori di qui, signore, per favore, adesso,

signore…»

No. Non ora, ti prego. Non avevo la forza fisica né mentale per sopportare due cose contemporaneamente.

Gli appoggiai di nuovo la fiaschetta alle labbra e lasciai che sorseggiasse ancora un po’ d’acqua, poi presi il badile che avevo portato con me e iniziai a togliere la sabbia imbevuta di sangue attorno alla sua testa, continuando a parlargli mentre portavo alla luce le spalle e il petto nudi.

Sbattei le palpebre più volte per riprendere lucidità, ma i suoni ovattati mi fecero intuire che ero ancora in balia del passato.

Più scavavo, più la sabbia era nera di sangue. «Oh, mio Dio, cosa vi hanno fatto?» Ma già lo sapevo e, in ogni caso, ne ebbi conferma poco dopo, quando arrivai alla vita e la trovai avvolta in bende, anche quelle nere e incrostate di sangue.

Perché? Perché in quel momento? O meglio, perché dovevo ricordare? Appoggiai una mano a terra per non cadere in avanti, deglutii e inspirai a bocca aperta, sperando che facendo arrivare ossigeno al cervello si interrompesse quella tortura.

«Fate attenzione là sotto, signore, per favore», disse sottovoce, e capii che era trasalito, e che si stava mordendo la lingua per il dolore. Dolore che alla fine fu troppo anche per lui che perse conoscenza, una benedizione che mi permise di disseppellirlo.

 

«Mastro Kenway, tutto bene?» Non mi voltai «Siete pallido, vi sentite male?» Non risposi. Non avevo la forza, a dire il vero, ma mi obbligai ad alzare lo sguardo per capire. I movimenti, i colori e soprattutto i suoni erano tornati alla normalità. Sarei stato in grado di difendermi, se fosse stato necessario, ma il problema ero io, o meglio, era dentro di me. L’immagine di Jim Holden insabbiato fino al collo, con le labbra insanguinate a furia di mordersele per distrarsi dal dolore, non me la sarei mai scordata. Con che coraggio sarei riuscito a sguainare la spada e fare piazza pulita ignorando quel ricordo?

Deglutii ancora «Andate voi, vi raggiungo tra poco» Charles sospirò, non permettendosi nemmeno di chiedere altro. L’ultima cosa che vidi fu Connor correre dietro a Lee, poi non fui più padrone della mia mente.

 

«Il libro che avevi visto quella notte nella carrozza, ce l’ha Reginald. È stato lui a organizzare il saccheggio di casa nostra. È lui il responsabile della morte di nostro padre»

«Oh, l’hai capito, finalmente» mi schernì Jenny.

«Mi ero rifiutato di crederci, ma ora lo so. Sì»

 

Mi lasciai andare, sedendomi nell’erba alta e prendendomi la testa tra le mani.

 

«Ho fatto ciò che ho fatto per il bene dell’Ordine, Haytham. Per il bene dell’intera umanità. Vi ho elevato a Gran Maestro del rito coloniale, sapendo che anche voi avreste dovuto prendere simili decisioni e confidando nella vostra capacità di prenderle, Haytham. Decisioni prese perseguendo un bene più grande»

Mi si chiuse lo stomaco nel risentire quella voce melliflua e falsa. La ricordavo fin troppo bene. Ogni situazione, ogni inganno, ogni promessa, tutto scandito da quel tono schifosamente amichevole e rassicurante. Mi salì la nausea.

«Ciò che avete fatto ha contaminato tutto ciò in cui credo e sapete perché? Non l’avete fatto applicando i nostri ideali, ma ingannandomi. Come possiamo ispirare fiducia quando ciò che abbiamo nei nostri cuori sono menzogne? Dobbiamo mettere in pratica ciò che predichiamo. Altrimenti le nostre parole sarebbero vuote»

«Ora parla l’Assassino che è in voi» ribatté. «Vi considerate un moderato?»

A quel tempo non avevo saputo rispondere, a differenza di ora. Lo ero, ero impuro, se così si vuol dire, ma non negli ideali. Ero fermamente convinto che si potesse trovare un punto d’incontro e smetterla con quell’assurda lotta, ma non avevo mai osato dirlo a qualcuno. Mi rispecchiavo totalmente nelle ideologie dell’Ordine, ma finché gente come Reginald o Braddock avrebbe fatto parte delle nostre fila, beh, non potevo biasimare gli atteggiamenti ostili di Connor.

Smisi di torturarmi l’unghia del pollice e capii, finalmente. Era questo il mio compito: eliminare i traditori, dal primo all’ultimo. Come potevo sperare che l’Ordine venisse apprezzato se io per primo permettevo che ci fossero abusi di potere e tradimenti?

Mi alzai.

Non volevo essere come Reginald. Ma lo ero stato? In fondo aveva solo ucciso un Assassino, il fatto che fosse mio padre era solo un dettaglio, per lui. Io quanti ne avevo sulla coscienza? Quanti padri di famiglia avevo mandato all’altro mondo? Tanti, troppi, ma non avevo mai finto un approccio per approfittare della loro ingenuità, questo no. Mi rincuorò, perché sapevo bene che ciò che mi aveva fatto avvelenare il sangue era stato il tradimento di Birch.

Sentii uno sparo.

«Eccoli là, i due bastardi!» Una ventina di giubbe rosse corse accanto alla tenda dietro la quale ero nascosto, raggiungendo il soldato che aveva individuato Charles e Connor. «Hanno le nostre uniformi» commentò un altro caricando il moschetto.

Ringhiai. ‘Fanculo a Reginald e a tutte le balle che mi aveva raccontato, non potevo permettere che mi distraesse proprio ora. Caricai la pistola e mi sporsi di poco dal nascondiglio, giusto quel tanto da mirare decentemente alla nuca del primo soldato che mi capitò a tiro.

Sparai con rabbia. Rabbia per quello che avevo vissuto e ricordato. Feci fuoco ancora atterrando un altro soldato, come se sfogarmi sulle giubbe rosse rendesse giustizia a ciò che avevo subìto. Non me ne importò nulla, corsi lateralmente, ancora a destra e ricaricai la pistola. Charles continuava a sparare, Connor faceva la sua parte con arco e frecce, una delle quali perforò con precisione sorprendente il cranio dello sventurato.

 

 

Salve a tutti.

Sì, anche oggi posto con immenso ritardo, lool, ma è sempre lunedì, giusto? Quindi sono perdonata.

Quanti di voi odiano Reginald Birch? *dovete alzare tutti la mano*. Uh, giusto: non so quanti di voi abbiano letto “Forsaken” –e siccome né in ACIII né in Black Flag viene spiegato chi sia questo Birch-, ho ritenuto opportuno mettervi il link, giusto per ricordarvi chi è, nel caso non lo sapeste/ve lo foste dimenticato.

Ci si vede la settimana prossima, grazie come sempre a chi legge, segue e recensisce^^.

   
 
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