-Aspetta…..Magnus….- si sorprese di averlo chiamato così, con voce chiara, quasi lo conoscesse da una vita.
Il ragazzo si voltò, accarezzando con la mano la tazza bianca e fumante: il corpo snello e slanciato, le unghie laccate di nero, gli anelli argentei che brillavano lievemente, accarezzati dalla luce artificiale proveniente dall’altra stanza. I tratti erano seri, fini, ma non arrabbiati o seccati: si rese conto di averlo lasciato sulle spine una manciata di secondi, mentre lo osservava, quindi si affrettò ad aggiungere qualcosa.
-Non hai….paura di me?-