Sarò il tuo riflesso
Dad, I hate you,
Go and die!
Repo - The Genetic Opera-Let the moster rise
Peter Simon riuscì addirittura a sorridere, quando il
servo personale di suo padre, il rinunciatario re Brun, chiese la sua presenza:
gli anni della rigida educazione impartitagli avevano dato i suoi frutti.
Celare, domare e non mostrare mai i propri sentimenti
e desideri, ormai Peter sapeva d’essere un maestro in quest’arte, ma si
concedeva, a volte, di mostrare le sue emozioni ed entrò nella camera del padre
con quel bisogno in testa.
Fu contento di sentire l’odore d’aria fresca: i servi
avevano aperto le finestre per cambiare l’aria in quella camera vissuta da un
morto vivente.
Peter trovò suo padre seduto nella sua poltrona
preferita, nessuna sorpresa … suo padre era paralizzato, erano finiti i tempi in
cui il suo corpo scattante era pronto a far violenza attorno a sé.
-Come state padre? Volete fare quattro passi?- chiese
Peter, sapeva che era una battuta stupida, ma voleva essere inutilmente
perfido, com’era stato, durante tutta la sua vita, il padre con lui.
L’immobilizzato ex-re lo guardò con tale soddisfazione
che Peter accarezzò seriamente l’idea di strozzarlo con le sue mani, in quella
fredda stanza da letto perennamene buia.
-Ho bisogno di parlarvi Peter-la voce del padre era
pastosa, tipica di chi ormai parlava a fatica, la paralisi stava peggiorando, alla
fine anche il suo cuore si sarebbe fermato, Peter era pronto a festeggiare quel
giorno.
Si sedette davanti al padre, abbastanza lontano da non
essere sfiorato da nessun pezzo del suo corpo.
-Volevo congratularmi con voi, finché sono in grado di
parlare- la sua voce era odiosa e Peter sorrise speranzoso, prima poi non
sarebbe stato più costretto a sentirla.
-Siete stato molto bravo. A eliminare la mia influenza
a corte, a distruggere i miei sostenitori, ad assumere il potere prima ancora
che morissi costringendomi ad abdicare, e, quello che considero il tuo
capolavoro, a far passare la mia condizione come un incidente di caccia. Vi avevo
sottovalutato figliolo, meritate i miei complimenti - disse l’uomo ammirato con
un sorriso diabolico.
- Oh padre, avreste dovuto stare attento: con il
vostro arrogante carattere nessuno non ha creduto alla storia di una vostra impudenza
durante una battuta di caccia-.
Peter lo sfidò con lo sguardo, lo stesso che gli aveva
rivolto anni prima, quando si era seduto sul suo trono per sfidarlo perché lo odiava
tanto, che si sarebbe distrutto per trascinarlo con sé.
Il padre non poteva muovere quasi più nulla, aveva la
mobilità limitata solo al viso e alla mano destra che muoveva a fatica, eppure
riusciva a essere ancora comunicativo e inquietate con pochi gesti. Sorrise, in
quel modo che a Peter ricordava un demone, e lo fissò con occhi
accondiscendenti.
-Peter, avete fatto un errore, molto grave- annunciò
il vecchio re, divertito perché un vago accenno di sorpresa passò negli occhi
del figlio maggiore.
-Avete eleminato i miei sostenitori, ma vi siete dimenticato,
o forse non sospettavate minimamente, di quello più importante ... - l'anziano
re tossì e poi guardò con un sorriso crudele il figlio- Tua madre, vi siete
dimenticato di vostra madre-.
Peter aveva trattenuto il fiato per l’agitazione ,
rise sollevato dopo quell’assurda dichiarazione: sua madre non era nulla, solo
un'isterica feconda.
-Ridete Peter. Ricorda ride bene, chi ride per ultimo.
Vostra madre è molto di più di quella che appare- ,lo sgridò aspramente il re.
-Sentiamo allora, perché dovrei temere mia madre ?-,chiese
leggermente spazientito Peter attendendo la riposta, ma il vecchio re rimase in
silenzio.
Si fissarono a lungo, l’odio tra i due era così
profondo che si poteva avvertirne quasi il calore che solo quel sentimento può
avere.
-Recitami la strofa della leggenda delle Isole, quella
del signorotto- comandò l'anziano re con il tono di voce, che Peter aveva
temuto fino a poco anni prima, ma in quelle condizioni suo padre non poteva più
alzare un dito su di lui, soprattutto su i suoi fratelli.
-Perché?- domandò aggressivo e negli occhi dell'anziano
re passò un attimo di rabbia, quella maledetta immobilità… se avesse potuto,
avrebbe già schiaffeggiato il volto del figlio, così simile al suo, per quell’insolenza.
-Fallo per rispetto di un vecchio nemico-.
Peter, infastidito, accontentò la
richiesta, mentre il padre sorrideva irritante.
“ Un signorotto partì per
aver fame e fortuna
Ma trovò di più,
salvando una dama,
che era una strega.
Lei gli disse,
puoi avere un desiderio da
me,
che cosa vuoi?
Il signorotto era un
nobile,
di una piccola isola
che non gli bastava più.
Le disse,
voglio il potere d’assoggettare
tutte le isole attorno alla mia
e esser il più forte,
sempre.
La dama sorrise
e disse che avrebbe avuto
bisogno di una regina.
Lui avrebbe sposato una sua
sorella,
così tutti i suoi
successori
e per sempre
la sua dinastia
sarebbe stata la più forte
“
Brun aveva chiuso gli occhi mentre Peter recitava la
strofa, come volesse assaporare il significato di quegli stupidi versi.
-Avete una bella voce, forse anche troppo... non è per
caso sei come Farinelli?- chiese sarcastico ma Peter lo ignorò, poiché la sua
voce baritonale era diffidentissima da quel cantante, e rimasse in silenzio.
Il padre
sapendo che il figlio non gli avrebbe dato nessuna soddisfazione sospirò e
iniziò a spiegare- La leggenda è vera, sono dai tempi del primo re delle isole,
l'uomo che le unificò tutte dopo aver distrutto i vari clan, che il sovrano
sposa una sorella, cioè una strega scelta dal loro consiglio, un gruppo di
vecchie megere che comandano sulle altre. Così le isole del Sud si sono
assicurate di essere per sempre il regno più potente-.
Peter scioccato ascoltò la spiegazione e rimase in
silenzio, sua madre, dunque, era una strega? Non era possibile, la magia era
roba da favola, non esisteva. Pretese altre spiegazioni e il padre con un
sorriso sbiecò iniziò a parlare.
-Esistono delle donne, casi più rari, anche degli
uomini dotati di poteri magici. Le più potenti di queste sono chiamate Regine”.
Avete mai letto la favola di Christian Andersen la regina delle nevi?- domandò
il vecchio re trascinando alcune parole, per lui doveva essere faticoso
parlare.
Peter annuì e il padre sorrise sarcastico-Lo so che
l’avete letta, il mio servo mi dice tutto. Fate ancora da badante ai tuoi
fratellini? Come li state crescendo diventeranno tutti delle donnicciole!-
strinse la mano a pugno e fissò il figlio. Peter ignorò il suo gesto e il suo
significato subdolo, il padre credeva che riempire di botte dei bambini fortificasse
loro lo spirito.
-Dicevate?- domandò affabile Peter mentre il padre
ghignò e domandò.
-Non mi date soddisfazione?-.
-Cela, doma e non mostrare. Me l’avete insegnato voi-.
Il vecchio Brun sorrise nervoso e continuò a parlare.
- Lo scrittore si è basato su quell’improvvisa
glaciazione avvenuta anni fa nei fiordi. Il regno più
colpito fu Arendelle- spiegò il padre, ma prima che potesse continuare, fu
costretto a tossire numerose volte, Peter lo fissò e non provò nessuna pietà,
sperò solo che il padre terminasse presto quell’assurda storia.
-Fu la “regina” delle nevi, una potente strega a
ghiacciare i fiordi-.
Peter rimase in silenzio e sospirò appena, negli occhi
di suo padre vide tanta rabbia che non lo toccò minimamente.
-Voi non mi credete-.
-No-.
-Sincero siete- il ghigno del padre si spense e poi
riprese il suo discorso con quella nota di scherno che tanto lo caratterizzava -
Vostra madre è una donna pericolosa, per questo la stimo. Vi consiglio
vivamente di assecondare i suoi ordini, altrimenti metterai in pericolo tutti, anche
il più piccolo dei tuoi fratelli, il tredicesimo principe-.
Attonito Peter rimase in silenzio per un attimo e poi
fissò il padre con fredda accondiscendenza.
-Maestà, siete veramente invecchiato, avete dodici
figli non tredici-.
Il re guardò maliziosamente il figlio, così che Peter
arrossì imbarazzato.
-Vostra madre si è venuta a prendere il tredicesimo
figlio, credo poche ore fa, prima che sia, troppo tardi-,Peter gettò un’occhiata
inquisitoria sul padre e costatò che non aveva l'aspetto ordinato con cui lo
trovava normalmente, dopo le cure della servitù, e un forte odore acre
proveniva da lui.
Peter si sentì disgustato- E' impossibile, mia madre
ha già trentasette anni, è contrannaturale che possa avere altri figli! E voi
non potete... dare il vostro contributo alla vita in queste condizioni-
protestò, allucinato da quella situazione.
Peter non seppe mai dove il padre trovò la forza di
ridere ma lo fece- Tua madre mi ha chiesto un desiderio ed io ho fatto di tutto
per esaudirlo, solo il tempo risponderà al vostro sconcerto, principe Peter-
dichiarò il vecchio re, pratico e poi si corresse -Pardon, re Peter ma chi è il
vero sovrano di queste terre? Domandatelo sempre-.
-Siete disgustoso, un verme e una bestia!- attaccò per
la prima volta senza controllarsi Peter e prese il vecchio per il colletto
della camicia –Spero che finirai all’Inferno-.
Il padre rise più forte e abbandonò ogni formalità-Andrò
a tenerti il posto, figliolo perché voi, anzi tu sei esattamente come me!-.
Quelle parole mortificarono Peter che riprese controllo
di sé risistemando il padre sulla poltrona, aggiustando con le mani il colletto
sgualcito.
-Io non sono come voi- disse Peter tornando a essere
formale, seguito stranamente dal vecchio re, che sorrise crudele- In che modo non
siete come me, Peter? Solamente perché avete fermato le spinte espansionistiche
delle Isole? Perché avete deciso di creare un periodo di pace? Che cosa avete
fatto per ottenerlo?- domandò il padre indicandosi come la manifestazione più
cruda della capacità di Peter di oltrepassare i limiti.
Peter rimase in silenzio a fissare suo padre e quel
corpo che non poteva più muovere, il suo capolavoro, come l’aveva definito il
padre e si sentì insicuro di sé.
-Peter, avete i miei metodi. Voi, vi credete migliore di me, ma un giorno principino
vi guarderete allo specchio e vedrete che siete un mostro spietato, che non
conosce il concetto di limite. Esattamente come me-.
-Ho i vostri metodi ma il risultato è diverso. Uso il
male per ottenere il bene- ribatté Peter freddamente.
-Con il male non si può ottenere il bene e voi lo
sapete- disse perentorio il re, nei suoi occhi c’era quella scintilla di
cattiveria che Peter aveva sempre dovuto affrontare, lui era certo di non
possederla.
Aveva la sua freddezza negli occhi, il suo profilo con
il naso aquilino ma lui non era crudele, era sicuro di non esserlo o almeno lo
sperava.
Il padre percepì l’esitazione del figlio e ghignò,
sapeva che il dubbio si sarebbe insediato dentro di lui e sarebbe divenuto la
sua più fedele amante.
-Non rispondete Peter?-.
Peter si alzò dalla sua sedia, fissò il padre con
tutta la freddezza e parlò seccamente-Addio, maestà- e finché non chiuse la
porta, Peter ebbe gli occhi del padre su di sé, come se Brun avesse voluto
maledirlo con il solo sguardo.
Quella fu l'ultima discussione che Peter ebbe con suo
padre.
Nove mesi dopo, il vecchio re morì mentre la regina
madre partorì il tredicesimo figlio delle Isole del Sud, di cui l'aspetto e il
giorno della sua nascita gli fecero guadagnare l'appellativo, il principe della
morte.
La corte iniziò a mormorare su quel chiaro segno
infausto, il bambino era nato nella sfortuna della morte o era il suo
messaggero.
Peter seppe di quelle voci e ordinò che il
giovanissimo fratello fosse battezzato il prima possibile, perché un’anima pura
di bambino andava difesa dal male prima di qualunque altra cosa.
Pochi giorni dopo, nel duomo principale delle Isole, quello
del Santo patrono Nicola il protettore dei marinai, c’era fermento mentre si
attendeva il cardinale per la cerimonia di battesimo.
I dodici principi reali erano distribuiti nelle prime
due panche della chiesa vicino all’altare, dove facevano mostra di sé sia i
primi cinque principi, appena ventenni alcuni, che cercavano di tenere sotto
controllo dei pestiferi fratelli minori, di cui il più piccolo che due anni,
con l’aiuto di alcune tate. Si notava anche la mancanza della madre regina,
ancora afflitta dal dolore del lutto.
Peter, che era quello più vicino all’altare, riusciva
a sentire i bisbigli e le parole maliziose su quella situazione.
Volse lo sguardo verso il fratello Jakob, di un anno
più giovane, che lo guardava come per dire che si erano tutti ammattiti.
Perfino la tata, che aveva in braccio il bambino,
iniziò a innervosirsi e guardare sospetta la creaturina infagottata, era così
piccola che non aveva aperto gli occhi ma il fratello maggiore sapeva che
sarebbero stati verdi, tutta la famiglia aveva gli occhi di quel colore.
Quel pensiero gli riportò nella mente le parole del
padre “ ogni re delle isole del sud sposa una strega” e gli occhi verdi erano
tipici delle streghe.
Scacciò quel pensiero ridicolo e tornò a fissare
l’altare finché non sentì sussurrare da una voce femminile poco distante da sé-Avete
visto, i capelli del principe sono proprio rossi come avevano detto-.
-Già, è nato con la morte del padre … quel bambino
sembra già segnato dal diavolo-, la donna che disse quelle parole, non si
premurò neanche di abbassare la voce e l’amica la ammonì.
-Il re vi sentirà!-.
Peter difatti aveva sentito, gettò un’occhiata
sprezzante in direzione della voce riuscendo a cogliere la donna che era stata
così volgare, la poveretta trasalì per la durezza dello sguardo del giovane re
e deglutì nervosa.
Il re si alzò e si avvicinò alla tata che stava
accudendo il bambino e con gesto perentorio e silenzioso, si fece consegnare il
bambino e lo accolse tra le sue braccia.
L’intera sala rimasse in silenzio ammutolita da quel
gesto così rappresentativo, solo gli altri quattro principi maggiori
sorridevano come dei ragazzini birichini.
Peter camminò verso l’altare e si mise vicino alla
vasca del battesimo con il bambino tra le sue braccia, nessuno osò parlare fino
a quando non arrivò il cardinale a iniziare la cerimonia.
La cerimonia proseguì senza intoppi, finché il
cardinale chiese:
-Come lo chiamerete, maestà?-
Quella domanda rimbombò nella chiesa, quali nomi
avevano scelto per quel bambino di cui chiaramente la strada era scoscesa?
-Hans- pronunciò Peter con dolcezza e poi fissò il
cardinale con un sorriso sulle labbra.
-Hans Teodor Frederik- continuò e poi il bambino emise
un verso come per lamentarsi di qualcosa, mancava un altro nome che potesse
dargli un altro buon augurio.
Peter guardò la panca, dove c’erano i suoi fratelli coetanei,
come cercasse la loro forza e approvazione e disse l’ultimo nome.
-Hans Teodor Frederik Prosperus-.
Il sacerdote aprì gli occhi scioccato, quell’ultimo
nome era, a dir poco, inusuale e forse troppo beffardo per quelle orribili voci
che stavano girando.
-Siete sicuro, Maestà?- domandò titubante l’anziano
cardinale.
Sulle panche, i quattro fratelli coetanei si
guardarono tra loro un po’ perplessi ma quando Peter cercò il loro sguardo,
sorrisero anche se un po’ titubanti.
-Sì-.
Fu così che il tredicesimo principe con il nome di
Hans Teodor Frederik Prosperus, come voluto dal giovane re e nessuno ebbe da
ridire.
Nota dell’autrice
" Dodici lettere"
Come sapete i nobili hanno più di un nome, inizialmente aveva deciso per Donato (che significa dono di Dio) e Fortunato (ovvio il significato) che entrambi nomi sono una presa per i fondelli della sfortunata nascita di Hans, sia per il colore dei capelli associato all’inferno che per il fatto stesso di essere il tredicesimo.
Comunque, i nomi Donato e Fortunato non hanno il corrispettivo danese e per cui ho ripiegato su:
Teodor (dono di Dio)
Frederik (potente in pace)
Prosperus (prospero) che però è un nome latino, per questo il sacerdote domanda se Peter è sicuro, corrisponde in larghe linee al nome Fortunato.
Poiché Hans era già stato visto come un simbolo di male dalla superstiziosa nobilita, i fratelli più grandi l’hanno nominato con nomi di buon augurio, ovviamente il principe pensa che sia stata l'ennesima presa in giro.