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Autore: ravenmax    19/09/2014    3 recensioni
Per la storia io non sono stata nessuno. Di me non ricorderete neppure il nome se non andata e sfogliare gli annali dei 74° Hunger Games. Ma un nome l’ho avuto anche io ed avevo i sogni di tutte le ragazze della mia età. Mi chiamavo July Farfield ed ero una sarta nel Distretto 8. Alla mietitura avevo 15 anni e questa è la storia della mia vita e della mia morte.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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July

July, Distretto 8: Storia di una vita e di una morte.


Sono fuggita, questo è ciò che mi hanno detto di fare, il più in fretta possibile. Sono spaesata: questa maledetta Arena è così diversa dal posto dove vivo …Io non sono mai stata nei boschi, nel nostro Distretto a stento cresce l’erba. Sono abbagliata dal sole e resto ferma per un secondo sul piedistallo perché ho paura delle mine che ci sono vicino. Quando inizio a correre non mi fermo per quasi dieci minuti. Nella direzione dove sono scappata c’era uno zainetto che ho raccolto senza fermarmi mentre dietro a me scoppiava l’inferno. L’aria e il bosco intorno a me sono tranquilli e non sento rumori, non provo sensazioni di pericolo. Mi siedo un istante ed apro lo zainetto. Mi è andata male, c’è pochissimo dentro, solo qualche fiammifero, della carne cruda in una busta di plastica un bicchiere di acciaio, niente armi o oggetti per difendersi. Riprendo a camminare, devo esplorare un po’ la zona e cercare un riparo per stanotte, se ci arrivo viva. Mentre cammino ripenso alla mia casa, non so se la rivedrò. Sono figlia unica, mia madre è una maestra e mio padre è un sarto. Sono stata contenta quando papà mi ha portato in fabbrica con lui, sto imparando a fare la sarta dopo la scuola e poi…lì c’è un ragazzo simpatico di nome Joseph che lavora lì da tempo e che mi aiuta anche se per ora combino solo guai…Lui ci ride sopra e mi incoraggia anche se per ora non valgo molto come sarta. Tutti e due da bambini guardavamo un vecchio cartone animato dove dei topolini facevano i sarti e confezionavano alla protagonista uno splendido abito per un ballo... Da quando lo sa mi dice che sono la sua topolina preferita! Mi fa sorridere...e Io lo trovo carino, qualche volta siamo usciti insieme.

 E’ poco più grande di me e forse un giorno sarà capo reparto…quanto mi mancano le piccole cose di prima, la mia piccola vita di sempre… Ora devo solo concentrarmi e fare ciò che posso per tornare.

Ho sete, l’area però sembra arida, non vedo ruscelli o pozze d’acqua. E ormai pomeriggio inoltrato quando decido di fermarmi in una piccola radura tra gli alberi. Spero non ci siano animali selvatici pericolosi, in ogni caso non so salire su un albero dunque cercherò riparo tra due grandi tronchi che crescono vicini ai margini del bosco. E’ il crepuscolo e per fortuna ho il pezzo di carne che c’era nello zainetto, devo mangiarla o andrà a male inutilmente e il mio stomaco reclama qualcosa. La carne è fresca e cruda, sanguinolenta…mi fa orrore ma provo ad assaggiarne un pezzetto ma ho conati di vomito. Il sole è sull’orizzonte e la temperatura sta scendendo rapidamente. Io sono magra e ben proporzionata ma sto tremando per il freddo e la fame. Resisto ancora fino a notte inoltrata ma ora non ce la faccio più. Ho i fiammiferi, potrei con un fuocherello scaldarmi e cuocere la carne…in fondo nel pomeriggio ho fatto molta strada, anche se vedono il fumo non credo che gli altri Tributi siano così vicini da raggiungermi subito. Mi ripeto queste cose per convincere me stessa a fare il più grosso errore della mia vita, forse l’ultimo…ma non ce la faccio più ho solo troppa fame e troppo freddo, questa è la mia unica colpa se morirò…

Ora il fuoco brilla piccino ma è bello, è una festa di vita, sono riuscita a cuocere la carne e sto meglio, mi scaldo ancora un pochino e poi mi muoverò per far perdere le mie tracce. Fisso la brace quando sento dei rumori, quattro fantasmi emergono rapidi dal buio del bosco… Li guardo incredula, non possono già essere qui, non possono…

Riconosco Cato, il ragazzo del Distretto 2, ha già sguainato il coltello e viene verso di me…stavolta è finita. Presto mi sono intorno e in due mi tengono ferma mentre solo uno di loro, Peeta Mellark, il tributo del Distretto 12 è un po’ in disparte. Cato mi osserva con odio io ho una paura immensa. Le coltellate arrivano gelide, lui è un professionista, mi vuole dissanguare, grido di una agonia disperata mentre mi ferisce e tutta l’erba intorno a me arrossa. Rapidamente come sono venuti se vanno come spettri ed io resto lì, nella mia ultima agonia. Sono a terra coperta di sangue, solo il fuocherello lì vicino splende ancora solitario. Ripenso alla mia breve vita e alle piccole gioie che ho vissuto e a quelle che non vivrò mai. Sono come un fiore che stava sbocciando ma è stato calpestato, offerto al divertimento di Capitol City…non tornerò da Joseph, non avrò una famiglia e una casetta tutta mia…chissà se qualcuno si ricorderà di me…Papà…,Mamma….

Sono sempre più debole ed infreddolita ma sto ferma a terra e il sangue non esce quasi più dalle ferite ma ho tanto male…dopo un quarto d’ora sono ancora viva. Non hanno udito il colpo di cannone che annunciava la mia morte, lo hanno capito i miei assassini perché ecco, uno di loro è tornato da me per finire il lavoro.

Alzo gli occhi e vedo vicino a me il ragazzo del Distretto 12.

“Sei venuto a finirmi… vero?” gli dico con un filo di voce.

Ha il coltello tra le mani e mi guarda nervosamente ma non con odio. Nel suo sguardo leggo  una pena infinita…

“Per favore…se puoi fai in fretta perché ho tanto male…” gli dico tra gli spasimi…

Mi guarda e mi chiede: “Come ti chiami?”

“Mi chiamo July” gli rispondo piano…

Tremando, offro la gola alla lama ma lui esita a lungo…

“Non mi ammazzi….ancora?”

“July… io non so se ce la farò oppure no, ma prima di entrare ho detto a me stesso che non voglio che questi maledetti Giochi mi cambino dentro trasformandomi in un mostro che io non sono. perché non voglio essere una pedina di Capitol City…”

“Se non mi finisci non potrai tornare da loro…e non potrai proteggere la tua Katniss…” gli rispondo.

Lo vedo trasalire, riflette un istante e poi mi chiede piano: “E’ così ovvio dunque?”

Trovo solo la forza per sorridergli poi chiudo gli occhi e reclino il capo, sto sputando sangue dalla bocca.

“Se non mi ammazzi… allora stai con me qualche istante, non ci vorrà molto ormai…ho paura di morire sola…”

“Va bene July, starò qui con te qualche minuto…”

Lo guardo, gli sorrido triste. Ho una sensazioni di gelo che dalle estremità sale verso il cuore, sputo il sangue ancora una volta.

Nel bagliore del fuoco morente chiudo gli occhi e quando li riapro non più Peeta Mellark ma il mio Joseph è accanto a me si china sul mio corpicino macellato, prende le mie mani tra le sue…e mi accarezza il viso…

“Piccola Topolina…sono venuto a prenderti…”

Lo fisso incantata.

 Il tuono di un cannone scuote la terra,

Peeta mi chiude gli occhi dolcemente, sporca il suo coltello con un po’ di sangue a terra e voltandosi si asciuga le lacrime dal viso con il dorso della mano.
  
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