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Autore: AClaudia    18/09/2014    1 recensioni
"La testa gli girava come se dovesse improvvisamente alzarsi in volo e le gambe parevano fatte di pasta frolla. Afferrò pesantemente il corrimano per scendere i gradini, ma sembrava impossibile. Avrebbe salvato il suo compagno a qualsiasi costo. Sull'orlo dello svenimento, stava per accasciarsi su se stesso, quando una mano lo aiutò a rialzarsi..."
AGGIORNAMENTO!!: voglio proseguire questa storia e sto cercando qualche autore che voglia collaborare con me ;)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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QUEL MALEDETTO SPARTITO




La pioggia cadeva battente sui tetti del monastero, scandendo un ritmo assiduo e fresco, mentre lampi bianchi illuminavano a giorno le pareti, precedendo di poco dei tuoni assordanti.
Pesanti nuvole grigie segnavano l’orizzonte della capitale russa, riversando sulla città tutto il carico d’acqua, costringendo i passanti a ripararsi sotto ombrelli e impermeabili.
L’atmosfera cupa opprimeva gli edifici del centro come un forte soffio di tristezza e le gocce di pioggia colpivano le pietre come fendenti impietosi.
Alcune di esse riuscivano ad entrare dalla finestra aperta della sala degli allenamenti del monastero, formando una piccola pozza proprio accanto ai piedi di Yuri.
Era tardo pomeriggio, e la sessione di allenamenti volgeva al termine.
Alcuni ragazzi si stavano ancora sfidando, determinati nel voler dimostrare di aver fatto progressi, mentre i quattro capitani erano schierati vicino al muro ad osservare i combattimenti.
La loro mente era concentrata ad apprendere il più possibile da quegli incontri e ad elaborare nuove strategie per le future sfide.
Vorkov era stato tassativo quella mattina: quell’anno si sarebbero svolti i primi veri Campionati del Mondo di Beyblade, e la finale si sarebbe giocata proprio lì, a Mosca! Perciò i bladers del monastero dovevano aggiudicarsi la finale a tutti i costi!
“Già” pensò Yuri “il monaco vuole che la nostra squadra vinca il campionato, perciò non è più tempo di scherzare! D’ora in avanti, ognuno di noi lavorerà per avere l’opportunità di entrare in squadra, per dimostrare di essere forte, ma non sanno che io sono pronto a dimostrare quanto si sbaglino. Io sono il più forte, e questo torneo servirà unicamente a dimostrarlo a tutto il mondo!”
“Sei proprio deciso ad andare?”chiese Boris in un sussurro, tenendo lo sguardo fisso di fronte a sé.
Yuri esitò un attimo prima di rispondere.
“Sì.”
“Potrebbe essere pericoloso.”
“Non ho paura del pericolo, ci sono abituato.”
“Se ti dovessero scoprire, non te la caverai come l’altra volta” disse con una nota di preoccupazione sapientemente celata.
“Non importa. Devo vedere cosa c’è su quel foglio, è troppo importante. E comunque non mi scopriranno.”
La sua voce era carica di determinazione. In un lampo gli tornarono alla mente la chiesa e la ragazzina bionda che suonava, e poi… il monaco che raccoglieva quello spartito e lo nascondeva in fretta nella sua tasca.
Yuri sentiva di dover cercare quella prova, quel filo sottile che legava il suo presente al suo passato e quindi alla sua famiglia, tanto amata quanto perduta.
Ormai era deciso, quella sera sarebbe entrato nell’ufficio di Vorkov e l’avrebbe cercato.
“Sei così sicuro che il tuo piano funzionerà, eppure potrebbe fallire in mille modi. Così metti in pericolo anche la tua partecipazione ai campionati…”
“…e tu diventeresti capitano della squadra. Non è quello che vuoi? Di cosa ti preoccupi allora? Se dovessi fallire andrebbe tutto a tuo vantaggio… realizzeresti il tuo sogno…”
Boris si prese un attimo di tempo prima di ribattere e fece un respiro profondo. Intorno a loro gli echi dei combattimenti risuonavano nitidi e le incitazioni dei ragazzi accendevano il suo spirito battagliero.
L’insinuazione di Yuri non era casuale, aveva toccato le corde del suo orgoglio che ora vibravano pericolosamente.
“Io sono un combattente,” scandì lentamente, sottolineando il concetto, “tutto ciò che ottengo me lo sono guadagnato con le mie forze. Perciò il titolo di capitano sarà mio solo dopo che ti avrò sconfitto sul campo, non perché tu devi scontare una stupida punizione.”
A quelle parole Yuri accennò un sorriso compiaciuto. Non si aspettava niente di meno da lui, ed in parte condivideva il suo spirito combattivo. Boris era un vero guerriero.
Passarono alcuni minuti, durante i quali le voci concitate degli sfidanti lasciarono il posto al gongolare sommesso dei vincitori ed al silenzio degli sconfitti. L’allenamento era concluso, e ognuno si affrettava a raccogliere il suo bey e a uscire dalla sala sotto lo sguardo duro delle guardie.
“Non ho alcuna intenzione di venire con te, non voglio rischiare. Perciò ti dovrai arrangiare.”
“Non te l’ho chiesto infatti, andrò da solo.”
 
 
 
Il piano era stato pensato giorni prima.
Entrare nell’ufficio di Vorkov era una cosa quasi impossibile, perciò Yuri aveva messo in moto tutta la materia grigia di cui disponeva pur di pianificare ogni cosa nei minimi dettagli.
Il monastero era disseminato di telecamere, solo l’ufficio del monaco ne aveva almeno tre, così come ricordava Yuri, più, probabilmente, altre nascoste.
Inoltre esso era sempre chiuso a chiave, ed esistevano poche copie di quelle chiavi.
Per questo non si era fatto molti scrupoli nel rubare una di queste ad una guardia e a far ricadere la colpa su un altro ragazzo.
Restavano le telecamere.
 
Yuri, completamente vestito sotto le coperte del suo letto, attendeva che il suo piano facesse effetto.
Aveva organizzato un blackout generale del monastero.
Complice una piccola candela rubata dalla chiesa, pochi minuti prima era entrato di nascosto nel locale dei quadri elettrici, aveva acceso il lumino e l’aveva posizionato in modo che la fiammella sciogliesse pian piano la plastica isolante e danneggiasse i fili, mandando in corto circuito l’intero impianto.
Nel frattempo il rosso era tornato nella sua stanza, poiché sapeva che a quell’ora sarebbe passata una guardia a controllare che ogni ragazzo fosse nella sua cella.
Quella stessa guardia lo avrebbe visto esattamente nel momento in cui il monastero cadeva nell’oscurità. Nessuno avrebbe potuto incolparlo.
In un attimo il pensiero del piccolo Ilo gli occupò la mente. Se fosse stato chiuso nelle segrete chi gli avrebbe dato da mangiare, chi l’avrebbe coccolato?
Boris no, probabilmente non l’avrebbe fatto. Eppure chi può dire cosa c’è sotto una scorza tanto dura?
Diede un rapido sguardo al fagotto ben nascosto sotto il letto, anche se non vide molto poiché l’illuminazione era scarsa. Gli bastò sentire il suo lieve respiro sotto gli stracci che formavano la sua culla.
Si risistemò immediatamente appena sentì la guardia avvicinarsi alla porta e far scattare la serratura.
L’inquietante figura incappucciata mise appena un piede nella stanza, si guardò intorno con fare sbrigativo e, senza nemmeno una parola, richiuse la porta, allontanandosi.
Il cuore di Yuri cominciò a battere forte, i secondi successivi furono una vera tortura, attese con ansia quell’unico istante. Aveva forse sbagliato qualcosa nei suoi conti? Perché l’impianto continuava a funzionare?
Forse qualcuno si è accorto della cand…?
 
Buio
Tutto buio, di colpo.
 
Un solo istante di buio e silenzio.
 
Poi voci concitate e allarmate cominciarono a riecheggiare tra le pareti.
 
Yuri scattò fuori dal letto rapido e silenzioso come un gatto e diede il via al suo piano malefico.
Sistemò le coperte a forma di bambino per ingannare eventuali guardie, dopodiché uscì di soppiatto dalla sua cella, controllando che il corridoio si fosse svuotato.
Non si attardò. Sentiva le voci nei corridoi, ma non fece caso a nessuna di queste, era totalmente concentrato sul suo obiettivo. Sapeva bene che il tempo a disposizione era davvero poco.
S’infilò nel passaggio segreto ed in pochi minuti si ritrovò di fronte alla porta dell’ufficio di Vorkov.
 
Lo conosceva bene, c’era stato già molte volte. Entrò in un attimo e si richiuse la porta alle spalle.
Bene, era fatta! Ora doveva solo trovare lo spartito.
La lampada d’emergenza diffondeva una luce bianca, proprio nelle vicinanze della scrivania del monaco e Yuri vi si fiondò subito.
La sua mente lavorava rapidamente ed i suoi sensi erano allertati al massimo. Dove poteva essere?
Il piano della scrivania era totalmente sgombro, non c’era traccia di carta. L’avrà messo in un cassetto!
Cominciò ad aprirli uno ad uno, ma sfortunatamente per lui erano tutti pieni di carte, documenti e quant’altro. Maledisse mentalmente il loro carceriere.
Non c’era scelta, doveva farli passare tutti. Impiegò molto tempo e presto cominciò ad innervosirsi.
Allora decise di mollare quelle carte e di tentare con il cassetto chiuso a chiave.
“Se ci tiene molto, lo custodirà in un posto sicuro” rifletté Yuri.
Ma con cosa aprire quel cassetto? Nessun problema, era un abile scassinatore, grazie all’ausilio del tagliacarte appuntito posto vicino alla lampada da tavolo.
La lucetta fioca rese più difficile l’operazione, ma il rosso era perfettamente consapevole delle sue abilità, e la circostanza gli fece aguzzare l’ingegno.
 
Un piccolo tlac ed ecco il suo prezioso contenuto manifestarsi a lui. Era pieno zeppo di documenti, chissà quanti loschi affari gestiva il monaco.
Eppure eccolo, in cima a tutta quella pila di carta, vide un foglio pieno zeppo di pentagrammi, note e quant’altro.
Lo prese senza troppa grazia e, fremente di impazienza, lo portò sotto la lampada per vedere, per sapere, finalmente.
 
Lesse.
 
Il suo respiro rimase sospeso per lunghi attimi, e i suoi occhi si incollarono a quelle parole.
 
…cosa? Fu l’unica domanda che si formulò nella sua testa.
 
Non erano le note ad interessarlo, ma ciò che era scritto sopra:
 
 
 
 
LIBERTÀ
Di Aleksander Ivanov
 
 
 
 
In un lampo nella sua mente si formò l’immagine di un uomo chino su un pianoforte nero, con le mani affusolate che scorrevano agili sui tasti e lo sguardo assorto. Lunghi capelli neri ricadevano sulle sue spalle, mentre il suo corpo accompagnava il ritmo delle sue note. E poi una donna dai lunghi capelli rossi che si avvicinava a lui reggendo in mano una tazza di caffè. Bella, alta e snella, dai lineamenti fini e un sorriso incantevole.
Il loro sguardo. Di colpo ricordò con quanto amore sua madre lo teneva in braccio, e l’orgoglio con cui il padre lo guardava con quegli occhi azzurri, come i suoi.
 
Ora ricordava nitidamente i suoi genitori.
 
Ecco quale sarebbe stato il suo obiettivo, la sua ragione di vita, il suo futuro al monastero. Doveva ritrovarli e ricostruire la sua famiglia, indipendentemente dal prezzo da pagare. Gli allenamenti al monastero diventavano un’arma nelle sue mani. Avrebbe vinto il mondiale diventando il blader più forte del mondo, e a quel punto forse avrebbe avuto i mezzi per trovarli.
 
 
Il suo desiderio di riscatto scendeva come lava incandescente sulle sue guance, collassando sul pavimento, dove formava piccole macchie scure.
Non c’era più tempo, doveva andarsene da li.
Asciugandosi gli occhi col dorso della mano, ripose lo spartito così come l’aveva trovato, chiuse il cassetto e si precipitò alla porta, ma fu subito costretto a fermarsi e a trovarsi un nascondiglio.
Di là dalla porta c’erano delle guardie che parlavano a bassa voce.
Dovette rimanere nascosto col cuore in gola dietro un’anta del grande schedario, sperando che alla fine se ne andassero.
 
Fu quando l’impianto elettrico riprese a funzionare che cominciò la sua discesa nel panico. Di colpo si riaccesero tutte le luci e la stanza fu illuminata a giorno. Le voci dal corridoio non davano segno di cessare. Chissà quanto tempo sarebbe dovuto rimanere nascosto.
Improvvisamente una delle guardie entrò nell’ufficio e si guardò intorno per controllare che tutto fosse a posto. Fortunatamente non si accorse di Yuri, che lo spiava da una fessura.
“È tutto a posto, signore.”
 
Vorkov entrò a grandi passi nel suo studio per controllare di persona, passando in rassegna ogni millimetro di parete, come se il suo sguardo fosse dotato di raggi X. Yuri dal suo anfratto percepiva il disappunto del monaco, infastidito dall’incapacità dei suoi adepti.
“Bene, ora andate, e trovatemi il responsabile. Il colpevole dovrà pagare!” sibilò, sedendosi sulla sua poltrona.
Quando tutte le guardie furono uscite, Vorkov prese il suo PC e lo appoggiò di fronte a sé. L’illuminazione dello schermo rendeva la sua pelle di un pallore spettarle, sortendo un effetto davvero agghiacciante. Mentre Yuri fissava i tratti duri e spigolosi del monaco, si chiese se c’entrasse qualcosa con la scomparsa della sua famiglia e il seguente arrivo al monastero alla tenera età di 7 anni.
Non lo ricordava.
In quel momento il PC emise un trillo soffocato che destò Yuri dai sui pensieri. Vorkov prese un lungo respiro, dopodiché rispose alla videochiamata che destò l’attenzione del rosso.
 
Che diavolo è successo, Vorkov?”
“Scusi il disturbo signor Hito, ma abbiamo avuto un problema con l’ultimo carico.”
Che tipo di problema?”
“È stato intercettato e sequestrato dagli americani. I ribelli ora sono in gravi difficoltà. Alcuni loro magazzini sono saltati per aria, e loro ora chiedono rinforzi”
Quegli imbecilli dei tuoi scagnozzi si sono fatti beccare, stupidi idioti! Non deve ripetersi mai più Vorkov, hai capito?!”
“Ma non è colpa loro se…”
Non dire idiozie,la tua squadra fa pena, è solo una manica di stolti! Comunque non c’è problema, faccio preparare subito le casse di armi di cui hanno bisogno. Ma mi raccomando, stavolta niente errori, o ci andrai di mezzo tu personalmente, chiaro?!”
“Certo, signore!”
Con un ghigno rabbioso si congedò dal suo socio che già aveva abbandonato la conversazione.
 
In quell’istante una guardia entrò nell’ufficio e, dopo un cenno di consenso del monaco, gli si avvicinò e gli sussurrò qualcosa all’orecchio. Il volto di Vorkov cambiò immediatamente espressione, Yuri non riuscì a decifrarla. Come se all’improvviso fosse diventato una statua di cera, non c’erano emozioni, e ciò non era affatto di buon auspicio.
Con una lentezza degna di un rituale, abbassò lo sguardo sui cassetti di noce della sua scrivania e cominciò ad aprirli uno ad uno osservandone il contenuto. Yuri seguiva con ansia crescente quei movimenti, sperava che la divina provvidenza mettesse fine in qualche modo a quella lenta agonia.
Nonostante le sue preghiere, Vorkov arrivò ad aprire l’ultimo cassetto, quello che doveva essere chiuso a chiave. Lo sfilò con lentezza infinita, osservando il primo foglio poggiato sopra tutti gli altri documenti, e lo chiuse all’improvviso con un colpo secco, facendo sobbalzare Yuri nel suo nascondiglio.
Fu allora che si alzò dalla sedia, con poche falcate si stagliò di fronte allo schedario ed aprì l’antello con uno strattone.
 
 
La luce della stanza abbagliò il giovane che, ormai scoperto, si lanciò come una scheggia in direzione della porta, nell’ultimo disperato tentativo di sfuggirgli, ma un intero plotone di guardie gli fu addosso, bloccandolo.
Maledizione!
“E così hai frugato nel mio ufficio, come ti permetti, pivello!” disse afferrandogli il mento con forza per fissarlo dritto negli occhi.
Yuri non aveva paura di quello sguardo di sfida, ciò che voleva lo aveva ottenuto.
“Mi dispiace ma questa volta ti è andata male, il tuo trucco da quattro soldi è stato scoperto, le guardie si sono accorte che non eri nella tua stanza. Cos’hai da dire a tua discolpa?”
Il rosso continuava a guardarlo senza proferir parola, anche perché la morsa glaciale del monaco non glielo permetteva.
“Mettitelo bene in testa, Yuri, quel pezzo di carta non conta nulla per te. Non ha nulla a che vedere con te e con quello che eri prima. Conta solo quello che sei adesso, cioè il miglior blader del monastero, tu guiderai la nostra gloriosa squadra alla conquista del mondo! Non lo dimenticare mai! Noi saremo i padroni del mondo grazie a te! Dimentica il passato, non lasciarti distrarre da queste sciocchezze, concentrati solo sul presente e soprattutto sul futuro, tu sei il nostro futuro!”
I suoi occhi si erano riempiti di un fuoco malvagio che bramava potere e repressione. Sono gli occhi di un pazzo, pensò Yuri, ma tutto ciò sarebbe tornato a suo vantaggio.
Finalmente Vorkov mollò la presa e lui sentì di nuovo la circolazione mettersi in moto da quelle parti.
“Purtroppo però questa tua mancanza di giudizio non può passare inosservata. Inoltre scommetto che hai origliato durante una conversazione privata, non è stato per niente corretto da parte tua Yuri…”
Ancora nessuna risposta, tanto non sarebbe servita ad evitare il castigo.
“Molto bene. Date le circostanze, sarai punito, ma questa volta noi sarai portato nei sotterranei. Questa volta sarà elaborato per te un programma di allenamento intensivo per prepararti al meglio al campionato, e sarai sottoposto a delle tecniche di preparazione atletica, come dire… innovative. Tutto ciò a partire già da domani. E ora, riportatelo nella sua cella.”
Il suo tono di voce era ritornato freddo e tagliente, come sempre.
 
 
La guardia lo sbatté dentro la cella e chiuse a chiave. Yuri subito s’infilò nel letto, carico di tutte le cose che aveva scoperto e che ancora doveva scoprire. Chiuse gli occhi pensando ancora ai suoi genitori, alla sua casa, al calore che lo circondava. Quei dolci ricordi avrebbero reso meno terribile il nuovo programma di allenamento, che si prospettava davvero pesante.
“Non importa”, pensò il giovane Yuri, “ora comincio a capire, e non mi fermerò certo qui. Devo andare dove posso trovare risposte.”
La stanchezza lo fece crollare in un attimo, portando con sé un sonno senza sogni, e in un attimo fu di nuovo mattino.
Fu la zampina di Ilo a fargli riaprire gli occhi poco prima che il sole sorgesse. Era salito sul letto, strofinando il suo musetto sulle guance del suo amico cercando cibo. Yuri sorrise, prese in braccio il cucciolo e gli riempì la ciotola di latte, osservandolo mentre si affannava a berne il più possibile inzuppandovi tutto il muso. Com’era bello accarezzare il suo pelo morbido. Chissà se anche lui sentiva la mancanza della sua famiglia?
Gli tornò in mente tutto ciò che era successo la sera prima, solo che stavolta c’era un elemento in più che misteriosamente gli era tornato alla mente: un palazzo e una grossa scritta.
“P. I. Čajkovskij”.
 
 
 
 
 
Note:
Eccovi, gentili lettori, il nuovo capitolo!
Tra lo studio e la vacanza, finalmente ho di nuovo prodotto qualcosa! Spero di non avervi lasciato per  troppo tempo col fiato sospeso!!
Ormai siamo vicinissimi alla conclusione della prima macro-parte (non so se si possa dire così…), nel senso che il capitolo successivo servirà a chiudere questa serie di eventi ambientati, come avevamo detto, ancora prima del primo campionato di beyblade. Ma chi sa cosa succederà in futuro? E soprattutto quanto può influire il passato sul presente e sul futuro?
Non sono ancora finite le sventure per il nostro Yuri!!
Perciò restate sintonizzati su questo canale, ne vedrete ancora delle belle!
Il suo fighissimo padre è ispirato un personaggio reale, vediamo se qualcuno capisce chi è… vero è che non l’ho descritto molto :P.
Comunque alla fine del prossimo capitolo vi dirò chi è ;)
 
Grazie a tutti i lettori, sia assidui sia occasionali, e a tutti quelli che hanno trovato il tempo di lasciare una recensione!
Ho promesso di controllare meglio l’ortografia prima di “andare in stampa”, perciò spero di non avere lasciato errori in giro!!
Quale scrittrice e critica (in erba) sono sempre pronta ad ascoltare tutti i pareri, positivi o negativi, lunghi o corti che siano, perciò ogni commento è ben accetto!
A presto!
  
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