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Autore: Kaiyoko Hyorin    16/09/2014    2 recensioni
[Estratto dal primo capitolo]
Non fece in tempo a realizzare quell'unico fugace pensiero che ella si accorse di avere i suoi occhi scuri puntati addosso, cosa che ne aumentò drasticamente la soggezione che provava nei suoi confronti ed a stento riuscì a impedirsi di sussultare nuovamente, preda di un imbarazzo senza pari.
“P-perché mi fissa in quel modo?!”
[Fine Estratto]
Era iniziato come un lavoretto di revisione e invece mi sono ritrovata a stravolgere completamente la trama, creando qualcosa di nuovo ed inaspettato! Ad oggi è l'opera più lunga che abbia scritto e spero che il risultato sia valso lo sforzo, augurandomi che risulti comunque una lettura gradevole, a prescindere! Vi auguro una buona lettura!
Attenzione: aggiunto OOC per il cambiamento caratteriale a cui i personaggi vanno incontro nel corso dell'intera storia, in accordo con la trama, senza comunque arrivare ad uno "stravolgimento" nel vero senso della parola; quindi non spaventatevi!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Unione d'affari'
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17. Una sfida al PPB


Scendendo dalla macchina Yukiko sgranò gli occhi verdi, fermandosi dinanzi all'ampio ingresso dell'alto palazzo che costituiva il centro di ricerca e sviluppo del PPB. Max le aveva spiegato che lo scopo del centro era duplice: si occupava di sviluppare e testare nuove tecnologie che potessero portare un miglioramento sia nel campo del Beyblade, sia nei confronti del loro più importante collaboratore, la NASA. I blader del PPB non solo erano i più forti ed i più equipaggiati, ma collaboravano attivamente nel testare queste tecnologie, ideate per essere utilizzate non solo sulla Terra ma anche nello Spazio.
Il dracielblader li guidò oltre la porta d'ingresso, già illustrando loro con semplicità i vari reparti che occupavano i singoli piani dell'edificio. Era un tipo abbastanza carino, i cui tratti orientali erano addolciti dal suo sorriso gioviale, gli occhi azzurri ed i capelli biondi. Non sembrava esattamente il suo tipo però e in tutta franchezza la nightblader si chiese se ne avesse realmente uno, prima di spazzar via quei pensieri oziosi - e l'ombra di un viso che ormai pareva intenzionato a non abbandonarla mai del tutto - dalla mente.
Osservando l'abbigliamento di Max, ella dovette ammettere che era abbastanza alla mano, costituito da una maglietta a maniche corte e piuttosto ampia di colore arancione ed un paio di pantaloni lunghi sopra al ginocchio di jeans blu. Il tutto incorniciato da una catenina d'argento ed un paio di scarpe da ginnastica. Sì, il suo modo di vestire trasmetteva la medesima impressione che davano i suoi modi, una coerenza che la mora non poteva non apprezzare.
Lungo il corridoio che stavano percorrendo si fece loro incontro una donna in camice bianco, i cui passi rintoccavano sul pavimento mentre procedeva accanto ad una ragazza dai capelli rossicci e gli occhiali. Al vederli, la prima interruppe ciò che stava dicendo per donar attenzione al biondino, di cui ne condivideva il colore dei capelli e degli occhi, rivelando una qual certa somiglianza dei tratti soltanto quando il suo viso si schiuse in un sorriso discreto quanto affettuoso.
– Max, ti stavo cercando – gli si rivolse, in perfetto inglese.
– Stavo facendo fare un giro ai miei amici – le rispose lui nella stessa lingua, fermandosi di fronte alla donna e tornando all'utilizzo del giapponese – Lei è la ragazza di cui ti avevo parlato ieri sera – indicando la moretta, che presa alla sprovvista dovette costringersi a non fare un mezzo passo indietro – Yukiko, ti presento mia madre, la dottoressa Judy Mizuhara.
Quella presentazione inattesa fu sul punto di farla piegare in un nuovo inchino, ma all'ultimo la ragazza dai capelli bicolori si bloccò, deglutendo ed infine optando per un sorriso ed una mano tesa – Molto lieta, io sono Natsuki Yukiko.
Judy le strinse la mano senza indugio – Piacere mio. A quanto ho capito sei un'amica di Kei – e nel dirlo scoccò un'occhiata al diretto interessato, provocando nella mora un lieve sussulto, prima di cambiare discorso e presentarle la ragazza che le si era fermata accanto – Lei è la mia assistente: Emily Watson.
La ragazza con gli occhiali le fece un cenno del capo ed un sorriso cordiale in risposta a quella presentazione, senza sbilanciarsi troppo, prima di esordire in inglese – Io e la dottoressa stavamo parlando del nuovo campo di gara e abbiamo bisogno che tu, Max, lo provi. Rick è già là ad aspettarti – concluse, scoccando un'occhiata strana, penetrante, a Kei, cosa che non passò inosservata alla mora.
– Ok – ribatté il biondino, voltandosi verso i due giapponesi – Volete venire con me? Volevo giusto proporre a Yukiko un incontro – affermò spontaneamente.
Quell'affermazione fece inarcare un sopracciglio alla mora, traendola dai propri interrogativi e trovandola preda di un improvviso disagio dovuto non tanto allo sfidante, quanto al luogo in cui si trovavano. Quell'ambiente, pieno di ricercatori e macchinari, pronti ad acquisire dati, la mettevano in soggezione e ne sminuirono il naturale entusiasmo, almeno sul momento. Per questo tardò un paio di secondi, prima di annuire, seppur non troppo convinta.
– C-certo.. molto volentieri..
S'infilò una mano in tasca mentre procedevano di nuovo lungo quel corridoio, diretti all'ascensore, stringendo nel pugno Night. La forma familiare e fredda del suo beyblade a contatto con la pelle del palmo l'aiutò a scacciare il leggero senso di inquietudine dovuta al 'giocare fuori casa' e di lì a poco ci si mise anche il suo bitpower a farsi sentire, attraverso il loro legame.
Non hai di che preoccuparti: ci faremo valere!
Yukiko sorrise impercettibilmente.
Quello di cui era certa era che non si sarebbe fatta sopraffare tanto facilmente. Ne andava del suo orgoglio di blader.


L'aveva notata anche lui l'occhiata velata di sottintesi di Emily e non aveva faticato, a differenza della moretta che lo anticipava di un passo lungo il corridoio, a dare un senso all'espressione dell'americana. Probabilmente sperava di avere una nuova occasione per raccogliere dati su di lui in particolare, augurandosi che decidesse per qualche arcano motivo di scendere in campo in un incontro.
Manderemo in tilt i loro strumenti” affermò nella sua mente l'Aquila.
Quelle parole lo spinsero a chiedersi quando mai aveva acconsentito all'idea di scendere in campo, ma dovette correggere il tiro quando la volontà del suo bitpower di sgranchirsi un po' gli risuonò in un angolo della testa, tanto imperativa quanto irruenta. Proprio come lo era lei.
Una Fenice, si corresse.
Un nome non cambia ciò che sono, non lo ha mai fatto. Se così non fosse non ti avrei scelto” lo interruppe la sua migliore amica, trasmettendogli un calore che lo aiutarono a distendere i muscoli della fronte. Rassicurato e convinto ad accantonare definitivamente la questione, arrivò alla conclusione che avrebbe continuato a chiamarla Aquila Rossa, così come ella stessa gli aveva appena suggerito.
– Ma guarda chi si vede – la voce del grosso americano raggiunse le sue orecchie appena varcarono la soglia della stanza, al centro della quale li stava aspettando Rick. Il bisonte aveva, stampata in volto, un'espressione saccente di quelle che Kei ricordava avergli visto spesso durante il suo ultimo campionato mondiale e nemmeno nell'aspetto era cambiato molto: pelle abbronzata, capelli quasi bianchi legati in una coda dietro la nuca, occhi penetranti e grigi, stazza considerevole – Così è vero che ti sei rammollito – gli si rivolse, incrociando le braccia sull'ampio petto.
I nervi del dranzerblader si tesero, ma scoccandogli uno sguardo penetrante, non lo diede a vedere, conservando la solita indifferenza anche nel tono di voce.
– Che vuoi dire?
– Esattamente quel che ho detto – ribatté imperturbabile Rick.
Kei comprese ciò che l'americano stava facendo: cercava di provocarlo per farlo scendere in campo contro di lui. Sfoggiò un debole quanto ironico mezzo sorriso in sua direzione, incrociando a propria volta le braccia. Se era davvero ciò che voleva, allora l'avrebbe accontentato.
– Ehi! – la voce di Yukiko, carica di contrarietà, gli forò un timpano, facendolo quasi sussultare nel riportarla nel proprio campo visivo – Che cos'è, una festa privata? Guardate che ci sono anche io.
– E tu chi saresti, ragazzina?
– Lei è Natsuki Yukiko, la compagna di viaggio di Kei – intervenne il biondino, facendosi avanti con uno dei suoi soliti e cordiali sorrisi per fare le presentazioni – Lui è Rick Anderson, degli All Starz.
– Rimangiati subito quel che hai detto, se non vuoi che ti faccia il culo a strisce! – sbottò contrariata la mora.
Eccolo, quel fuoco che quella ragazza aveva dentro, che tornò ad ardere impetuoso in quegli occhi di smeraldo.
La cosa lo fece sorridere, soprattutto in reazione al pensiero che quel bisonte avesse appena trovato pane per i suoi denti.
– Come ti permetti?! – l'ambiente stava scaldandosi relativamente in fretta.
Un leggero fischio uscì dagli altoparlanti prima che la voce di Emily si diffondesse nell'ambiente, interrompendo la discussione.
Risparmiate le energie per sfidarvi in un incontro di Beyblade, invece di perdere tempo come foste dei ragazzini. Il nuovo campo aspetta di essere testato.
Quelle parole anticiparono il ronzio che invase la stanza, proveniente dal meccanismo a motore che azionò l'aprirsi di un'ampia porzione circolare nel pavimento fra loro quattro. Non appena le due lastre d'acciaio furono scomparse, nel buco prese posto, alzandosi al livello necessario, il campo da gioco.
Kei inarcò un sopracciglio.
Si trattava di un terreno disseminato di spuntoni e pozze d'acqua. Eppure la roccia di cui era costituito, annerita e plasmata da un calore che doveva essere fra i più alti mai riprodotti, brillava di quelle che non potevano essere altro che sferette metalliche incastonate qua e là.
– Un meteorite – mormorò Max sorpreso, prima che la voce dell'assistente di sua madre tornasse a farsi sentire.
Questo campo da gioco rappresenta la superficie di un asteroide, compresa la gravità, molto minore rispetto a quella del nostro pianeta. Ci è stato commissionato per sperimentare le condizioni a cui si troverebbero gli astronauti in caso di uno sbarco su un corpo celeste di tali dimensioni, quindi fate il vostro dovere.
– Da quando è diventata così acida, la quattrocchi? – si informò abbastanza annoiato il dranzerblader.
Max sorrise, facendo spallucce – Da quando ha scoperto che il Prof. K non potrà venire a trovarla prima del prossimo mese.
E tu Max devi smetterla di raccontare i fatti miei in giro!! – urlò nel microfono la diretta interessata, massacrando i timpani dei presenti e inducendoli a cambiare discorso.
Mizuhara ridacchiò nervosamente, prima di spostarsi di qualche passo, per porsi dal lato del suo vecchio compagno di squadra, un dito ancora premuto su un orecchio nel tentativo di stapparlo.
– Ahah.. meglio fare come dice o finiremo per diventare tutti sordi – affermò il biondino, prima di riuscire nel suo intento e abbassare il braccio, sfoggiando un nuovo sorriso più pacato – Chi vuole scendere in campo per primo?
– Io – intervennero all'unisono la mora e l'armadio, facendo un passo avanti prima di sussultare dalla sorpresa.
– Ehi mocciosa, fatti da parte, il mio avversario è lui – sbottò Rick irritato, indicando il dranzerblader senza alcuna remora.
– Non chiamarmi così, razza di buzzurro troppo cresciuto – esclamò di rimando la ragazza, stringendo un pugno a mezz'aria e cercando di fulminarlo con lo sguardo verde smeraldo.
Nel fissare i due mandare lampi dagli occhi, Kei inarcò un sopracciglio ma si ritrovò a sorridere leggermente con una nota di divertimento. La tensione nell'aria non faceva altro che caricarlo e fargli crescere nel petto la sua naturale combattività, rimasta sopita fino a due settimane prima. Scoccò un'occhiata a Max ed, incrociandone lo sguardo cobalto, intuì perfettamente che i pensieri di lui erano perfettamente in linea con i suoi. Fecero entrambi un passo avanti, affiancando i due litiganti.
– Che ne dite di una sfida a quattro? – propose il biondo.
– Per me va bene – rincarò la dose il dranzerblader, prima di posare lo sguardo sulla sua compagna di viaggio.
Ne vide l'espressione interdetta, traditrice di un certo stupore ma anche di una nota più indefinita e che le fece comparire su quelle guance candide un velo di rossore, prima che si affrettasse a distogliere lo sguardo per portarlo al campo di gara.
– Per me non ci sono problemi – disse il bisonte a quel punto, scoccando un'occhiata di sfida alla nightblader che, per contro, fu lesta a ricambiarlo fessurizzando i suoi occhi di smeraldo nel tentativo di lanciargli una scarica elettrica.
– Ci sto! – esclamò infatti, quasi di getto. In quanto a combattività non era facile da battere e Kei ne era divenuto fin troppo consapevole durante il tempo speso insieme.
Allargando le gambe, si mise in posizione, impugnando il lanciatore che aveva tenuto appeso in cintura, nella rispettiva fondina, sino a quel momento. Un nuovo sguardo a Yukiko, vedendola fare altrettanto alla sua destra, e poi fu il momento di concentrarsi, i loro avversarsi che nel mentre li avevano imitati, posizionando i rispettivi bey nell'aggancio apposito.
La voce dell'americana risuonò di nuovo dall'altoparlante, scandendo il tempo.
Tre. Due. Uno. – la tensione si fece palpabile – Pronti. Lancio!
Le quattro trottole sfrecciarono delineando scie di quattro colori diversi a mezz'aria, atterrando poi nel campo di gara e roteando vorticosamente su sé stesse. Dranzer e Night sollevarono meno polvere di quanto il giovane Hiwatari si sarebbe atteso, poi rammentò la differenza di forza di gravità esercitata all'interno del campo. Non aveva mai avuto occasione di sperimentare un terreno simile, l'unico ad esservisi avvicinato era stato Rei molti anni addietro, proprio in un'occasione del genere. Ne rammentava fin troppo bene la sconfitta rovinosa.
Ma lui non si sarebbe fatto battere allo stesso modo.
E questo dovevano saperlo anche i loro avversari.


La mente di Yukiko vorticava alla stessa velocità del suo bey, preda di una serie di ragionamenti uno a seguito dell'altro, come il modo in cui ruotava Night su quel campo di gara estremamente tecnologico, la composizione così dura del terreno, la stabilità di cui i loro avversari parevano giovare.
Si sentiva come elettrizzata, percorsa da continue scariche di adrenalina in tutto il corpo, ed era un'emozione che la inebriava come avrebbe fatto soltanto del buon vino. O il bacio di qualcuno.
La mora scoccò uno sguardo al suo compagno di squadra, avvertendo la stessa emozione che poc'anzi l'aveva quasi fatta arrossire nel pensare alla possibilità di combattere fianco a fianco. Una nuova scarica di eccitazione le si diffuse nelle membra, pompata dal battito furioso del suo cuore contro la cassa toracica. Avrebbe dovuto mantenere la concentrazione, lo sapeva bene, non poteva farsi distrarre da simili considerazioni, se non voleva farsi umiliare.
– Vediamo cosa sai fare! – esclamò il gorilla dall'altra parte del campo, lanciando all'attacco il suo beyblade.
Dranzer incassò bene l'assalto, mentre scintille incandescenti si sprigionarono all'impatto. Intorno ai due sfidanti, Night e Draciel, il beyblade verde del nippoamericano, ruotavano in circolo, studiando la situazione. Se Yukiko rammentava bene dall'ultimo torneo che aveva seguito in televisione, il bey del biondino era basato sulla difesa.
– Sei migliorato – constatò la voce di Kei nel frattempo, impassibile come al solito, verso il suo avversario.
– E questo non è ancora niente!
Dranzer venne sbalzato indietro, perdendo stabilità sul terreno di gioco e finendo incolume a ruotare sulla cima di uno degli spuntoni di roccia scura che costellavano il campo, molto simile ad un'aquila appollaiata su un costone di roccia intenta a scrutare con pazienza la propria preda.
Quel paragone la fece sorridere.
– È il nostro momento, Night!
Si gettò contro la trottola di Rick, mandando il proprio bey alla massima velocità di cui era capace, ma un attimo prima dell'impatto intervenne Draciel, contrastandola e sbalzandola a sua volta indietro, nel centro di una delle pozze d'acqua presenti sul terreno, svuotandola e cospargendo il campo di gioco di schizzi.
– Non così in fretta – la redarguì il biondino, la cui affabilità sembrava scomparsa in favore di una serietà ed una combattività che non avrebbe mai sospettato possedesse. Aveva in volto un sorrisetto che la indusse a ricambiarlo con la stessa moneta, mentre un angolo delle labbra le si sollevava.
Era in gamba, proprio come ci si sarebbe aspettato da uno dei fu Bladebreakers.
Osservò Night ruotare leggero sul suolo umido, senza che questo ne rallentasse la velocità di rotazione. Questo era senza dubbio dovuto alla minor gravità a cui erano sottoposti i loro beyblade, eppure non sembrava che quel campo di gioco avesse le stesse ripercussioni sui loro avversari, la cui stabilità era praticamente perfetta.
Avrebbero dovuto trovare il modo di destabilizzarli. Il riverbero delle pozze d'acqua colse l'attenzione di Yukiko e in quel momento le venne un'idea.
– Kei! – lo chiamò di slancio, incrociandone lo sguardo scuro – Quando te lo dico io, salta!
Lui non ribatté nonostante il guizzo di sorpresa nella sua espressione.
Non entrando nel dettaglio e temendo che i loro avversari li anticipassero, la mora mandò avanti Night, facendogli innescare il meccanismo motore interno per aumentarne ulteriormente la velocità di rotazione, prima di sfrecciare sul terreno impervio. Il bey passò da una pozzanghera all'altra, spargendo schizzi e diffondendo il liquido cristallino per tutto il campo. Rick tentò di contrastarla, innervosito da quella strana tattica, ma lei lo evitò brillantemente, giovando della sua maggiore velocità. Soltanto quando svuotò l'ultima depressione diede il segnale al suo compagno.
Adesso!
Dranzer prese lo slancio e si lanciò nel vuoto ad un'altezza tanto maggiore quanto le stesse forze in campo lo portarono a sfrecciare. Fu quello il momento di Yukiko di agire.
Glaciazione, ora!
Immediatamente dal bey blu scuro, sprigionando una chiara luminosità dal centro del bit, si diffuse una ventata d'aria gelida e sotto la sua punta una spessa lastra di ghiaccio prese forma, diffondendosi radialmente intorno ad esso. Con velocità e precisione Night percorse il campo intorno ai loro avversarsi, congelando il suolo senza apparente sforzo per poi lanciarsi proprio fra essi, facendoli sobbalzare in direzioni diverse, prima di prendere lo slancio necessario e saltare a propria volta da uno spuntone di roccia più elevato. Si lanciò così all'attacco di Draciel dall'alto, imitata da Dranzer che si avventò invece sul bey di Rick, il quale sembrava sbandare sul ghiaccio, instabile quanto potrebbero essere degli zoccoli sulla gelida e scivolosa lastra cristallizzata.
Stella Cometa!
Tempesta di Fuoco!
L'impatto fu violentò e costrinse entrambi i giapponesi a sollevare le braccia incrociate di fronte al volto, per ripararsi dall'onda d'urto. Yukiko dovette chiudere gli occhi, il bagliore emesso dai loro rispettivi attacchi risultato troppo accecante per permetterle di fare altrimenti.
Il contrasto fra il caldo delle fiamme di Dranzer ed il gelo della neve di Night generò un forte spostamento d'aria e fece condensare le microscopiche gocce di vapore acqueo in sospensione, dando vita ad una sorta di tempesta di pioggia e fulmini che si scaricò violentemente sul campo e verso le pareti della stanza, il tutto per la durata di una manciata di secondi.
Quando la situazione si placò e la nightblader si azzardò, richiamata dal sibilo emesso dai bey ancora in gioco, ad aprire di nuovo gli occhi, in mezzo a nuvole di fumo e polvere si trovavano ancora tre trottole soltanto, due blu e una verde. Il beyblade del bisonte giaceva riverso fuoricampo, così come il suo blader stava cercando di riprendersi, sollevandosi a sedere con aria frastornata e acciaccata, i vestiti pieni di taglietti e qualche bruciatura.
Rockbison era fuori gioco, sì, ma Draciel stava ancora girando stabilmente sul terreno ghiacciato.
Il sorriso che le scoccò il biondino, abbassando a sua volta le braccia, le fece salire un brivido di inquietudine lungo la schiena. Com'era possibile che non avesse accusato danni? Fin dove si spingeva il potere difensivo di quel blader?
– Era parecchio che non avevo occasione di disputare un incontro tanto avvincente – commentò fra l'euforico ed il soddisfatto il dracielblader – Ora tocca a me – annunciò, facendo un passo avanti ed appoggiando un piede sul bordo del campo, muovendo con un gesto secco e rapido il braccio destro in un chiaro segno di sfida – Draciel! Controllo di Gravità!
– Cosa?! – si lasciò sfuggire Yukiko, spalancando gli occhi.
Di fronte a lei fu come se l'impeto del beyblade avversario fosse pari a un'onda delle dimensioni di uno tsunami e le andò incontro con una potenza che solo per il fronte d'aria che l'anticipava fece sbandare pericolosamente Night. Il suo bey dai riflessi d'argento venne come incatenato al suolo, avvolto da un cono di energia, impossibilitato a schivare quell'offensiva dirompente ed ormai la sua blader credette di non aver scampo. Fu Kei a salvarla.
Dranzer comparve nel loro campo visivo come una saetta andando a colpire lo stesso Night per deviarlo dalla traiettoria d'attacco dell'avversario, evitando che quell'impatto, all'apparenza inevitabile, avvenisse.
Riprendendosi dalla sorpresa la mora scoccò un'occhiata al blader che aveva accanto, trovandolo con il respiro pesante quasi quanto lo era quello di lei, ed una luce in quegli occhi scuri da illuminarli di una sfumatura di brace tanto intensa da farle accapponare la pelle: era uno spettacolo.
– Non distrarti!
Quell'esclamazione impetuosa la fece sussultare e riportare con l'attenzione alla sfida in corso, riprendendo il controllo della situazione e concentrandosi su ciò che vedeva. Draciel stava facendo il giro del perimetro del campo ad una velocità tale da sbrinare il terreno, dando quasi l'impressione che stesse cavalcando un'onda e per un istante la mora distinse come un bagliore iniziare ad irradiarsi dal centro del suo bit.
La situazione non preannunciava nulla di buono e le fu lampante il non poter farsi sorprendere un'altra volta da quello strano attacco. L'unica soluzione, comprese, era fare la prima mossa e non lasciargli il tempo di riprendere il controllo.
Attacca, Night! – urlò, sollevando una mano al soffitto per richiamare il suo bitpower.
Questo rispose, sprigionando una luce dai riflessi blu dal centro del bit che ben presto aumentò di intensità tanto da permettere alla figura dell'Anka Bianco di materializzarsi sopra le loro teste. A quel colpo di scena vide Max sollevare ambo le sopracciglia, preso di sorpresa, e quello era senz'altro il momento migliore per buttarlo fuori gioco.
Resisti Draciel! – esclamò a propria volta il biondo però, riprendendosi velocemente.
Anche dal centro del bit del bey verde si sprigionò un fascio di luce intenso che, dai riflessi violacei questa volta, materializzò la figura del suo bitpower: la Tartaruga Nera.
Dranzer! – si unì il comando di Kei, immischiandosi in quel confronto.
La calda ed intensa luce dell'Aquila Rossa avvolse per intero il campo di gara, asciugando i vestiti e la pelle della ragazza, che si ritrovò di nuovo a cercare di ripararsi con le braccia sollevate. Questa volta fu tutto inutile: si sentì sbalzare indietro allo stesso modo in cui doveva essere stato per Rick poco prima. L'impatto col pavimento le svuotò i polmoni in un unico sospiro che la fece gemere di dolore e sorpresa, prima che una serie di stelline danzanti le comparisse davanti agli occhi.
Udì l'eco del rintocco di un beyblade accanto a sé ed, in un angolo remoto della mente, intuì che quel suono era stato prodotto dal suo Night, che giacque - immobile come la proprietaria - su un fianco.


Emily aprì di scatto la porta della sala degli allenamenti, precipitandosi all'interno trafelata.
Che diamine era appena accaduto? Ciò che le si presentò davanti agli occhi castani le diede la risposta che cercava. Rick era ancora seduto a terra, gli occhi sbarrati nel nulla e l'espressione scioccata di chi ha appena assistito ad una potenza fuori dal comune. I suoi abiti avevano qualche segno di bruciatura ma niente di preoccupante, lui sommariamente sembrava star bene, nonostante avesse subito in pieno la Tempesta di Fuoco di Kei.
Il suo compagno di squadra dai capelli biondi era ridotto in ginocchio, un pugno chiuso premuto sulle mattonelle del pavimento e ricoperto di quella che ad un esame più attento della giovane assistente sembrava proprio brina. Il resto degli abiti del dracielblader era ricoperto di piccoli tagli e bruciature, così come era graffiata la pelle di braccia e gambe.
Dall'altro lato del campo, il quale era ridotto ad un ammasso di terra nera e bruciata e sul quale stava ancora ruotando solitario Dranzer, Kei Hiwatari stava abbassando in quel momento le braccia, perfettamente saldo sulle gambe, e le lanciò uno sguardo di superiorità che le fece serrare la mascella.
Lui sapeva.
Sapeva che i loro strumenti erano andati in corto circuito dall'improvvisa elettricità che era nata dalla prima combinazione di attacchi di lui e della sua compagna. Quella consapevolezza le fece stringere con frustrazione le mani a pugno, mentre si fermava a fissarlo: era riuscito a vanificare i loro sforzi di raccogliere qualche informazione utile anche stavolta. Maledetto.
Poi gli occhi scuri del dranzerblader slittarono da lei e si posarono sulla ragazza dai capelli bicolori con la quale aveva combattuto fianco a fianco, cosa che indusse la ricercatrice a far altrettanto.
Yukiko era stata sbalzata più indietro ed ora stava tentando di rimettersi seduta, una smorfia sul viso segnato da un graffio superficiale che le correva sotto l'occhio destro. I suoi lunghi capelli scuri, precedentemente legati in una coda alta, erano liberi e sciolti a ricaderle sulle spalle senza un ordine ben preciso, la fascia scarlatta che portava in fronte apparentemente in buone condizioni. I suoi vestiti, costituiti da un paio di pantaloni di jeans ed una canottiera grigio piombo, sormontata da una felpa nera e rossa, erano molto meno logori di quelli degli All Starz e presentavano giusto qualche leggera traccia di abrasione. A parte la botta che doveva aver accusato nella caduta, sembrava stare bene.
Il gesto di cui fu spettatrice pochi istanti dopo tuttavia, fece spalancare ancor di più gli occhi di Emily, che non poté far altro se non accantonare ogni altro pensiero che non fosse ciò che stava osservando. Kei si avvicinò alla moretta, porgendole una mano guantata per aiutarla a rimettersi in piedi.
Hiwatari Kei, il freddo ed impassibile dranzerblader.
Lo stesso ragazzo - uomo, si corresse - che ora sfoggiava un mezzo sorriso nei confronti della giapponese che lo accompagnava, mentre la tirava su praticamente di peso senza una sola parola. Erano i suoi occhi a parlare per lui, lasciando trasparire una nota di orgoglio e soddisfazione, insieme a qualcos'altro... rammarico? Possibile che le stesse silenziosamente chiedendo scusa per l'epilogo dell'incontro?
No, si rese conto, quello non era lo stesso blader che aveva avuto occasione di incrociare più volte diversi anni prima. Era cambiato ed Emily si ritrovò a chiedersi, con curiosità accademica, se ad attuare quel cambiamento fosse stata proprio la ragazza che lo accompagnava.



...continua.

[ANGOLO AUTRICE]
Sono un'autrice degenera.
Alla fine ieri sera non sono andata avanti di una virgola, anzi. Pensate un po', mi sono messa a spolverare il ripiano della scrivania. Io. Bah, sicuramente sarò impazzita perché, non contenta, stamattina ho sgomberato allo stesso modo il primo scaffale della stessa. Certo, sono soddisfatta del risultato, ma la cosa mi ha impedito di scrivere più di una singola riga del nuovo capitolo. Me tapina. Spero di rimediare nel pomeriggio ovviamente, così che domani non dobbiate rimanere in attesa del prossimo capitolo.
Avrete notato che questo, come il prossimo, è più lungo del solito (è quasi il doppio delle mie paginette di word XD) ma non potevo proprio tagliarlo! E poi scommetto che la cosa non vi dispiace!
Allora, che ne dite? Sperando che vi sia piaciuto il contenuto, vi lascio, che ho fame e vorrei davvero continuare a scrivere! Vi mando un saluto con la manina intanto!
baci
Kaiy-chan
   
 
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