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Autore: Yutsu Tsuki    14/09/2014    3 recensioni
Dal primo capitolo:
“Osservando il suo volto, si accorse di una cosa. Tutti quegli anni passati dietro a due spesse lenti rotonde gli avevano fatto dimenticare di quanto belli fossero i suoi occhi. Erano di un verdeacqua chiaro, ma intenso, quasi luminoso. Si avvicinò ancora allo specchio e allungò la mano, come per poter afferrare quel colore che era un misto fra il cielo azzurro senza una nuvola ed un prato fresco d'estate.
Voleva toccarli, sfiorare quella luce e immergersi in essa, ma venne bruscamente interrotto dalle urla di sua sorella: — Keeeen! Vieni a cena, è prontooo!
Si allontanò in fretta dalla sua immagine riflessa. Per un attimo restò senza parole. Era rimasto affascinato dal suo stesso volto. Poi scoppiò a ridere, rendendosi conto dell'assurdità della cosa.
Aprì la porta della stanza gridando: — Mi chiamo Kentin!! — e corse in cucina.”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dolcetta, Kentin, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 14


Reputazione







Tutto quello che ho sempre creduto era una bugia. In verità le facevano piacere le mie attenzioni...
Non appena si fu staccato da lei, Kentin rimase seduto al suo fianco, sul letto. Non avrebbe potuto dire chi dei due fosse più imbarazzato.
Passarono diversi minuti, prima che uno di loro prendesse la parola.
— Comunque, non me l’aspettavo, davvero. Ho sempre pensato che mi odiassi... — fece a Candy, asciugandosi le lacrime. Non riusciva ancora a capacitarsi di quella rivelazione.
— Odiarti... — rispose lei, scuotendo la testa. — Beh, quando sei tornato a Gennaio, devo ammettere che all’inizio ero un po’ arrabbiata per quello che avevi fatto con Ambra... Inoltre, quando gli altri hanno cominciato a trattarti male, vedevo come tu riuscivi lo stesso ad ignorarli, ad essere superiore alle loro provocazioni. In un certo senso ce l’avevo con te, perché...ti invidiavo.
Kentin si stupì. — Tu invidiavi...me? — Si ricordò di quella volta in cui fu lui a provare invidia per lei, quando si rese conto che aveva molti più amici di lui.
— Sì... E poi, anche quando te ne sei andato, per frequentare la scuola militare... sei riuscito ad ottenere quello che volevi. Sei stato capace di cambiare per merito della tua forza di volontà. Io non ne sarei mai stata in grado, tu invece ce l’hai fatta! Per questo ti invidiavo. Perché rispetto a te, io mi credevo una debole. — Kentin la ascoltava in silenzio. — Sicuramente non lo sai, ma...quelli sono stati i mesi peggiori della mia vita. Con te lontano era come se mi mancasse l’aria...o un organo vitale. Io...non potevo immaginare come avrei fatto senza di te. — E riprese a singhiozzare. Ma, prima che scoppiasse di nuovo a piangere, aggiunse: — Anche dopo l’operazione Brutto Anatroccolo, hai allontanato le derisioni della gente solo grazie a te stesso. Non hai neanche avuto bisogno del piano di Rosalya! Non puoi capire come mi sia sentita quando ti ha proposto di metterti con una ragazza. In quel momento, fui sicura che ti avrei perso per sempre. E ho sentito il mondo crollarmi addosso.
A quelle parole Kentin sentì dentro di sé un triste ma piacevole senso di compiacimento: quindi in fondo anche Candy era interessata a lui.
— È per questo che ho fatto finta di volermi mettere con Castiel. Solo per farti ingelosire.
Ecco spiegato tutto. Finalmente tutti i pezzi del puzzle combaciavano.
— Ma non ne avevi bisogno. Io sono sempre stato innamorato di te. — Se lo lasciò scappare.
Candy tacque. Dalla sua espressione, sembrava che non se lo aspettasse.
Dopo qualche secondo, rispose: — Non me ne rendevo conto. Da quando sei tornato, mi sono messa in testa che non ti interessavo più. Forse, anche perché eri diventato molto amico di Alexy...e, siccome lui è sempre pronto ad aiutarmi in questo genere di cose, ho finito col credere che per te fosse lo stesso. Che volessi restare solo un amico. Ma la verità è che...mi sentivo in colpa ad interessarmi a te solo perché eri diventato più bello...
Dunque per questo, negli ultimi mesi era stata così strana verso Kentin. Per puro senso di colpa, nient’altro.
— Beh, ma... Adesso è tutto finito. Nel senso, ora possiamo... — cominciò lui.
— No, direi proprio di no. — Candy sorrise.
— Cosa?
— Te l’ho detto, mi sentirei in colpa.
— Ma...non devi! Cioè... Non ci sarebbe motivo.
— Sarei solo un’opportunista! E non lo potrei sopportare.
— Ma Candy!
Scosse la testa — Io non ti merito, Kentin! Non so cosa ci trovi di tanto speciale in me. Mi sono sempre comportata in modo orribile nei tuoi confronti. Ma questa volta non commetterò un altro errore. Non approfitterò del tuo cambiamento — affermò, tirandosi su la coperta. — Sarei vista come un’ipocrita dal resto della scuola.
Kentin non ci poteva credere. Ora che sembrava tutto risolto, Candy non accettava di stare insieme a lui, solo per un futile motivo. E per di più, a causa degli altri.
— Quindi...non vorresti metterti con me, solo perché gli altri penserebbero male di te?
— ...Esatto — sussurrò.
— Ti importa del giudizio altrui!? Preferiresti...salvaguardare la tua reputazione, a costo di ferire i miei sentimenti? — chiese, offeso.
— Te l’ho detto, Kentin: sono una persona orribile. — Lo disse con un sorriso. Un sorriso amaro.
Una delusione indescrivibile lo invase. Dopo tutto quello che aveva fatto, dopo tutto quello che aveva dovuto sopportare, era così che Candy gli rispondeva?
No, era troppo. Non poteva tollerare una cosa simile.
Senza aggiungere altro, Kentin si alzò dal letto e si incamminò verso la porta.
— Dove stai andando — emise Candy, con tono allarmato.
— Sai cosa? Hai ragione: tu non mi meriti proprio. — Si voltò a guardarla con profondo disprezzo. Forse si era semplicemente sbagliato ad innamorarsi di lei.
— Kentin, aspetta. — Ma lui aveva già aperto la porta, e si accingeva ad uscire, quando in un millisecondo sentì prima un rumore indefinito, poi le braccia di Candy stringerlo da dietro.
— Kentin! — Candy lo teneva stretto e non lo lasciava andare.
Ma ormai era inutile. Era meglio finirla lì per tutti e due.
A poco a poco però, l’abbraccio di Candy si fece sempre più debole. Vide le sue braccia scendere in basso e la sentì gemere sempre di più.
Kentin si girò lentamente: era scivolata a terra, sotto di lui, e piangeva.
Non l’aveva mai vista in uno stato tanto miserabile: probabilmente non aveva mai avuto un simile crollo emotivo. Ma non poteva lasciarla lì così.
Sospirando, sì chinò su di lei e cercò di tirarla su. Ora poteva chiaramente vedere la gamba ingessata; chissà che doloroso sforzo aveva dovuto fare per correre dal letto, verso di lui...
— Ti prego, non mi lasciare... — disse Candy con un filo di voce, non appena fu eretta.
Guardandolo con immensa disperazione e rimanendo aggrappata alle sue braccia forti, lentamente avvicinò la sua testa a quella di Kentin.
Il cuore di quest’ultimo prese a battere a mille. Non poteva accadere lì, ora.
Candy chiuse gli occhi pieni di lacrime... Ormai non c’era più tempo per impedirlo: Kentin si abbassò quel tanto che bastava, perché le loro labbra si sfiorassero...prima che qualcuno bussasse rumorosamente alla porta aperta dietro di loro.
— !!!
— Siamo qui! — Una voce squillante li fece immediatamente ritrarre.
Si voltarono di scatto: Rosalya e Alexy entrarono nella camera. In un primo momento la ragazza li guardò confusa; erano uno accanto all’altra, entrambi rossi dalla testa ai piedi, Candy ancora con la faccia bagnata dal pianto. Accorgendosi di quel particolare, insorse con tutta la sua furia contro Kentin: — CHE COSA LE HAI FATTO!? — urlò, avventandosi su di lui e afferrandolo per gli abiti. — NON TI È BASTATO MANDARLA ALL’OSPEDALE? BRUTTO IDIOTA!
Rosalya lo stava già spingendo fuori dalla stanza, quando Candy gridò — No, ferma! — e, allontanandola, si slanciò su Kentin, facendogli perdere l’equilibrio e cadendo a terra addosso a lui.
Erano nel corridoio dell’ospedale, uno sopra l’altro, i loro volti a pochi centimetri di distanza, i loro occhi allineati, le loro labbra sempre più vicine...
— CANDY, CHE COSA FAI! — In un lampo Kentin sentì il peso di Candy staccarsi bruscamente dal suo corpo.
Aprì gli occhi: Rosalya l’aveva sollevata, ricacciata a forza nella camera, e aveva chiuso la porta sbattendola.
Prima che Kentin potesse realizzare quello che era successo, o meglio, che poteva succedere, la porta si riaprì e Alexy venne buttato fuori.
— Uoh! Ma che ho fatto io? — esclamò, dopodiché si richiuse. Rimasero solo loro due in corridoio.
— Stai bene? — fece il gemello, aiutando Kentin a rimettersi in piedi.
— S...sì... — In realtà non ne era sicuro. Erano successe troppe cose e troppe emozioni tutte in una volta.
— Mi spieghi che stavate facendo, tu e Candy? Perché piangeva!? E poi: che diamine è successo ieri sera?
E troppe domande.
Kentin andò a sedersi su una sedia vicina, per cercare di riprendersi. Il suo cervello stava andando in tilt, l’unica cosa certa era che sentiva ogni centimetro quadrato del suo corpo pulsare.
Alexy si sedette accanto a lui. — Comunque, abbiamo solo saputo che Candy è caduta dalle scale e che c’eri anche tu mentre è successo. Rosalya crede che sia stato tu a spingerla...ma io so che non è così, ovviamente. Però come biasimarla? insomma, hai mandato a monte il suo piano! Dovevi vedere la sua faccia quando le ho detto che anziché mandare Castiel da Candy, ci sei andato tu! È stata una mossa geniale, davvero!
Sebbene le parole di Alexy non sfacevano altro che aumentargli il mal di testa, Kentin decise di raccontargli quello che era successo, della scena nell’aula di inglese, dell’attacco di Ambra, della corsa in ospedale.
— ...Quindi sono tornato da lei, oggi, per vedere come stava.
— E che vi siete detti? — chiese Alexy.
Esitò un attimo, prima di dire: — Il suo interesse per Castiel...era solo una scusa per farmi ingelosire.
— C-cosa!? Wow! E...non sei contento?
— Beh... In un certo senso sì.
— Vuol dire che anche tu le piaci!
— Forse. Però... Lei non vuole stare con me.
— Perché!?
— Dice che si sente in colpa.
— Kentin... Le ragazze fanno così, solo per farsi desiderare di più — disse. Ma Candy non era il tipo da comportarsi in quel modo.
— Beh, io non l’ho desiderata di più, quando me lo ha detto.
— E cosa hai fatto?
— Me ne sono andato.
— COSA!?
— Però lei mi ha fermato...
— E poi...?
— È scoppiata a piangere per terra...e io l’ho sollevata.
— E...!?
— CI SAREMMO BACIATI SE NON FOSTE ARRIVATI VOI.
Alexy scoppiò in una fragorosa risata.
— Non ridere! È stato imbarazzante!
— Scusa...è che...è troppo esilarante! — disse sforzandosi di rimanere serio.
— Che ci trovi di tanto divertente!?
— Avanti, guardati! Cerchi di fare il duro, ma sotto sotto sei un tenerone!
Kentin arrossì di vergogna. Era così che appariva agli occhi degli altri?
— Però, se devo essere sincero, sospettavo da tempo che ti piacesse — riprese il gemello. — Per il modo in cui la guardavi...e diventavi tutto rosso quando si parlava di lei. — Di certo Alexy era più intelligente di quello che sembrava.
— Sì, ma ormai è inutile.
— Non dire così. Secondo me è solo un po’ provata per quello che le è successo. Vedrai che quando starà meglio, le cose tra di voi si sistemeranno.
— Lo spero...
— Comunque, faresti meglio a dire subito alla preside che non sei stato tu a spingerla. Sabato, durante la festa, era furiosa. Stava quasi per mandare a casa tutti, se i genitori di Candy non l’avessero chiamata per dirle che si era ripresa. Io e Rosa volevamo venire in ospedale, quando abbiamo saputo dell’incidente...però ci hanno detto che era meglio lasciarla tranquilla. E che c’eri già tu.
— Capisco... A proposito, com’è finita la festa?
— Beh... è finita che ha vinto Ambra...
— Ah, perfetto...
— Aspetta un attimo. Ora che ci penso, credi che vi abbia spinto per le scale per vincere la gara!?
— Che intendi dire?
— Probabilmente era sicura che avreste vinto voi, così ha cercato di eliminarvi.
— Ma noi non eravamo in coppia.
— Avrà pensato che lo foste.
In effetti non si era mai posto questa domanda. Come mai Ambra lo aveva colpito? Magari solo per vendicarsi. Oppure... Che l’abbia fatto perché sapeva che sarei finito addosso a Candy!?
Si alzò di scatto.
— Che fai!? — esclamò Alexy.
— Vado a fargliela pagare.
— Fermo. Fermo. — Alexy lo frenò prendendolo per le spalle. — Non pensi che così finiresti tu dalla parte del torto?
— Che cosa dovrei fare? Lasciare che quella la passi liscia!?
— Ci penserà la preside a darle quello che si merita!
— Ma non posso aspettare!
— Ascoltami! Domani a scuola le spiegherai quello che è successo, e lei troverà una giusta punizione per Ambra! Adesso torna a casa a riposarti. Ci penso io a spiegare tutto a Rosalya, va bene?
Kentin accettò. Sia perché si fidava di Alexy, sia perché non avrebbe saputo come comportarsi con Candy.
Candy...
Lungo la strada di ritorno ripensò all’attimo in cui le loro labbra si erano sfiorate... Di certo non si era mai sentito così in imbarazzo in tutta la sua vita, però, sebbene tutto ciò che aveva sognato fin da quando era piccolo poteva realizzarsi...perché non era felice? Eppure era stata lei a farsi avanti per prima, lei a fermarlo, lei ad aprirsi così tanto da rivelargli la verità. Ma il fatto che desse più peso alla sua reputazione che al cuore di Kentin, non gli andava giù. Poi però, quando lui si era alzato per andarsene, lei lo aveva subito fermato... Che cosa girava nella sua mente? Era forse un sì? Aveva scelto di ignorare il giudizio degli altri e di stare con lui? Ancora non la riusciva a capire... Forse si era solo illuso di conoscerla bene.
— Ma come posso piacerle? — rifletté ad un tratto. — Non può essere interessata a me. L’ha detto lei stessa: le facevo comodo e basta. Si è dispiaciuta quando me ne sono andato, perché non ero più lì ad adularla. E poi, se fosse vero, staremmo già insieme da tempo. Non avrebbe avuto bisogno di inventare tutta la storia di Castiel. Sì, dev’essere così... — cercò di convincersi. Anche se in cuor suo sapeva benissimo di desiderare il contrario.


   
 
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