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Autore: Ossimoro Vivente    17/09/2014    1 recensioni
Rakèl era una ragazzina.
Una delle solite ragazzine da liceo che abitava in una casa normale con una famiglia normale. Non era nè ricca ne povera, nè bella nè brutta ma, come tutti, aveva il suo carattere: era sfigata.
Ovviamente sarà una storia non cagata da nessuno,ma... chissene frega,la metto comunque! xD
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BILANCIA
 
Rakèl camminava  sul  marciapiede vicino alla scuola, inerte, a testa bassa e con i capelli dall'effetto “tendine” che le coprivano il viso.
Era depressa. Come sempre.
Mai qualcosa che le andava bene. Mai una volta che si sentisse soddifatta di ciò che faceva. La sua vita era così: un susseguirsi di cose andate storte e di conseguenze frustranti per un carattere e una sensibilità come la sua.
Nella strada accanto passavano auto e motorini. Tutti con lo stesso rombo, tranne uno. Tossiva freneticamente ma senza la regolarità di un normale motore. Il ritmo era lento e a Rakèl diede l'impressione di un motorino arrugginito.
Effettivamente era un vespino beige che appena se lo ritrovò davanti le parve un pezzo di storia, un antico e comune vespino usato spesso negli anni d'oro.
Ma rabbrividì al solo vedere quei dannati riccioli spuntare da sotto il casco del guidatore, quella maledetta ombra seduta stante.
Quando il piccolo veicolo infilò il cancello della scuola Rakèl non si trattenne dallo sbattere aggressivamente il piede sul terreno. Le fece rabbia. Le diede fastidio soprattutto il fatto di vederlo col motorino anzicchè la bici. Lei aveva evitato la sua come un sacro permesso nel precedere a lui quell'occasione, visto che era indubbiamente più bravo di lei. E invece no!
Scosse la testa duramente con gli occhi che guardavano socchiusi da una ceca rabbia il cancellino. Poi arricciò le labbra. Lo sapeva.
Da quando lo aveva visto sapeva che quello sarebbe stato un anno di merda.
 
Entrata in classe prima di lui, Rakèl vide i pochi compagni arrivati alzati che chiacchieravano allegramente sparpagliati nella classe.
Notò Sam, sta volta con due trecce morbide che le ricadevano sulle spalle e il ciuffetto attaccato con un fermaglio. Stava parlando con una coetanea più alta di lei dai capelli corti, e castani come gli occhi grandi e dolci, e dal sorriso come il suo. Dall'appello del giorno prima, Rakèl aveva capito si chiamasse Penny. Sembrava l’opposto e al contempo simile di Sam. C'era empatia tra le due, si capiva.
Sam assumeva tante facce dolci, e da quando era entrata Rakèl,a veva sentito almeno due volte la parola “carino” detto con la voce più tenera e allo stesso tempo “fastidiosa” che avesse mai sentito. Penny le aveva dato un bacio sulla guancia e l'altra, ancora più intenerita l'aveva abbracciata affettuosamente saltellando contemporaneamente dalla gioia.
Rakèl storse la bocca stranita tenendo lo sguardo ben distolto da loro. L'esagerazione di quello zucchero assunto tutto in una volta la mattina le stava fecendo venire il voltastomaco. Anche a lei riscaldava il cuore vedendo o sentendo dire di qualcosa di tenero, ma non sopportava il comportamento estremamente esaltato delle ragazzine davanti a cose del genere. Riusciva a vedere in loro uno sfondo diverso: con caramelle, lecca lecca, cuoricini rosa, e atmosfera soffusa.
Non si sentì pronta ad aprire bocca, quindi le venne solo di girare i tacchi da loro e andarsene a sedere sullo stesso posto del giorno prima.
-Buongiorno, Rakèl!-
Appena si girò, gli occhi di Sam la guardavano da lontano, ma poteva vederli tranquillamente da lì accesi e dolci con il solito sorriso gentile a far loro da contorno.
Si sentì in colpa quando non glielo ricambiò a dovere per l'ennesima volta. Riuscì a fare solo quel suo solito sorriso poco spontaneo, non ce la faceva a essere depressa con quella sua raggiante immagine. E le diede il buongiorno annuendo.
-Si ricorda ancora il mio nome- pensò.
Il banco vicino alla biondina continuava a restare vuoto, ma ancora non c'erano tutti quindi quando vide arrivare Gabriel, con lo zaino in spalla e il casco grigio del motorino in una mano, non si sorprese quando si mise a sedere vicino a Jona, ma le saltarono i nervi quando lo sentì sbuffare:-Finalmente un posto decente-
Non resistette a girarsi di scatto verso di lui per esprimere la sua collera.
-E con questo cosa vorresti dire?!-
Gabriel alzò la testa irritato.
-Che non voglio stare vicino a maldestre che poi non mi ringraziano!-
Le toccò un nervo scoperto, ma Rakèl cercò di non farlo vedere e rispondere.
-Maldestra?!Sei tu che fai lo spavaldo sorpassando una povera signorina!-
Il riccioluto alzò un sopracciglio stralunato. Non si trattenne dal ridere.
-P-povera signorina?! Ma ti sei vista allo specchio?-
Rakèl si sentì gli occhi inumidirsi.  Non potè fare altro che  rigirarsi al suo posto rassegnata.
-Idiota. Sapevo già di essere racchia, non occorreva il tuo supporto-
-Eh?-
Gabriel smise di ridere e si paralizzò con la bocca ancora aperta e sorridente. Poi gli si sgonfiò la voce:-Ma io stavo...-
-Gabriel!-
Arrivò il sorrisone di Jona a distrarlo. Capelli  tenuti all' in su da poco gel, dritti e retti. Aveva uno di quei tagli che andavano molto “di moda” tra i ragazzini di quel tempo: tutti i lati della testa rasati e delle setole di una spazzola di capelli al centro. Tipico dei ragazzi dai vestiti firmati e dai cellulari dalla forma a tavoletta che a man mano a quei tempi si facevano sempre più grandi, gettando via il loro vero utilizzo e la vera comodità di incavarlo in una comune tasca da jeans. Ed effettivamente...
-Guarda, non è figo il mio nuovo cellulare??-
Glielo mostrò grande quanto l’ avambraccio di Rakèl.
-Non gliene frega nulla a nessuno!-
-Ma dentro ci sono anche dei bei giochini!- Gli rispose con la faccia da triglia.
Il cellulare scomparve dalle sue mani. Gabriel ci stava già giocando.
Rakèl abbandonò la testa sulle braccia appoggiate sul banco sconsolata.
-Anche a me piacciono i giochini...-
La campanella della scuola tremò e nel chiacchiericcio tutti scivolarono lentamente ai loro posti, sembravano esserci tutti. La spalla le si riscaldò da una mano pallida.
Era Sam.
-Buona lezione, Rakèl-
Mentre Gabriel prendeva il diario dallo zaino, si sentì Jona avvicinarsi al suo fianco e fiatare:-Ma quindi tu sai chi è la nuova arrivata?-
Alzò la testa verso Rakèl un po' assorto e gli spiegò:
-Mi sono reso conto che è una mia vicina. Da quando l'ho sorpassata con la bicicletta mi odia a morte-
-Oh, ma che cavolo!-
La voce provenne da un ragazzone alto e robusto dai capelli gellati all'indietro che fece ingresso alla porta.
-Josef!- Esclamò Jona.
-E adesso dove vi aspettate che mi sieda io?-
Gabriel sorrise sotto i baffi.
-Da Rakèl!-
La ragazza non si girò neanche. Appoggiò la testa su una mano e guardò Josef davanti a lui, inerte. Anche lui lo era, ma sotto sotto sentiva un vago disagio che non volle esternare.
Il professore di pittura entrò in classe.
Quando si alzarono per salutarlo, la biondina arrivava appena alla spalla del ragazzone.
 
Rakèl conosceva il professore Leone, colui che era arrivato in classe. Lo aveva sempre avuto dal primo anno di scuola superiore. E lui conosceva lei.
Una volta entrato e posato la sua logora e colorata cartella, Il prof. Leone chiese prima di tutto, grattandosi pigramente la pancia:
-Chi avevate l'anno scorso al posto mio?-
Sam stava per aprire bocca.
-La Pardo, però è stata...-
Gabriel fu interrotto.
-Ah,si è incinta- lo completò il prof. rammentando il fatto.
-Arguto il ragazzo...-Pensò Rakèl. Le sembrò un tipo attivo e sempre con la risposta pronta. Anche il giorno prima non solo sembrava intelligente e sveglio, ma faceva anche morire dal ridere a tutta la classe. Il suo senso dell'umorismo fu  per lei una lotta, perchè tentava in tutti i modi di non ridere e farsi vedere indifferente, ma non ci riusciva e le scappavano sempre gli sbuffetti.
Mentre pensava a questo si ritrovò all'improvviso il faccione del Leone che aveva appoggiato le mani sul suo banco.
-Rakèl...felice di riaverti in classe per la terza volta-
Lei finse di ridere cercando di non guardarlo, un po' intimidita dal fatto che adesso la osservavano tutti. Gabriel forse no.
-Prof. La prego non me ne parli...-
-Certo che però è un bel colpo venir bocciati per due materie...-
Ed ecco toccato un altro tasto dolente. Rakèl lo sapeva. Ci gode proprio a imbarazzare la gente. Sam lo guardò storto pensando fosse stato davvero sfacciato.
-Già...-
-E come ritieni di aver studiato durante l'estate?-
-Io pensavo bene...- Inghiottì la saliva tentando di avere una faccia normale -Solo che...Agli esami sono stata delusa. Tutto qui-
Le venne il flash della prof di matematica che durante gli esami le diceva con quella voce rimbombante:-Male. E' andata male-
-Capisco...-Annuì il Leone mentre tornava alla cattedra.-Beh, allora mi raccomando di andare bene quest'anno- Rakèl arricciò le labbra.
Avendo esaurito gli argomenti di cui parlare per non scendere in un silenzio imbarazzante davanti alla nuova classe, il Leone cominciò a dire:
-Chi è Sagittario di voi?-
Nessuno alzò la mano e la classe scese davvero nel silenzio che il prof voleva tanto evitare. Il Leone rimase deluso: lui era Sagittario. Poi l'imbarazzo venne rotto.
-Anche lei se ne intende di segni zodiacali, prof??-
Era Rakèl. Molte volte le capitava di lasciarsi andare quando si parlava delle cose che le piacciono, diventando a volte così allegra che ti si scaldava il cuore, ma a volte quasi rompiscatole. Era lunatica. Proprio come il suo segno zodiacale: Bilancia. Se non c'è l' “equilibrio” starà solo male .Nella sua vita non trovava mai alcun equilibrio, per questo era diventata di personalità molto mutevole .Quando era depressa non si poteva vedere, era insopportabile. Ma le poche volte in cui era di buon umore, esplodeva in una gioia contagiosa e bellissima. Peccato che non riusciva a essere tutte e due le personalità insieme.
L'oroscopo era una cosa che l’ affascinava. Sapeva tutti i caratteri dei vari segni e le interessava vederli nelle persone. Ne era fissata. Se ci credeva? Si,ma per lei era ovvio che non tutti i segni hanno comportamenti uguali alle persone che lo portano, naturalmente ci sono personalità diverse. Credeva che almeno un pizzico del segno doveva comunque esserci, magari ognuno a modo suo.
Poi dipendeva anche dall'ascendente. Lei era ascendente Pesci. Brutto affare. Un segno molto sensibile e dubbioso sulla propria personalità, spesso in lotta con se stesso. Rakèl lo sapeva, e si credeva sfigata anche per questo. In compenso però, aveva un mondo interiore ricchissimo e variegato, un modo di vedere le cose molto creativo e bello. Peccato che non era una dote che poteva mostrare agli altri, quindi socialmente non sapeva proprio che farci con questo segno. Eppure la Bilancia è molto socievole e amichevole, perchè lei non lo era? Colpa dell'ascendente, pensava.
Alzò la mano tutta eccitata chiedendo a gran voce:
-E chi è Bilancia di voi, eh??-
Fu lenta la risposta, per un po' Rakèl non vide nessuno alzare la mano. Poi nella classe si scostò qualcuno.
Gabriel alzò lentamente la sua mano guardando ,con gli occhi semi stupiti, la ragazza.
Rakèl restò con la mano appesa a ricambiare lo sguardo stralunata.
-S-solo tu?!-
Le spuntarono i diavoli capello per capello. Gabriel non sapeva cosa imprecare davanti alla presenza del prof, anche perchè non gli veniva in mente niente.
La ragazza si girò davanti a sé ridendo convulsamente.
Poi sbattè la faccia sul banco.
Accanto a lei Josef la guardò storto.
Ecco perchè lei e Gabriel non andavano d'accordo.
   
 
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