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Autore: Nuel    15/09/2014    8 recensioni
Un nuovo anno scolastico sta per cominciare a Hogwarts, la più importante scuola di magia e stregoneria d’Europa. Come tutti sanno, la scuola è un luogo sicuro, in cui le nuove generazioni di maghi possono apprendere la magia sotto l’egida di alcuni tra i migliori insegnanti del mondo.
Per Albus Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy e tanti altri è giunto il momento di entrare a far parte della Storia.
◊ Serie: Imago Mundi
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Imago Mundi ϟ'
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Una piccola, ma necessaria premessa: dopo tanti anni a scrivere ff su HP, ho sentito la necessità di scrivere una storia che, in un certo senso, possa considerare la mia personale versione definitiva della saga. Questo non significa che non scriverò altre ff, ma che questa storia, che rientra nella serie “Imago Mundi” ha, per me, un valore particolare.
    “Il Fuso delle Fate” è il primo capitolo di una storia che si svolge lungo i sette anni di scuola di Albus Severus Potter, quindi faranno seguito altri episodi che vedranno interagire i personaggi della saga con quelli della nuova generazione perché, nonostante abbia scelto di scrivere dei figli, è alla generazione dei padri che continuo a strizzare l’occhio.
    Fino ad oggi non ho voluto leggere nessuna ff sulla nuova generazione, così da non farmi influenzare dalla visione altrui di questi personaggi per cui non esiste una caratterizzazione ufficiale; ne consegue che ignoro del tutto se certi temi siano già stati usati o se ricalchi cliché già consolidati.
    Spero che la storia sia di Vostro gradimento e che, in ogni caso, vorrete farmi sapere cosa ne pensate.
    “Il Fuso delle Fate” verrà aggiornata ogni primo giorno del mese (con l’eccezione di novembre, quando spero di essere a Lucca Comics”). Per ogni imprevisto o cambio di data di aggiornamento, avviserò sulla mia pagina FB, dove vi aspetto sempre, per fare quattro chiacchiere e scambiare opinioni!
Buona lettura! ^^
Nuel
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Il Contratto Ineluttabile


 
« Ne sei sicuro? » chiese Ron. 
C’era una debolissima eco di desiderio nella sua voce mentre guardava la Bacchetta di Sambuco. 
[Harry Potter e i Doni della Morte]




 
Le ampie vetrate di Malfoy Manor erano aperte per far entrare l’aria frizzante e profumata di fiori della primavera appena sbocciata, nella speranza che riuscisse a spodestare dalle grandi sale antiche il rigore dell’inverno finalmente finito. Il cielo era terso, di un azzurro delicato e quasi infantile come la voce che giungeva dal parco sul retro, accompagnata dallo zampillare dell’acqua di una fontana.
    Lucius Malfoy, accomodato su una poltrona dall’alto schienale rigido, sembrava osservare senza troppo interesse la verde distesa che proseguiva fin oltre il suo sguardo, ma alcune rughe ai lati degli occhi stanchi rivelavano che, al contrario, la sua attenzione era tutta per le due figure intente a giocare sul prato: suo figlio Draco e suo nipote Scorpius.
    Il bambino rideva e schiamazzava, evidentemente felice di poter giocare all’aperto, mentre suo padre lo rincorreva, lasciandolo vincere il più delle volte, abbracciandolo ed arruffandogli i capelli o complimentandosi per quanto fosse bravo ogni volta che riusciva a sfuggirgli, promettendogli che, la volta successiva, sarebbe riuscito ad acchiapparlo.
    Draco era, senza ombra di dubbio, un padre migliore di quanto fosse stato lui. Suo figlio non avrebbe mai messo in pericolo la vita di Scorpius e, per quanto la sua rigida educazione lo trovasse imbarazzante, non esitava a mostrare al bambino il proprio affetto.
    Scorpius avrebbe presto compiuto undici anni e, a settembre, sarebbe partito per Hogwarts, portando via la spensieratezza e l’allegria dall’augusta dimora dei Malfoy.
    Il patriarca sospirò pesantemente a quella prospettiva: gli anni erano passati troppo in fretta  e Scorpius era cresciuto abbastanza da spiccare il primo volo, che lo avrebbe tenuto lontano da casa fino a Natale. Sembrava un tempo lunghissimo.
    « Tocca a te, Lucius ».
    « Oh, sì. Perdonami » Lucius Malfoy riportò lo sguardo sulla scacchiera. A chiunque lo conoscesse bene sarebbe sembrato strano sentirgli porgere delle scuse, anche solo per educazione. A chiunque avesse avuto una vaga idea di chi fosse la donna che muoveva gli scacchi neri sarebbe gelato il sangue, nel vederlo così tranquillo in sua presenza.
    « Sei distratto, Lucius ».
    « Hai ragione. Sto pensando a Scorpius che sta per andare a Hogwarts » fece la sua mossa. « Il mio Cavallo contro il tuo Pedone ».
    « Temi che debba pagare per gli sbagli tuoi e di tuo figlio? » chiese lei con tono pacato mentre lo osservava con sguardo comprensivo.
    « Non ti si può nascondere nulla, vero? »
    « Nulla » replicò lei, facendo la propria mossa e mangiando un altro pezzo del signore del maniero.
    Lucius guardò con gravità il suo piccolo esercito di pedoni bianchi che continuava a perdere pezzi ed intrecciò le dita tra loro, riflettendo sulla prossima mossa. 
    « Non ti stanchi mai di giocare? » le chiese intanto, per ingannare il tempo e forse anche nella vana speranza di distrarla.
    « No, mai: ogni partita merita di essere giocata, anche la più banale. Non disprezzo mai di giocare ».
    Lucius si lasciò scappare una breve risata. «Spero di essere almeno un discreto giocatore ».
    « Uno dei migliori, Lucius ».
    Malfoy ghignò. Probabilmente non era vero, ma era il genere di lusinga a cui non avrebbe mai saputo rinunciare. 
    « Quanto è durata la partita più lunga? »
    « Quasi un ventennio » questa volta fu lei a ridere: un suono basso e cristallino che sembrava sgorgare dalle labbra di una bambina. «Stai cercando di barare, Lucius? Non avere timore: sarà una lunga partita, la nostra ».
    « Cosa ti dice che io voglia barare o che abbia... timore? » Lucius aveva poco più di sessant’anni e non era passato indenne attraverso due guerre magiche, come gli piaceva pensare: aveva provato, anche se per poco tempo, i rigori di Azkaban, che era riuscita a rovinare il suo smalto, lasciando rughe premature sul suo volto autoritario e l’umiliazione di un processo pubblico, con tutte le conseguenze che aveva comportato avevano fatto imbiancare rapidamente i suoi capelli già così chiari da rendere la differenza poco percepibile, ma incontrovertibile.
    « La tua natura, Lucius. Cerchi sempre di trarre il maggior profitto da ogni situazione. Tuttavia, questa volta, hai a che fare con me ».
    « Nessuno riesce mai a sorprenderti, vero? » le sorrise, osservandola con attenzione, cercando di cogliere dal suo volto quelle informazioni che lei non voleva dargli od il minimo segno di debolezza, qualcosa a cui avrebbe potuto aggrapparsi.
    « Nessuno » confermò lei.
    « Deve essere noioso ».
    Lei sorrise come aveva già fatto: aveva previsto anche quella domanda e non aveva altro da aggiungere. Il suo volto sereno e giovane, su cui erano aperti occhi che non sembravano suoi: neri e profondi, occhi di donna vecchia e talvolta di uomo, era imperscrutabile. Il sorriso, invece, era sempre materno, anche se non c’era nulla di materno, in lei. O forse sì, ma, questo, Lucius si augurava di scoprirlo il più tardi possibile.
    « Quindi, ne deduco che, nel momento in cui hai chiesto a me di... aiutarti, tu l’abbia fatto sapendo già che riuscirò a fare quanto mi hai chiesto ».
    « Sei l’uomo giusto, Lucius. Lo sei sempre stato ».
    Lucius si inorgoglì per quelle parole e tornò a guardare la scacchiera su cui stava perdendo la più importante partita della sua vita e la pergamena accanto, su cui aveva apposto la sua firma sotto ad un contratto che riscattava un’esistenza intera.
    Da dietro la porta dello studio giunse un leggero bussare, ma il mago parve non accorgersene, troppo concentrato, nonostante sapesse che i giochi erano già fatti. Non per questo si sarebbe arreso senza combattere. Non sarebbe stato da lui. 
Avrebbe perso, sì, ma avrebbe perso con dignità.
    « Tua moglie ti sta chiamando, Lucius ».
    Lucius sollevò di nuovo lo sguardo su di lei e, con un sorriso di commiato, si avviò alla porta. Prima di aprire a Narcissa, si volse a guardare verso la poltrona su cui era accomodato pochi istanti prima, accertandosi che la sua avversaria fosse già svanita. Lei non si era ancora mai mostrata a Narcissa e Lucius sperava intimamente che la moglie non la incontrasse ancora per molto tempo.
    « Eccomi, Cissy » le sorrise apertamente, osservando la sua espressione interdetta sul volto troppo bello per essere quello di una nonna.
    « Lucius, va tutto bene, mio caro? »
    « Certamente. Perché me lo domandi? »
    Narcissa occhieggiò nello studio illuminato dal sole che entrava dalle finestre sul lato ovest e poi tornò a guardare il marito. « Mi era sembrato di sentirti parlare ».
    « Come vedi, mia cara, ero da solo » le sorrise in quel modo particolare in cui  faceva sempre quando le mentiva e, come sempre, quando suo marito le mentiva, Narcissa lo sfidò con sguardo fiero, come a dirgli che “sapeva e disapprovava” e cambiò argomento.
    « Il tè verrà servito tra cinque minuti, in giardino. Vieni a prenderlo con noi? »
    « Con piacere ».
    Tacitamente d’accordo di evitare argomenti sgradevoli, i coniugi Malfoy, gli unici coniugi Malfoy residenti stabilmente a Malfoy Manor, lasciarono le sale interne e raggiunsero il parco sul retro del palazzo che, da un migliaio d’anni, anno più od anno meno, apparteneva alla loro famiglia, dove erano attesi da quella implicita promessa di eternità e di futuro che erano loro figlio e loro nipote.
    Le loro espressioni si addolcirono come se fossero sotto l’effetto di un incantesimo quando Scorpius li vide e, sorridendo, corse verso di loro, abbracciando Narcissa con tanto entusiasmo da farla vacillare.
    « Scorpius! Un po’ di buone maniere! » lo rimbrottò Lucius, ma, al di là del tono burbero, non riuscì a nascondere molto bene un sorriso che si trasformò in ghigno quando Draco li raggiunse.
    « È così che educhi tuo figlio, Draco? » per dare maggiore enfasi alle proprie parole, batté il bastone a terra, ma, ormai, era da molto che Draco aveva smesso di temere il suo giudizio e Lucius sapeva di essere un uomo fortunato: aveva una moglie che lo amava ancora, nonostante tutti i propri errori, un figlio devoto e rispettoso ed un nipote forse un po’ troppo espansivo, ma non lo avrebbe voluto diverso per niente al mondo.
    Gli elfi domestici apparecchiarono rapidamente il tavolo rotondo, in ferro battuto verniciato di bianco, che avrebbe ospitato l’intera famiglia per il rito del tè delle cinque, anticipato, in via straordinaria, alle quattro e trenta perché Scorpius aveva fame.  
    La fame del bambino era, probabilmente, dovuta all’eccitazione che, quel giorno, non gli aveva quasi fatto toccare cibo, all’ora di pranzo, in virtù del gufo arrivato quella mattina, annunciando il ritorno di sua madre da uno dei ricorrenti viaggi che la tenevano lontano dal marito e dal figlio.
    Asteria Greengrass, incidentalmente Malfoy, aveva preso quello che il matrimonio poteva darle ed aveva dato quello che, per contratto, ci si aspettava che desse: un erede.
Un erede pagato fior di galeoni ed una libertà direttamente proporzionale alla sua discrezione.
Asteria era presente ad ogni evento mondano che richiedesse la sua presenza accanto a Draco, c’era per i compleanni di tutti i membri della famiglia, per gli anniversari e per le ricorrenze liete e meno liete. Ci sarebbe stata anche per salutare suo figlio, sulla pensilina del binario nove e tre quarti,  quando sarebbe partito per Hogwarts.
    Draco, ormai sulla soglia dei trentasette anni, se non poteva condividere l’entusiasmo del figlio nel rivedere la strega, nemmeno mostrava di esserne infastidito, troppo educato e troppo Malfoy per  mostrare di essere turbato o ferito dal comportamento di quella che era, a tutti gli effetti, sua moglie solo sulla carta.
    A Lucius non poteva che dispiacere per come si erano evolute le cose, nella vita del figlio, ma il matrimonio verso cui lui l’aveva spinto non era argomento di cui avessero mai realmente parlato; Asteria Greengrass era stata, semplicemente, la scelta giusta politicamente e genealogicamente: purosangue e di famiglia che mai si era avvicinata al Signore Oscuro. Il loro matrimonio aveva lavato la reputazione di Draco quanto bastava per fargli assumere il ruolo che gli spettava nella società e Draco sembrava consapevole che, quel piccolo sacrificio aveva giovato a tutti ben più di quanto a lui fosse costato.
    Il giovamento migliore, comunque, era quello che si stava riempiendo la bocca di pasticcini, facendo ridere un padre orgoglioso ed una nonna adorante e persino un nonno burbero, ma incredibilmente legato alla famiglia che aveva faticosamente preservato dai propri sbagli.
    Sbagli a cui Lucius Malfoy sperava di poter rimediare, almeno in parte, nei mesi a venire, grazie al piccolo accordo strappato alla sua recente compagna di scacchi.
 
   
 
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