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Autore: MissVillains    10/09/2014    5 recensioni
Gale ritorna a casa, pieno di dubbi e sensi di colpa. Come lo tratteranno Katniss e Peeta? Cosa ha in serbo il futuro per lui?
Questa è la mia personale visione di quello che succede a Gale dopo la rivolta, stanca di tutte le altre versioni, per me troppo drammatiche.
Dal testo: "Perché dal passato non si deve fuggire via, sperando di dimenticare tutto e tutti; ma bisogna imparare da esso, si deve cercare di perdonarsi per gli errori passati, così anche gli altri ti potranno perdonare."
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Questa è la mia prima fanfiction e spero che vi possa piacere! Per tutti quelli che non hanno ancora letto "Il canto della rivolta" e stanno aspettando il film, allora vi devo avvertire: qui ci sono degli spoiler, quindi, se non volete fare come la sottoscritta, che è riuscita a spoilerarsi centinaia di libri, telefilm e film, allora vi conviene non continuare a leggere. Se invece vi sentite Intrepidi, andate pure avanti con la lettura!

RITORNO ALLE ORIGINI

“Arrivo alla stazione dell’ex distretto 12 previsto entro 15 minuti” disse l’altoparlante del treno, con una voce stridula e meccanica.
L’uomo con i capelli scuri, seduto accanto al finestrino del vagone centrale, praticamente vuoto, si alzò e iniziò a tirare giù la sua borsa di tela dalla retina sopra i sedili. Era da moltissimo tempo che non tornava nel posto che una volta definiva casa. Lo aveva lasciato sia a causa della guerra contro Capitol City sia per il fatto che era stato completamente distrutto dalle bombe, anche se c’era un altro motivo, o meglio due motivi, che l’avevano portato ad abbandonare quel luogo. Avevano dei nomi, ovvero Catnip e Madge, due ragazze di cui si era innamorato, ma con le quali non avrebbe mai potuto condividere una vita insieme. Infatti una delle due si era sposata con il “famoso” Peeta Mellark, mentre l’altra era morta sotto le bombe del Presidente Snow.
I pensieri di Gale in quei minuti che mancavano a raggiungere quel luogo fonte di felicità e di tristezza, erano rivolti a Katniss. Sperava ardentemente che lei lo avesse perdonato per aver ideato con Beete la bomba e il piano che avevano provocato la morte di Prim alcuni anni prima. Lui ci aveva messo tutto quel tempo per perdonarsi e gli succedeva ancora, nel cuore della notte, di alzarsi di scatto ad ogni suono sospetto, per paura di morire a causa di un qualunque ordigno esplosivo. Era questa, ormai, la sua più grande paura. Ma anche se lei lo avesse perdonato, come lo avrebbe accolto Peeta, il ragazzo che una volta odiava, dato che Katniss lo aveva preferito a lui e che adesso ammirava per delle doti che molti non capivano. Come un nemico o un amico? Non aveva idea di cosa si dovesse aspettare.
Sulla banchina della stazione non c’era nessuno, ma Gale sentiva i rumori che provenivano dalla città, ormai completamente ricostruita. Gli sarebbe piaciuto poter essere tra quelle persone che si erano adoperate per ripristinare il suo vecchio distretto, ma il nuovo governo di Panem aveva avuto altri progetti per lui. Un soldato, un simbolo della rivoluzione avvenuta, una pedina del nuovo governo: ecco cos’era diventato, un mezzo per mettere paura a chi si arrischiava a dire qualcosa contro la nuova nazione appena nata. Non era cambiato nulla dai tempi di Snow, solo non esistevano più gli Hunger Games e ogni cittadino, tramite elezioni, poteva eleggere il tiranno che lo avrebbe governato.
-Mi scusi, dove posso trovare la casa di Peeta Mellark?- chiese a un uomo che stava trasportando una carriola piena di carbone.
-La casa dei Mellark? È lassù, dove una volta c’era il Villaggio Dei Vincitori- disse indicando un luogo non molto lontano da dov’erano.
Dopo aver ringraziato il signore, Gale si diresse nel luogo indicato e in poco tempo giunse a destinazione. La porta della casa era di legno scuro e sembrava molto robusta. Sopra era appeso un cartello con su scritto “Casa Mellark” in una grafia molto delicata e con intorno dei fiori disegnati con un leggero acquerello. Ovviamente era un’opera di Peeta. Gale era fermo davanti alla porta. Non aveva il coraggio di bussare. Cosa mai avrebbe potuto dire?  Passarono alcuni minuti durante i quali rimase fermo lì davanti cercando di sentire se ci fossero dei rumori dentro la casa. Ma tutto era silenzioso. Dopo qualche minuto si decise e bussò, ma nessuno rispose. Cosa fare? Ritentare? No, non aveva abbastanza coraggio per riprovare e si voltò. Ma appena finì di scendere i gradini di marmo che portavano alla porta, -Gale, sei veramente tu?- disse una voce che non avrebbe mai potuto dimenticare. Si voltò e la vide. Era sempre la stessa, sempre bellissima. Katniss, anche se senza scarpe, uscì fuori, corse verso di lui e l’abbracciò dicendo -Sei tornato, finalmente sei di nuovo a casa. Non hai idea di quanto sei mancato a tutti-. Poi lo invitò ad entrare, dicendo che anche Peeta sarebbe stato contento di vederlo. Gale era senza parole. Si sarebbe aspettato ogni tipo di reazione da lei, tranne questa. Che l’avesse veramente perdonato? Katniss lo portò verso un salottino dalle pareti color giallo chiaro con appesi sopra dei quadri molto belli e luminosi, che raffiguravano vari paesaggi, dei mobili molto graziosi di mogano e, sopra il parquet, un tappeto beige. Lo fece sedere su una delle poltroncine e poi andò in cucina a prendere un dolce, anche questo una delle opere di Peeta. Si trattava di una cheesecake ai frutti di bosco. A Gale sembrò strano rivedere del cibo così bello e, immaginava, anche molto buono. La vita del soldato era assai faticosa, non erano permessi piaceri di nessun tipo, prima di tutto venivano lo Stato e la salvaguardia dei suoi abitanti. Mentre era assorto in questi pensieri, arrivò Peeta, sorridente come era prima di essere depistato: che finalmente avesse trovato il modo di guarire? A ben pensarci notò che anche Katniss appariva sinceramente felice, come era prima dei giochi e della rivoluzione, quando loro due cacciavano nei boschi o nei pochi momenti di vera gioia quotidiana. -Ciao Gale! Come va? È fantastico che tu sia tornato, così possiamo farti conoscere il nostro dolce cupcake!- e detto questo, dalla porta spuntò una bambina, che avrebbe potuto avere sì e no quattro anni. Era identica a Katniss. E assomigliava moltissimo anche a Prim. -Lei è Primrose, Gale. La nostra piccolina.- disse sorridente Katniss. Al sentir pronunciato quel nome e a vedere quella bambina così simile a lei, l’assalì un senso di panico vero e proprio: fu preso dalla nausea e iniziò ad avere le vertigini. Perché era ritornato? Era stata una pessima idea. I ricordi del passato lo travolsero, rivide Katniss che provava a correre verso sua sorella, ormai in fiamme; ripensò allo sguardo che lei aveva quando gli avevo chiesto se era stata la sua bomba a fare quello; si ritrovò di nuovo catapultato in quel mare di emozioni che lo aveva sommerso subito dopo la fine della rivolta. Si ritrovò a piangere sul pavimento, mormorando frasi di scusa, rivolte, però, a nessuno in particolare. Gli dispiaceva per tutto quello che era capitato. A lui, a Katniss, a Peeta, a Prim, al Distretto 12, a Madge, a Bogs, a Finnick, a tutti quelli che aveva conosciuto. La guerra, tutta la guerra lo aveva segnato in profondità e continuare a svolgere il lavoro di soldato non l’aveva aiutato. Perché Prim era solo una delle sue vittime. Si sentiva le mani bagnate di sangue, a volte anche innocente. Nei primi tempi non aveva fatto caso a tutto questo, il fervore della battaglia lo avvolgeva e si ripeteva che era giusto così, che quelle persone dovevano morire. Ma dopo quelle bombe ne era sempre meno sicuro, dubitava sempre di più sull’utilità della guerra. Era per questo che aveva deciso, alla fine, di congedarsi e di lasciare quel lavoro. Ma non era servito a niente. Il senso di colpa rimaneva e, anzi, diventava sempre più forte. -Gale, per favore alzati. E prendi questa tazza di tè.- Ad avergli parlato era  stata Katniss, visibilmente sconvolta da quello che era accaduto. Appena Gale riuscì a mettere di nuovo a fuoco la situazione, notò che la bambina e Peeta non c’erano più. Ma, pensò, chi avrebbe voluto stare con un pazzo? Katniss gli offrì una tazza di tè molto dolce. La bevve tutta. Tra loro era sceso un silenzio imbarazzante. Fu lui a romperlo.  -Katniss, mi dispiace, non volevo, io…-
-Non ti preoccupare, Gale. So cosa significa. E lo sa anche Peeta. La guerra, e per noi i giochi, hanno cambiato tutto. Ancora adesso, durante la notte, mi capita di svegliarmi, urlando, a causa degli incubi. E ancora oggi Peeta non ricorda molte cose e ha paura di ritornare il mostro che Capitol aveva creato, ha ancora paura di ferirmi.-
-Mi siete sembrati felici, però. Io, è da una vita che non riesco più a sorridere. Non riesco più a vedere la bellezza nella vita.-
-Vuoi sapere il nostro segreto? È molto semplice: stiamo insieme. Ma non solo nel senso che pensi tu; noi due ci aiutiamo a vicenda. E siamo aiutati e aiutiamo anche gli altri. Haymitch non beve più da tempo, lavora per sistemare al meglio questo posto; Effie ha finalmente capito cos’è la vera bellezza e viene a pranzo da noi ogni domenica; Johanna e Annie accudiscono Finnick Jr e Johanna ha superato la sua paura dell’acqua; Beetee mi chiamò tre anni fa, chiedendomi scusa e dicendo che aveva delle idee bellissime per dei programmi TV per i bambini riguardo delle capre e delle paperelle; mia madre, al mio matrimonio e alla nascita di mia figlia, è tornata qui, anche se questo posto le rievoca molto ricordi dolorosi, l’ha fatto per essere insieme a me nei momenti più belli della mia vita. L’unico metodo per combattere gli incubi, i sensi di colpa …è accettarli, accettare il passato e stare insieme agli altri, non nascondersi dal resto del mondo, perché l’unico modo per guarire è questo: stare insieme ad altre persone, che, magari, hanno avuto un passato simile al tuo.-
Gale rimase silenzioso. Come aveva fatto a non pensarci prima? Era così ovvio! Il nascondersi da tutti, lo stare lontano dagli altri non aveva mai aiutato. Anche quando era un soldato, non gli piaceva stare con i suoi compagni. Aveva paura di leggere negli occhi degli altri le sue stesse paure, i suoi stessi sensi di colpa. Era una vigliacco, alla fine. Solo ora se ne rendeva veramente conto. Perché dal passato non si deve fuggire via, sperando di dimenticare tutto e tutti; ma bisogna imparare da esso, si deve cercare di perdonarsi per gli errori passati, così anche gli altri ti potranno perdonare. E, finalmente, anche Gale aveva capito cosa fare della sua vita.

Ormai il vecchio distretto 12 era stato completamente ricostruito e tutti vi abitano felici e beati. Katniss e Peeta avevano avuto un altro bambino. Cinna era il suo nome. Gale, finalmente, dopo tanti anni era riuscito a trovare la sua strada. Era un cacciatore di professione, non più di frodo. La sua abilità innata nel creare trappole e anche l’addestramento militare del vecchio Distretto 13 e di Capitol lo avevano reso il migliore di tutti. Ma quello che lo rendeva veramente felice non era colpire sempre ogni bersaglio, ma i suoi amici. Katniss, quando non aiutava Peeta nella panetteria, andava con lui a caccia e insieme ricordavano gli eventi gioiosi passati e ne vivano di nuovi. Ma cosa incredibile, Gale insegnò a Peeta come usare un arco, cosa che quest’ultimo non sapeva assolutamente fare. E, per ringraziare, il vincitore dei settantaquattresimi Hunger Games insegnò al suo vecchio rivale in amore a cucinare dei buonissimi biscotti alla cannella e allo zenzero. Grazie a tutto questo, Gale non ebbe più incubi e poté, finalmente, sognare i boschi rigogliosi, il mare azzurro e luminoso e la vera bellezza di Capitol City.


Siete riusciti a leggerla tutta? Allora vi meritate un cupcake! No, scherzo. Non li so fare. Se volete, avete vinto la mia stima perpetua! *grilli che cantano e balle di fieno che passano, tutti sono scappati via*
A parte questo, voglio ringraziare veramente di cuore chiunque abbia letto questa mia ff e una persona che mi ha molto aiutata e che è la mia compagna preferita per sclerare sui nostri fandom, ovvero Belle98 (se avete tempo leggete anche le sue storie, sono meglio delle mie *pubblicità occulta mode on*)
Sarei molto grata, poi, se lasciasse qualche recensione, per vedere se devo continuare a scrivere o se meglio se mi trovo un'altro hobby! 

   
 
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