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Autore: Ciajka    10/09/2014    4 recensioni
AU dove i personaggi di Sherlock sono uniti alla mitologia nordica.
John è un umano. Sherlock è un Dio.
Sono entrambi uniti da un patto infrangibile. La vita di John ora è completamente nelle mani della spietata divinità.
O, almeno, questo era il piano iniziale di Sherlock.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mycroft sospirò.
“Perfetto. Tutto secondo i piani.”
“Far animare quegli alberi è stata un'ottima idea, signore.” commentò Anthea.
“Dovevo trovare il modo per spingerli ad ovest. Quell'orda di bestioni armati sono stati più che persuasivi.”
La Dea lanciò un'occhiata alla scacchiera, la quale presentava ancora la proiezione in miniatura del bosco e i suoi dintorni.
“Ora si trovano all'uscita ovest. Sono nel fiordo, circondati dal mare.”
“Esattamente.” le diede ragione Mycroft “Per proseguire verso nord devono inoltrarsi nuovamente nel bosco. E se ne avranno coraggio, troveranno di nuovo i miei soldati ad aspettarli.”
Il Dio unì con entusiasmo le mani con uno schiocco, poi proseguì: “E, se non vogliono attraversare a nuoto il mare, non potranno mai proseguire il loro viaggio. Ho vinto.”
“Ottimo, signore.” si congratulò la bella Dea, poi aggiunse cambiando il tono di voce: “Ora può concentrarsi completamente sulle strategie dei nemici. Le ricordo che hanno appena sterminato alcuni villaggi umani sulle coste meridionali, nel confine tra il loro territorio e il nostro. Secondo lei possiamo considerare questo fatto un'aperta dichiarazione di guerra?”
Il volto di Mycroft si rabbuiò a tale notizia.
“Cosa dice Odino?” chiese.
“Vuole sapere il parere del suo più saggio consigliere.” rispose senza esitazione Anthea.
“In poche parole mi vuole passare la patata bollente.” sospirò sconfortato il Dio.
“In qualunque caso, non si tratta di una decisione facile.” continuò “Una guerra con gli esseri infernali è l'ultima cosa che vorrei, in questo momento. Dovrò rifletterci.”
Anthea annuì rispettosamente.
Fece per andarsene, ma si fermò a pochi passi dall'uscio della porta. Lei commentò, con una leggera punta di indecisione: “Se John Watson non fosse intervenuto, vostro fratello sarebbe morto.”
Mycroft fece un'espressione stupefatta.
“Cosa dici? È ovvio che non l'avrei lasciato morire! Non voglio che gli accada assolutamente nulla!”
“Allora perché far apparire quel ramo? Non è inciampato da solo.”
Mycroft rispose, con tono scorbutico: “Sì, volevo che Sherlock venisse catturato. Ma il mio scopo non era quello di fargli del male. Il mio scopo era quello di testare l'umano.”
“Oh.” fece Anthea, sorpresa.
“Volevo stabilire se quel mortale era il giusto compagno per Sherlock.” la guardò minaccioso negli occhi “Se avessi voluto, l'avrei ammazzato come niente, quel John Watson. Un colpo di spada da parte di uno dei miei guerrieri sarebbe stato fatale. Invece l'ho agevolato: ho immobilizzato i miei soldatini di legno mentre si arrampicava per salvare mio fratello, li ho resi goffi nei movimenti quando stavano scappando, non ho mai cercato di colpirlo direttamente.”
Fece una pausa, prima di aggiungere: “Ma ne sarei stato capace.”
Distolse lo sguardo dalla Dea e si focalizzò sull'immagine riflessa sul pozzo.
“Ho fiducia in quell'umano. Spero solo di non sbagliarmi.”
“Finora i vostri giudizi si sono rivelati sempre corretti.” rispose la Dea.
 
 
 
I due ladri avevano abbandonato il loro provvisorio nascondiglio e, raggiunta l'uscita del bosco, si erano spaparanzati sull'erba incolta. Erano ancora stravolti dalla loro improbabile avventura.
“Non riesco ancora a crederci, fratello.” disse Philip “Quei cosi sono state delle allucinazioni.”
“Ma non abbiamo nemmeno toccato i funghi.” si lamentò l'altro.
“Forse non ce ne siamo accorti! Dannazione, come puoi credere che... che...” non finì la frase perché gli mancavano le parole. Prese una pietra e la lanciò lontano.
Il fratello lo guardava sconsolato. Poi spostò lo sguardo verso la strada che portava alla città. Immediatamente il suo sguardo divenne serio.
“Philp.” lo chiamò.
“Cosa?” chiese il fratello con tono sbieco.
“Vedo qualcuno. Si sta dirigendo verso di noi.” indicò l'altro.
Philip seguì l'indice e anche lui scorse il solitario personaggio che si stava avvicinando a gran passo.
“Nascondiamoci. Non credo che ci abbia ancora visto.” ordinò il ladro.
Indietreggiarono strisciando verso una serie di bassi arbusti e si acquattarono dietro essi.
Nel frattempo l'individuo si era fatto più vicino. Philp notò immediatamente la borsa che portava a tracolla. Al suo interno probabilmente c'erano dei denari.
Dimenticato completamente lo spavento provocato dai soldati-albero, nascose il viso sotto il cappuccio e tirò fuori il pugnale.
 
 
 
L'ignaro individuo che si stava avviando verso la foresta stava rimuginando tra sé e sé.
Che giramento di palle. Andare in quel fottuto bosco, ricordarmi dove abbiamo messo le trappole, sbloccarle, prendere le carcasse e tornare indietro. Tutto da solo perché quel coglione di Tobias Gregson non può abbandonare la barca la vigilia della partenza. Ma che vada a farsi fottere.”
Si passò una mano sulla fronte sudata. Gli occhi color nocciola luccicavano di collera.
I corti capelli brizzolati lo facevano sembrare un uomo sulla quarantina, anche se andava per i trentacinque.
“E quindi mandiamo Gregory Lestrade a fare il duro lavoro! Fantastico! Da solo, poi! Tanto è una cosa così semplice! Dannazione.”
I suoi pesanti passi risuonavano nel sentiero. Si sistemò la borsa contenente tutto il necessario per disinnescare le trappole. Per fortuna non era molto pesante.
“Ora sarebbe ironico che non trovassi nemmeno una minuscola lepre. Altro scorte per il viaggio, solo rape e patate.”
Aveva raggiunto il confine del bosco, con qualche difficoltà smosse qualche arbusto spinoso, finché non trovò la prima delle tante trappole per lepri che lui e il collega marinaio Gregson avevano posto il giorno prima.
Una grossa lepre era rimasta intrappolata, la zampa posteriore stretta in una fatale morsa.
Era già morta, il sangue che aveva perso, ormai secco e marrone attorno a sé, l'aveva completamente dissanguata.
Gregory disinnescò la trappola, con uno spago avvolse tutte e quattro le zampe dell'animale.
In quel momento una freccia gli sfiorò la guancia.
“Cosa diavolo...?” esclamò, alzandosi in piedi.
Un'altra freccia si piantò a pochi centimetri dai suoi piedi.
Due figure, scure, con il volto coperto da un panno nero, erano apparse come fantasmi.
Il più basso dei due lo teneva sotto tiro con arco e frecce. L'altro si stava avvicinando pericolosamente con un pugnale in mano.
Quest'ultimo ordinò: “O la borsa o la vita.”
“Merda!” imprecò Gregory alzando le mani in segno di resa.
 
 
 
“Ora dobbiamo capire dove siamo.” disse John, guardandosi intorno. Con la loro fuga avevano ovviamente perso l'orientamento.
La radura dove si trovavano era posta sopra ad una verdeggiante collinetta. Infatti, guardando in direzione opposta da dove erano arrivati, si riusciva facilmente a scorgere il mare in lontananza .
“Dannazione.” aggiunse John “Siamo nella direzione sbagliata. Se davanti a noi c'è il mare, vuol dire che ci siamo diretti ad ovest. E questo non va bene. Per andare ad Uppsala dobbiamo dirigerci vers- hey! Dove stai andando?!” esclamò, vedendo che Sherlock aveva iniziato a muoversi verso nord senza aspettare che John finisse il suo ragionamento. “Aspettami!”
Iniziarono così a costeggiare il perimetro del bosco, senza mai inoltrarsi al suo interno per evitare di rincontrare quei pericolosi soldati-albero.
“John.” lo chiamò il moro dopo molti minuti di silenzio.
“Cosa c'è?”
Puntò l'indice davanti a sé senza dire verbo.
John seguì la direzione segnalata, finché capì cosa aveva attirato l'attenzione di Sherlock. Pochi metri avanti a loro, quasi nascosti grazie agli alti cespugli selvatici che crescevano ai bordi del bosco, c'erano due individui armati.
Uno teneva in mano un pugnale con fare minaccioso, mentre l'altro puntava con la freccia dell'arco un obbiettivo nascosto dalla loro visuale.
“O la borsa o la vita.”
John mise una mano sull'elsa della spada, pronto ad intervenire.
“Cosa pensi di fare?” chiese Sherlock, notando il movimento del compagno.
“C'è un uomo che sta per essere derubato.” sussurrò John in risposta.
Sherlock alzò un sopracciglio, dicendo: “Questo l'avevo capito. Non capisco perché dovremmo intervenire noi.”
John lo guardò come se avesse detto la più immensa castroneria del mondo.
In quel momento sentirono la voce del derubato imporsi ai due ladri: “Non ho nulla di valore! Per favore, lasciatemi andare!”
Gli occhi di John lampeggiarono, sguainando completamente la spada.
“Fa come credi, io vado.” e detto questo corse silenziosamente verso gli aggressori.
Sherlock guardò la sua figura scivolare agilmente, senza provocare il minimo rumore, in modo da cogliere di sorpresa i due ladri.
John Watson, perché lo fai? Perché dovresti aiutare chiunque si trovi in difficoltà? Senza nessun compenso, senza nessuna pretesa. Non capisco.
Sherlock non l’avrebbe mai ammesso, ma quell’umano senza logica lo stava affascinando.
Afferrò il pugnale e, con movenze feline, lo seguì.
 
 
 
Gregory Lestrade aveva le mani alzate in segno di resa. Non aveva scampo. Erano due tizi armati contro uno completamente disarmato. Se solo Gregson l’avesse accompagnato! Lo maledì per la seconda volta.
In quel momento vide due figure avvicinarsi  quatte quatte da dietro i suoi assalitori. Non mosse un singolo muscolo, smettendo perfino di respirare, mentre colpivano a sorpresa i ladri.
Il biondo si era concentrato sull’arciere, con un movimento circolare della gamba colpì il polpaccio del ragazzo, fecendogli perdere l’equilibrio. Appena toccò terra, la punta della spada di John era già posata sul collo del sorpreso arciere.
Il moro, invece, aveva afferrato con la mano destra il braccio armato dell’altro uomo, trattenendolo in una vigorosa stretta, mentre l’altra mano teneva stretto il pugnale, che era premuto sul collo del ladro.
“Vi conviene arrendervi!” ordinò imperiosamente John.
Il ragazzo a terra piagnucolò qualche parola incomprensibile, mentre l’altro individuo bestemmiò con rabbia.
Sherlock poteva sentire il sudore freddo dell’uomo scendere sul viso. Avvicinò maggiormente il filo del pugnale alla sua gola.
“Non siete solo fratelli in cerca di soldi facili, vedo.” sussurrò Sherlock nell’orecchio di Philip “Siete diventati ladri perché obbligati. Eppure a te piace questa vita, vero?”
Il ladro si era paralizzato sentendo quelle parole.
“Il modo con cui tieni quel pugnale. Ti senti potente. Tuo fratello invece è ancora titubante. Ma perché lo fate? Mmm…” si fermò un attimo per poi continuare: “C'entra qualcosa una persona vicino a voi.”
Con la punta del pugnale fece fuoriuscire da sotto la maglia una collanina di perline di terracotta.
“Sentimentalismo. Un regalo di una donna per un uomo. Potrei erroneamente concludere che sia da parte di una tua amante, ma no, non è così. Anche tuo fratello ne ha una, riesco a scorgerla. Quindi si tratta del regalo di una madre verso i suoi figli.”
Philip si era irrigidito a quelle parole.
Sherlock continuò imperterrito, visibilmente divertito, con gli occhi che scintillavano: “Quindi se la portate nascosta con voi durante il vostro lavoro, vuol dire che lei è coinvolta. Lo fate per lei. Probabilmente è ammalata, con i soldi del bottino potete comprarle le medicine.”
“Chi sei tu?!” finalmente riuscì a gridare il ladro.
“Se due singoli fratelli sono stati obbligati a diventare ladri, vuol dire che non avevano altre alternative. Probabilmente vostro padre è morto o vi ha abbandonati chissà quanti anni fa.”
“Sei un demone!! Non è possibile che tu…” continuò Philip, terrorizzato.
“Prova ad immaginare.” continuò Sherlock con un soffio “Cosa farà vostra madre quando verrà a sapere che il figlio maggiore è stato sgozzato durante il suo ignobile lavoro.”
“NO!”
Questa singola parola non fu proferita dall’uomo messo alle strette, ma bensì da John Watson.
Un silenzio innaturale calò improvvisamente sulla scena.
Gregory, la cui bocca era spalancata dalla confusione, aveva ancora le braccia alzate per la resa, come se le avesse dimenticate per seguire quel monologo assurdo.
Il ragazzo a terra, con le lacrime che gli rigavano il volto, aveva gli occhi che chiedevano a Sherlock pietà.
Ma Sherlock non li stava guardando.
Lo sguardo di John l’aveva catturato. Gli stava comunicando così tante emozioni tutte insieme. Vedeva nei suoi occhi rimprovero, disapprovazione, disgusto, ma soprattutto paura.
Non l’aveva mai guardato in questo modo. Neppure quando aveva ucciso la guardia per scappare.
Sentì un dolore al petto, come se quello sguardo l’avesse fisicamente ferito.
Allontanò il pugnale dal collo dell’uomo, dicendo con tono greve: “Cosa che non accadrà oggi.”
Philip si mise le mani al collo liberato, cadendo a terra in ginocchio.
Suo fratello, con un sospiro di sollievo, mormorò un sentito: “Grazie!”
Gregory si ricordò di avere delle braccia e le rimise lungo i fianchi.
John, immobile, non aveva ancora distolto lo sguardo dalla sua figura.
“Quindi è come ha detto lui?” chiese Gregory, rivolto ai due ladri a terra.
“Sì!” esclamò Philip ancora sotto shock “Quel maledetto ha detto la verità. Non so come, ma è così!”
“Allora tenete.” disse l’uomo brizzolato, aprendo la propria borsa e lanciando alcuni denari verso il maggiore dei due.
“Non facciamo la carità.” proclamò egli.
“Non fatemi cambiare idea.” disse con tono duro Gregory.
Il ladro prese i denari con foga, si rimise in piedi e insieme a suo fratello se la diede a gambe, senza non prima di girarsi per lanciare una profonda occhiata di rancore verso Sherlock.
“Vi ringrazio, mi avete salvato la vita probabilmente.” aggiunse, quando i due individui erano ormai lontani.
“Eravamo obbligati.” cercò di sorridere John.
“Gregory Lestrade” si presentò “E vi sono in debito.”
“John Watson, mentre lui si chiama…” iniziò il biondo, con evidenti intenzioni vendicative, ma venne bloccato da Sherlock, che disse: “Shezza.”
Gregory aggrottò le sopracciglia dicendo: “Che nome strano. Ma si vede che siete forestieri. Cosa ci fate da queste parti?”
Sherlock rispose: “Siamo diretti ad Uppsala.”
John continuava a guardarlo in cagnesco.
“Uppsala! Non si trova sicuramente dietro l’angolo! Vi conviene entrare nel bosco e dirigervi vers-“
“Nord, sì lo sappiamo.” concluse Sherlock con voce annoiata.
“Oppure” rifletté Gregory “Siccome sono in debito con voi, potrei darvi un passaggio via mare. Non posso portavi fino a lì perché è fuori dal nostro itinerario, ma risparmiereste comunque qualche giorno di viaggio.”
“Siete molto gentile, ma noi..” aveva iniziato John, ma Sherlock concluse la sua frase con “Saremmo molto lieti di accettare.”
“Ottimo!” esclamò il brizzolato “Per questa notte vi ospiterò a casa mia, mentre domani mattina salperemo all’alba.”
Gregory caricò la lepre sulla spalla, poi si rivolse a Sherlock: “Il discorso che hai fatto prima… Come ci sei riuscito?”
Il moro lo guardò senza capire cosa intendesse. “Per me è qualcosa di naturale. Non ci sono spiegazioni.”
“Diabolico!” sorrise Gregory, con un misto di ammirazione e diffidenza.
Sherlock si girò verso John.
“E per la cronaca, non era mia intenzione uccidere quell’uomo. L’ho fatto solo per mettergli pressione.” mentì spudoratamente.
“Ne sono sicuro. È il tuo metodo di operare, Shezza.” rispose John, con secchezza.
Sherlock sentì nuovamente quel dolore al petto. 



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Eggià è passato più di un mese dall'ultimo aggiornamento. Per vari motivi non ero riuscita a continuare la storia... e pensare quanto ero ispirata a scriverla! 
Mi scuso enormemente con tutti voi... 
Aprofitto per ringraziare la mia nuova beta!! Sì! Ora ho una beta! Quindi niente più errori grammaticali! :D Tanta gioia e felicità a te, Giorgina_93 ! :*

Ora che è apparso anche Greg, vedrete che la storia si incasinerà ancora di più! Yeah! 
Al prossimo capitolo! (speriamo non tra un mese hahaha)
Ciajka
  
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