17. Una sfida al
PPB
Scendendo dalla
macchina Yukiko sgranò gli occhi verdi, fermandosi dinanzi all'ampio
ingresso dell'alto palazzo che costituiva il centro di ricerca e
sviluppo del PPB. Max le aveva spiegato che lo scopo del centro era
duplice: si occupava di sviluppare e testare nuove tecnologie che
potessero portare un miglioramento sia nel campo del Beyblade, sia
nei confronti del loro più importante collaboratore, la NASA. I
blader del PPB non solo erano i più forti ed i più equipaggiati, ma
collaboravano attivamente nel testare queste tecnologie, ideate per
essere utilizzate non solo sulla Terra ma anche nello Spazio.
Il dracielblader li
guidò oltre la porta d'ingresso, già illustrando loro con
semplicità i vari reparti che occupavano i singoli piani
dell'edificio. Era un tipo abbastanza carino, i cui tratti orientali
erano addolciti dal suo sorriso gioviale, gli occhi azzurri ed i
capelli biondi. Non sembrava esattamente il suo tipo però e in tutta
franchezza la nightblader si chiese se ne avesse realmente uno, prima
di spazzar via quei pensieri oziosi - e l'ombra di un viso che ormai
pareva intenzionato a non abbandonarla mai del tutto - dalla mente.
Osservando
l'abbigliamento di Max, ella dovette ammettere che era abbastanza
alla mano, costituito da una maglietta a maniche corte e piuttosto
ampia di colore arancione ed un paio di pantaloni lunghi sopra al
ginocchio di jeans blu. Il tutto incorniciato da una catenina
d'argento ed un paio di scarpe da ginnastica. Sì, il suo modo di
vestire trasmetteva la medesima impressione che davano i suoi modi,
una coerenza che la mora non poteva non apprezzare.
Lungo il corridoio
che stavano percorrendo si fece loro incontro una donna in camice
bianco, i cui passi rintoccavano sul pavimento mentre procedeva
accanto ad una ragazza dai capelli rossicci e gli occhiali. Al
vederli, la prima interruppe ciò che stava dicendo per donar
attenzione al biondino, di cui ne condivideva il colore dei capelli e
degli occhi, rivelando una qual certa somiglianza dei tratti soltanto
quando il suo viso si schiuse in un sorriso discreto quanto
affettuoso.
– Max, ti stavo
cercando – gli si rivolse, in perfetto inglese.
– Stavo facendo
fare un giro ai miei amici – le rispose lui nella stessa lingua,
fermandosi di fronte alla donna e tornando all'utilizzo del
giapponese – Lei è la ragazza di cui ti avevo parlato ieri sera –
indicando la moretta, che presa alla sprovvista dovette costringersi
a non fare un mezzo passo indietro – Yukiko, ti presento mia madre,
la dottoressa Judy Mizuhara.
Quella presentazione
inattesa fu sul punto di farla piegare in un nuovo inchino, ma
all'ultimo la ragazza dai capelli bicolori si bloccò, deglutendo ed
infine optando per un sorriso ed una mano tesa – Molto lieta, io
sono Natsuki Yukiko.
Judy le strinse la
mano senza indugio – Piacere mio. A quanto ho capito sei un'amica
di Kei – e nel dirlo scoccò un'occhiata al diretto interessato,
provocando nella mora un lieve sussulto, prima di cambiare discorso e
presentarle la ragazza che le si era fermata accanto – Lei è la
mia assistente: Emily Watson.
La ragazza con gli
occhiali le fece un cenno del capo ed un sorriso cordiale in risposta
a quella presentazione, senza sbilanciarsi troppo, prima di esordire
in inglese – Io e la dottoressa stavamo parlando del nuovo campo di
gara e abbiamo bisogno che tu, Max, lo provi. Rick è già là ad
aspettarti – concluse, scoccando un'occhiata strana, penetrante, a
Kei, cosa che non passò inosservata alla mora.
– Ok – ribatté
il biondino, voltandosi verso i due giapponesi – Volete venire con
me? Volevo giusto proporre a Yukiko un incontro – affermò
spontaneamente.
Quell'affermazione
fece inarcare un sopracciglio alla mora, traendola dai propri
interrogativi e trovandola preda di un improvviso disagio dovuto non
tanto allo sfidante, quanto al luogo in cui si trovavano.
Quell'ambiente, pieno di ricercatori e macchinari, pronti ad
acquisire dati, la mettevano in soggezione e ne sminuirono il
naturale entusiasmo, almeno sul momento. Per questo tardò un paio di
secondi, prima di annuire, seppur non troppo convinta.
– C-certo.. molto
volentieri..
S'infilò una mano
in tasca mentre procedevano di nuovo lungo quel corridoio, diretti
all'ascensore, stringendo nel pugno Night. La forma familiare e
fredda del suo beyblade a contatto con la pelle del palmo l'aiutò a
scacciare il leggero senso di inquietudine dovuta al 'giocare
fuori casa' e di lì a poco ci si mise anche il suo bitpower a
farsi sentire, attraverso il loro legame.
“Non hai di che
preoccuparti: ci faremo valere!”
Yukiko sorrise
impercettibilmente.
Quello di cui era
certa era che non si sarebbe fatta sopraffare tanto facilmente. Ne
andava del suo orgoglio di blader.
L'aveva notata anche
lui l'occhiata velata di sottintesi di Emily e non aveva faticato, a
differenza della moretta che lo anticipava di un passo lungo il
corridoio, a dare un senso all'espressione dell'americana.
Probabilmente sperava di avere una nuova occasione per raccogliere
dati su di lui in particolare, augurandosi che decidesse per qualche
arcano motivo di scendere in campo in un incontro.
“Manderemo in
tilt i loro strumenti” affermò nella sua mente l'Aquila.
Quelle parole lo
spinsero a chiedersi quando mai aveva acconsentito all'idea di
scendere in campo, ma dovette correggere il tiro quando la volontà
del suo bitpower di sgranchirsi un po' gli risuonò in un angolo
della testa, tanto imperativa quanto irruenta. Proprio come lo era
lei.
Una Fenice,
si corresse.
“Un nome non
cambia ciò che sono, non lo ha mai fatto. Se così non fosse non ti
avrei scelto” lo interruppe la sua migliore amica,
trasmettendogli un calore che lo aiutarono a distendere i muscoli
della fronte. Rassicurato e convinto ad accantonare definitivamente
la questione, arrivò alla conclusione che avrebbe continuato a
chiamarla Aquila Rossa, così come ella stessa gli aveva appena
suggerito.
– Ma guarda chi si
vede – la voce del grosso americano raggiunse le sue orecchie
appena varcarono la soglia della stanza, al centro della quale li
stava aspettando Rick. Il bisonte aveva, stampata in volto,
un'espressione saccente di quelle che Kei ricordava avergli visto
spesso durante il suo ultimo campionato mondiale e nemmeno
nell'aspetto era cambiato molto: pelle abbronzata, capelli quasi
bianchi legati in una coda dietro la nuca, occhi penetranti e grigi,
stazza considerevole – Così è vero che ti sei rammollito – gli
si rivolse, incrociando le braccia sull'ampio petto.
I nervi del
dranzerblader si tesero, ma scoccandogli uno sguardo penetrante, non
lo diede a vedere, conservando la solita indifferenza anche nel tono
di voce.
– Che vuoi dire?
– Esattamente quel
che ho detto – ribatté imperturbabile Rick.
Kei comprese ciò
che l'americano stava facendo: cercava di provocarlo per farlo
scendere in campo contro di lui. Sfoggiò un debole quanto ironico
mezzo sorriso in sua direzione, incrociando a propria volta le
braccia. Se era davvero ciò che voleva, allora l'avrebbe
accontentato.
– Ehi! – la voce
di Yukiko, carica di contrarietà, gli forò un timpano, facendolo
quasi sussultare nel riportarla nel proprio campo visivo – Che
cos'è, una festa privata? Guardate che ci sono anche io.
– E tu chi
saresti, ragazzina?
– Lei è Natsuki
Yukiko, la compagna di viaggio di Kei – intervenne il biondino,
facendosi avanti con uno dei suoi soliti e cordiali sorrisi per fare
le presentazioni – Lui è Rick Anderson, degli All Starz.
– Rimangiati
subito quel che hai detto, se non vuoi che ti faccia il culo a
strisce! – sbottò contrariata la mora.
Eccolo, quel fuoco
che quella ragazza aveva dentro, che tornò ad ardere impetuoso in
quegli occhi di smeraldo.
La cosa lo fece
sorridere, soprattutto in reazione al pensiero che quel bisonte
avesse appena trovato pane per i suoi denti.
– Come ti
permetti?! – l'ambiente stava scaldandosi relativamente in fretta.
Un leggero fischio
uscì dagli altoparlanti prima che la voce di Emily si diffondesse
nell'ambiente, interrompendo la discussione.
– Risparmiate
le energie per sfidarvi in un incontro di Beyblade, invece di perdere
tempo come foste dei ragazzini. Il nuovo campo aspetta di essere
testato.
Quelle parole
anticiparono il ronzio che invase la stanza, proveniente dal
meccanismo a motore che azionò l'aprirsi di un'ampia porzione
circolare nel pavimento fra loro quattro. Non appena le due lastre
d'acciaio furono scomparse, nel buco prese posto, alzandosi al
livello necessario, il campo da gioco.
Kei inarcò un
sopracciglio.
Si trattava di un
terreno disseminato di spuntoni e pozze d'acqua. Eppure la roccia di
cui era costituito, annerita e plasmata da un calore che doveva
essere fra i più alti mai riprodotti, brillava di quelle che non
potevano essere altro che sferette metalliche incastonate qua e là.
– Un meteorite –
mormorò Max sorpreso, prima che la voce dell'assistente di sua madre
tornasse a farsi sentire.
– Questo campo
da gioco rappresenta la superficie di un asteroide, compresa la
gravità, molto minore rispetto a quella del nostro pianeta. Ci è
stato commissionato per sperimentare le condizioni a cui si
troverebbero gli astronauti in caso di uno sbarco su un corpo celeste
di tali dimensioni, quindi fate il vostro dovere.
– Da quando è
diventata così acida, la quattrocchi? – si informò abbastanza
annoiato il dranzerblader.
Max sorrise, facendo
spallucce – Da quando ha scoperto che il Prof. K non potrà venire
a trovarla prima del prossimo mese.
– E tu Max
devi smetterla di raccontare i fatti miei in giro!! – urlò
nel microfono la diretta interessata, massacrando i timpani dei
presenti e inducendoli a cambiare discorso.
Mizuhara ridacchiò
nervosamente, prima di spostarsi di qualche passo, per porsi dal lato
del suo vecchio compagno di squadra, un dito ancora premuto su un
orecchio nel tentativo di stapparlo.
– Ahah.. meglio
fare come dice o finiremo per diventare tutti sordi – affermò il
biondino, prima di riuscire nel suo intento e abbassare il braccio,
sfoggiando un nuovo sorriso più pacato – Chi vuole scendere in
campo per primo?
– Io –
intervennero all'unisono la mora e l'armadio, facendo un passo avanti
prima di sussultare dalla sorpresa.
– Ehi mocciosa,
fatti da parte, il mio avversario è lui – sbottò Rick irritato,
indicando il dranzerblader senza alcuna remora.
– Non chiamarmi
così, razza di buzzurro troppo cresciuto – esclamò di rimando la
ragazza, stringendo un pugno a mezz'aria e cercando di fulminarlo con
lo sguardo verde smeraldo.
Nel fissare i due
mandare lampi dagli occhi, Kei inarcò un sopracciglio ma si ritrovò
a sorridere leggermente con una nota di divertimento. La tensione
nell'aria non faceva altro che caricarlo e fargli crescere nel petto
la sua naturale combattività, rimasta sopita fino a due settimane
prima. Scoccò un'occhiata a Max ed, incrociandone lo sguardo
cobalto, intuì perfettamente che i pensieri di lui erano
perfettamente in linea con i suoi. Fecero entrambi un passo avanti,
affiancando i due litiganti.
– Che ne dite di
una sfida a quattro? – propose il biondo.
– Per me va bene –
rincarò la dose il dranzerblader, prima di posare lo sguardo sulla
sua compagna di viaggio.
Ne vide
l'espressione interdetta, traditrice di un certo stupore ma anche di
una nota più indefinita e che le fece comparire su quelle guance
candide un velo di rossore, prima che si affrettasse a distogliere lo
sguardo per portarlo al campo di gara.
– Per me non ci
sono problemi – disse il bisonte a quel punto, scoccando
un'occhiata di sfida alla nightblader che, per contro, fu lesta a
ricambiarlo fessurizzando i suoi occhi di smeraldo nel tentativo di
lanciargli una scarica elettrica.
– Ci sto! –
esclamò infatti, quasi di getto. In quanto a combattività non era
facile da battere e Kei ne era divenuto fin troppo consapevole
durante il tempo speso insieme.
Allargando le gambe,
si mise in posizione, impugnando il lanciatore che aveva tenuto
appeso in cintura, nella rispettiva fondina, sino a quel momento. Un
nuovo sguardo a Yukiko, vedendola fare altrettanto alla sua destra, e
poi fu il momento di concentrarsi, i loro avversarsi che nel mentre
li avevano imitati, posizionando i rispettivi bey nell'aggancio
apposito.
La voce
dell'americana risuonò di nuovo dall'altoparlante, scandendo il
tempo.
– Tre. Due.
Uno. – la tensione si fece palpabile – Pronti. Lancio!
Le quattro trottole
sfrecciarono delineando scie di quattro colori diversi a mezz'aria,
atterrando poi nel campo di gara e roteando vorticosamente su sé
stesse. Dranzer e Night sollevarono meno polvere di quanto il giovane
Hiwatari si sarebbe atteso, poi rammentò la differenza di forza di
gravità esercitata all'interno del campo. Non aveva mai avuto
occasione di sperimentare un terreno simile, l'unico ad esservisi
avvicinato era stato Rei molti anni addietro, proprio in un'occasione
del genere. Ne rammentava fin troppo bene la sconfitta rovinosa.
Ma lui non si
sarebbe fatto battere allo stesso modo.
E questo dovevano
saperlo anche i loro avversari.
La mente di Yukiko
vorticava alla stessa velocità del suo bey, preda di una serie di
ragionamenti uno a seguito dell'altro, come il modo in cui ruotava
Night su quel campo di gara estremamente tecnologico, la composizione
così dura del terreno, la stabilità di cui i loro avversari
parevano giovare.
Si sentiva come
elettrizzata, percorsa da continue scariche di adrenalina in tutto il
corpo, ed era un'emozione che la inebriava come avrebbe fatto
soltanto del buon vino. O il bacio di qualcuno.
La mora scoccò uno
sguardo al suo compagno di squadra, avvertendo la stessa emozione che
poc'anzi l'aveva quasi fatta arrossire nel pensare alla possibilità
di combattere fianco a fianco. Una nuova scarica di eccitazione le si
diffuse nelle membra, pompata dal battito furioso del suo cuore
contro la cassa toracica. Avrebbe dovuto mantenere la concentrazione,
lo sapeva bene, non poteva farsi distrarre da simili considerazioni,
se non voleva farsi umiliare.
– Vediamo cosa sai
fare! – esclamò il gorilla dall'altra parte del campo, lanciando
all'attacco il suo beyblade.
Dranzer incassò
bene l'assalto, mentre scintille incandescenti si sprigionarono
all'impatto. Intorno ai due sfidanti, Night e Draciel, il beyblade
verde del nippoamericano, ruotavano in circolo, studiando la
situazione. Se Yukiko rammentava bene dall'ultimo torneo che aveva
seguito in televisione, il bey del biondino era basato sulla difesa.
– Sei migliorato –
constatò la voce di Kei nel frattempo, impassibile come al solito,
verso il suo avversario.
– E questo non è
ancora niente!
Dranzer venne
sbalzato indietro, perdendo stabilità sul terreno di gioco e finendo
incolume a ruotare sulla cima di uno degli spuntoni di roccia scura
che costellavano il campo, molto simile ad un'aquila appollaiata su
un costone di roccia intenta a scrutare con pazienza la propria
preda.
Quel paragone la
fece sorridere.
– È il nostro
momento, Night!
Si gettò contro la
trottola di Rick, mandando il proprio bey alla massima velocità di
cui era capace, ma un attimo prima dell'impatto intervenne Draciel,
contrastandola e sbalzandola a sua volta indietro, nel centro di una
delle pozze d'acqua presenti sul terreno, svuotandola e cospargendo
il campo di gioco di schizzi.
– Non così in
fretta – la redarguì il biondino, la cui affabilità sembrava
scomparsa in favore di una serietà ed una combattività che non
avrebbe mai sospettato possedesse. Aveva in volto un sorrisetto che
la indusse a ricambiarlo con la stessa moneta, mentre un angolo delle
labbra le si sollevava.
Era in gamba,
proprio come ci si sarebbe aspettato da uno dei fu Bladebreakers.
Osservò Night
ruotare leggero sul suolo umido, senza che questo ne rallentasse la
velocità di rotazione. Questo era senza dubbio dovuto alla minor
gravità a cui erano sottoposti i loro beyblade, eppure non sembrava
che quel campo di gioco avesse le stesse ripercussioni sui loro
avversari, la cui stabilità era praticamente perfetta.
Avrebbero dovuto
trovare il modo di destabilizzarli. Il riverbero delle pozze d'acqua
colse l'attenzione di Yukiko e in quel momento le venne un'idea.
– Kei! – lo
chiamò di slancio, incrociandone lo sguardo scuro – Quando te lo
dico io, salta!
Lui non ribatté
nonostante il guizzo di sorpresa nella sua espressione.
Non entrando nel
dettaglio e temendo che i loro avversari li anticipassero, la mora
mandò avanti Night, facendogli innescare il meccanismo motore
interno per aumentarne ulteriormente la velocità di rotazione, prima
di sfrecciare sul terreno impervio. Il bey passò da una pozzanghera
all'altra, spargendo schizzi e diffondendo il liquido cristallino per
tutto il campo. Rick tentò di contrastarla, innervosito da quella
strana tattica, ma lei lo evitò brillantemente, giovando della sua
maggiore velocità. Soltanto quando svuotò l'ultima depressione
diede il segnale al suo compagno.
– Adesso!
Dranzer prese lo
slancio e si lanciò nel vuoto ad un'altezza tanto maggiore quanto le
stesse forze in campo lo portarono a sfrecciare. Fu quello il momento
di Yukiko di agire.
– Glaciazione,
ora!
Immediatamente dal
bey blu scuro, sprigionando una chiara luminosità dal centro del
bit, si diffuse una ventata d'aria gelida e sotto la sua punta una
spessa lastra di ghiaccio prese forma, diffondendosi radialmente
intorno ad esso. Con velocità e precisione Night percorse il campo
intorno ai loro avversarsi, congelando il suolo senza apparente
sforzo per poi lanciarsi proprio fra essi, facendoli sobbalzare in
direzioni diverse, prima di prendere lo slancio necessario e saltare
a propria volta da uno spuntone di roccia più elevato. Si lanciò
così all'attacco di Draciel dall'alto, imitata da Dranzer che si
avventò invece sul bey di Rick, il quale sembrava sbandare sul
ghiaccio, instabile quanto potrebbero essere degli zoccoli sulla
gelida e scivolosa lastra cristallizzata.
– Stella
Cometa!
– Tempesta di
Fuoco!
L'impatto fu
violentò e costrinse entrambi i giapponesi a sollevare le braccia
incrociate di fronte al volto, per ripararsi dall'onda d'urto. Yukiko
dovette chiudere gli occhi, il bagliore emesso dai loro rispettivi
attacchi risultato troppo accecante per permetterle di fare
altrimenti.
Il contrasto fra il
caldo delle fiamme di Dranzer ed il gelo della neve di Night generò
un forte spostamento d'aria e fece condensare le microscopiche gocce
di vapore acqueo in sospensione, dando vita ad una sorta di tempesta
di pioggia e fulmini che si scaricò violentemente sul campo e verso
le pareti della stanza, il tutto per la durata di una manciata di
secondi.
Quando la situazione
si placò e la nightblader si azzardò, richiamata dal sibilo emesso
dai bey ancora in gioco, ad aprire di nuovo gli occhi, in mezzo a
nuvole di fumo e polvere si trovavano ancora tre trottole soltanto,
due blu e una verde. Il beyblade del bisonte giaceva riverso
fuoricampo, così come il suo blader stava cercando di riprendersi,
sollevandosi a sedere con aria frastornata e acciaccata, i vestiti
pieni di taglietti e qualche bruciatura.
Rockbison era fuori
gioco, sì, ma Draciel stava ancora girando stabilmente sul terreno
ghiacciato.
Il sorriso che le
scoccò il biondino, abbassando a sua volta le braccia, le fece
salire un brivido di inquietudine lungo la schiena. Com'era possibile
che non avesse accusato danni? Fin dove si spingeva il potere
difensivo di quel blader?
– Era parecchio
che non avevo occasione di disputare un incontro tanto avvincente –
commentò fra l'euforico ed il soddisfatto il dracielblader – Ora
tocca a me – annunciò, facendo un passo avanti ed appoggiando un
piede sul bordo del campo, muovendo con un gesto secco e rapido il
braccio destro in un chiaro segno di sfida – Draciel!
Controllo di Gravità!
– Cosa?! – si
lasciò sfuggire Yukiko, spalancando gli occhi.
Di fronte a lei fu
come se l'impeto del beyblade avversario fosse pari a un'onda delle
dimensioni di uno tsunami e le andò incontro con una potenza che
solo per il fronte d'aria che l'anticipava fece sbandare
pericolosamente Night. Il suo bey dai riflessi d'argento venne come
incatenato al suolo, avvolto da un cono di energia, impossibilitato a
schivare quell'offensiva dirompente ed ormai la sua blader credette
di non aver scampo. Fu Kei a salvarla.
Dranzer comparve nel
loro campo visivo come una saetta andando a colpire lo stesso Night
per deviarlo dalla traiettoria d'attacco dell'avversario, evitando
che quell'impatto, all'apparenza inevitabile, avvenisse.
Riprendendosi dalla
sorpresa la mora scoccò un'occhiata al blader che aveva accanto,
trovandolo con il respiro pesante quasi quanto lo era quello di lei,
ed una luce in quegli occhi scuri da illuminarli di una sfumatura di
brace tanto intensa da farle accapponare la pelle: era uno
spettacolo.
– Non distrarti!
Quell'esclamazione
impetuosa la fece sussultare e riportare con l'attenzione alla sfida
in corso, riprendendo il controllo della situazione e concentrandosi
su ciò che vedeva. Draciel stava facendo il giro del perimetro del
campo ad una velocità tale da sbrinare il terreno, dando quasi
l'impressione che stesse cavalcando un'onda e per un istante la mora
distinse come un bagliore iniziare ad irradiarsi dal centro del suo
bit.
La situazione non
preannunciava nulla di buono e le fu lampante il non poter farsi
sorprendere un'altra volta da quello strano attacco. L'unica
soluzione, comprese, era fare la prima mossa e non lasciargli il
tempo di riprendere il controllo.
– Attacca,
Night! – urlò, sollevando una mano al soffitto per richiamare
il suo bitpower.
Questo rispose,
sprigionando una luce dai riflessi blu dal centro del bit che ben
presto aumentò di intensità tanto da permettere alla figura
dell'Anka Bianco di materializzarsi sopra le loro teste. A quel colpo
di scena vide Max sollevare ambo le sopracciglia, preso di sorpresa,
e quello era senz'altro il momento migliore per buttarlo fuori gioco.
– Resisti
Draciel! – esclamò a propria volta il biondo però,
riprendendosi velocemente.
Anche dal centro del
bit del bey verde si sprigionò un fascio di luce intenso che, dai
riflessi violacei questa volta, materializzò la figura del suo
bitpower: la Tartaruga Nera.
– Dranzer!
– si unì il comando di Kei, immischiandosi in quel confronto.
La calda ed intensa
luce dell'Aquila Rossa avvolse per intero il campo di gara,
asciugando i vestiti e la pelle della ragazza, che si ritrovò di
nuovo a cercare di ripararsi con le braccia sollevate. Questa volta
fu tutto inutile: si sentì sbalzare indietro allo stesso modo in cui
doveva essere stato per Rick poco prima. L'impatto col pavimento le
svuotò i polmoni in un unico sospiro che la fece gemere di dolore e
sorpresa, prima che una serie di stelline danzanti le comparisse
davanti agli occhi.
Udì l'eco del
rintocco di un beyblade accanto a sé ed, in un angolo remoto della
mente, intuì che quel suono era stato prodotto dal suo Night, che
giacque - immobile come la proprietaria - su un fianco.
Emily aprì di
scatto la porta della sala degli allenamenti, precipitandosi
all'interno trafelata.
Che diamine era
appena accaduto? Ciò che le si presentò davanti agli occhi castani
le diede la risposta che cercava. Rick era ancora seduto a terra, gli
occhi sbarrati nel nulla e l'espressione scioccata di chi ha appena
assistito ad una potenza fuori dal comune. I suoi abiti avevano
qualche segno di bruciatura ma niente di preoccupante, lui
sommariamente sembrava star bene, nonostante avesse subito in pieno
la Tempesta di Fuoco di Kei.
Il suo compagno di
squadra dai capelli biondi era ridotto in ginocchio, un pugno chiuso
premuto sulle mattonelle del pavimento e ricoperto di quella che ad
un esame più attento della giovane assistente sembrava proprio
brina. Il resto degli abiti del dracielblader era ricoperto di
piccoli tagli e bruciature, così come era graffiata la pelle di
braccia e gambe.
Dall'altro lato del
campo, il quale era ridotto ad un ammasso di terra nera e bruciata e
sul quale stava ancora ruotando solitario Dranzer, Kei Hiwatari stava
abbassando in quel momento le braccia, perfettamente saldo sulle
gambe, e le lanciò uno sguardo di superiorità che le fece serrare
la mascella.
Lui sapeva.
Sapeva che i loro
strumenti erano andati in corto circuito dall'improvvisa elettricità
che era nata dalla prima combinazione di attacchi di lui e della sua
compagna. Quella consapevolezza le fece stringere con frustrazione le
mani a pugno, mentre si fermava a fissarlo: era riuscito a vanificare
i loro sforzi di raccogliere qualche informazione utile anche
stavolta. Maledetto.
Poi gli occhi scuri
del dranzerblader slittarono da lei e si posarono sulla ragazza dai
capelli bicolori con la quale aveva combattuto fianco a fianco, cosa
che indusse la ricercatrice a far altrettanto.
Yukiko era stata
sbalzata più indietro ed ora stava tentando di rimettersi seduta,
una smorfia sul viso segnato da un graffio superficiale che le
correva sotto l'occhio destro. I suoi lunghi capelli scuri,
precedentemente legati in una coda alta, erano liberi e sciolti a
ricaderle sulle spalle senza un ordine ben preciso, la fascia
scarlatta che portava in fronte apparentemente in buone condizioni. I
suoi vestiti, costituiti da un paio di pantaloni di jeans ed una
canottiera grigio piombo, sormontata da una felpa nera e rossa, erano
molto meno logori di quelli degli All Starz e presentavano giusto
qualche leggera traccia di abrasione. A parte la botta che doveva
aver accusato nella caduta, sembrava stare bene.
Il gesto di cui fu
spettatrice pochi istanti dopo tuttavia, fece spalancare ancor di più
gli occhi di Emily, che non poté far altro se non accantonare ogni
altro pensiero che non fosse ciò che stava osservando. Kei si
avvicinò alla moretta, porgendole una mano guantata per aiutarla a
rimettersi in piedi.
Hiwatari Kei, il
freddo ed impassibile dranzerblader.
Lo stesso ragazzo -
uomo, si corresse - che ora sfoggiava un mezzo sorriso nei
confronti della giapponese che lo accompagnava, mentre la tirava su
praticamente di peso senza una sola parola. Erano i suoi occhi a
parlare per lui, lasciando trasparire una nota di orgoglio e
soddisfazione, insieme a qualcos'altro... rammarico? Possibile
che le stesse silenziosamente chiedendo scusa per l'epilogo
dell'incontro?
No, si rese conto,
quello non era lo stesso blader che aveva avuto occasione di
incrociare più volte diversi anni prima. Era cambiato ed Emily si
ritrovò a chiedersi, con curiosità accademica, se ad attuare quel
cambiamento fosse stata proprio la ragazza che lo accompagnava.
...continua.
[ANGOLO AUTRICE]
Sono un'autrice degenera.
Alla fine ieri sera non sono andata avanti di una virgola, anzi. Pensate un po', mi sono messa a spolverare il ripiano della scrivania. Io. Bah, sicuramente sarò impazzita perché, non contenta, stamattina ho sgomberato allo stesso modo il primo scaffale della stessa. Certo, sono soddisfatta del risultato, ma la cosa mi ha impedito di scrivere più di una singola riga del nuovo capitolo. Me tapina. Spero di rimediare nel pomeriggio ovviamente, così che domani non dobbiate rimanere in attesa del prossimo capitolo.
Avrete notato che questo, come il prossimo, è più lungo del solito (è quasi il doppio delle mie paginette di word XD) ma non potevo proprio tagliarlo! E poi scommetto che la cosa non vi dispiace!
Allora, che ne dite? Sperando che vi sia piaciuto il contenuto, vi lascio, che ho fame e vorrei davvero continuare a scrivere! Vi mando un saluto con la manina intanto!
baci
Kaiy-chan