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Autore: xX__Eli_Sev__Xx    18/09/2014    2 recensioni
[Seguito della One-Shot "You abandoned me"; spoiler X-Men DOFP]
Charles, Erik, Logan e Hank tornano a villa Xavier per tentare di localizzare Raven. Ad aiutarli ci sarà Charlotte Xavier, sorella di Charles, anch'essa mutante.
Durante le ricerche e gli allenamenti per migliorare i suoi poteri, Charlotte scoprirà cose che avrebbero dovuto rimanere nascoste, segreti mai rivelati e così potenti che sconvolgeranno totalmente la sua vita.
Nella corsa contro il tempo per salvare l'umanità e impedire al terribile futuro descritto da Wolverine di avverarsi, ognuno degli X-Men dovrà fare i conti con il proprio lato oscuro e mettere da parte l'orgoglio e l'odio per salvare, non solo le persone amate, ma l'umanità tutta.
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Dottor Henry 'Hank' McCoy/Bestia, Erik Lehnsherr/Magneto, James 'Logan' Howlett/Wolverine, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The second chance


CAPITOLO VENTIDUE

 
 Quando Charlotte si svegliò, aprì gli occhi lentamente per abituarsi alla luce che illuminava l’ambiente. Sentiva il freddo scuoterle le membra, dato che la camicia che indossava non era abbastanza pesante da riscaldarla a sufficienza.
 Si sollevò puntellandosi sui gomiti e si guardò intorno. Quando riuscì a mettere a fuoco ciò che la circondava, capì di essere in una cella, sdraiata su un materasso logoro e senza lenzuola. Inspirò profondamente e poi si mise seduta, reggendosi il capo con una mano.
Cosa faccio qui? si chiese. Poi ricordò tutto ciò che era successo a Washington.
Il proiettile, la Sentinella… abbassò lo sguardo sul petto e vide che la camicetta era macchiata di sangue. Quando sollevò il tessuto, però, notò che la ferita si era quasi totalmente rimarginata. Aggrottò le sopracciglia.
 «Ma cosa…?» le sfuggì.
 Risollevò lo sguardo. Dove l’aveva portata quel robot?
 Ad un tratto qualcosa sbatté contro le sbarre in ferro della cella.
 Lei sobbalzò e si mise a sedere.
 «Ben svegliata, mia cara.» disse una voce proveniente da aldilà della grata.
 Blade rimase immobile, non parlò e per un momento smise anche di respirare.
 «Mi chiamo Bolivar Trask.» annunciò lui.
 Charlotte lo riconobbe immediatamente: basso, capelli e barba neri, grandi occhiali dalle lenti spesse. Trask, l’uomo che stava tentando di distruggere la loro specie, l’uomo che aveva creato le Sentinelle, l’uomo che l’aveva rapita e che probabilmente l’avrebbe uccisa, come tanti altri mutanti prima di lei.
 «Cosa vuoi da me?» chiese la ragazza, la voce straordinariamente ferma.
 Lui rise. «Lo saprai presto.»
 
 Il giorno seguente, due uomini entrarono nella cella.
 Charlotte sobbalzò quando sentì la porta aprirsi, ma non ebbe il tempo di ribellarsi, che questi l’afferrarono per le braccia trascinandola fuori, su per le scale e lungo un corridoio.
 «Lasciatemi!» gridò Blade, dimenandosi. Ma era troppo debole per riuscire a liberarsi dalla loro presa.
 I due la trascinarono in una stanza illuminata da lampade a neon e la fecero sdraiare su un lettino. Mentre uno la teneva ferma, l’altro la immobilizzava utilizzando le cinghie in cuoio incorporate al materasso. Chiuse le prime due – all’altezza del petto della ragazza – ma quando arrivò alla terza, Charlotte gli sferrò un calcio dritto al volto facendolo indietreggiare. Lui si portò una mano al naso sanguinante e dopo aver imprecato uscì dalla stanza sbattendo la porta. L’altra guardia, intanto, continuava a tenerla ferma. Quando la porta si riaprì, qualche secondo dopo, rientrarono altre tre persone che riuscirono ad immobilizzarla stringendo dolorosamente le altre due cinghie attorno alle gambe, più quelle delle braccia, in modo che non potesse scappare o ribellarsi.
 «Cosa volete da me?» sbottò lei, ma questi uscirono lasciandola sola e chiudendo a chiave la porta.
 
 Dopo aver curato la ferita al collo di Erik, Charles si avvicinò alla scrivania con la sua sedia a rotelle. Non sapeva perché avesse aiutato Magneto con la sua ferita… avrebbe semplicemente dovuto lasciarlo morire dissanguato. Strinse i denti e i pugni.
 Raven stava osservando il professore, immobile, in piedi accanto a Hank. Erik aveva accettato di tornare a casa con loro per aiutarli a trovare Charlotte, ma da subito Charles non le era sembrato contento di ricevere un aiuto dal suo ex-amico.
 «Non avrei dovuto permetterle di aiutarmi. Avrei dovuto dirle di andarsene e di scappare.» si rimproverò il professore, scuotendo il capo e chiudendo gli occhi. «È tutta colpa mia. Come ho potuto essere così incosciente?»
 «No, Charles. Non è vero.» intervenne Raven «Non potevi sapere che Trask avesse una pistola e un’altra sentinella. Nessuno poteva sapere che sarebbe finita così.»
 Lui scosse il capo e si portò le mani al volto per nascondere le lacrime. «Le faranno del male, la tortureranno… mio Dio…» ansimò. «La uccideranno per ottenere ciò che vogliono e io non potrò fare nulla per aiutarla.»
 «Li fermeremo.» intervenne Hank.
 Charles scosse ancora il capo, poi volse lo sguardo verso Erik. «Se non fosse stato per te, non sarebbe mai venuta a Washington e adesso starebbe bene.» disse puntandogli un dito contro. «La colpa è tua.»
 Erik rispose con voce flebile «Le avevo chiesto di non cercarmi.»
 «Oh, che sollievo!» esclamò il professor X. «E credevi che ti avrebbe dato ascolto?»
 «Me ne sono andato perché volevi che le stessi lontano e adesso mi rimproveri per essermi allontanato?» sbottò. «Ti rendi conto che è assurdo?»
 «È tutta colpa tua!» gridò Charles «Tu non hai fatto nulla per fermare Trask quando quella Sentinella è arrivata! Hai lasciato che ferisse mia sorella e che la rapisse! E sostieni di amarla!»
 Proprio mentre Erik stava per ribattere, Raven li interruppe bruscamente. «Smettetela! Stare qui a litigare non ci aiuterà a trovarla!»
 I due mutanti si zittirono e si voltarono verso di lei, sapendo che aveva ragione. Avrebbero dovuto mantenere la calma e tentare di localizzarla prima che fosse troppo tardi e discutere non avrebbe certo aiutato. Perciò tutti e quattro si diressero verso i sotterranei per utilizzare Cerebro.
 
 La porta del laboratorio si aprì con un cigolio lasciando entrare l’aria fresca del corridoio e la luce proveniente dall’esterno. Un rumore di passi rimbombò nella stanza, perdendosi all’infinito nel vuoto.
 Charlotte sollevò la testa e vide che Trask stava avanzando verso di lei con indosso un camice bianco. Si fermò accanto al letto, che era stato abbassato per essere alla sua altezza, e la osservò.
 «Eccoci qui.» sbottò, indossando un paio di guanti bianchi «Sei pronta?»
 «Cosa vuoi da me?» ringhiò Charlotte osservando ogni suo movimento e tentando di liberarsi dalle cinghie che la intrappolavano.
 «Capire.» rispose l’altro. «Capire come funzioni. Sei una creatura straordinaria.»
 Lei dovette reprimere un insulto poco carino mordendosi la lingua. Per lui era alla stregua di una macchina, un marchingegno, un enigma da decifrare.
 Trask le si avvicinò e prima che potesse opporsi, le infilò una flebo nel braccio sinistro.
 Charlotte sussultò sentendo l’ago pungerle la pelle.
«Questo è un inibitore.» cominciò l’uomo quasi pensasse che potesse interessarle. «Ti rilasserà i muscoli e ti tranquillizzerà. Inoltre bloccherà, almeno in parte, i tuoi poteri, il che mi permetterà di studiarti più da vicino senza correre rischi.»
 «Sei uno schifoso-» le sfuggì.
 Lui sorrise. «Mia cara, una ragazza non dovrebbe pensare certe cose, tantomeno dirle ad alta voce.» disse con sguardo malizioso.
 Charlotte si dimenò ancora. Lo avrebbe preso volentieri a calci se solo avesse potuto. La rabbia che le faceva contorcere lo stomaco era così dolorosa che dovette stringere i denti per attenuare il dolore.
 «Adesso rilassati. Tra poco sarò di ritorno.» concluse e la lasciò sola.
 La ragazza sentì le forze abbandonarla lentamente. Sentì i muscoli rilassarsi e le palpebre farsi pesanti. Ogni fibra del suo corpo era ormai totalmente rilassata e inerme. Chiunque avrebbe potuto farle del male e lei non avrebbe nemmeno potuto difendersi.
 
 Charles, utilizzando Cerebro, aveva tentato di localizzare Charlotte, ma lei sembrava scomparsa. Com’era possibile che non riuscisse più a localizzarla? Non potevano certo averle modificato il DNA. La macchina avrebbe dovuto individuarla immediatamente, in qualsiasi parte del mondo si trovasse, e invece…
 «Non c’è.» concluse con voce flebile.
 «Come sarebbe a dire non c’è?» domandò Erik.
 «Non riesco a localizzarla.» spiegò con calma. I due avevano tentato di appianare le loro divergenze almeno fino a quando non avessero trovato Charlotte sana e salva. «Il suo DNA… non si trova. È come se fosse scomparso.»
 «Com’è possibile?» domandò Raven. «Non dovrebbe localizzarla ovunque si trovi?»
 Charles scosse il capo, sconsolato.
 «Forse le hanno somministrato un inibitore o stanno utilizzando una tecnica speciale per occultare il DNA.» ipotizzò Hank. «Non può essere scomparsa.»
 «E se fosse morta?» chiese il professor X. «In quel caso Cerebro non potrebbe localizzarla.»
 Hank scosse il capo. «No. Trask non l’avrebbe mai uccisa.» affermò. «Ha bisogno di lei.»
 I tre annuirono.
 Dove sei, Charlotte? pensò Charles disperato. Sospirò. L’avrebbe trovata… l’avrebbe trovata e avrebbe ucciso Trask per averla rapita e averle fatto del male.
 
 Charlotte aprì gli occhi lentamente. La prima cosa che vide furono gli occhi di Trask, puntati nei suoi. Non riuscì nemmeno a muovere il capo per distogliere lo sguardo, era troppo debole per fare qualsiasi movimento, ma poté sentire perfettamente il suo cuore prendere a martellare nella sua cassa toracica. Sbatté le palpebre lentamente un paio di volte per mettere a fuoco e inspirò profondamente.
 «Allora sei sveglia.» disse l’uomo. «Molto bene.»
 Si avvicinò con una siringa e dopo averla infilata nel braccio destro di lei, cominciò a prelevarle varie provette di sangue. Quando ebbe finito e le ebbe depositate nel piccolo frigorifero, si avvicinò e le sollevò la camicia nel punto in cui la pallottola l’aveva colpita con il proiettile.
 «La guarigione delle tue cellule è molto più lenta di quella degli altri.» constatò. «Vedrò cosa posso fare con il tuo DNA.»
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Ciao a tutti! Eccovi il 22esimo capitolo!
A Sabato con il prossimo!
Eli
[Revisionato il 14/03/2016]
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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