Allora, avvertenze: siccome sto scoprendo un lato di me mooolto oscuro (il sadismo.... MWHAHAHAHA!!!!) ho deciso che prima di far entrare in scena il nostro Edward (kiamarlo mio scatenerebbe l'odio di mooooooolte persone) voglio aggiungere un altro capitolino. Una specie di presentazione dei figli da perte di Carlisle.
spero mi perdoniate, soprattutto se vi prometto che aggiornerò domani!!
E, giuro, vi farò avere Edward. Promessa solenne!
E ora, ringraziamo:
Smallfly: Sono contenta che apprezzi, e non temere, Edward arriverà prestissimo
Wind: Per il vulcano, suggerirei l'Etna, è abbastanza vicino, ma sono aperta anche ad altre possibilità (qlc conosce un posto abbastanza isolato e con un vulcano pronto ad esplodere?)
Fin: Attesa spasmodica qs alla fine, dal proximo capitolo!
Egypta: Sono onoratissima di essere tra i tuoi preferiti!!! Me ringrazia infinitamente!!!!!
Only_a_Illusion: Guarda, non saprei dirti capitoli saranno perchè scrivo d'istinto, e modifico in continuazione, ma spero di vedere altri tuoi commenti!
BloodyKamelot: Concordo! Sebbene Edward sia il mio preferito (e come potrebbe essere) Carlisle ha un certo fascino! Ma del resto, io adro tutti i Cullen, senza eccezione!
Alyssa: Grazie per la pazienza, eccoti il quarto cap.
Hele91: Perchè Bella può piangere? Perchè è LA PRESCELTA... per ora, mi dispiace non poterti dire altro, ma se leggerai....
“Ehi, Bella... forza, tesoro, siamo arrivati”
“Uhm...?”
“Bella, ma sei sveglia?”
La voce di Carlisle mi stava chiamando da lontano. Scossi un
po’ la testa e mi voltai verso il dottore, confusa.
“Dove siamo?” chiesi, assonnata.
“A Seattle, Bella. Siamo arrivati” rispose Carlisle
accarezzandomi la guancia
“Uhm, altri cinque minuti, per favore” borbottai, posando
nuovamente la guancia sulla spalla di Carlisle.
Rise. “Spiacente, piccola, ma devi svegliarti! Siamo quasi a
casa, ormai”
Sgranai gli occhi e mi misi a sedere, perfettamente sveglia.
“Siamo... a Forks?” chiesi, guardandomi intorno.
“Beh, siamo a Seattle, quindi, tecnicamente, manca ancora un
pochino a Forks” disse Carlisle divertito
“Sull’aereo?” chiesi
“Si”
“All’aeroporto?”
“Si”
“E stiamo andando a casa tua?”
“Nostra, semmai”
“Sul serio?”
“Si, Bella” esclamò abbracciandomi “Però ora calmati. Sei
sicura di essere sveglia?”
“Assolutamente” gli assicurai “Andiamo?”
Ridacchiò ancora, annuendo. Prese la mia borsa e mi tese la
mano con un sorriso. L’afferrai e mi lasciai trasportare da lui in mezzo al mare
di persone che ci circondavano. Carlisle si muoveva senza nessun problema tra
la folla, confondendosi con le persone alla perfezione, e sarebbe sembrato un
vero essere umano se non fosse stato per la grazia angelica con cui si muoveva
e la bellezza ultraterrena.
Io non riuscivo a stare ferma, e continuavo a spostare lo sguardo
da una parte a un’altra con crescente stupore. Erano anni che non entravo in un
aeroporto, e non mi ricordavo che fosse così rumoroso, né così affollato. Gente
che arrivava, gente che partiva, valige da ritirare, bar, giornalai,
assistenti... era come se lo vedessi per la prima.
C'era sempre stato tutto questo movimento? Tutta questa vita?
A volte mi parve di vedere Carlisle fissarmi di soppiatto,
ma non vi badai, troppo presa ad ammirare la vita intorno a me.
Recuperammo il bagaglio di Carlisle e ci dirigemmo verso il
parcheggio dell’aeroporto, dove ci fermammo davanti a una Mercedes nera.
Lo fissai allucinata.
“Alla faccia del passare inosservati!” esclamai “E questa?”
“Beh, siamo una famiglia che ama la velocità” si giustificò
“Dovresti vedere quella di Edward, o quella di Rosalie”
“Vampiri piloti di formula uno” commentai, salendo al posto
del passeggero scuotendo la testa “Ma in che guaio mi sto andando a cacciare?”
“Bella” mi chiamò Carlisle, serio, mentre metteva in moto.
Istintivamente, mi allontanai da lui, portandomi verso il finestrino.
Quel tono mi metteva a disagio, uno, perché non l’avevo mai sentito così serio
prima, e due, perché ogni volta che lo usavano, a Volterra, stavo per essere
rimproverata, e poi, quasi sicuramente, punita.
“Tranquilla, Bella, non voglio farti nulla” mi rassicurò lui,
che aveva percepito il mio cambiamento improvviso “Volevo solamente chiederti
una cosa”
Intanto, ci eravamo lasciati l’aeroporto alle spalle, e ora procedevamo
spediti lungo la strada.
“Oh... scusa” dissi, abbassando lo sguardo
“Non ti scusare, non potevi saperlo” disse Carlisle “Mi
chiedevo... hai avuto problemi, all’aeroporto?”
“Che genere di problemi?” chiesi, non capendo
“Ecco... non hai provato l’istinto di.... nutrirti?” chiese,
cercando di non sembrare troppo in ansia
“No” gli assicurai con un sorriso “Ero troppo entusiasta di
trovarmi davvero fuori a Volterra”
Si voltò per guardarmi, incredulo, poi si voltò verso la
strada.
“Sei... incredibile” disse, ammirato “Da quant’è che non ti
nutri?”
“Ehm... volontariamente?” chiesi “Non l’ho mai fatto. Ma ogni
quattro settimane Felix, Demetri e Jane mi costringevano a bere quattro o
cinque brocche di sangue umano. E dopo stavo male”
Abbassi lo sguardo sulle mie ginocchia, triste.
“Ogni giorno, poi, Jane mi posava sul comodino una caraffa
di sangue fresco, sai, per scatenare la sete. Ma io mi rifiutavo di berlo”
“Hai conquistato l’indipendenza dal sangue umano da sola?
Dopo soli tre giorni?!” chiese incredulo Carlisle
“Non voglio essere un mostro” risposi solo
Carlisle mi prese la mano, sorridendo.
“Sei stata davvero brava, Bella” disse con orgoglio “Sono
fiero di te, e di averti accolto nella mia famiglia”
Arrossii. “Carlisle, io...”
“Non dire nulla, non voglio sentire storie” mi bloccò “Sei
parte della famiglia, da adesso fino alla fine del tempo. E non voglio tornare
a discuterci”
“Grazie” mormorai
“Di nulla, piccola Bella” sorrise
“Allora, chi incontreremo a casa?” chiesi, sinceramente
curiosa
“Oh, beh, dovrebbe esserci solamente Esme. Mia moglie” aggiunse,
con un sorriso dolcissimo “Sapeva che sarei ritornato oggi. I ragazzi, invece,
erano usciti a casa, ma forse Alice li avrà fatti ritornare...”
“Perché?” chiesi, desiderosa di sapere “E chi è Alice?”
“Beh, fino ad oggi, era la più piccola tra noi” disse
Carlisle “Alice ha sviluppato una coscienza propria, così come Jasper, cioè
autonomamente hanno deciso di nutrirsi di animali. Vedi, devi sapere che Alice
ha il dono della preveggenza”
“Può vedere nel futuro?” chiesi, allibita
“Si, ma solo le conseguenze delle decisioni di una persona”
continuò lui “Come dice sempre, il futuro non è scritto... lei è arrivata da
noi da sola, con Jasper. Lui è suo marito, e anche lui ha una dote particolare.
Può percepire e modificare gli stati d’animo delle persone”
“Davvero? E... e come fa?” chiesi
“Chiedilo direttamente a lui, ne sarà felice” rise Carlisle
“E gli altri?” domandai “Emmett e Rosalie? E Edward?”
“Te li ricordi?” mi chiese con un sorriso
Annuii. “Hai detto che Rosalie ed Emmett li hai trasformati
tu, ma che Edward è stato il primo che hai trasformato. E...” M’interruppi, non
sapendo come continuare.
“E?”
“E, beh, hai sorriso come un vero padre” ammisi “Ho capito
che sei molto legato ad Edward, che gli vuoi bene. Non che tu non tenga anche
agli altri, ci mancherebbe!” mi affrettai a dire
Rise. “Hai ragione, sono molto legato a lui. È come se fosse
il mio vero figlio”
Si perse nei suoi ricordi, con il sorriso sul volto. Gli
concessi due minuti perso nei suoi pensieri, poi, spinta dalla curiosità, tossicchiai
piano per riportarlo sulla Terra.
“Eh? Oh, scusa, che maleducato” disse, sorridendo “Di cosa
stavamo parlando?”
“Dei tuoi tre figli più grandi” ricordai
“Beh, che dire, Rosalie è la terza in ordine di arrivo”
riprese, allegro “La salvai da morte certa, e poi, qualche anno più ardi, fu
lei a trovare Emmett, e da quel giorno stanno assieme. Non puoi immaginare
quanti loro matrimoni abbiamo celebrato! Comunque, non sono dotati di capacità
extra, se non conti l’incredibile forza di Emmett e la superba bellezza di
Rosalie. Mentre Edward, beh... lui è capace di leggere nel pensiero”
“Davvero?” chiesi, stavolta con prudenza “Come... come Aro,
intendi?”
“Beh, più o meno” disse Carlisle “Ma mentre Aro deve entrare
in contatto con una persona per leggergli la mente, e riesce a carpire ogni
pensiero immaginato dall’individuo, mio figlio può sentire i pensieri a
distanza, ma solamente quelli che l’individuo in questione sta pensando in
quell’istante”
“Credi... che con me possa funzionare?” domandai
“Non credo, Bella”
Sospirai sollevata, e Carlisle mi guardò incuriosito.
“Beh, è solo... mi piace la mia privacy” ammisi, arrossendo
“Non voglio nessuno nella mia testa. I miei pensieri mi appartengono, in fondo”
“Già, hai ragione” concordò Carlisle “Ma sappi, casomai il
suo potere funzionasse, che Edward è un tipo molto discreto. Se può, evita di
leggere nel nostro pensiero, per educazione. A volte non può evitarlo, ma si
impegna con tutto se stesso a non violare la nostra privacy” Si voltò verso di
me e mi sorrise “Molti lo definiscono un gentleman di altri tempi”
Spostò lo sguardo sulla strada e disse “Ci siamo, Bella”
Osservai fuori da finestrino; Carlisle aveva imboccato un
vialetto alberato, fino a sbucare in una radura, circondata da cedri
antichissimi che facevano ombra tutto intorno con i loro rami enormi.
Casa Cullen sorgeva in mezzo alla radura. Era graziosa, di
un bianco leggero, alta tre piani, con un’ampia veranda che la circondava. In
lontananza, si sentivo il mormorio di un fiume.
“Wow!” esclamai, senza potermi trattenere “È splendida”
“Grazie” di Carlisle, parcheggiando in garage, di fianco a
una BMW rossa decappottabile e ad una Volvo argentata; solamente a vederle si
capiva che erano monumenti all’eleganza e alla velocità.
“Hanno preso
Io rimasi ferma al mio posto, in soggezione di fronte a quei
due simboli di potenza.
“Bella, non scendi?” mi chiese Carlisle, aprendomi la
portiera
“Cioè, i tuoi figli guidano quelle?” chiesi, senza respiro.
Lui annuii. “Ne vuoi una anche tu?” mi chiese, visto che
continuavo a fissarle in silenzio.
“No!” esclamai, imbarazzata “No, Carlisle, non devi
disturbarti! Non ci pensare neanche!”
“E allora perché continui a fissarle?”
“Le ammiravo, tutto qua” dissi, scendendo.
Feci per prendere la mia borsa dalle sue mani, ma lui mi
spinse gentilmente verso la casa, tenendo il mio bagaglio fuori dalla mia
portata.
Sbuffando – e lui ridendo –
ci dirigemmo verso la casa. Sentivo un’ansia crescermi nel petto,
lentamente e indomabile. Erano anni che non entravo in una vera casa, e che non
ero al cospetto di una vero famiglia.
All’improvviso, mi sentii tremendamente sola.
Carlisle aprì piano la porta, facendosi da parte per farmi
passare. Mi sorrise incoraggiante ed io, in preda all’angoscia, entrai in casa.
L’intera casa era un momento alla luce e alla grazia, o
almeno, così mi parve. Era tutto inondato dalla luce, riflessa dalle pareti
chiare, ed era spaziosissima e accogliente; sul retro, l’intera parete era una
lunga vetrata che dava verso il fiume. Nel salone, dove predominavano i toni
chiari del bianco e del crema, c’erano una libreria ben fornita, una tv al
plasma e, nell’angolo, un maestoso pianoforte a coda, l’unica nota nera in
quella casa.
“Esme?”. La voce di Carlisle mi riscosse, facendomi
rientrare nel mio corpo.
“Sono qui, tesoro”
Una voce dolce precedette l’arrivo di una vampira che,
sicuramente, nella sua vita umana, doveva essere stata Biancaneve. Pelle
candida, viso a cuore, capelli color caramello e caldi e amorevoli occhi dorati
erano i suoi tratti distintivi.
Vedendomi, sorrise dolcemente e ci venne in contro, leggera
come una farfalla.
“Bentornato” salutò Carlisle con voce dolce “E benvenuta,
signorina”
“Gr... grazie, signora” dissi, chinando il capo.
“Oh, tesoro, non c’è bisogno di queste formalità” rise la
donna, alzandomi gentilmente il viso.
Mi guardò con uno sguardo pieno d’amore, da mamma.
“Io sono Esme, piacere di conoscerti” si presentò cortese
“Carlisle mi ha raccontato tutto di te piccola, e sono lieta di darti il
benvenuto in famiglia”
Io sorrisi; era impossibile non restare coinvolti dalla sua
dolcezza.
“Grazie, Esme” mormorai “Io sono Isabella Swan, ma
preferirei che mi chiamassi Bella, se per te non è un disturbo”
“Nessun problema, Bella” disse lei “Vieni, ti mostro la tua
stanza”
“S... stanza?” chiesi, sorpresa
“Certo” rispose lei “Non crederai che ti lasceremo dormire
sul divano, vero?”
“Ma... ma no, non disturbatevi!” esclamai, in imbarazzo
“Posso andare tranquillamente in città, in albergo o...”
“Non ci pensare neanche, Bella” mi interruppe Esme “Ormai tu
sei una di famiglia, e come tale vivrai con noi”
“Non voglio disturbarvi più di così...” mormorai, rossa
Risero allegri, una musica perfetta.
“Non ci disturbi affatto, piccola” disse Esme prendendomi
per mano e accompagnandomi di sopra, mentre Carlisle ci seguiva, portando la
mia borsa.
Mi condussero fino alla mia stanza, la penultima porta in
fondo a un lungo corridoio, illustrandomi ogni volta i vari ambienti della
casa.
“Qui affianco c’è la stanza di Edward” mi informò Esme
indicando la porta accanto alla mia “Per qualsiasi cosa, chiedi a lui. Sarà
felice di aiutarti”
“Grazie” dissi
Esme aprì la porta con un gesto e mi mostrò la mia camera:
il soffitto era bianco, mentre le pareti erano rosa chiaro. In fondo, proprio
di fronte a noi, una grande vetrata dava sul fiume, anzi, sulla foresta di
cedri; alla nostra sinistra, un’enorme armadio bianco ricopriva interamente la
parete, tranne un pezzo, occupato da una porta di legno bianco; dalla parte
opposta, invece, un letto a baldacchino dai drappeggi rosa chiaro, pesca e
bianco e una scrivania di legno antico occupavano lo spazio. Entrando nella
stanza e guardando indietro, verso la porta, si potevano vedere due librerie
vuote in attesa di libri.
“Ti piace?” mi chiese Carlisle, abbracciando sua moglie
“È... è....” mi sforzavo di trovare le parole, ma le lacrime
me lo impedirono. Mi voltai verso di loro con un sorriso, e mi gettai su di
loro, abbracciandoli forte.
“Grazie!” singhiozzai, commossa “È tutto... meraviglioso”
“Di nulla, piccola” rispose Carlisle “Ora, Bella, disfa le
valige e fatti una doccia, poi riposati. È stato un viaggio lungo”
“Si, grazie Carlisle” dissi, annuendo
“Ti do una mano, vieni” si offrì Esme, prendendo il mio
bagaglio
“Allora vi lascio” disse Carlisle richiudendo la porta
Esme, intanto, aveva posato la borsa sul letto, e stava iniziando
a tirar fuori i miei indumenti.
“Avrai bisogno di fare un po’ di shopping, cara” mi disse
con un sorriso “Non temere, qui abbiamo due mostri della moda. Rose e Alice saranno
ben liete di aiutarti”
“Ma io... non ho soldi” ammisi, arrossendo
“Non penserai che ti lasceremmo pagare qualcosa, vero?”
chiese Esme riponendo i miei effetti nell’armadio
“Ma, Esme...”
“Non dire nulla, cara. Sei in famiglia, e ci si aiuta a
vicenda” mi fece l’occhiolino “E poi, ti assicuro che con le previsioni di
Alice non abbiamo mai avuto problemi di denaro”
Mi spinse delicatamente in bagno prima che potessi
ribattere, e sorrise.
“Fatti una doccia e poi dormi. Non ti disturberemo” disse “I
ragazzi torneranno questa sera, se te la sentirai di conoscere le mie cinque
belve scatenate”
“Carlisle mi ha detto che sono molto educati” risposi,
titubante
Sbuffò con affetto. “Questo perché mio marito lavora quasi
tutto il giorno”
Ridendo, mi lasciò sola.
Mi voltai con un sospiro e aprii l’acqua calda preparandomi
a una bella doccia rilassante.
Mi lavai per bene e mi asciugai i capelli con l’asciugamano,
rinfilandomi il vestito che Aro mi aveva donato. Uscii dal bagno e mi sdraiai
sul letto, pensando alla mia fortuna.
Risi, contenta di aver conosciuto Carlisle ed Esme, e coni
loro volti sorridendo negli occhi mi addormentai.