Ciao a
tutti!
Avevo deciso
di terminare le mie vecchie storie ed in effetti a una ho messo la
parola ‘fine’.
Però
avevo
iniziato a scrivere anche questa e ormai sono a metà
dell’opera. Sarà un storia
di dieci capitoli, con una lunghezza (a battitura) simile ai romanzi
rosa della
Harmony alla quale si ispira.
L’introduzione
è un pochino lunga, ma spiega la storia e il contesto nella
quale si svolge.
Ci sentiamo
sotto…
§§§
Questa
è una storia fan fiction
scritta senza scopo di lucro i cui personaggi, se presenti nei libri
originali,
sono di proprietà di Day Leclaire. Fatti e eventi sono miei
(sempre che possa
esistere qualche cosa di nuovo dopo Shakespeare).
Antefatto.
La
famiglia Dante nasce con
la coppia Primo Dante e signora, che dalla assolata Toscana, fuggono e
si
trasferiscono in America a San Francisco. Qui mettono le basi per
quello che
sarà un impero della gioielleria la 'Dantes Jewelry' famosa
soprattutto per i
diamanti di fuoco, estratti dall’unica miniera al mondo che
è di proprietà
della famiglia. Hanno anche la benedizione di due figli, Dominic ed
Alessandro
che a loro volta hanno quattro figli ciascuno. Severo, Marco e Lazzaro
(gemelli) e Niccolò per Dominic, Luciano, Rafaelo, Draco e
Gianna (l’unica
femmina della generazione) per Alessandro.
Famiglia
molto unita. La
particolarità di questa famiglia è, in
realtà, l’Inferno, una sorta di benefica
maledizione. Quando un componente della famiglia incontra la sua anima
gemella,
scatta una attrazione incredibile e quando la tocca, anche con una
semplice
stretta di mano, si viene ambedue attraversati da una scossa molto
simile
all’elettricità statica ma meno dolorosa e
più profonda. A quel punto non si
può far niente perché scoppia una attrazione
assoluta che non consente niente
altro che la soddisfazione della passione. Da qui alla connessione di
anime e
all’amore assoluto il passo è brevissimo e tutti
vissero felici e contenti.
In
sostanza l’autrice ha
scritto questi vari libri raccontando le diverse storie di questi
gioiellieri
(dall’amministratore delegato Severo al responsabile
pubbliche relazioni con
l’estero Marco, al direttore finanziario Lazzaro al gemmologo
Draco ai
responsabili della sicurezza e trasporti Rafaelo e Luciano, al risolvi
guai
Niccolò e alla responsabile degli eventi Gianna) che si sono
incontrati con
ragazze (e ragazzo) più o meno addentro
all’azienda (abbiamo la designer di
gioielli, la contabile, la direttrice dell’azienda fornitrice
del platino, alla
disegnatrice di libri per bambini o la cameriera appassionata
animalista, la
truffatrice o l'imprenditore rampante).
Sono
libri Harmony con il
classico stereotipo del bello e ricchissimo 30, 35 anni e lei 23, 28.
piccole
sfumature che distinguono i vari personaggi (dal romantico e
affascinante Marco
al più bello ma cinico Rafe, al pragmatico Lazz o
l'ipercontrollato Luc) ma
alla fine tutti romanticissimi.
Adesso
a noi.
Nell’andare
delle varie
storie, sono venuti fuori anche dei figli di queste coppie e io mi sono
chiesta
“Se al posto di avere trent’anni o giù
di lì, fosse un ragazzo di diciassette o
diciotto? E lei altrettanto giovane? Provare l’Inferno
così piccoli, con già
gli ormoni in subbuglio diventa una cosa più grande di
quanto possano
affrontare . Da
ricordare inoltre che i
Dante sono tra le famiglie più famose e importanti di San
Francisco.
Si
prospettano scenari quasi
apocalittici. E
senza dubbio trovarsi ad
aver a che fare con una famiglia tanto tradizionalista come i Dante
(niente
sesso fuori del matrimonio anche se a loro scappa, fidanzamento in
casa, cioè
palazzo, e non esiste il divorzio e la sposa scelta
dall’Inferno è per sempre)
diventa difficile per un adolescente.
Negli
otto libri della serie
Dante’s Legacy che ho letto (quelli pubblicati in Italia, ne
esistono altri tre
in America. Due sui figli illegittimi di Dominic avuti con la sua
amante scelta
dall’Inferno e uno che è la storia di Primo e
signora e di come si sono
innamorati e fuggiti dal fidanzato di lei in Toscana), abbiamo un
Lorenzo
figlio di Severo e Francesca, uno Stefano figlio di Draco e Shayla, un
Dominic
figlio di Niccolò e Kiley, e una Amata figlia di Lazzaro e
Ariana (unica
femmina della nuova generazione). Nei libri si accenna anche al fatto
che
Niccolò avrà quattro figli e Luc e Téa
altrettanti.
Io
ho pensato a un Cosimo
(viste le origini, sono tutti nomi italiani anche un pochino desueti),
secondo
figlio di Severo e Francesca. (Severo è il primogenito, il
più vecchio dei
cugini Dante. È il presidente del consiglio di
amministrazione. Francesca è una
ragazza molto in gamba, disegnatrice di gioielli, figlia illegittima di
un
concorrente dei Dante).
Che
la storia abbia inizio…
Capitolo
1
«Cos!
Sbrigati che dobbiamo andare a scuola! » gridò suo
cugino Alessandro, figlio di
Niccolò, senza scendere dall'auto accesa parcheggiata nel
vialetto della villa.
«Alex,
che caspita! Aspetta un attimo! » rispose il ragazzo. Si
voltò verso la madre
dopo aver agguantato il secondo toast e le baciò la guancia
liscia e rosa.
«Ciao, ma'. Torno tardi oggi, ho gli allenamenti» e
raccolta la borsa con i
libri e i cambi, corse a raggiungere l'auto sportiva che lo aspettava.
Infilò
zaino e borsone sul sedile posteriore, accanto al fratellino di
Alessandro, più
piccolo di tre anni, Vittorio, e batté il palmo al cugino,
il quale inserì
subito la marcia e fece manovra verso il liceo.
«Allora,
Cos, che mi racconti della tipa con cui eri ieri sera? »
chiese Alex sbirciando
il profilo del cugino, mentre questi addentava il toast.
«Unsfah
fisegt. Daisfh usrtgh» rispose a bocca piena.
«Capito
niente. Credo che se rispondessi così anche a tuo padre,
saresti ridotto in
frittelle. Hai sentito Lorenzo? Come se la passa a Yale? ».
Lorenzo
era il fratello maggiore di Cosimo, il primogenito di Severo e
Francesca Dante
e frequentava la facoltà di giurisprudenza. Inutile dire che
nessuno dei
genitori era entusiasta che il figlio non avesse ereditato
né lo spirito
imprenditoriale del padre direttore amministrativo e presidente del
consiglio della
Dantes, né il talento creativo della madre, designer di
punta dei gioielli
dell'impresa di famiglia, e lui per fuggire alle recriminazioni era
andato a
rifugiarsi in un ateneo dall'altra parte degli Stati Uniti. E per
questo i loro
genitori, avevano inconsapevolmente iniziato a pressare il
più piccolo Cosimo
nella speranza che almeno un figlio avesse la loro stessa passione.
Cos
sospirò. «Se la passa molto meglio di me. Va alle
feste, si scopa ragazze senza
pensieri e studia per passare esami su esami. Diventerà un
avvocato con le
contro palle e io mi farò difendere da lui quando
ucciderò i miei genitori per
troppa pressione» borbottò.
«Il
bisnonno Primo si rivolterebbe nella tomba e Alessandro senior ti
farebbe
sedere sulla sedia elettrica» ribatté Alex che
portava lo stesso nome del
prozio.
«Domani
sera ci sarà la cena di famiglia... ci verrai? »
chiese ancora Alex.
«Verrà
anche Jo? » chiese Cos con tono seccato.
«Certo»
sospirò la risposta l'altro. Sapeva bene che tra i due
cugini non scorreva buon
sangue. Jo, Giovanni, era figlio di Marco e aveva preso dal padre il
fascino e
la simpatia dei Dante. Era capace di far cadere le ragazze ai suoi
piedi come
se fossero pere cotte e, purtroppo, non si limitava a quelle
disponibili ma
importunava anche quelle che i cugini avevano puntato.
A
Cosimo bruciava ancora che gli avesse soffiato Candy. Certo, lei era la
classica ragazzina cretina che serviva solo per una scopata, ma non
riuscire ad
impedire che l'altro si mettesse in mezzo e gliela sfilasse dalle
mani...
«Allora
no» rispose deciso.
«Sai
che non puoi rifiutarti. È il compleanno di Amata e se non
saremo tutti
presenti, verremo convocati da Alessandro ed Elisa che ci faranno una
paternale
fiume sull'importanza della famiglia, oltre che subirci tutto quello
che la
nostra cara cuginetta potrebbe combinarci per vendicarsi» gli
ricordò Alex.
«Insomma!
Ha già ventuno anni! Dovrebbe smetterla di arrabbiarsi per
tutto quanto.
Oltretutto è l'unica femmina tra i cugini e la trattiamo fin
troppo bene, visto
come ci schiavizza... comunque, okay. Voglio evitare la paternale
quindi verrò
al compleanno... ma mi rifiuto di mettermi a tagliare il prosciutto
come
l'ultima volta».
«Allora
starai ai sughi. Secondo me dovresti chiarirti con Jo e parlare con zio
Marco.
Sono certo che lui lo metterebbe a posto» propose l'altro.
Cos
lo guardò scettico. «Zio Marco? Non è
lui che per sposare la zia si è finto suo
fratello e gli ha portato via la fidanzata? ». Se il sangue
non mentiva, non
era proprio il caso di mettere in mezzo anche lo zio.
«Ma
quello era un caso diverso. Lo zio aveva provato l'Inferno con Caitlyn,
non
poteva fare altrimenti».
Già,
l'Inferno.
Aveva
il terrore di quella maledizione. Come tutti i cugini.
Era
una storia che sapeva da quando era nato. A ogni riunione di famiglia,
saltava
fuori la benedizione dei Dante. L'Inferno.
Quando
uno qualsiasi di loro, incontrava la sua anima gemella, al solo tocco
della
mano, una scossa lo attraversava e né lui né la
ragazza avrebbero più potuto
recidere questo legame di amore e passione travolgente e assoluta, che
li
avrebbe tenuti insieme e benedetti per il resto dei loro giorni.
Anche
perché l'Inferno colpisce una volta sola nella vita e non
puoi rinunciarci,
pena una vita vuota, triste e infelice che nessuno di loro si augurava.
C'era
stato un periodo della sua infanzia, dove si era rifiutato di giocare,
sfiorare
o anche solo guardare le bambine, per paura che gli venisse questa
malattia.
Costantine,
il marito di Gianna, la cugina di suo padre, diceva che all'inizio gli
sembrava
che gli avessero tolto la facoltà di scelta. Come se fosse
stato intrappolato.
Allora si era piegato all'Inferno e da allora non si era mai sentito
più
felice.
Era
circondato da una serie di adulti che lodavano e ringraziavano
l'Inferno per la
felicità di avere le loro spose al fianco e tutto
quell'amore puro e duraturo,
visti i prozii e i bisnonni, era comunque abbastanza inquietante.
Alcuni
dei suoi compagni avevano i genitori separati. Nella sua famiglia la
sola
ipotesi era inconcepibile, visto che tutti erano sposi infernali e
nessuno
avrebbe osato irritare il fantasma di nonno Primo. Sarebbe tornato
sulla terra
a tormentare chiunque non si fosse comportato con onore e saggezza,
come si
confaceva a un Dante.
A
lui però questa storia non andava proprio giù.
Questa forza ancestrale che lo
obbligava in un settore così delicato della sua vita come i
sentimenti, lo
faceva sentire come un condannato destinato alla pena capitale. Fortuna
che i
suoi genitori, gli zii e i loro cugini, aveva sperimentato l'Inferno
intorno ai
trent'anni, almeno poteva concedersi ancora parecchio tempo di sano
divertimento, prima di essere costretto a capitolare.
«E
che sughi siano» sospirò sconfitto prima di
rivolgere la sua attenzione ad
altri pensieri.
Finalmente
arrivarono a scuola.
Tutti
loro Dante studiavano in una scuola privata che comprendeva tutti i
livelli
scolastici, dalle elementari al liceo, salvo chi era già al
college. Ovviamente
c'era la divisa scolastica, me nessuno di loro era abbastanza ligio per
indossarla in modo impeccabile. Anche i gemelli Christofer e Christian,
i più
piccoli tra i cugini, figli di Luc e Tèa, avevano un odio
spasmodico contro la
cravatta a righe rosse blu e grigie, anche se loro era comprensibile
visto che
avevano solo sette anni.
Quando
Cosimo, Alessandro e Vittorio entrarono a scuola, la cravatta era a
penzoloni,
la camicia fuori dai pantaloni scuri e il gilet grigio negligentemente
sbottonato.
«Signor
Dante, la cravatta» li richiamò un insegnante che
passava da quelle parti.
I
cugini si guardarono perplessi. «Chi dei tre? »
chiese Alessandro fingendosi
interessato. L'insegnante non rispose, limitandosi ad inarcare un
sopracciglio
prima di dirigersi verso la classe.
Cosimo
ed Alessandro frequentavano l'ultima classe del liceo. Ultimo anno
prima del
college. Ambedue non vedevano l'ora di fuggire dal controllo della
famiglia per
godersi la libertà dell'università lontano da
casa.
«Ciao,
Cos. Alex... passata bene la serata? Io alla grandissima»
sorrise Jo Dante,
appoggiato indolente allo stipite della porta della classe che
condivideva con
i cugini.
Gli
altri due si avvicinarono e, per chi non li avesse mai conosciuti,
avrebbe
pensato fossero tre fratelli. I colori dei Dante, appartenenti a tutta
la
famiglia, comparivano indistintamente in tutti e tre. Capelli
nerissimi, con
riflessi blu e castani, folti e indomabili, occhi uguali a quelli dei
genitori:
verde scuro per Jo, neri per Alex e ambra per Cos. Lineamenti decisi,
zigomi
alti e mascella pronunciata. Con spalle larghe regalate dalle
attività sportive
e una notevole altezza dovuta ai geni famigliari.
«Ciao,
Alex» salutò una biondina ossigenata passando
l'indice sul petto del ragazzo, e
scivolandogli accanto per andare a sedersi in classe.
Tutti
e tre seguirono il suo sculettare. «Complimenti, Alex.
Suzanne è proprio un
bocconcino... anche se un pochino usata» disse Jo
ridacchiando.
«Meglio
me che te. Anche se è usata me la voglio godere... magari
imparo qualcosa»
rispose il ragazzo, seguendo la tipa e sedendosi dietro di lei.
«Non
fare il geloso, Jo. Non tutte devono per forza venire dietro a te.
Lasciane
qualcuna anche a noi» si intromise Cos, seguendo il cugino al
banco.
La
mattina trascorse nella noia totale, con gli insegnanti che cercavano
di tenere
a bada i ragazzi e inculcargli qualche nozione da ritenersi
fondamentale.
Mai
l'intervallo venne accolto con tanta gratitudine.
«Ehi,
ragazzi! Nella nostra classe è arrivato un nuovo studente!
» annunciò Simone,
il figlio diciassettenne di Rafe e Larkin, ennesimo Dante dell'istituto.
«E
cosa ci può interessare? » chiese Jo guardandosi
distrattamente intorno per
vedere se c'erano ragazze disponibili nei paraggi.
«Oh,
niente. Pensavo potesse interessare un soggetto un po' strano... ma se
non ne
volete sapere» lasciò in sospeso il commento e
facendo spallucce, si allontanò
verso i suoi compagni di scuola.
Lasciato
solo dai cugini, Cos iniziò a camminare per il corridoio
dirigendosi verso le
macchinette. Aveva bisogno immediato di un caffè, visto che
non aveva bevuto
nulla quella mattina, a parte il colluttorio.
Nel
corridoio, parecchie ragazze lo guardavano sospirando. Di tutti quei
sospiri,
lui riusciva a distinguere quelli da rimpianto di chi aveva provato a
stare con
lui e ancora voleva riprovarci, chi invece lo desiderava ma, per
timidezza o
nessuna speranza per il proprio aspetto non osava avvicinarlo, e chi lo
odiava
per essere stata malamente scaricata.
Non
che lui avesse tanto successo con le ragazze, almeno non quanto Jo, ma se la cavava
discretamente bene
e non poteva certo lamentarsi.
Stava
aspettando il suo caffè mentre si guardava distrattamente
intorno. Ragazzi e
ragazze andavano avanti e indietro, ridendo e scherzando. Qualcuno
correva
urtando gli altri che insultavano il burlone di turno.
Anche
lui divenne vittima della pallina impazzita, che venne fermata una
decina di
passi più avanti da un solerte bidello. Nel frattempo
però un corpo spintonato,
gli era finito addosso, facendogli rovesciare tutto il caffè
sul pavimento di
marmo.
«Oh,
cielo. Scusami… non è stata colpa mia. Quello
là mi ha spinto e…».
Cosimo
si girò a guardare quel piccolo elfo dai capelli scuri e
dagli occhi grigi. Era
talmente gracile che c’era da urlare al miracolo se lo stesso
spintone non
l’avesse spezzato in due. Tutta l’irritazione per
aver perso il caffè sparì in
un secondo, non appena incrociò i suoi occhi.
«Non
preoccuparti. Jordan è un cretino di
natura e io non mi sono macchiato. Ci sarà solo il lavoro
per la bidella». Si
complimentò con se stesso per essere riuscito a sembrare
perfettamente normale
nel parlare, perché il suo cervello stava andando per i
fatti suoi.
Il
suo corpo stava letteralmente vibrando, come un diapason e la sua testa
si
stava impercettibilmente chinando verso il ragazzo che aveva di fronte.
Stava
desiderando di stringerlo al petto e proteggerlo da tutto e tutti.
Voleva…
diavolo! Voleva baciarlo!
Il
piccolo elfo si aprì a un sorriso sollevato e tese la mano
piccola e delicata.
«Piacere,
mi chiamo Charlie O’Leary, e tu sei?». Cosimo la
strinse temendo quello che il
suo subconscio aveva già intuito.
«Cosimo
Dante» rispose. E la sentì. Forte. Spiazzante. Una
scossa che nulla aveva a che
fare con l’elettricità statica, gli invase il
palmo, gli penetrò nelle ossa,
nel profondo del suo animo e riuscì ruggendo ancora
più forte e attraversando
il ragazzo che era di fronte a lui, in una onda continua di qualcosa
che si
avvicinava molto alla passione.
Charlie
spalancò gli occhi e automaticamente staccò la
sua mano da lui.
«Cosa
è successo?» chiese con voce rotta.
Cosimo
lo guardò, incapace di esternare quello che il suo cervello
stava elaborando. L’Inferno?
Era questo l’Inferno tanto
decantato dai suoi famigliari? Ma lui aveva avuto l’Inferno
con un ragazzo? Lui
non era gay! Nessuno dei suoi cugini era gay! Beh, forse Simone, ma era
ancora
tutto da chiarire. Lui no! Assolutamente no!
Si
accorse che il ragazzino continuava a guardarlo curioso. Aveva
socchiuso le
labbra e respirava leggermente affannato. Anche lui l’aveva
sentito, allora. Il
piccolo elfo non gli arrivava alla spalla, ed era magrissimo,
allampanato
quasi. Sembrava un po’ denutrito, tanto che sia i calzoni
scuri che il
maglioncino grigio, apparivano appesi ed enormi in confronto a quanto
dovevano
coprire. Quando il suo sguardo tornò sul viso del ragazzo,
si accorse di quanto
parevano femminili i suoi tratti: gli occhi grigi erano contornati da
ciglia
scure lunghissime. Il naso era piccolo e la bocca due petali di rosa. I
capelli
erano corti, castani e indisciplinati, proprio come i suoi. Se fosse
stato gay,
quel ragazzino sarebbe stato un esempio perfetto e magari gli sarebbe
piaciuto.
Ma lui era etero. Diavolo! Un etero convintissimo!
Eppure…
eppure il suo cervello gli stava gridando: Prendila!
Baciala e marchiala come tua! Falla tua! Prendila! Si
costrinse a ritornare
presente per rispondere.
«E’
elettricità statica. Non c’è niente di
cui debba preoccuparti. Con questi
maglioni capita sempre» cercò di dire in tono
leggero.
Charlie
sembrò credergli rilassandosi ed avvicinandosi a lui.
«Allora, posso offrirti
un caffè? Ne prendo uno anche io» disse inserendo
direttamente le monetine
nella macchina.
Per
quanto Cos volesse stringere quel ragazzo, il suo cervello lo costrinse
a fare
un piccolo passo indietro, per non sfiorarlo neanche. Sicuramente, se
lo avesse
toccato, l’Inferno si sarebbe scatenato con tutta la sua
furia e lui non
sarebbe stato più in grado di resistere dallo stringere e
baciare quel piccolo
elfo, per poi trascinarlo via e possederlo in tutti i modi possibili.
Già.
E quali erano i modi possibili con un ragazzo? Il solo fatto di
pensarci,
voleva dire che stava cedendo alla lussuria per quel ragazzino e questo
non
andava per niente bene. Doveva parlarne con qualcuno. Ma chi?
«In
classe con me ci deve essere un tuo parente. Simone Dante. Lo
conosci?» chiese
Charlie tra un sorso e l’altro. Vedere il suo deglutire la
bevanda, osservare
la gola nivea, lo stava facendo diventare pazzo. Sentiva crescere
l’eccitazione
e poteva solo ringraziare tutti i santi del paradiso per aver il vizio
di
lasciare la camicia fuori dai pantaloni. In quel modo poteva coprire
qualsiasi
problema.
«Sì.
È un cugino. Siamo in tanti qui dentro… allora tu
sei il nuovo studente!». Ecco
perché era la prima volta che lo vedeva. Altrimenti si
sarebbe accorto prima di
quel piccolo delizioso elfo. Delizioso? Stava degenerando.
«Oh.
In effetti hai ragione. Vengo da Toronto, ma mio padre è
stato trasferito qui
dalla filiale della banca dove lavora. Questa è
già la terza scuola che cambio
in quattro anni. Spero di non muovermi più fino al
diploma».
«Presumo
che essere quello nuovo sia difficile».
«Non
hai idea quanto» rispose il ragazzino prima di sentire la
campanella che
annunciava il ritorno alle lezioni. «Scusa. Devo andare.
Piacere di averti
conosciuto, Cosimo». E detto questo alzò una mano
e sparì verso la classe.
Cosimo
rispose al saluto e lasciò che il suo sguardo rimanesse
affascinato dal
fondoschiena del ragazzino. Era una sua impressione o ondeggiava
leggermente?
Charlie
tornò in classe in preda a mille dubbi. Cos’era
quella scossa che aveva sentito
quando aveva stretto la mano di Cosimo? E perché sentiva
questo impulso di
baciare quel ragazzo. Era un pensiero quasi selvaggio, per niente
arginabile
dietro la maschera di compostezza che portava di solito.
Lo
voleva. Aveva quasi diciotto anni e, nonostante non avesse mai fatto,
né
provato nulla di vagamente simile, voleva disperatamente fare
l’amore con
Cosimo Dante. Si trattenne dal voltarsi indietro o avrebbe dato sfogo
ai suoi
desideri.
Chiuse
gli occhi ed entrò in classe.
Scrollando
le spalle, Cos si diresse dalla parte opposta, verso la porta dove lo
stava
aspettando Alessandro.
«Perché
ti stai grattando il palmo?» chiese leggero il cugino per poi
interrompere il
suo cammino verso il banco e voltarsi urlando a voce alta, tanto da
zittire
l’intera classe. «Sei stato colpito
dall’Inferno!» e gridando questo gli
puntò
il dito addosso.
Inutile
dire come sbiancò Cosimo dallo spavento. Mai, mai avrebbe
ammesso di aver
provato l’Inferno con un ragazzo. Prima doveva elaborare e
rendersi conto che
quello che aveva provato per quel piccolo elfo dagli occhi grigi, non
era altro
che semplice attrazione. Oggettivamente era un bel ragazzo e se il suo
viso
fosse appartenuto a una donzella, gli sarebbe piaciuto immensamente.
Ecco, sì.
Lui si era immaginato fosse una ragazza e per questo aveva avuto questa
attrazione fatale che nulla aveva a che fare con l’Inferno
dei Dante.
Garantito.
Forse
sarebbe stato meglio parlarne con il prozio Alessandro. Magari gli
avrebbe
chiarito un po’ di dubbi.
«Ma
no, figurati» nicchiò il ragazzo.
Alex
abbassò il volume, visto che anche Jo era con le antenne
dritte, pronto a
carpire ogni segreto dei cugini. «Non mi prendere per il
culo. Abbiamo visto
tutti e per anni, come si grattano i palmi i nostri genitori e cugini.
Fanno
tutti così e il bisnonno diceva che era il ricordo del primo
contatto con
l’anima gemella. Allora? Chi è la ragazza? La
conosco? Ci sono uscito? No! È
una ex di Jo? Per questo non ne parli? Però è
strano. Dovresti avere anche
un’attrazione latente non appena la vedi, così
diceva papà. Quindi non l’hai
mai vista… e per non averla mai vista, considerando che
abbiamo girato tutte le
classi dell’istituto sino a quelle della primaria, vuol dire
che è una ragazza
nuova. Ma non c’è nessuno di
nuovo…». Il ragazzo cominciò a
ragionare a bassa
voce, prima procedendo con domande incalzanti alle quali Cosimo non
riuscì a
rispondere, per poi passare ai pensieri a ruota libera, sino ad
arrivare
all’inevitabile soluzione. «No! È il
nuovo studente che ha detto Simone, vero?»
concluse vittorioso.
Cosimo
annuì sconfitto e sganciò la bomba. «Si
chiama Charlie».
Alex
passò dal sorriso smagliante a una smorfia schifata, non
appena il nome
inequivocabilmente maschile, si infilò nella sua corteccia
celebrale.
«Un
ragazzo?» bisbigliò con voce rotta. Cosimo non
poté che annuire, mentre Alex,
dal silenzio perplesso, scoppiò in una risata fragorosa che
fece scattare
sull’attenti tutta la classe, insegnante compresa.
«Signor
Dante. Vuol essere così gentile da far ridere anche
noi?» chiese la professoressa
piccata.
«Scusi
signora Mossen, mio cugino ha fatto una battuta e non sono riuscito a
trattenermi. Non capiterà più» rispose
Alex asciugando gli occhi che
lacrimavano dal ridere.
Per
tutta risposta ricevette una potente gomitata da Cosimo e una promessa
«Ne
parliamo fuori».
Per
tutto il resto della giornata, compresa la pausa in mensa, dovette
subire gli
attacchi curiosi e le risa sfrenate di suo cugino.
Soprattutto
quando varcarono la soglia della mensa scolastica e Alex
cominciò a guardarsi
attorno come un avvoltoio, senza neanche soffermarsi su una
ansiosissima
Suzanne, che era pronta a soddisfare ogni desiderio del giovane Dante.
Lui era
troppo interessato altrove. A scoprire l’oggetto
dell’Inferno del suo cugino
preferito, nonché compagno delle scorribande più
divertenti di cui avesse
memoria. Lui e i suoi genitori.
«Dov’è?
Dov’è questo stupendo essere che ha trascinato il
mio caro cuginetto dall’altra
parte della sponda?» sibilò all’orecchio
di Cosimo che rabbrividì al solo
pensiero. Non riusciva a capacitarsi di quanto gli stava accadendo. Se
l’Inferno era reale allora lui era inequivocabilmente gay.
«Eccolo,
accanto a Simone» disse Cosimo indicando il piccolo elfo. Gli
si strinse lo
stomaco e assottigliò lo sguardo mentre un piccolo ruggito
fuoriusciva dalla
sua gola. Suo cugino aveva un braccio sulle spalle del suo ragazzino e
stava
ridendo con questo di qualcosa.
Doveva
togliere subito le sue mani da dosso a lui. Lui era suo.
L’Inferno glielo aveva
donato e nessuno poteva mettersi in mezzo. Tra il pensarlo e
l’agire, andando
incontro ai due, non passò che mezzo minuto, lasciando solo
Alex a sogghignare
per la scena che gli si stava presentando sotto gli occhi.
«Ciao,
Simone. Così è lui lo studente nuovo di cui ci
raccontavi questa mattina. Ciao,
Charlie». Salutò frettoloso suo cugino e mise una
mano sul braccio del piccolo
elfo. Subito la scarica elettrica li attraversò entrambi,
mozzando il fiato e
guardandosi negli occhi senza riuscire a mascherare la passione che era
appena
esplosa tra loro.
«Ehm…
Ciao, Cos. Stavamo andando a prendere i vassoi… volete
unirvi a noi?» chiese
cortese Simone, senza riuscire a capire cosa stava succedendo.
A
salvare l’intera situazione ci pensò Alex.
«Scusaci, Simo, ma io e Cos,
dobbiamo andare a cercare un libro per una tesina che dobbiamo
presentare
domani. Ci vediamo dopo» e, detto questo, abbrancò
il braccio di Cosimo e lo
trascinò verso la biblioteca che era l’unico posto
sicuramente libero a
quell’ora.
Il
tragitto fu più lungo di quanto Alex potesse immaginare,
visto che gli toccò
trascinare il cugino di viva forza, lontano dal suo desiderio.
«Dio
Mio! Ma che ti è preso. Prima ho pensato che volessi
uccidere Simo, poi che ti
volessi scopare quel ragazzo direttamente sul pavimento della sala
mensa!»
esclamò una volta entrato nel santuario del silenzio.
«Non
so che mi sia preso» borbottò Cosimo, grattandosi
il palmo della mano, senza
rendersene conto.
«L’ho
capito che non lo sai. Qui la cosa è seria. Non hai mai
fatto cenno di essere
omosessuale, ma se l’Inferno ha colpito te e quel tipetto,
direi che sarai lo
scandalo più grosso dei Dante, da quando sono stati scoperti
i figli
illegittimi di nonno Dominic» rifletté a voce
alta, mentre si gettava su una
poltroncina marrone e poggiava i gomiti sul tavolo accanto.
«Grazie.
Adesso che me lo dici tu, sono ancora più terrorizzato da
tutto questo» rispose
Cosimo facendo un ampio gesto con le mani.
«Certo
che se fosse una ragazza, sarebbe anche carina, non trovi, Cos? Se al
posto dei
pantaloni portasse la minigonna come tutte le altre, non mi sarei
accorto che
era un ragazzo. A parte l’inesistenza delle tette»
considerò Alex. «Immaginarla
sotto di te… dentro di lei a sbatterla… A volte,
quando è notte fonda, sento i
rumori dei miei genitori». Agitò le spalle con un
tremito. «L’idea che facciano
ancora sesso sfrenato mi fa rabbrividire… però,
pensa a quanti anni sono
passati e si vogliono come le prime volte… è
tenero, non ti pare?».
Era
questo l’effetto dell’Inferno sui Dante. Desiderio
mai sopito per un’unica
donna. La metà perfetta che legava a se il suo uomo per
l’eternità. La vita era
soddisfacente, appagante e fantastica. Anche se si litigava e poteva
capitare
spesso con i caratteri forti dei coniugi, l’intesa delle
anime andava a portare
il rapporto in maniera esclusiva. Non c’erano mai stati
tradimenti, né
tantomeno divorzi. Quando l’Inferno colpiva era la garanzia
della vita.
«Proprio
a me doveva capitare questa iattura? Diavolo!» disse Cosimo
in italiano
stretto, reminiscenze delle origini toscane dei bisnonni Primo e
signora.
«Cosa
hai intenzione di fare?» chiese Alex a quel punto.
«Che
vuoi che faccia? Devo per forza parlare con qualcuno dei vecchi. Direi
che il
più adatto è il prozio Alessandro. Lui
è l'unico che possa darmi qualche
risposta... non posso credere che l'Inferno si applichi anche tra
ragazzi»
ribadì Cos per l'ennesima volta.
«Pensa
cosa direbbe se lo sapesse tuo padre» ghignò Alex
battendo una manata sulla
spalla del cugino.
Meglio
non pensarci e andare direttamente a parlare con il prozio Alessandro e
la
prozia Elisa.
---ooOoo---
Angolino
mio:
Tutti i
Dante hanno provato l’inferno. E tutti sono felicemente
sposati con la loro
anima gemella.
L’unico
nella famiglia che si è ribellato è stato
Dominic, il figlio di Primo, padre di
Severo e nonno di Cosimo. La sua storia è stata di monito
alle nuove
generazioni, poiché, avendo rinnegato l’inferno ed
essendosi sposato per
interesse, non è mai stato felice, nonostante i quattro
figli. Stava per
divorziare dalla moglie quando la barca su cui erano
naufragò e lasciarono i
figli orfani.
Severo,
ventunenne, prese la direzione della ditta che versava in condizioni
disastrose,
ma grazie alla perseveranza e coraggio della famiglia, la crisi venne
superata
e l’impresa tornò ad essere una della
più importanti al mondo per i gioielli.
Questo
è
per spiegare come mai i giovani Dante, pur essendo smaliziati e
moderni, non
contrastano l’esistenza della maledizione. Ne hanno sentito
parlare dalla culla
e ne hanno visto gli effetti sui loro famigliari.
Spero di
essere stata chiara nel ricomporre l’albero genealogico della
famiglia Dante. Alcuni
riferimenti verranno fuori durante il racconto, visto quanto sono uniti
tra
loro.
Come predetto
dalla bisnonna, la cugina Amata, figlia di Lazzaro Dante e signora,
è l’unica
ragazza della generazione. Tutti gli altri sono maschi.
Adesso,
tornando al capitolo, povero Cosimo. È sconvolto dal fatto
di aver avuto l’inferno
con un ragazzo.
Il fatto
è divertente per i cugini, un po’ meno per la
tradizionalissima famiglia Dante,
anche se la fede nell’Inferno è incrollabile.
Spero che
questa storia vi sia piaciuta e se avete più o meno trenta
euro da investire,
potete trovare gli originali Dante nel sito della Harmony, come vi ho
già
detto.
Nel frattempo
vi ringrazio per l’attenzione e per aver avuto la forza di
arrivare sino a qui.
Attendo
vostre
impressioni.
Alla prossima
settimana.
Baciotti