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Autore: idrilcelebrindal    12/09/2014    6 recensioni
La Battaglia dei Cinque Eserciti è terminata, ed è stata una strage; ed anche se nessuno dei Durin ha trovato la morte sul campo, i Nani sono privi di guida. Thorin, menomato dalle ferite, in preda a spaventosi rimorsi e sensi di colpa, straziato dall'ansia per la sorte dei suoi ragazzi, medita di rinunciare al Trono per cui ha tanto combattuto.
Kili, privato di suo fratello disperso in battaglia, profondamente deluso dallo zio, si aggrappa disperatamente alla vita; in questa lotta, ha come solo conforto la presenza della sua dolce Liatris, e la convinzione che Fili non è morto, e prima o poi tornerà.
E intanto, molto più ad ovest, gli Orchi in fuga trascinano con loro alcuni prigionieri: uno, con un'astuta messinscena, prepara una rocambolesca fuga, senza sapere quali ostacoli incontrerà e se l'impresa non gli costerà la vita; un altro, alla disperata ricerca del suo passato, scoprirà che l'amicizia può fiorire anche in luoghi e momenti del tutto inaspettati. Non sa che questa amicizia lo trascinerà su una via oscura e piena di pericoli, ma anche di sorprese, ed alla fine potrebbe anche ritrovare se stesso ed il suo destino.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Fili, Kili, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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30 Il tesoro di Erebor
Ciao! Questo è un capitolo un po’… tecnico, e vediamo come Kili risolve le beghe con i suoi alleati. Magari non sarà molto intenso, ma mi serve per far capire quello che succederà dopo…

30 Il tesoro  di Erebor

“Non vedo l’ora di riabbracciarti,” concludeva Dìs, “e di conoscere la tua Liatris. Mi ricordo bene di sua madre, e se somiglia a Nevis almeno un po’, figlio mio, è un vero tesoro, ma attenzione: sotto quel mare di dolcezza c’è un filo di mithril. Non sottovalutarla.”
Kili guardò la ragazza tra le sue braccia socchiudendo gli occhi, con espressione indagatrice. Lei rispose con un sorriso sornione.
“Tua madre è saggia.”
“Mmmmh… l’ultima cosa che intendo fare è non darle retta.”
La lettera scivolò a terra mentre i baci si facevano più bollenti.
“Oh Lia, mi manchi da morire…” alitò Kili con la vista annebbiata.
“Anche tu…”
“Credi che ci lasceranno in pace…?”
“Kili…”
Le carezze divennero più audaci, ed i sospiri riempirono l’aria, insieme alle parole sussurrate.

“Ora della medicina e poi…nanna!”
La voce allegra di Beriel  mandò in frantumi l’incantesimo. Dopo un attimo l’Elfo si guardò intorno e ebbe la decenza di apparire imbarazzato.
“Ho…ho interrotto qualcosa?”
“Oh, Mahal!” mugugnò Kili, tentando di riprendere fiato. Liatris si abbandonò sul suo petto, completamente disorientata.
Quando potremo trasferirci alla Montagna, dèi? Quando?!

Era pomeriggio inoltrato quando la delegazione degli Elfi entrò nella tenda dove Kili teneva gli incontri ufficiali. Il giovane principe sedeva sulla poltrona con i corvi, ed attorno a lui  Balin, Glòin, Gandalf, Bombur, Bilbo e Liatris si inchinarono davanti agli ospiti.
“Principe Kili,” salutò Legolas, con un lieve cenno del capo.
“Principe Legolas,” ricambiò il Nano, invitando  con un gesto della mano gli ospiti a prendere posto sulle sedie.
“Sono lieto di vederti in buona salute,” disse Legolas. Kili chinò il capo in un cenno di ringraziamento.
“Grazie a Mahal ed ai tuoi guaritori.”
Per un attimo i due si fissarono con aria circospetta; chiaramente nessuno dei due sapeva esattamente cosa aspettarsi dall’altro. Fu Kili a prendere l’iniziativa, con un mezzo sorriso sul volto.
“Bene, sgombriamo il campo dalle questioni più noiose,” disse. “Come saprai, abbiamo bisogno di abbondanti rifornimenti, visto tutto il lavoro che abbiamo davanti a noi. Uno sforzo che potrebbe durare anni, e mi aspetto che molti altri Nani si trasferiscano ad Erebor, sia per lavorare sia per risiedervi. Al momento è chiaro che non siamo in grado di procurarci da soli il necessario, anche se ritengo che con il tempo le cose cambieranno, ed è altrettanto chiaro che il Reame Boscoso è la nostra principale porta sul mondo. Il tesoro di Erebor verrà usato per ricostruire; propongo che i nostri delegati commerciali si incontrino con i tuoi per stabilire  termini e condizioni. Naturalmente Glòin provvederà a pagare tutto quanto è stato fornito fino ad ora.” E così dicendo indicò Bombur e Liatris, e non gli sfuggì lo sguardo  sorpreso di Legolas all’indirizzo della ragazza.
L’Elfo si riprese in fretta.
“Perdonami, mio Signore; non mi aspettavo…”
“Ci sono molte cose che non conosci dei Nani, principe Legolas,” disse Kili sorridendo a Liatris con uno sguardo d’intesa, “ed in particolare di me. Liatris ha diretto una taverna per anni; sa esattamente come fare acquisti.”

“Ed ora veniamo a noi,” disse infine Kili; nella tenda erano rimasti, oltre ai due principi, solo Balin, Gandalf, Bilbo e due consiglieri Elfi. “Alla luce della nuova situazione di Erebor, il Reame Boscoso ritiene di avere ancora qualche rimostranza o richiesta verso di noi? Se c’è, preferisco risolverla subito: ho troppo da fare per trascinare qualche questione con i  miei vicini.”
“Prima una domanda, principe Kili. Ho incrociato Bard mentre venivo qui; ho motivo di ritenere che tu abbia raggiunto un accordo con gli Uomini.”
Kili lo guardò un attimo con uno sguardo che Legolas trovò impenetrabile. Sono bravo anch’io a fare il sostenuto, principino  biondo.
“Penserei che l’accordo tra Uomini e Nani non siano affari del Reame Boscoso; ma capisco il vostro interesse alla tranquillità nella regione. In effetti ho esposto a Bard la proposta di Erebor, e lui l’ha trovata soddisfacente. L’Arciere ha rinunciato alla sua richiesta di una quota del tesoro; e per fortuna, perchè  non avrei dato oro agli Uomini. Tra loro sono troppo numerose le persone come il Governatore di Laketown, e sarebbe stata un’occasione troppo bella di soddisfare l’avidità di pochi a danno di molti. No; il tesoro di Erebor pagherà la ricostruzione  di Dale, a condizione che Bard ne divenga Re, così come pagherà le opere per riportare il nostro Regno all’antico splendore. Per quanto riguarda gli abitanti di Laketown, il tesoro di Erebor pagherà anche la ricostruzione di Esgaroth, se loro provvederanno ai lavori. Tutti i rifornimenti di qualunque genere saranno a carico nostro, ma non  un grammo d’oro uscirà da Erebor se non su ordine diretto di Glòin. E non si farà imbrogliare da note gonfiate.”
Legolas fissò Kili con aria sbalordita. Poi sul suo viso comparve un sorrisetto, che si fece via via più largo fino ad arrivare ad una vera risatina. Kili faticò a mantenere il controllo. Mahal! Sta ridendo! Non sapevo che gli elfi sapessero ridere! Sono sempre così solenni, spocchiosi e... snob!

“Sei davvero un Nano singolare, principe Kili. Credo che con te le cose saranno interessanti!”
Disse infine Legolas, ancora con l’inconsueto  sorrisetto sulle labbra. “La soluzione mi sembra del tutto soddisfacente, ed anche molto generosa. Non mi aspettavo che disponessi dell’oro di Erebor con tanta liberalità.”
“E’ quello che farebbe mio fratello Fili, principe Legolas; ed anche a me sembrava una buona idea. Ora, se il Reame Boscoso non ha altre questioni…”
“In verità sì, principe Kili,” interruppe l’Elfo. “Mio padre di ritiene portare alla tua attenzione la questione delle gemme di nostra proprietà che…”
Lo sguardo di Kili si fece gelido.
“Non  mi risulta che ci sia nulla in Erebor di proprietà degli Elfi.”

Le parole caddero in un silenzio attonito, prima che la tensione salisse a livelli palpabili. Gandalf aggrottò la fronte a questa svolta inaspettata, e Legolas chiuse la bocca mentre sul suo volto appariva un’espressione irata.
“Kili…” iniziò il mago, ma il giovane principe alzò una mano chiedendo silenzio.
“Non voglio entrare in dispute sorte prima della mia nascita. Non intendo cedere a richieste di cui non conosco il fondamento e non voglio nemmeno indagare su fatti accaduti secoli fa. Quello che il mio bisnonno ha fatto, o non ha fatto,  è morto e sepolto  con lui e non intendo avere nulla a che fare con esso. Il mio compito è rimettere in piedi un Regno, e non ho tempo per scavare nel lontano passato. Mi interessa solo il futuro,e, al massimo, il passato prossimo.”
Sul suo giovane viso l’espressione era indecifrabile.
“Il passato prossimo ci ha visti alleati. Abbiamo combattuto insieme e abbiamo pianto i nostri morti insieme. Balin, vuoi prendere quella cassa nell’angolo e portarla qui?”

Con l’aiuto di Gandalf, Balin trascinò davanti alla poltrona di Kili una pesanta cassa. Il giovane principe l’aprì, e tutti i presenti trattennero il fiato. Un bagliore di candide gemme illuminò la tenda; Kili vi immerse la mano facendovi scorrere un fiume di brillanti.
“Deve essere chiaro, principe Legolas, che questo è un dono di ringraziamento.  Di Erebor, verso alleati preziosi; sono ben consapevole che senza di voi la nostra casa sarebbe ora dominio di immonde creature. Ed anche mio personale. Devo la vita ai tuoi guaritori, e un Nano non dimentica mai le gentilezze ricevute, come non dimentica i torti.” Sfoderò il suo sorriso più luminoso. “Pensi che tuo padre possa gradire la soluzione? Credo che qui ci sia  più di quanto  a suo tempo conteso.”

Davanti a quel sorriso così caldo, ancora una volta Legolas non potè fare a meno di sorridere a sua volta. Il fascino di quel Nano era irresistibile! E non poteva fare a meno di ammirare la sottigliezza con cui Kili aveva proposto un dono conciliativo di grande valore, evitando da una parte di  irritare alleati importanti, e dall’altra di ammettere che Erebor o la Casa di Durin avessero fatto torto a chicchessia. Uno sguardo di traverso ai suo consiglieri gli fece capire che condividevano la sua posizione, e tutti sapevano che anche il Re del Reame Boscoso, con il suo bizzarro senso dell’umorismo, avrebbe apprezzato l’eleganza della soluzione.
“Sì, principe Kili,” rispose, “penso che riterrà la soluzione soddisfacente. E’ un dono regale, ed il Reame Boscoso apprezza molto.” Si alzò e tese la mano a Kili, che la prese in una stretta decisa e sincera.
“Come ho detto, sei una persona sorprendente. Però… posso fare un’ultima domanda, solo per curiosità?”
Kili annuì.
“Che ne è stato dell’Arkengemma?”
Ancora una volta, un sorriso furbo spuntò sulle labbra del principe dei Nani, che ricordò un burrascoso Concilio dei Durin.

 “E l’Arkengemma?” A parlare era stato il guerriero delle Montagne del Nord, Moinar.
Kili rimase impassibile, e lo guardò freddamente.
“L’Arkengemma verrà restituita. Ma non dominerà più il Trono del Re sotto la Montagna.”
Un silenzio attonito cadde su tutto il Consiglio. Prima che qualcuno si riavesse abbastanza da sollevare obiezioni, Kili continuò:
“Ha già ossessionato fin troppo la mente dei Figli di Durin. Ho  incaricato Gandalf di trovare un modo per renderla inoffensiva, anche a costo di seppellirla nel buco più profondo che conosca, o di distruggerla.”
“Ma il tuo stesso diritto di governare si fonda sull’Arkengemma! Ti dà il diritto di chiamare gli eserciti in battaglia!” disse Rogan, delle Montagne di Cenere.
“Abbiamo giurato all’Arkengemma,” obiettò Moinar.
“A me personalmente dell’Arkengemma non importa nulla,” intervenne il giovane Neir, “ e nemmeno a mio nonno. Vogliamo solo tornare a casa! Vogliamo che la Montagna ritorni potente e ricca!”
L’intervento scatenò un putiferio. Tutti i presenti, tranne Balin e Thorin, si alzarono ed iniziarono ad esprimere a gran voce la loro opinione.
Kili li lasciò parlare, guardandoli ad uno ad uno con lo stesso sguardo fermo e gelido che aveva imparato da Thorin, anche se dentro di sé era in subbuglio, ed si sentiva il cuore in gola. Questo è il momento in cui mi gioco tutto. Fili, sto mettendo il tuo trono quale posta per una scommessa azzardata, ma devo farlo: o tutto o niente. Volutamente non diresse lo sguardo verso Thorin: non intendeva dare l’impressione di cercare aiuto, o di aver bisogno di imbeccate. Però socchiuse gli occhi, e sotto le lunghe ciglia lanciò un’occhiata allo zio.
A suo onore, non mosse un muscolo: ma fu uno choc. Thorin stava sorridendo. Era solo un movimento agli angoli della bocca, ma lui lo conosceva bene. Suo zio era compiaciuto!
Trasse un lungo respiro e parlò.
“Basta così.” Non alzò la voce, ma fece un effetto maggiore che se avesse urlato. “Il mio sangue mi dà il diritto di governare, non l’Arkengemma. Il mio sangue  ed il volere della gente di Durin.”
“Ma non ti seguiranno senza l’Arkengemma!” obiettò ancora Rogan, infervorato.
“Davvero?  Quando Thorin ha intrapreso questa ricerca, nessuno dei Durin ha risposto. E’ accaduto perché non aveva l’Arkengemma?”
“Certo!” rispose l’altro Nano, pavoneggiandosi come se fosse stato dimostrato che aveva ragione.
“E allora perché sei venuto ad Erebor, adesso, Rogan? Thorin non ha ancora l’Arkengemma, non l’ha mai avuta. O qualcuno ti ha detto il contrario?”
Poi girò lo sguardo sugli altri capi. Da gelido era diventato sprezzante.
“E tutti voi, perché siete venuti, adesso, e non prima? Ci avete detto che questa ricerca era nostra, e solo nostra. Adesso non lo è più?”
I Nani si agitarono, imbarazzati; ma inaspettatamente, Kili sorrise, il suo sorriso più luminoso… e li spiazzò tutti. Ancora. Sarà meglio che vi abituiate alle sorprese. Altrimenti come ve la caverete quando avrete a che fare con un diplomatico furbo  come Fili?
“Voi tutti siete dei capi. Avete la responsabilità della vostra gente,  avete fatto la scelta migliore per il loro bene. Perché impegnarli in una ricerca rischiosa? Dopo la morte del drago, invece, le cose sono diverse. Azanulbizar ha insegnato qualcosa ai Nani.”
In fondo alla tenda, dal suo angolo, Gandalf fumava la pipa e si godeva lo spettacolo. Kili  non era sicuro che stesse ridacchiando, ma non ebbe più  dubbi quando il mago gli strizzò l’occhio.
“Questo per dimostrarvi che l’Arkengemma non ha alcun vero significato pratico, perché i Nani seguiranno me, e soprattutto seguiranno mio fratello,  con o senza quella maledetta pietra, se sarà giusto per loro.  E Fili lo sarà, come ho intenzione di fare io, a suo nome. L’Arkengemma  è solo un simbolo, ma di qualcosa che non mi piace: è il simbolo della pazzia del mio bisnonno, e la Casa di Durin non ha bisogno di queste cose, non con un Regno da ricostruire da zero.”
L’atmosfera era rovente, ma fu Dàin ad intervenire, con voce tanto sommessa che all’inizio non fu udito.
“Ascoltatelo. Ha ragione.”
Tutti si voltarono verso il Signore dei Colli Ferrosi.
“Quella gemma è malvagia. Io… io l’ho sentita.”
Kili fissò il cugino ad occhi spalancati.
“Anche… anche tu…”
Il più vecchio annuì.
“Quando ci siamo incontrati con Bard, e Thranduil, prima della battaglia… doveva essere lì, nella tenda, anche se non lo sapevo. All’inizio non capivo, poi… mi chiamava. Diceva che avrei dovuto essere io il Re sotto la Montagna… che il Tesoro spettava a me… che dovevo prenderlo… era come una musica che incantava. Diceva che non conta l’onore, o il benessere della mia gente… solo il Tesoro.” Alzò gli occhi. “Ho avuto paura di me stesso, in quel momento. Se non ci fosse stata la battaglia incombente, se l’avessi avuta tra le mani, non so, davvero, non so cosa avrei fatto.”
Il silenzio era talmente profondo da far pensare che tutti stessero trattenendo il respiro.
“Anche adesso, in questo momento, se ci penso…” continuò Dàin, “ mi sembra di sentire quel richiamo.” Sbirciò verso il giovane principe di Erebor. “E tu?”
Kili fece un verso di disgusto.
“Sempre…” mormorò, “ ma non è un dolce richiamo. E’ come un putridume che tenta di impadronirsi della mia  anima. Inganna… illude.”
Si girò verso il mago.
“Gandalf, hai trovato una soluzione?”
Il vecchio si levò la pipa di bocca.
“Sì. E, modestamente, è un’idea brillante.  Mi piace molto, e piacerà anche a voi.”

“L’Arkengemma è stata appena consegnata nelle mani di Dori, il nostro miglior Maestro Tagliatore. Verrà tagliata in diverse gemme, sempre magnifiche ma non pericolose, che verranno distribuite tra i Regni dei Durin e le tribù alleate. Diventerà un simbolo di unità, e non di dominio; e non irretirà più nessuno.”

*GRAZIE!!*
Ad Emouel, sempre fantastica, kili_filitogether, Laucace, Marilu2011… e tutti i lettori silenziosi, sempre tantissimi! Grazie.
  
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