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Autore: Cioccolataconpanna    10/09/2014    4 recensioni
[STORIA SOSPESA]
Amore,odio,litigio:questo è il Klaroline.
Long story Klaroline,dedicata alla coppia che amo,ma che qualcuno sta distruggendo.
Le cose tra Caroline e sua figlia,non vanno rose e fiori:Ryan è sempre più arrogante,irascibile ed intrattabile e Caroline non sa cosa fare,perchè in fin dei conti la colpa è sua.
Le cose precipitano quando Klaus fa il suo ritorno,mettendo a dura prova il loro rapporto madre e figlia.
Un altro problema si aggiunge:Ryan,la figlia dell'Ibrido Originale e della dolce vampira,concepita grazie ad un incantesimo della potente Davina.
La vampira è confusa:tra una figlia adolescente ed un ibrido stalker da gestire,Caroline,deve fare scelte che cambieranno per sempre la sua vita.
Sempre nella giusta direzione,grazie alla famiglia e i suoi strambi amici,Caroline deve proteggere la cosa a lei più cara:Ryan.
Dal testo:
Io e lo zio Damon ci accomodammo al banco,mentre quest'ultimo ordinava da bere.
“Ehi,zio D,qui non possono servire alcool hai minorenni” feci notare.
p.s=contiene accenni Delena
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Trailer by Miss Salvatore 00 (su EFP)

 

 

 

 

 

 

 

 

Siamo tutti troppo freddi, duri.
Se solo parlassimo, dicessimo quello che sentiamo,
le cose andrebbero meglio.

_Bukowski

 

 

 

‡‡‡

 

 

 

 

Ryan

 

 

 

 

Ero distesa supina, nel prato di una radura. Un forte odore di muschio e umido, mi riempiva le narici.
Le conifere secolari, impedivano l'accesso ai raggi solari, creando un clima né troppo afoso né troppo freddo.
Era perfetto.
Chiusi gli occhi, per godermi al meglio quell'aria di pace e tranquillità.
«Ryan, amore mio» bisbigliò la calda voce di Stefan, al mio orecchio.«Per favore, apri i tuoi occhi»
Aprii gli occhi e mi girai verso di lui. Era sdraiato di fianco a me, con addosso solo un paio di jeans grigi.
I capelli arruffati, il sorriso sulle labbra... era strano vederlo così.
Mi fece segno di avvicinarmi a lui. Sorrisi, perdendomi nei suoi occhi verdi.
Mi alzai sui gomiti e mi avvicinai a lui, poggiando la mia testa sul suo petto tonico.
«Sai, mi piace»disse il moro, baciandomi dolcemente la fronte e accarezzandomi, con la mano destra, il fianco.
Lo guardai, senza capire.«Cosa?» chiesi ignara.
«Questo» mi spiegò, mostrandomi il paesaggio con la mano.«Calma. Pace. Tranquillità. Le nostre vite, non sono mai così» continuò, sfiorando la mia guancia con le labbra.
Annuii, accoccolandomi più stretta a lui.
«Ma se noi, non fossimo... noi... non ci saremmo mai incontrati» concluse, con una punta di malinconia.
Questa volta, le sue labbra calde si posarono sulle mie. Fu come un battito di ali di farfalla.
Fissai maliziosa i suoi occhi smeraldo.
Usando la super velocità, mi sistemai a cavalcioni su di lui e bloccai i suoi polsi con le mie mani.
«Cosa hai intenzione di fare?Ricordati sono più vecchio di te, Miss Forbes».
Come risposta lo baciai. Le sue labbra si muovano in sincronia con le mie, esperte e con cura le assaporavano.
Incastrò tra le labbra, il mio labbro inferiore succhiandolo dolcemente e facendomi gemere.
Allacciai le sue mani intorno alla mia vita e infilai le mie mani tra i suoi capelli, tirandoli leggermente.
La sua lingua, picchiettò sulle mie labbra per richiederne il permesso di approfondire il bacio.
Sarei potuta scoppiare da un momento all'altro, concedendomi a lui in qualsiasi modo in quella radura.
C'eravamo solo io e lui, senza che nessuno ci potesse disturbare. Eravamo perfetti insieme e la mia prima volta sarebbe stata con il ragazzo che amavo e in un luogo perfetto.
La mia lingua incontrò timida la sua, ma la stretta sui miei fianchi aumentò infondendomi sicurezza.
A mio malincuore, Stefan, si staccò da me, interrompendo quel bacio magico. Era quel bacio che ogni ragazza sotto i diciannove anni, sperava di ricevere.
Le sue grandi mani, circondarono il mio volto e lo accarezzarono, come se fosse fatto di porcellana.
Nella radura solo i nostri respiri spezza e i petti ansanti, echeggiavano tra gli alberi.
Mi guardò con quei bellissimi occhi verdi, così pieni d'amore e arrossii, per colpa del suo sguardo incantato.
«Ti amo, Ryan Billie Forbes» confessò con voce roca e colma d'amore, baciandomi ancora le labbra.
Perfetto, ora sì avevo la certezza di stare sognando.

 

 

Mi svegliai da un sogno troppo smielato.
Ew, sembrava di essere stata in uno di quegli stupidi telefilm che guardavano Caroline ed Elena, il mercoledì sera... Oh mio Dio!Avevo fatto un segno che ricordava una scena di Twilight!
Cavoli, mi stavo rammollendo. Dove diavolo era finito Freddy Krueger, quando serviva?
Mi guardai attorno, cercando di fare scomparire quella scema del “Ti amo”, dalla mia testa.
Ma che fortuna!Ero ancora in macchina con Klaus, il quale non sembrava mostrare segni di cedimento dovuti alla stanchezza.
Il suono della risatina sommessa di Klaus, mi stava letteralmente graffiando i nervi.
«Perchè diavolo stai ridendo?» sbottai, arricciando il naso.
Mi portai la mano alla bocca e sbadigliai, attendendo la sua risposta.
Klaus non rispose, ma avevo intuito il perchè della sua risata. Uffa... odiavo quel legame.
«Quanto manca?Siamo arrivati?Ed dai Klaus, mi scappa la pipì!» mi lamentai, stufa di stare su quel sedile.
«Siamo quasi arrivati».
«Quando dici che siamo quasi arrivati, intendi dire:”Siamo veramente, vicino a New Orleans”, oppure:”Lo dico solo per farti stare zitta?”».
L'ibrido ignorò completamente la mia domanda e mi fece cenno di guardare dal finestrino.«Puoi giudicare, tu stessa».
Feci come mi aveva detto.
La mie labbra formarono una “o”, dove uscì solo un sibilato wow.
Un grosso cartello con scritto “Benvenuti a New Orleans”, si stagliò davanti a noi.
Per una ragazza che non era mai stata fuori da Chicago, persino un piccolo paesello di campagna era interessante.
Ma questo... superava il limite.
New Orleans era quella città dove tutti avrebbero voluto abitarci.
Intuii che era quel tipo di città con dormiva mai la notte... una specie di New York, solo con un tocco in più di francese.
Le vie che ci scorrevano in parte avevano quell'aria parigina, che era presente nei poster di Vogue di mia mamma. Se mi concentravo attentamente, riuscivo a captare il profumo di croissant appena sfornati e crepes al cioccolato calde.
Uhm, il mio stomaco brontolava.
«Hai fame?» chiese allarmato l'ibrido, toccandosi la pancia.
Scossi la testa, ridacchiando.«Ho sentito l'odore di croissant e avrei fame di quelli... solo che se li mangio, aumento di volume»
Klaus sorrise e parcheggiò la macchina, davanti a una pasticceria caratteristica.«Andiamo, sei un ibrido. Puoi mangiare quanto vuoi!» borbottò, prima di uscire dalla macchina.
Annuii poco convinta e lo seguii.

 

 

 

‡‡‡

 

 

 

Sorseggiai la cioccolato calda che papino, mi aveva gentilmente offerto. Sarebbe stato il minimo dopo non so quante ore di viaggio, legata ad un sedile scomodo.
La pasticceria era molto deliziosa, sembrava appena uscita da una fotografia degli anni cinquanta.
Le pareti color crema erano in contrasto, con le sedie in pelle rossa. Grandi vetrate appena lucidate, permettevano una bellissima visuale dei viali di New Orleans.
Klaus era davanti a me, visibilmente nervoso. Il motivo non mi era del tutto chiaro, dato che non avevo architettato alcun piano di fuga.
Sembrava che stesse aspettando qualcuno e, ci avrei scommesso, non mi avrebbe detto chi fosse.
Con le posate tagliai un pezzetto di crepes, portandola delicatamente alla bocca.
Il profumo era divino, così come il sapore.
«E' buonissima!» esclamai, cercando di fare cadere Klaus dal mondo delle nuvole.
«Che cosa?».
«La crepes, è buonissima» ripetei sbuffando e mangiando un altro boccone.
«Ci credo, con quello che è costata» si lamentò, passandosi una mano tra i capelli e scompigliandoli leggermente.
«Woh. Woh. Woh. Sei tu che hai insisto tanto, affinché io mangiassi».
Lui annuì, schioccando le dita.«Touchè».
Scrollai le spalle, annoiata. Okay, mi ero già stancata dell'atmosfera unicorni ed arcobaleni.
Klaus continuava a guardarsi intorno e la cosa stava incominciando a spazientirmi.
Gli tirai un calcio sotto il tavolo e finsi un espressione spaventata.«Oh mio Dio!Ma chi è quella che si sta avvicinando a noi?».
Come pensai, Klaus ritornò alla realtà.«Dove l'hai vista?» domandò, guardandomi con preoccupazione.
Incominciai a ridere, nel vedere la sua faccia. Dovevate vederla, sembrava uno di quelli che aveva scoperto di essere a una Candid Camera.
Ma lo sguardo di ammonimento che mi lanciò poco dopo, bastò a fare tacere le mie risate. Non durò per molto.
La fronte si Klaus si corrugò.«Non lo fare mai più!».
«Perchè, dovevi vedere la tua faccia!Eri tipo:”Cavoli, sono fritto!”» ridacchiai, asciugandomi una lacrima dalle troppe risate.
Riuscii a strappare un sorriso anche a quel musone. Mi rendeva felice l'idea di farlo sorridere, questo voleva significare che magari gli stavo simpatica e non mi avrebbe voluto uccidere... almeno non in un prossimo futuro.
«Buongiorno, fratello» ci salutò una voce, facendoci voltare tutti e due.
Allora era lui che stava aspettando.
Era un uomo di bell'aspetto ed elegante, uno di quei uomini che potevano fare invidia al principe Carlo in quanto compostezza ed eleganza.
Aveva dei lucenti capelli scuri, corti, dall'aria così morbida e curata. O aveva portato l'hair flip per troppo tempo oppure era uno di quei uomini che spendeva settimanalmente, circa un centinaio di dollari in parrucchieri e maschere per capelli.
Gli occhi piccoli e scuri, mi scrutavano ammonitori, come se mi avesse già visto da qualche parte.
Portava un costume grigio e sembrava perfettamente a suo agio, ignorando che fosse solo in una comune pasticceria e in pieno giorno.
Se era veramente il fratello di Klaus, voleva dire che era stato adotta. Non si assomigliavano per niente.
Sembrava un uomo così calmo e pacato, mentre Klaus aveva ancora quel ghigno strafottente addosso.
«Elijah, buongiorno».
Non appena l'uomo si avvicinò a noi, gli feci posto in parte a me, schiacciandomi il più possibile vicino alla finestra.
Ero intimidita dalla presenza di quell' Elijah. Sembrava così pacato, ma avrebbe potuto uccidermi nei peggiori dei modi.
«Chi è la dolce signorina, che è presente insieme a te?» domandò, guardandomi con i suoi occhietti indagatori.
Provai a presentarmi, ma dalla mia bocca non uscì nessun suono. Per fortuna un cameriere mi salvò da quell'orribile figuraccia, portando ad Elijah una tazza di caffè espresso.
Avevo un po' capito come funzionavano le cose a New Orleans.
I Mikaelson erano una specie di boss della mafia vampirica e Klaus era una sottospecie di brutta copia di Don Vito Corleone.
Appena entrati nella pasticceria, tutte le persone che stavano allegramente conversando tra di loro, smisero di parlare e chinarono il capo alla vista di Don Klaus Mikaelson.
La cosa mi aveva suscitato un non so che di inquietudine.
Appena era arrivato Elijah, il cameriere l'aveva subito servito, mostrandosi categoricamente impaurito alla vista di Mikaelson Senior.
Quindi, se stavo ragionando nella logica del film “Il Padrino” io che personaggio avrei dovuto essere?
«Elijah, lei è Ryan Billie» mi presentò Klaus, rassicurandomi con lo sguardo.
Perchè cavoli non aveva detto il mio cognome?
Mi prese la mano e ci appoggiò le labbra, facendomi arrossire.
«Sono Elijah Mikaelson, incantato di conoscerla Miss...».
«Forbes».
Elijah mi guardò sorpreso, ma si ricompose subito dopo. Sorseggiò il suo caffè, fissandomi con la coda dell'occhio.
«Allora, fratello, per quale motivo mi hai chiamato urgentemente?» domandò Elijah, sorseggiando ancora il suo caffè.
Per favore, Ry, avvisami quando il vecchietto in parte a te si decide a terminare quello stupido caffè, brontolò quella cavolo di vocina.
Sbuffai, ignorandola.
Klaus si guardò attorno, attento che nessuno ci osservasse, e abbassò la testa.«Lei è mia figlia. E' figlia mia e di Caroline» sussurrò impercettibilmente.
Elijah si strozzò con il caffè, incredulo.«Come?Temo di non aver ben capito».
Il biondo scosse la testa.«E' la verità, ma non posso spiegarti tutto adesso. Dobbiamo parlare anche con Rebekah»
Cosa?Ce ne era un altra?Quanti cavolo di fratelli aveva?
Elijah annuì, mi afferrò il polso e, a velocità vampiresca, mi trascinò fuori dalla pasticceria, portandomi al luogo dove aveva parcheggiato Klaus.
«Quindi tu dovresti essere mia nipote?» mi domandò, grattandosi il mento.
Annuii, incapace di proferire parola.
«La figlia di Caroline?».
Feci il segno dell'okay.
«Conosci tua sorella Chantal Mikaelson?».
Sbuffai, pentendomi subito dopo vedendo l'occhiataccia di Elijah.«Sì, la conosco Elija... volevo dire zio... cioè intendevo signore...» iniziai a balbettare nervosamente, dondolandomi sul posto e domandandomi dove fosse finito Klaus.
Klaus si trovava sempre al posto sbagliato e al momento sbagliato. Quando mi serviva il suo aiuto, lui scompariva magicamente, come se fosse stato inghiottito da un buco nero.
Non l'avrei mai ammesso ad alta voce, ma quell'Elijah mi stava veramente, ripeto veramente, facendo paura.

 

 

 

 

‡‡‡

 

 

 

Caroline

 

 

 

Se io fossi Klaus, dove nasconderei mia figlia?
Ormai erano ore, che continuavo a farmi quella domanda.
Non avevo chiuso occhio tutta la notte, nella speranza che Bonnie mi avvertisse di qualche progresso.
Niente.
Nada.
Mia figlia sembrava essere scomparsa dalla faccia della terra e Klaus con lei.
Non ero riuscita ad uscire dalla camera di Ryan. Me ne stavo lì accasciata alla parete, con le lacrime che mi bagnavano le guance, stringendo una tra le sue magliette preferite.
Non ero niente senza lei. Mi mancava il suo sorriso tirato, i suoi capelli ribelli e anche quell'orribile dilatatore che portava al lobo.
Mia madre mi chiamava ogni mezz'ora, cercando, senza successo, di tirarmi su il morale. Come potevo sorridere, se Ryan era chissà dove?Magari era rinchiusa in una cella umida e fredda, senza neanche un pasto caldo.
Avrei tanto voluto vedere cosa avrebbe fatto Klaus, se io avessi rapito sua figlia maggiore.
Bingo!
Chantal era la chiave di tutto!Lei mi avrebbe spifferato tutto... dovevo giocare bene l'asso che avevo nella manica.
Presi il cellulare e composi il numero, dell'unica persona che poteva aiutarmi.
«Ehi Stef, devi aiutarmi» tagliai corto.

 

 

 

‡‡‡




 

Hey cioccolatini!Come promesso questo è il capitolo!
Lo so, fa penosamente schifo, ma non avevo un briciolo di immaginazione. Vi avevo promesso un nuovo personaggio, ma veramente non ho avuto né il tempo (schifo di esami di riparazione) né l'immaginazione... ho come dire contratto il blocco dello scrittore.
Ma poco importa!
Che ve ne pare?Spero che siate felici di rivedermi, perchè a me siete mancati!
Daiiii fatemi sapere come è il capitolo!
Alla prossima!!!!Che spero arrivi presto!
Quindi:

Recensiteeeeee

Un abbraccio


Cioccolataconpanna

  
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