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Autore: gaccia    19/09/2014    4 recensioni
L'Inferno. La maledizione della famiglia Dante.
C'è chi la reputa una benedizione, trovare l'anima gemella e amarla per il resto della vita, avviluppandola nella passione assoluta. C'è chi la reputa una costrizione, ma nessuno dei numerosi cugini Dante si sogna di sconfessarla, l'esempio dei genitori e la storia della famiglia è lampante.
Così, quando il giovane Cosimo si ritrova a toccare Charlie, le fiamme dell'inferno reclamano la sposa e a lui non resta niente altro che convincerla, lottare contro i suoi genitori e vivere per sempre felici e contenti perché sarà l'unica occasione della sua vita per essere completo.
Fanfiction basata sulle storie della "famiglia Dante" di Day Leclaire
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Ciao a tutti!

Avevo deciso di terminare le mie vecchie storie ed in effetti a una ho messo la parola ‘fine’.

Però avevo iniziato a scrivere anche questa e ormai sono a metà dell’opera. Sarà un storia di dieci capitoli, con una lunghezza (a battitura) simile ai romanzi rosa della Harmony alla quale si ispira.

L’introduzione è un pochino lunga, ma spiega la storia e il contesto nella quale si svolge.

Ci sentiamo sotto…

 

§§§

 

Questa è una storia fan fiction scritta senza scopo di lucro i cui personaggi, se presenti nei libri originali, sono di proprietà di Day Leclaire. Fatti e eventi sono miei (sempre che possa esistere qualche cosa di nuovo dopo Shakespeare).

 

Antefatto.

La famiglia Dante nasce con la coppia Primo Dante e signora, che dalla assolata Toscana, fuggono e si trasferiscono in America a San Francisco. Qui mettono le basi per quello che sarà un impero della gioielleria la 'Dantes Jewelry' famosa soprattutto per i diamanti di fuoco, estratti dall’unica miniera al mondo che è di proprietà della famiglia. Hanno anche la benedizione di due figli, Dominic ed Alessandro che a loro volta hanno quattro figli ciascuno. Severo, Marco e Lazzaro (gemelli) e Niccolò per Dominic, Luciano, Rafaelo, Draco e Gianna (l’unica femmina della generazione) per Alessandro.

Famiglia molto unita. La particolarità di questa famiglia è, in realtà, l’Inferno, una sorta di benefica maledizione. Quando un componente della famiglia incontra la sua anima gemella, scatta una attrazione incredibile e quando la tocca, anche con una semplice stretta di mano, si viene ambedue attraversati da una scossa molto simile all’elettricità statica ma meno dolorosa e più profonda. A quel punto non si può far niente perché scoppia una attrazione assoluta che non consente niente altro che la soddisfazione della passione. Da qui alla connessione di anime e all’amore assoluto il passo è brevissimo e tutti vissero felici e contenti.

 

In sostanza l’autrice ha scritto questi vari libri raccontando le diverse storie di questi gioiellieri (dall’amministratore delegato Severo al responsabile pubbliche relazioni con l’estero Marco, al direttore finanziario Lazzaro al gemmologo Draco ai responsabili della sicurezza e trasporti Rafaelo e Luciano, al risolvi guai Niccolò e alla responsabile degli eventi Gianna) che si sono incontrati con ragazze (e ragazzo) più o meno addentro all’azienda (abbiamo la designer di gioielli, la contabile, la direttrice dell’azienda fornitrice del platino, alla disegnatrice di libri per bambini o la cameriera appassionata animalista, la truffatrice o l'imprenditore rampante).

Sono libri Harmony con il classico stereotipo del bello e ricchissimo 30, 35 anni e lei 23, 28. piccole sfumature che distinguono i vari personaggi (dal romantico e affascinante Marco al più bello ma cinico Rafe, al pragmatico Lazz o l'ipercontrollato Luc) ma alla fine tutti romanticissimi.

 

Adesso a noi.

Nell’andare delle varie storie, sono venuti fuori anche dei figli di queste coppie e io mi sono chiesta “Se al posto di avere trent’anni o giù di lì, fosse un ragazzo di diciassette o diciotto? E lei altrettanto giovane? Provare l’Inferno così piccoli, con già gli ormoni in subbuglio diventa una cosa più grande di quanto possano affrontare .  Da ricordare inoltre che i Dante sono tra le famiglie più famose e importanti di San Francisco.

Si prospettano scenari quasi apocalittici.  E senza dubbio trovarsi ad aver a che fare con una famiglia tanto tradizionalista come i Dante (niente sesso fuori del matrimonio anche se a loro scappa, fidanzamento in casa, cioè palazzo, e non esiste il divorzio e la sposa scelta dall’Inferno è per sempre) diventa difficile per un adolescente.

Negli otto libri della serie Dante’s Legacy che ho letto (quelli pubblicati in Italia, ne esistono altri tre in America. Due sui figli illegittimi di Dominic avuti con la sua amante scelta dall’Inferno e uno che è la storia di Primo e signora e di come si sono innamorati e fuggiti dal fidanzato di lei in Toscana), abbiamo un Lorenzo figlio di Severo e Francesca, uno Stefano figlio di Draco e Shayla, un Dominic figlio di Niccolò e Kiley, e una Amata figlia di Lazzaro e Ariana (unica femmina della nuova generazione). Nei libri si accenna anche al fatto che Niccolò avrà quattro figli e Luc e Téa altrettanti.

 

Io ho pensato a un Cosimo (viste le origini, sono tutti nomi italiani anche un pochino desueti), secondo figlio di Severo e Francesca. (Severo è il primogenito, il più vecchio dei cugini Dante. È il presidente del consiglio di amministrazione. Francesca è una ragazza molto in gamba, disegnatrice di gioielli, figlia illegittima di un concorrente dei Dante).

 

Che la storia abbia inizio…

 

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Capitolo 1

 

«Cos! Sbrigati che dobbiamo andare a scuola! » gridò suo cugino Alessandro, figlio di Niccolò, senza scendere dall'auto accesa parcheggiata nel vialetto della villa.

«Alex, che caspita! Aspetta un attimo! » rispose il ragazzo. Si voltò verso la madre dopo aver agguantato il secondo toast e le baciò la guancia liscia e rosa. «Ciao, ma'. Torno tardi oggi, ho gli allenamenti» e raccolta la borsa con i libri e i cambi, corse a raggiungere l'auto sportiva che lo aspettava.

Infilò zaino e borsone sul sedile posteriore, accanto al fratellino di Alessandro, più piccolo di tre anni, Vittorio, e batté il palmo al cugino, il quale inserì subito la marcia e fece manovra verso il liceo.

«Allora, Cos, che mi racconti della tipa con cui eri ieri sera? » chiese Alex sbirciando il profilo del cugino, mentre questi addentava il toast.

«Unsfah fisegt. Daisfh usrtgh» rispose a bocca piena.

«Capito niente. Credo che se rispondessi così anche a tuo padre, saresti ridotto in frittelle. Hai sentito Lorenzo? Come se la passa a Yale? ».

Lorenzo era il fratello maggiore di Cosimo, il primogenito di Severo e Francesca Dante e frequentava la facoltà di giurisprudenza. Inutile dire che nessuno dei genitori era entusiasta che il figlio non avesse ereditato né lo spirito imprenditoriale del padre direttore amministrativo e presidente del consiglio della Dantes, né il talento creativo della madre, designer di punta dei gioielli dell'impresa di famiglia, e lui per fuggire alle recriminazioni era andato a rifugiarsi in un ateneo dall'altra parte degli Stati Uniti. E per questo i loro genitori, avevano inconsapevolmente iniziato a pressare il più piccolo Cosimo nella speranza che almeno un figlio avesse la loro stessa passione.

Cos sospirò. «Se la passa molto meglio di me. Va alle feste, si scopa ragazze senza pensieri e studia per passare esami su esami. Diventerà un avvocato con le contro palle e io mi farò difendere da lui quando ucciderò i miei genitori per troppa pressione» borbottò.

«Il bisnonno Primo si rivolterebbe nella tomba e Alessandro senior ti farebbe sedere sulla sedia elettrica» ribatté Alex che portava lo stesso nome del prozio.

«Domani sera ci sarà la cena di famiglia... ci verrai? » chiese ancora Alex.

«Verrà anche Jo? » chiese Cos con tono seccato.

«Certo» sospirò la risposta l'altro. Sapeva bene che tra i due cugini non scorreva buon sangue. Jo, Giovanni, era figlio di Marco e aveva preso dal padre il fascino e la simpatia dei Dante. Era capace di far cadere le ragazze ai suoi piedi come se fossero pere cotte e, purtroppo, non si limitava a quelle disponibili ma importunava anche quelle che i cugini avevano puntato.

A Cosimo bruciava ancora che gli avesse soffiato Candy. Certo, lei era la classica ragazzina cretina che serviva solo per una scopata, ma non riuscire ad impedire che l'altro si mettesse in mezzo e gliela sfilasse dalle mani...

«Allora no» rispose deciso.

«Sai che non puoi rifiutarti. È il compleanno di Amata e se non saremo tutti presenti, verremo convocati da Alessandro ed Elisa che ci faranno una paternale fiume sull'importanza della famiglia, oltre che subirci tutto quello che la nostra cara cuginetta potrebbe combinarci per vendicarsi» gli ricordò Alex.

«Insomma! Ha già ventuno anni! Dovrebbe smetterla di arrabbiarsi per tutto quanto. Oltretutto è l'unica femmina tra i cugini e la trattiamo fin troppo bene, visto come ci schiavizza... comunque, okay. Voglio evitare la paternale quindi verrò al compleanno... ma mi rifiuto di mettermi a tagliare il prosciutto come l'ultima volta».

«Allora starai ai sughi. Secondo me dovresti chiarirti con Jo e parlare con zio Marco. Sono certo che lui lo metterebbe a posto» propose l'altro.

Cos lo guardò scettico. «Zio Marco? Non è lui che per sposare la zia si è finto suo fratello e gli ha portato via la fidanzata? ». Se il sangue non mentiva, non era proprio il caso di mettere in mezzo anche lo zio.

«Ma quello era un caso diverso. Lo zio aveva provato l'Inferno con Caitlyn, non poteva fare altrimenti».

Già, l'Inferno.

Aveva il terrore di quella maledizione. Come tutti i cugini.

Era una storia che sapeva da quando era nato. A ogni riunione di famiglia, saltava fuori la benedizione dei Dante. L'Inferno.

Quando uno qualsiasi di loro, incontrava la sua anima gemella, al solo tocco della mano, una scossa lo attraversava e né lui né la ragazza avrebbero più potuto recidere questo legame di amore e passione travolgente e assoluta, che li avrebbe tenuti insieme e benedetti per il resto dei loro giorni.

Anche perché l'Inferno colpisce una volta sola nella vita e non puoi rinunciarci, pena una vita vuota, triste e infelice che nessuno di loro si augurava.

C'era stato un periodo della sua infanzia, dove si era rifiutato di giocare, sfiorare o anche solo guardare le bambine, per paura che gli venisse questa malattia.

Costantine, il marito di Gianna, la cugina di suo padre, diceva che all'inizio gli sembrava che gli avessero tolto la facoltà di scelta. Come se fosse stato intrappolato. Allora si era piegato all'Inferno e da allora non si era mai sentito più felice.

Era circondato da una serie di adulti che lodavano e ringraziavano l'Inferno per la felicità di avere le loro spose al fianco e tutto quell'amore puro e duraturo, visti i prozii e i bisnonni, era comunque abbastanza inquietante.

Alcuni dei suoi compagni avevano i genitori separati. Nella sua famiglia la sola ipotesi era inconcepibile, visto che tutti erano sposi infernali e nessuno avrebbe osato irritare il fantasma di nonno Primo. Sarebbe tornato sulla terra a tormentare chiunque non si fosse comportato con onore e saggezza, come si confaceva a un Dante.

A lui però questa storia non andava proprio giù. Questa forza ancestrale che lo obbligava in un settore così delicato della sua vita come i sentimenti, lo faceva sentire come un condannato destinato alla pena capitale. Fortuna che i suoi genitori, gli zii e i loro cugini, aveva sperimentato l'Inferno intorno ai trent'anni, almeno poteva concedersi ancora parecchio tempo di sano divertimento, prima di essere costretto a capitolare.

«E che sughi siano» sospirò sconfitto prima di rivolgere la sua attenzione ad altri pensieri.

 

Finalmente arrivarono a scuola.

Tutti loro Dante studiavano in una scuola privata che comprendeva tutti i livelli scolastici, dalle elementari al liceo, salvo chi era già al college. Ovviamente c'era la divisa scolastica, me nessuno di loro era abbastanza ligio per indossarla in modo impeccabile. Anche i gemelli Christofer e Christian, i più piccoli tra i cugini, figli di Luc e Tèa, avevano un odio spasmodico contro la cravatta a righe rosse blu e grigie, anche se loro era comprensibile visto che avevano solo sette anni.

Quando Cosimo, Alessandro e Vittorio entrarono a scuola, la cravatta era a penzoloni, la camicia fuori dai pantaloni scuri e il gilet grigio negligentemente sbottonato.

«Signor Dante, la cravatta» li richiamò un insegnante che passava da quelle parti.

I cugini si guardarono perplessi. «Chi dei tre? » chiese Alessandro fingendosi interessato. L'insegnante non rispose, limitandosi ad inarcare un sopracciglio prima di dirigersi verso la classe.

Cosimo ed Alessandro frequentavano l'ultima classe del liceo. Ultimo anno prima del college. Ambedue non vedevano l'ora di fuggire dal controllo della famiglia per godersi la libertà dell'università lontano da casa.

 

«Ciao, Cos. Alex... passata bene la serata? Io alla grandissima» sorrise Jo Dante, appoggiato indolente allo stipite della porta della classe che condivideva con i cugini.

Gli altri due si avvicinarono e, per chi non li avesse mai conosciuti, avrebbe pensato fossero tre fratelli. I colori dei Dante, appartenenti a tutta la famiglia, comparivano indistintamente in tutti e tre. Capelli nerissimi, con riflessi blu e castani, folti e indomabili, occhi uguali a quelli dei genitori: verde scuro per Jo, neri per Alex e ambra per Cos. Lineamenti decisi, zigomi alti e mascella pronunciata. Con spalle larghe regalate dalle attività sportive e una notevole altezza dovuta ai geni famigliari.

«Ciao, Alex» salutò una biondina ossigenata passando l'indice sul petto del ragazzo, e scivolandogli accanto per andare a sedersi in classe.

Tutti e tre seguirono il suo sculettare. «Complimenti, Alex. Suzanne è proprio un bocconcino... anche se un pochino usata» disse Jo ridacchiando.

«Meglio me che te. Anche se è usata me la voglio godere... magari imparo qualcosa» rispose il ragazzo, seguendo la tipa e sedendosi dietro di lei.

«Non fare il geloso, Jo. Non tutte devono per forza venire dietro a te. Lasciane qualcuna anche a noi» si intromise Cos, seguendo il cugino al banco.

 

La mattina trascorse nella noia totale, con gli insegnanti che cercavano di tenere a bada i ragazzi e inculcargli qualche nozione da ritenersi fondamentale.

Mai l'intervallo venne accolto con tanta gratitudine.

«Ehi, ragazzi! Nella nostra classe è arrivato un nuovo studente! » annunciò Simone, il figlio diciassettenne di Rafe e Larkin, ennesimo Dante dell'istituto.

«E cosa ci può interessare? » chiese Jo guardandosi distrattamente intorno per vedere se c'erano ragazze disponibili nei paraggi.

«Oh, niente. Pensavo potesse interessare un soggetto un po' strano... ma se non ne volete sapere» lasciò in sospeso il commento e facendo spallucce, si allontanò verso i suoi compagni di scuola.

 

Lasciato solo dai cugini, Cos iniziò a camminare per il corridoio dirigendosi verso le macchinette. Aveva bisogno immediato di un caffè, visto che non aveva bevuto nulla quella mattina, a parte il colluttorio.

Nel corridoio, parecchie ragazze lo guardavano sospirando. Di tutti quei sospiri, lui riusciva a distinguere quelli da rimpianto di chi aveva provato a stare con lui e ancora voleva riprovarci, chi invece lo desiderava ma, per timidezza o nessuna speranza per il proprio aspetto non osava avvicinarlo, e chi lo odiava per essere stata malamente scaricata.

Non che lui avesse tanto successo con le ragazze, almeno non  quanto Jo, ma se la cavava discretamente bene e non poteva certo lamentarsi.

 

Stava aspettando il suo caffè mentre si guardava distrattamente intorno. Ragazzi e ragazze andavano avanti e indietro, ridendo e scherzando. Qualcuno correva urtando gli altri che insultavano il burlone di turno.

Anche lui divenne vittima della pallina impazzita, che venne fermata una decina di passi più avanti da un solerte bidello. Nel frattempo però un corpo spintonato, gli era finito addosso, facendogli rovesciare tutto il caffè sul pavimento di marmo.

«Oh, cielo. Scusami… non è stata colpa mia. Quello là mi ha spinto e…».

Cosimo si girò a guardare quel piccolo elfo dai capelli scuri e dagli occhi grigi. Era talmente gracile che c’era da urlare al miracolo se lo stesso spintone non l’avesse spezzato in due. Tutta l’irritazione per aver perso il caffè sparì in un secondo, non appena incrociò i suoi occhi.

 «Non preoccuparti. Jordan è un cretino di natura e io non mi sono macchiato. Ci sarà solo il lavoro per la bidella». Si complimentò con se stesso per essere riuscito a sembrare perfettamente normale nel parlare, perché il suo cervello stava andando per i fatti suoi.

Il suo corpo stava letteralmente vibrando, come un diapason e la sua testa si stava impercettibilmente chinando verso il ragazzo che aveva di fronte. Stava desiderando di stringerlo al petto e proteggerlo da tutto e tutti. Voleva… diavolo! Voleva baciarlo!

Il piccolo elfo si aprì a un sorriso sollevato e tese la mano piccola e delicata.

«Piacere, mi chiamo Charlie O’Leary, e tu sei?». Cosimo la strinse temendo quello che il suo subconscio aveva già intuito.

«Cosimo Dante» rispose. E la sentì. Forte. Spiazzante. Una scossa che nulla aveva a che fare con l’elettricità statica, gli invase il palmo, gli penetrò nelle ossa, nel profondo del suo animo e riuscì ruggendo ancora più forte e attraversando il ragazzo che era di fronte a lui, in una onda continua di qualcosa che si avvicinava molto alla passione.

Charlie spalancò gli occhi e automaticamente staccò la sua mano da lui.

«Cosa è successo?» chiese con voce rotta.

Cosimo lo guardò, incapace di esternare quello che il suo cervello stava elaborando. L’Inferno? Era questo l’Inferno tanto decantato dai suoi famigliari? Ma lui aveva avuto l’Inferno con un ragazzo? Lui non era gay! Nessuno dei suoi cugini era gay! Beh, forse Simone, ma era ancora tutto da chiarire. Lui no! Assolutamente no!

Si accorse che il ragazzino continuava a guardarlo curioso. Aveva socchiuso le labbra e respirava leggermente affannato. Anche lui l’aveva sentito, allora. Il piccolo elfo non gli arrivava alla spalla, ed era magrissimo, allampanato quasi. Sembrava un po’ denutrito, tanto che sia i calzoni scuri che il maglioncino grigio, apparivano appesi ed enormi in confronto a quanto dovevano coprire. Quando il suo sguardo tornò sul viso del ragazzo, si accorse di quanto parevano femminili i suoi tratti: gli occhi grigi erano contornati da ciglia scure lunghissime. Il naso era piccolo e la bocca due petali di rosa. I capelli erano corti, castani e indisciplinati, proprio come i suoi. Se fosse stato gay, quel ragazzino sarebbe stato un esempio perfetto e magari gli sarebbe piaciuto. Ma lui era etero. Diavolo! Un etero convintissimo!

Eppure… eppure il suo cervello gli stava gridando: Prendila! Baciala e marchiala come tua! Falla tua! Prendila! Si costrinse a ritornare presente per rispondere.

«E’ elettricità statica. Non c’è niente di cui debba preoccuparti. Con questi maglioni capita sempre» cercò di dire in tono leggero.

Charlie sembrò credergli rilassandosi ed avvicinandosi a lui. «Allora, posso offrirti un caffè? Ne prendo uno anche io» disse inserendo direttamente le monetine nella macchina.

Per quanto Cos volesse stringere quel ragazzo, il suo cervello lo costrinse a fare un piccolo passo indietro, per non sfiorarlo neanche. Sicuramente, se lo avesse toccato, l’Inferno si sarebbe scatenato con tutta la sua furia e lui non sarebbe stato più in grado di resistere dallo stringere e baciare quel piccolo elfo, per poi trascinarlo via e possederlo in tutti i modi possibili.

Già. E quali erano i modi possibili con un ragazzo? Il solo fatto di pensarci, voleva dire che stava cedendo alla lussuria per quel ragazzino e questo non andava per niente bene. Doveva parlarne con qualcuno. Ma chi?

«In classe con me ci deve essere un tuo parente. Simone Dante. Lo conosci?» chiese Charlie tra un sorso e l’altro. Vedere il suo deglutire la bevanda, osservare la gola nivea, lo stava facendo diventare pazzo. Sentiva crescere l’eccitazione e poteva solo ringraziare tutti i santi del paradiso per aver il vizio di lasciare la camicia fuori dai pantaloni. In quel modo poteva coprire qualsiasi problema.

«Sì. È un cugino. Siamo in tanti qui dentro… allora tu sei il nuovo studente!». Ecco perché era la prima volta che lo vedeva. Altrimenti si sarebbe accorto prima di quel piccolo delizioso elfo. Delizioso? Stava degenerando.

«Oh. In effetti hai ragione. Vengo da Toronto, ma mio padre è stato trasferito qui dalla filiale della banca dove lavora. Questa è già la terza scuola che cambio in quattro anni. Spero di non muovermi più fino al diploma».

«Presumo che essere quello nuovo sia difficile».

«Non hai idea quanto» rispose il ragazzino prima di sentire la campanella che annunciava il ritorno alle lezioni. «Scusa. Devo andare. Piacere di averti conosciuto, Cosimo». E detto questo alzò una mano e sparì verso la classe.

Cosimo rispose al saluto e lasciò che il suo sguardo rimanesse affascinato dal fondoschiena del ragazzino. Era una sua impressione o ondeggiava leggermente?

 

Charlie tornò in classe in preda a mille dubbi. Cos’era quella scossa che aveva sentito quando aveva stretto la mano di Cosimo? E perché sentiva questo impulso di baciare quel ragazzo. Era un pensiero quasi selvaggio, per niente arginabile dietro la maschera di compostezza che portava di solito.

Lo voleva. Aveva quasi diciotto anni e, nonostante non avesse mai fatto, né provato nulla di vagamente simile, voleva disperatamente fare l’amore con Cosimo Dante. Si trattenne dal voltarsi indietro o avrebbe dato sfogo ai suoi desideri.

Chiuse gli occhi ed entrò in classe.

 

Scrollando le spalle, Cos si diresse dalla parte opposta, verso la porta dove lo stava aspettando Alessandro.

«Perché ti stai grattando il palmo?» chiese leggero il cugino per poi interrompere il suo cammino verso il banco e voltarsi urlando a voce alta, tanto da zittire l’intera classe. «Sei stato colpito dall’Inferno!» e gridando questo gli puntò il dito addosso.

Inutile dire come sbiancò Cosimo dallo spavento. Mai, mai avrebbe ammesso di aver provato l’Inferno con un ragazzo. Prima doveva elaborare e rendersi conto che quello che aveva provato per quel piccolo elfo dagli occhi grigi, non era altro che semplice attrazione. Oggettivamente era un bel ragazzo e se il suo viso fosse appartenuto a una donzella, gli sarebbe piaciuto immensamente. Ecco, sì. Lui si era immaginato fosse una ragazza e per questo aveva avuto questa attrazione fatale che nulla aveva a che fare con l’Inferno dei Dante. Garantito.

Forse sarebbe stato meglio parlarne con il prozio Alessandro. Magari gli avrebbe chiarito un po’ di dubbi.

«Ma no, figurati» nicchiò il ragazzo.

Alex abbassò il volume, visto che anche Jo era con le antenne dritte, pronto a carpire ogni segreto dei cugini. «Non mi prendere per il culo. Abbiamo visto tutti e per anni, come si grattano i palmi i nostri genitori e cugini. Fanno tutti così e il bisnonno diceva che era il ricordo del primo contatto con l’anima gemella. Allora? Chi è la ragazza? La conosco? Ci sono uscito? No! È una ex di Jo? Per questo non ne parli? Però è strano. Dovresti avere anche un’attrazione latente non appena la vedi, così diceva papà. Quindi non l’hai mai vista… e per non averla mai vista, considerando che abbiamo girato tutte le classi dell’istituto sino a quelle della primaria, vuol dire che è una ragazza nuova. Ma non c’è nessuno di nuovo…». Il ragazzo cominciò a ragionare a bassa voce, prima procedendo con domande incalzanti alle quali Cosimo non riuscì a rispondere, per poi passare ai pensieri a ruota libera, sino ad arrivare all’inevitabile soluzione. «No! È il nuovo studente che ha detto Simone, vero?» concluse vittorioso.

Cosimo annuì sconfitto e sganciò la bomba. «Si chiama Charlie».

Alex passò dal sorriso smagliante a una smorfia schifata, non appena il nome inequivocabilmente maschile, si infilò nella sua corteccia celebrale.

«Un ragazzo?» bisbigliò con voce rotta. Cosimo non poté che annuire, mentre Alex, dal silenzio perplesso, scoppiò in una risata fragorosa che fece scattare sull’attenti tutta la classe, insegnante compresa.

«Signor Dante. Vuol essere così gentile da far ridere anche noi?» chiese la professoressa piccata.

«Scusi signora Mossen, mio cugino ha fatto una battuta e non sono riuscito a trattenermi. Non capiterà più» rispose Alex asciugando gli occhi che lacrimavano dal ridere.

Per tutta risposta ricevette una potente gomitata da Cosimo e una promessa «Ne parliamo fuori».

 

Per tutto il resto della giornata, compresa la pausa in mensa, dovette subire gli attacchi curiosi e le risa sfrenate di suo cugino.

Soprattutto quando varcarono la soglia della mensa scolastica e Alex cominciò a guardarsi attorno come un avvoltoio, senza neanche soffermarsi su una ansiosissima Suzanne, che era pronta a soddisfare ogni desiderio del giovane Dante. Lui era troppo interessato altrove. A scoprire l’oggetto dell’Inferno del suo cugino preferito, nonché compagno delle scorribande più divertenti di cui avesse memoria. Lui e i suoi genitori.

«Dov’è? Dov’è questo stupendo essere che ha trascinato il mio caro cuginetto dall’altra parte della sponda?» sibilò all’orecchio di Cosimo che rabbrividì al solo pensiero. Non riusciva a capacitarsi di quanto gli stava accadendo. Se l’Inferno era reale allora lui era inequivocabilmente gay.

«Eccolo, accanto a Simone» disse Cosimo indicando il piccolo elfo. Gli si strinse lo stomaco e assottigliò lo sguardo mentre un piccolo ruggito fuoriusciva dalla sua gola. Suo cugino aveva un braccio sulle spalle del suo ragazzino e stava ridendo con questo di qualcosa.

Doveva togliere subito le sue mani da dosso a lui. Lui era suo. L’Inferno glielo aveva donato e nessuno poteva mettersi in mezzo. Tra il pensarlo e l’agire, andando incontro ai due, non passò che mezzo minuto, lasciando solo Alex a sogghignare per la scena che gli si stava presentando sotto gli occhi.

«Ciao, Simone. Così è lui lo studente nuovo di cui ci raccontavi questa mattina. Ciao, Charlie». Salutò frettoloso suo cugino e mise una mano sul braccio del piccolo elfo. Subito la scarica elettrica li attraversò entrambi, mozzando il fiato e guardandosi negli occhi senza riuscire a mascherare la passione che era appena esplosa tra loro.

«Ehm… Ciao, Cos. Stavamo andando a prendere i vassoi… volete unirvi a noi?» chiese cortese Simone, senza riuscire a capire cosa stava succedendo.

A salvare l’intera situazione ci pensò Alex. «Scusaci, Simo, ma io e Cos, dobbiamo andare a cercare un libro per una tesina che dobbiamo presentare domani. Ci vediamo dopo» e, detto questo, abbrancò il braccio di Cosimo e lo trascinò verso la biblioteca che era l’unico posto sicuramente libero a quell’ora.

 

Il tragitto fu più lungo di quanto Alex potesse immaginare, visto che gli toccò trascinare il cugino di viva forza, lontano dal suo desiderio.

«Dio Mio! Ma che ti è preso. Prima ho pensato che volessi uccidere Simo, poi che ti volessi scopare quel ragazzo direttamente sul pavimento della sala mensa!» esclamò una volta entrato nel santuario del silenzio.

«Non so che mi sia preso» borbottò Cosimo, grattandosi il palmo della mano, senza rendersene conto.

«L’ho capito che non lo sai. Qui la cosa è seria. Non hai mai fatto cenno di essere omosessuale, ma se l’Inferno ha colpito te e quel tipetto, direi che sarai lo scandalo più grosso dei Dante, da quando sono stati scoperti i figli illegittimi di nonno Dominic» rifletté a voce alta, mentre si gettava su una poltroncina marrone e poggiava i gomiti sul tavolo accanto.

«Grazie. Adesso che me lo dici tu, sono ancora più terrorizzato da tutto questo» rispose Cosimo facendo un ampio gesto con le mani.

«Certo che se fosse una ragazza, sarebbe anche carina, non trovi, Cos? Se al posto dei pantaloni portasse la minigonna come tutte le altre, non mi sarei accorto che era un ragazzo. A parte l’inesistenza delle tette» considerò Alex. «Immaginarla sotto di te… dentro di lei a sbatterla… A volte, quando è notte fonda, sento i rumori dei miei genitori». Agitò le spalle con un tremito. «L’idea che facciano ancora sesso sfrenato mi fa rabbrividire… però, pensa a quanti anni sono passati e si vogliono come le prime volte… è tenero, non ti pare?».

Era questo l’effetto dell’Inferno sui Dante. Desiderio mai sopito per un’unica donna. La metà perfetta che legava a se il suo uomo per l’eternità. La vita era soddisfacente, appagante e fantastica. Anche se si litigava e poteva capitare spesso con i caratteri forti dei coniugi, l’intesa delle anime andava a portare il rapporto in maniera esclusiva. Non c’erano mai stati tradimenti, né tantomeno divorzi. Quando l’Inferno colpiva era la garanzia della vita.

«Proprio a me doveva capitare questa iattura? Diavolo!» disse Cosimo in italiano stretto, reminiscenze delle origini toscane dei bisnonni Primo e signora.

«Cosa hai intenzione di fare?» chiese Alex a quel punto.

«Che vuoi che faccia? Devo per forza parlare con qualcuno dei vecchi. Direi che il più adatto è il prozio Alessandro. Lui è l'unico che possa darmi qualche risposta... non posso credere che l'Inferno si applichi anche tra ragazzi» ribadì Cos per l'ennesima volta.

«Pensa cosa direbbe se lo sapesse tuo padre» ghignò Alex battendo una manata sulla spalla del cugino.

Meglio non pensarci e andare direttamente a parlare con il prozio Alessandro e la prozia Elisa.

 

---ooOoo---

Angolino mio:

Tutti i Dante hanno provato l’inferno. E tutti sono felicemente sposati con la loro anima gemella.

L’unico nella famiglia che si è ribellato è stato Dominic, il figlio di Primo, padre di Severo e nonno di Cosimo. La sua storia è stata di monito alle nuove generazioni, poiché, avendo rinnegato l’inferno ed essendosi sposato per interesse, non è mai stato felice, nonostante i quattro figli. Stava per divorziare dalla moglie quando la barca su cui erano naufragò e lasciarono i figli orfani.

Severo, ventunenne, prese la direzione della ditta che versava in condizioni disastrose, ma grazie alla perseveranza e coraggio della famiglia, la crisi venne superata e l’impresa tornò ad essere una della più importanti al mondo per i gioielli.

 

Questo è per spiegare come mai i giovani Dante, pur essendo smaliziati e moderni, non contrastano l’esistenza della maledizione. Ne hanno sentito parlare dalla culla e ne hanno visto gli effetti sui loro famigliari.

 

Spero di essere stata chiara nel ricomporre l’albero genealogico della famiglia Dante. Alcuni riferimenti verranno fuori durante il racconto, visto quanto sono uniti tra loro.

Come predetto dalla bisnonna, la cugina Amata, figlia di Lazzaro Dante e signora, è l’unica ragazza della generazione. Tutti gli altri sono maschi.

 

Adesso, tornando al capitolo, povero Cosimo. È sconvolto dal fatto di aver avuto l’inferno con un ragazzo.

Il fatto è divertente per i cugini, un po’ meno per la tradizionalissima famiglia Dante, anche se la fede nell’Inferno è incrollabile.

 

Spero che questa storia vi sia piaciuta e se avete più o meno trenta euro da investire, potete trovare gli originali Dante nel sito della Harmony, come vi ho già detto.

 

Nel frattempo vi ringrazio per l’attenzione e per aver avuto la forza di arrivare sino a qui.

Attendo vostre impressioni.

Alla prossima settimana.

Baciotti

 

  
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