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Autore: sangallo    18/09/2014    3 recensioni
Il diciottesimo compleanno della signorina Anna Frozen attira le più importanti personalità della città di Arendelle, e la giovane festeggiata spera che tra gli invitati possa nascondersi il suo grande amore e che preferibilmente sia un ufficiale. Ma sua sorella maggiore Elsa sembra celare un pericoloso segreto... Quale misterioso legame unisce la famiglia Bjorgman a quella delle due sorelle? E quali sono le vere intenzioni dell’affascinante ammiraglio Westergaard?
Una reinterpretazione di Frozen, in cui la gelida magia si nasconde nei romantici salotti di metà Ottocento.
[Kristanna] [Helsa]
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note introduttive: il bunad è l'abito tradizionale norvegese

Anna e Kristoff arrivarono a villa Frozen all’incirca verso mezzogiorno, dopo aver trascorso quelle che Kristoff descrisse come le ore più drammatiche della sua esistenza. Sotto il suo naso era passata tutta la gamma cromatica di tutti i nastrini, di tutti gli spessori e di tutti i materiali possibili di Arendelle e, malgrado avesse cercato di dimostrare che il “verde basilico” sostanzialmente assomigliava al “verde menta”, non convinse affatto Anna, la quale impiegò una buona mezzora per confutare la sua tesi. L’esperienza dalla sarta poi, rappresentò l’apice della sua scarsa voce in capitolo e, dopo una rovente ora e mezza in cui aveva tentato di formulare un’opinione molto personale, uscì dall’atelier coperto dagli insulti di due donne inferocite, Anna e la sua sarta, le quali lo avevano liquidato come un rozzo sempliciotto che non capiva che per esaltare un vitino da vespa una gonna a campana era più adatta che una mise stile impero.

Esausto, frastornato, umiliato e assetato almeno quanto Sven, finalmente Kristoff arrivò alla sua destinazione.

“Mamma! Papà! Elsa!” chiamò a gran voce Anna “Sono tornata! ho portato anche un ospite”.

In poco tempo tutte le persone chiamate da Anna si presentarono nel cortile della villa. Il signor Frozen era un uomo dal corpo slanciato, vestito con una elegante giacca nera e calzoni grigi stirati impeccabilmente. La signora Frozen era una donna minuta, dai capelli scuri raccolti in uno chignon e indossava un austero bunad color prugna. Per ultima apparve Elsa, la sorella maggiore di Anna. Il primo aggettivo con cui si poteva descrivere Elsa era niveo. Il biondo dei suoi capelli tendeva al bianco, la carnagione del suo viso sembrava alabastro e il bianco che caratterizzava il sua aspetto era ancora di più messo in risalto dal blu cobalto del suo raffinato bunad. Quando vide Anna le rivolse un sorriso che le illuminò tutto il volto. Le due sorelle si salutarono, poi Anna introdusse Kristoff. Non appena Elsa lo vide chiamò il suo nome con grande calore e corse ad abbracciarlo.

“Kristoff! Ma sei proprio tu? Quanto tempo!” esclamò Elsa con inusuale entusiasmo.

“Elsa! Sono passati tanti anni... Sei diventata davvero una donna bellissima!”

Anna aveva assistito alla scena con la bocca spalancata, in primo luogo perché la sorella era una ragazza molto composta che raramente si lasciava andare alle effusioni, in secondo luogo perché in due ore che lei e Kristoff avevano speso a cercare una soluzione per enfatizzare la sua bellezza, lui non era stato in grado di farle uno straccio di complimento.

Anche i genitori di Elsa ed Anna si erano uniti alla gioia dell’incontro e salutarono Kristoff con altrettanto affetto. Prima che Anna potesse chiedere finalmente spiegazioni su una vicenda in cui si sentiva l’unica estranea, Kristoff prese la parola e spiegò il motivo della sua visita. “In verità sono venuto a trovarvi per comunicarvi una cosa molto triste” sussurrò con aria addolorata “la signora Bjorgman... mia madre... ieri notte è stata richiamata alla Casa del Signore”. La notizia procurò molto sgomento e dolore nei presenti e tutti pretesero la descrizione degli ultimi giorni della defunta. 

“come sapete mia madre è sempre stata la più cagionevole della famiglia, e dopo la scomparsa di mio padre la sua salute è peggiorata. Una infezione polmonare ha contribuito ad aggravare irreversibilmente la sua salute. Perdonatemi se sono stato messaggero di tristezza, ma, come ultimo superstite dei Bjorgman, ho ritenuto opportuno avvisarvi dell’accaduto, in nome della immensa gratitudine che provo nei vostri confronti, in particolar modo verso Elsa”. Quest’ultima e Kristoff si scambiarono uno sguardo triste, ma colmo di buoni sentimenti.

L’atmosfera compassionevole venne involontariamente e bruscamente interrotta da Gerda, la cuoca della famiglia, che annunciava il pranzo pronto in tavola. date le circostanze, tutta la famiglia Frozen convenne che Kristoff dovesse unirsi a loro per il pranzo e Anna sperò di sapere finalmente tutta la verità.

Prima di spiegare per intero la vicenda che univa le famiglie Frozen e Bjorgman, diverse portate passarono sul tavolo, dalle fettine di salmone affumicato alla torta di marzapane tuffata nella panna montata.

A tavola Elsa aveva recuperato il suo tipico atteggiamento distaccato ma irrequieto. Continuava a fissare i suoi guanti neri  di seta con inserti di brillanti, belli tanto quanto inutili per il mese di giugno, ma che lei non sembrava intenzionata a sfilarsi.

Kristoff ed Elsa si erano conosciuti una decina di anni prima, in una notte in cui la famiglia Bjorgman era impegnata a traslare alcune renne che sarebbero state vendute al mercato il giorno seguente. Il padre di Kristoff aveva perso accidentalmente l’equilibrio, quando qualcosa di scivoloso aveva permesso che la sua caduta si trasformasse in una discesa dolce e tutt’altro che pericolosa. Come ringraziamento i genitori di Kristoff avevano ospitato l’intera famiglia Frozen presso la loro baita e i due bambini avevano giocato insieme.

“La vecchiaia molti anni dopo si è portata via il mio povero babbo, ma se quella volta si è salvato, è stato merito di Elsa e del suo dono”  disse Kristoff appoggiando una mano su quella guantata di Elsa. Anna aveva ascoltato l’intero racconto con il batticuore e aveva capito perfettamente a cosa alludeva Kristoff. Le rimanevano ancora molti dubbi, i quali trovarono spiegazioni più complete quella stessa sera.

“Elsa? Posso entrare?”

“Entra pure, Anna!” rispose Elsa, che aveva udito la sorella minore bussare alla sua porta.

Elsa indossava la camicia da notte ed era intenta a pettinarsi davanti allo specchio della sua toeletta. Anna si sedette sul suo letto e chiese: “Ehm... ti dispiace se ti chiedo qualcosa  in più riguardo alla storia di Kristoff? Come mai non mi hai mai raccontato niente e soprattutto... io dov’ero?”.

Elsa la guardò e poi rispose alla sue curiosità. “Come hai scoperto oggi io e Kristoff ci siamo conosciuti da bambini, è successo molto tempo fa e non abbiamo avuto altre occasioni per incontrarci da quel giorno. A poco a poco ci siamo persi di vista, forse è per questo che mamma e papà non ti hanno mai raccontato nulla e io... mi sono dimenticata. Eri ancora piccolina ed eri in viaggio con i nonni verso la città di Corona per cercare un rimedio per... quell’incidente... che ti ha procurato la ciocca bianca tra i tuoi capelli.” Elsa era diventata improvvisamente più triste, sembrava disperata. Anna le si avvicinò e la abbracciò da dietro.

“Quindi Kristoff sa del tuo dono...”

“Sì, ammesso che di dono si tratti...” sospirò Elsa guardandosi di nuovo le mani.

“Elsa... te la senti di partecipare al ballo per i miei diciotto anni?” chiese Anna con apprensione.

“Ma certo Anna! Basterà che indossi i guanti e non ci sarà pericolo...” la rassicurò la sorella maggiore.

“Sai Elsa, con i capelli sciolti sei davvero bellissima” disse Anna con un sorriso.

“Anche tu sei bellissima, Anna... e se ti fa piacere porterò i capelli sciolti per la tua festa” le fece l’occhiolino Elsa.

Anna cinguettò con gioia e abbracciò forte forte Elsa. Poi le due sorelle si augurarono la buonanotte e andarono a coricarsi.

 
   
 
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