July, Distretto 8: Storia di una vita e di una morte.
Sono
fuggita, questo è
ciò che mi hanno detto di fare, il più in fretta possibile. Sono
spaesata: questa
maledetta Arena è così diversa dal posto dove vivo …Io non sono mai
stata nei
boschi, nel nostro Distretto a stento cresce l’erba. Sono abbagliata
dal sole e
resto ferma per un secondo sul piedistallo perché ho paura delle mine
che ci
sono vicino. Quando inizio a correre non mi fermo per quasi dieci
minuti. Nella
direzione dove sono scappata c’era uno zainetto che ho raccolto senza
fermarmi
mentre dietro a me scoppiava l’inferno. L’aria e il bosco intorno a me
sono
tranquilli e non sento rumori, non provo sensazioni di pericolo. Mi
siedo un
istante ed apro lo zainetto. Mi è andata male, c’è pochissimo dentro,
solo
qualche fiammifero, della carne cruda in una busta di plastica un
bicchiere di
acciaio, niente armi o oggetti per difendersi. Riprendo a camminare,
devo
esplorare un po’ la zona e cercare un riparo per stanotte, se ci arrivo
viva. Mentre
cammino ripenso alla mia casa, non so se la rivedrò. Sono figlia unica,
mia
madre è una maestra e mio padre è un sarto. Sono stata contenta quando
papà mi
ha portato in fabbrica con lui, sto imparando a fare la sarta dopo la
scuola e
poi…lì c’è un ragazzo simpatico di nome Joseph che lavora lì da tempo e
che mi
aiuta anche se per ora combino solo guai…Lui ci ride sopra e mi
incoraggia
anche se per ora non valgo molto come sarta. Tutti e due da bambini
guardavamo un vecchio cartone animato dove dei topolini facevano i
sarti e confezionavano alla protagonista uno splendido abito per un
ballo... Da quando lo sa mi dice che sono la sua topolina preferita! Mi
fa sorridere...e Io lo trovo carino, qualche volta siamo usciti insieme.
E’ poco più grande di me e forse un giorno
sarà capo reparto…quanto mi mancano le piccole cose di prima, la mia piccola
vita di sempre… Ora devo solo concentrarmi e fare ciò che posso per tornare.
Ho sete, l’area però
sembra arida, non vedo ruscelli o pozze d’acqua. E ormai pomeriggio inoltrato
quando decido di fermarmi in una piccola radura tra gli alberi. Spero non ci
siano animali selvatici pericolosi, in ogni caso non so salire su un albero
dunque cercherò riparo tra due grandi tronchi che crescono vicini ai margini
del bosco. E’ il crepuscolo e per fortuna ho il pezzo di carne che c’era nello
zainetto, devo mangiarla o andrà a male inutilmente e il mio stomaco reclama
qualcosa. La carne è fresca e cruda, sanguinolenta…mi fa orrore ma provo ad
assaggiarne un pezzetto ma ho conati di vomito. Il sole è sull’orizzonte e la
temperatura sta scendendo rapidamente. Io sono magra e ben proporzionata ma sto
tremando per il freddo e la fame. Resisto ancora fino a notte inoltrata ma ora
non ce la faccio più. Ho i fiammiferi, potrei con un fuocherello scaldarmi e
cuocere la carne…in fondo nel pomeriggio ho fatto molta strada, anche se vedono
il fumo non credo che gli altri Tributi siano così vicini da raggiungermi
subito. Mi ripeto queste cose per convincere me stessa a fare il più grosso
errore della mia vita, forse l’ultimo…ma non ce la faccio più ho solo troppa
fame e troppo freddo, questa è la mia unica colpa se morirò…
Ora il fuoco brilla
piccino ma è bello, è una festa di vita, sono riuscita a cuocere la carne e sto
meglio, mi scaldo ancora un pochino e poi mi muoverò per far perdere le mie
tracce. Fisso la brace quando sento dei rumori, quattro fantasmi emergono
rapidi dal buio del bosco… Li guardo incredula, non possono già essere qui, non
possono…
Riconosco Cato, il
ragazzo del Distretto 2, ha già sguainato il coltello e viene verso di me…stavolta
è finita. Presto mi sono intorno e in due mi tengono ferma mentre solo uno di
loro, Peeta Mellark, il tributo del Distretto 12 è un po’ in disparte. Cato mi
osserva con odio io ho una paura immensa. Le coltellate arrivano gelide, lui è
un professionista, mi vuole dissanguare, grido di una agonia disperata mentre
mi ferisce e tutta l’erba intorno a me arrossa. Rapidamente come sono venuti se
vanno come spettri ed io resto lì, nella mia ultima agonia. Sono a terra
coperta di sangue, solo il fuocherello lì vicino splende ancora solitario. Ripenso
alla mia breve vita e alle piccole gioie che ho vissuto e a quelle che non
vivrò mai. Sono come un fiore che stava sbocciando ma è stato calpestato,
offerto al divertimento di Capitol City…non tornerò da Joseph, non avrò una
famiglia e una casetta tutta mia…chissà se qualcuno si ricorderà di me…Papà…,Mamma….
Sono sempre più debole
ed infreddolita ma sto ferma a terra e il sangue non esce quasi più dalle
ferite ma ho tanto male…dopo un quarto d’ora sono ancora viva. Non hanno
udito il colpo di cannone che annunciava la mia morte, lo hanno capito i miei
assassini perché ecco, uno di loro è tornato da me per finire il lavoro.
Alzo gli occhi e vedo
vicino a me il ragazzo del Distretto 12.
“Sei venuto a finirmi…
vero?” gli dico con un filo di voce.
Ha il coltello tra le
mani e mi guarda nervosamente ma non con odio. Nel suo sguardo leggo una pena infinita…
“Per favore…se puoi fai
in fretta perché ho tanto male…” gli dico tra gli spasimi…
Mi guarda e mi chiede: “Come
ti chiami?”
“Mi chiamo July” gli
rispondo piano…
Tremando, offro la gola alla lama
ma lui esita a lungo…
“Non mi ammazzi….ancora?”
“July… io non so se ce
la farò oppure no, ma prima di entrare ho detto a me stesso che non voglio che
questi maledetti Giochi mi cambino dentro trasformandomi in un mostro che io
non sono. perché non voglio essere una pedina di Capitol City…”
“Se non mi finisci non
potrai tornare da loro…e non potrai proteggere la tua Katniss…” gli rispondo.
Lo vedo trasalire,
riflette un istante e poi mi chiede piano: “E’ così ovvio dunque?”
Trovo solo la forza per
sorridergli poi chiudo gli occhi e reclino il capo, sto sputando sangue dalla
bocca.
“Se non mi ammazzi…
allora stai con me qualche istante, non ci vorrà molto ormai…ho paura di morire
sola…”
“Va bene July, starò
qui con te qualche minuto…”
Lo guardo, gli sorrido
triste. Ho una sensazioni di gelo che dalle estremità sale verso il cuore,
sputo il sangue ancora una volta.
Nel bagliore del fuoco
morente chiudo gli occhi e quando li riapro non più Peeta Mellark ma il mio Joseph
è accanto a me si china sul mio corpicino macellato, prende le mie mani tra le
sue…e mi accarezza il viso…
“Piccola Topolina…sono
venuto a prenderti…”
Lo fisso incantata.
Il tuono di un cannone scuote la terra,