Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: IdaC91    19/09/2014    4 recensioni
In un mondo in cui la Magia esiste ed è sinonimo di potere, i Signori degli Elementi siedono ai vertici della Società Magica, in virtù delle loro straordinarie capacità. Esistono, però, poteri ancora più straordinari, perché rari, perché estinti...
Ma se non fosse davvero così?
Se il Tempo e il Fuoco fossero destinati a incontrarsi?
Se due vite, apparentemente così diverse, così distanti, ma in realtà così vicine, si trovassero a confronto?
Due uomini in fuga dalla Società Magica, dal loro essere diversi, due uomini in fuga da se stessi, ritroveranno nell'altro la strada da percorrere.
Insieme.
Obviously, it's a Johnlock story.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
E sì, non è un miraggio, sono di nuovo qui! Scusatemi per l’aggiornamento tardivo, ma l’università e gli esami impellenti mi sottraggono tanto tempo. Posso assicurarvi che aggiornerò almeno una volta a settimana! Ma ora basta parlare, vi lascio alla lettura!! Per ulteriori scleri, ringraziamenti ed informazioni, ci rivediamo in fondo!
 
Capitolo 3
 
Non aveva previsto nulla del genere, e non si era mai sbagliato prima. In quel momento, davanti a lui, non doveva esserci assolutamente niente. Soprattutto, non doveva esserci nessuno. Certo, esistevano più variabili in quello scenario, tre, per essere precisi, ma questa, questa, era una situazione davvero inaspettata. Non sarebbe mai dovuta andare così. L’assassino sarebbe dovuto comparire tra circa quattro minuti, secondo più, secondo meno. L’avrebbe preso alla sprovvista, mentre tentava di fuggire, credendo di non essere inseguito, e l’avrebbe portato a Scotland Yard. Facile, semplice, lineare e schematico nella realizzazione. E invece no. Quello colto di sorpresa fu lui, e questo era un avvenimento quasi senza precedenti.
 
Sherlock rimase con il braccio bloccato a mezz’aria, l’espressione per un attimo completamente sconvolta e sorpresa, ma subito si ricompose. Nel giro di un battito di ciglia, la sua attenzione si acuì e la sua espressione tornò attenta e guardinga. Cominciò ad analizzare la situazione, il tutto alla velocità della luce.
 
Prima quel suono strano, diverso, unico nel suo genere, mai ascoltato prima, quasi ultraterreno. Nel suo Mind Palace non vi era catalogata nessuna traccia audio neanche lontanamente somigliante a questa. Doveva essere qualcosa di estremamente raro.
Poi, dettaglio fondamentale, la porta illuminata, la luce accecante, fortissima. Di certo non naturale, ma nemmeno opera Umana. Magica, dunque. Ovvio. Come un fulmine, un’idea chiarissima attraversò la sua mente. Poteva davvero essere quello che credeva? La conferma poteva dargliela solo l’uomo che, sconvolto e spaventato, era appena comparso davanti a lui e si era immobilizzato non appena l’aveva visto. Lo sguardo di Sherlock saettò in direzione del polso sinistro di quell’individuo, ma di un Marchio non c’era traccia. Ovvio, di nuovo. Se era davvero quello che pensava che fosse, avrebbe tentato di nasconderlo con ogni mezzo. Che usasse anche lui il suo stesso rimedio? Probabile. Vide, però, la cicatrice di un’antica scottatura stagliarsi pallida su quel braccio semi-abbronzato, segno indelebile di una ferita del cuore mai rigenerata. (“Fin troppo semplice”). Il quadro cominciava a delinearsi, nel giro di nemmeno due secondi.
 
Gli occhi e la mente allenata di Sherlock si soffermarono poi sul suo volto, fermo, immobile, a nemmeno venti centimetri da lui:
I capelli biondi, spettinati e un po’ bagnati, sparati in tutte le direzioni. Il viso imperlato di sudore, lo sguardo spaventato, il fiato corto. Piccole rughe di espressione segnavano la sua fronte e gli angoli dei suoi occhi, di un colore bluastro o simile, la luce era troppo poca per vedere bene. Il tutto faceva presagire che avesse un’età non superiore ai 25 anni. Aveva anche un colorito leggermente abbronzato, tipico di chi vive (“O, meglio, viveva.”) all’aria aperta, probabilmente. L’espressione facciale diceva più di tutto il resto messo insieme. Un uomo terribilmente sentimentale. Dal suo viso traspariva ogni cosa. Ne poteva quasi leggere i pensieri. (“Paura. Dolore. Perdita. Stupore. Stava scappando. Da qualcosa? No, no. Stava fuggendo da qualcuno, qualcuno di straordinariamente pericoloso. E gli è successo qualcosa di inaspettato. Sta ancora fuggendo. Ha paura di me.”)
 
Sherlock spostò poi la sua attenzione sul corpo di quest’uomo che, ormai, aveva catturato ogni suo interesse. La sua idea si rafforzava sempre più col passare dei secondi. Il suo abbigliamento fu una prova lampante della sua teoria. Lo sconosciuto indossava tipici abiti da popolano del 700, sgualciti e rammendati alla buona, ma con punti precisi, in più parti. Aveva una camicia larga che, una volta, probabilmente era bianca, di un cotone leggero, strappata a livello dei gomiti. Gli si era attaccata sul petto e sull’addome per via del sudore, rivelando una muscolatura abbastanza pronunciata. Al di sopra di essa, aveva una giacca di pelle scamosciata marrone, un po’ logora, ma nel complesso ben tenuta, che recava macchie d’erba e muschio, difficili da eliminare. Guardò poi con attenzione le sue mani. Se fosse stato un semplice contadino, come poteva suggerire anche l’abbronzatura limitata alle zone del corpo scoperte, avrebbe avuto i segni tipici del lavoro dei campi, come terreno sotto le unghie e i calli dovuti all’utilizzo continuo degli attrezzi pesanti. Invece, le sue mani erano gentili, pulite all’inverosimile, con qualche ispessimento solo a livello delle dita. Questo dettaglio, insieme agli altri, gli fece balenare anche un’altra idea, affiancata alla precedente. Scese con gli occhi ancora più in basso e guardò la cinta di stoffa marrone legata verso sinistra (“Mancino.”) che reggeva dei pantaloni beige di cotone doppio, infilati in lunghi stivali lucidi di pelle marrone scuro che gli arrivavano appena sotto al ginocchio. Anch’essi recavano macchie verdi e c’era ancora qualche rametto impigliato qua e la.
 
Il quadro è completo.” pensò Sherlock. Era curioso, tremendamente curioso. Ma, oltre ogni cosa, era immensamente attratto da lui,  come ferro con una calamita. Voleva conoscere ogni cosa di quell’uomo. Voleva capire se aveva ragione su di lui. Ovviamente, il suo interesse era puramente scientifico, si disse. Se davvero davanti a lui c’era quello che pensava che fosse, sarebbe stato davvero interessante un confronto del tutto pacifico. Non voleva spaventarlo o indurlo alla fuga in alcun modo. Non voleva fargli alcun male. Come avrebbe potuto? Proprio lui che, più di chiunque altro, sapeva cosa voleva dire celarsi dietro una maschera di menzogne e rinchiudere tutto dentro se stesso? Ma, cosa strana, era davvero certo di volerlo aiutare. Non sapeva come e perché aveva avuto questo strano istinto, cosa che reprimeva costantemente e che analizzava fino a far scomparire, ma stavolta era diverso. Sapeva, nella sua geniale mente, che doveva seguirlo. Lo guardò negli occhi. 
 
Fu un colpo all’anima.
 
Anche nella paura, quell’uomo sosteneva il suo sguardo. C’era risolutezza, ma anche timore. C’era smarrimento, ma anche speranza. C’era una muta richiesta di aiuto, ma anche un grande rifiuto. Una contraddizione vivente. Lo sconosciuto era ancora fermo, immobile, con l’indecisione dipinta sul volto. Non sapeva cosa fare, se fuggire, se attaccare, probabilmente non sapeva nemmeno il suo stesso nome, in quel momento. Erano trascorsi sì e no dieci secondi ormai, ma il tempo sembrava essersi improvvisamente dilatato. Sherlock decise. Doveva sapere chi era quel Guaritore venuto dal 700, che storia portava con sé, da chi stava fuggendo. Doveva conoscerlo a fondo, voleva conoscerlo a fondo. Doveva portarlo con sé, doveva averlo. Ad ogni costo. Spezzò il silenzio che si era creato in quei secondi che gli erano serviti per studiare il suo nuovo caso. C’era un solo modo per non spaventarlo. Incuriosirlo.
 
-1726 o 1730? L’età da cui viene, intendo.- disse Sherlock, avvicinandosi piano, le braccia alzate in segno di resa, le mani aperte.
 
 
L’espressione dello straniero cambiò. Subito, il suo viso si allargò in una maschera di puro stupore. Tutto il suo corpo assunse una posa difensiva ma allo stesso tempo più aperta al dialogo. Non sembrava stesse per usare la Magia. Era interessato, anche se diffidente. Voleva sapere. Ottimo.
 
-Come diavolo…?- cominciò lo straniero, ma venne subito interrotto dallo stesso Sherlock. Quest’ultimo aveva sentito un rumore all’interno. Ovvio. Il corso degli eventi era stato cambiato, il Tempo era cambiato! Il malvivente sarebbe potuto uscire da un momento all’altro. Bene, avrebbe dimostrato con i fatti le sue parole e si sarebbe guadagnato la fiducia di quell’uomo.
 
-Mi ascolti, non c’è tempo per spiegarle. A breve l’assassino che sto inseguendo, attirato dal rumore che ha fatto materializzandosi qui, uscirà dalla porta alle sue spalle, con netto anticipo rispetto ai miei calcoli, per via dello sconvolgimento temporale. So che lei è un Dottore (che sta per il titolo di “Guaritore” della sua epoca) e so che qual è la vera natura del suo potere, e mi creda se le dico che non ho alcuna intenzione di farle del male. Il mio nome è Sherlock Holmes. Ora, la prego, si sposti!- Lo stupore sul viso del Guaritore aumentò, se possibile, ancora di più.
 
Troppo tardi. Tutto accadde nell’arco di meno di un minuto. Lo straniero non ebbe neanche il tempo di elaborare il tutto. Il malvivente, pistola alla mano, aprì la porta all’improvviso. Essa si spalancò con uno schianto, facendo perdere l’equilibrio al Guaritore, che venne lanciato praticamente in aria. Quest’ultimo finì letteralmente tra le braccia di Sherlock,  le mani sul suo cappotto, il viso a due centimetri dal suo.
 
Si guardarono, occhi negli occhi, per un attimo infinito. Il blu notte e il grigio glaciale. Da quel contatto, si scatenò qualcosa di imprevedibile. Proprio lui, che aveva sempre soppresso le sue fiamme, ora le sentiva nel suo corpo, pronte ad uscire. Sentiva montare la rabbia, sentiva il suo potere premere con forza. Ma perché? Il suo braccio sinistro si accese in un bagliore rosso. Il Guaritore spostò lo sguardo verso quella nuova fonte di luce e Sherlock dedusse che aveva capito. Non ci voleva un genio, in realtà. Quello che lo sorprese, per la seconda volta in quella serata (e questo sì che era un primato assoluto), fu che il Guaritore non mostrò un briciolo di paura. Anzi, sembrò affidarsi a lui.
 
Sherlock riacquistò il pieno controllo della situazione. Sostenne il suo straniero e lo spostò di lato con il braccio sinistro, ora illuminato dal suo Marchio incandescente, facendogli da scudo. Con la destra, il Consulente Investigativo allungò la mano verso l’assassino che tentava la fuga e riuscì a stringergli il polso. Subito, quello gridò, facendo cadere la pistola e portandosi l’altra mano al braccio preso da Sherlock. Un odore di stoffa bruciata si levò nell’aria. Non volendo, gli aveva letteralmente incenerito la manica della giacca e di tutti gli indumenti sottostanti, fino ad ustionargli la pelle.
 
-Mi duole enormemente averle arrecato danno, ma spero non si offenda.- disse Sherlock, con una smorfia sarcastica, mentre sollevava un pugno per assestargli un gancio preciso, ma fu preceduto dal Guaritore, che lo stese con una gomitata in pieno volto.
 
Sherlock lo guardò. (“Risolutezza. Lealtà. Coraggio.”) Quante qualità trasparivano da questo Viaggiatore del Tempo?
 
-Non… era una brava persona, giusto?-
 
-No, non lo era.-
 
Lo sguardo del Guaritore poneva mille domande. Proprio come aveva previsto.
 
-Lei è un…-
 
-Mi chiami Sherlock. E, la prego, questo non è il luogo adatto per avere questa conversazione. Ho già esagerato, stanotte. Credo che dovrò lasciare che sia mio fratello ad intervenire. Lasciamolo questo tizio qui, non si risveglierà prima che il carissimo sangue del mio sangue arriverà.- disse Sherlock, seccato, mentre componeva un messaggio col cellulare (Per: Mycroft Holmes. Testo: Assassino catturato. Lauriston Garden. SH) Meno scriveva, meglio era. Mycroft avrebbe capito.
-Dovremo rimandare le spiegazioni una volta giunti in un luogo sicuro. La nostra situazione non è delle migliori. Mi segua.- ma l’uomo non lo fece. Rimase fermo, lo sguardo fiero.
 
-Perché dovrei seguirla? Perché mai dovrei  fidarmi di lei, se ha capito cosa sono? Come diavolo fa a sapere che vengo dal 1730? E, per l’amor di Dio, in che anno siamo?-
 
Sherlock notò come gli stesse dando ancore del lei. (“Un uomo testardo.”) In ogni caso, però, ce l’aveva fatta. L’aveva incuriosito. Sorrise, compiaciuto. Almeno su questo non si era sbagliato.
 
-Siamo nel 2014, il che significa che lei ha circa 309 anni, se mi dice che è del 1730. Poco fa, le ho detto che viene dal 700,  dettaglio facilmente deducibile dal suo particolare abbigliamento. Inoltre, so che lei è un Guaritore,  (Dottore sarebbe meglio, in quest’epoca) e questo si evince dalle sue mani. Pulite all’inverosimile per uno che sembra essere un popolano. Le unghie sono curate e i calli si limitano ai polpastrelli, segno evidente della raccolta di erbe mediche e l’utilizzo di strumenti di precisione per la chirurgia. I suoi vestiti  e la sua pelle portano i segni evidenti di una vita trascorsa all’aperto, tra i boschi e le foreste, da fuggitivo, probabilmente. Ha le mani e il viso abbronzati, ma non il resto del corpo. Macchie di verde ricoprono i suoi indumenti, strappati in alcuni punti ma rammendati con tratti precisi, tipici di chi pratica Medicina. Sembrano punti di sutura. Non sono stati fatti da qualcun altro, perché gli abiti sarebbero sicuramente puliti in modo migliore, non avrebbe rami impigliati in alcune zone che lei non può vedere, se qualcuno gliel’avesse fatto notare. Dunque, vive da solo. Inoltre, è evidente che lei non sia Umano, ma non reca alcun Marchio sul braccio. Al suo posto vi è una piccola cicatrice sbiadita da scottatura che, a mio parere, si è procurato da solo all’età di sei anni quando ha scoperto quello che era. Inoltre, ha trovato il modo di celare la sua natura, cosa che solo un Guaritore professionista sarebbe stato in grado di fare. Suo padre, probabilmente, e poi lei. Da qui, il resto è di semplice lettura. Ha condotto una vita da fuggitivo, scappando di casa e guadagnandosi da vivere esercitando la professione di Medico, ma sempre ai margini della società. Non ha mai usato il suo vero potenziale perché lo rifiutava (trauma infantile, suppongo) altrimenti sarebbe scappato molto prima, e non a 25 anni, sicuramente non in quest’epoca e sicuramente avrebbe portato la famiglia con sé (sembra terribilmente sentimentale). Qualcosa è andato storto, però, qualcuno l’ha trovata ed è stato costretto ad un “atterraggio di emergenza”. Con grande probabilità, non sa nemmeno come diavolo ha fatto ad arrivare qui, e questo spiega come non abbia tentato minimamente di attaccarmi quando mi ha visto o di riaprire la porta in un tempo diverso. L’unica questione che rimaneva, era l’anno. Gli ultimi due avvistamenti noti di… persone come lei, risalgono al 1726 e al 1730, annotati nei diari di alcuni… simpatici Signori, che ho avuto il “piacere” di poter consultare. La descrizione è molto vaga sull’aspetto esteriore, quindi era l’unica variabile rimasta nell’equazione.-
 
Lo straniero era sconcertato. Sherlock fu ancora più compiaciuto. Dedusse dalla sua espressione che aveva centrato tutto. La cosa sorprendente fu che tutta la paura che quell’uomo aveva, evaporò all’istante. La sua postura suggeriva fiducia. L’aveva conquistato, oltre il suo timore e la sua innegabile riluttanza a fidarsi del prossimo.
 
-E’ stato… fantastico! E, sì, ha ragione su tutto.-
 
Sherlock rimase sorpreso per un attimo. Non per la veridicità della sua deduzione, ovvio. Quella sarebbe stata, senza ombra di dubbio, la serata per eccellenza delle sorprese. Aveva sentito bene? Aveva appena detto fantastico?
 
-Non è quello che mi dicono di solito.-
 
-Sarà che nel futuro sono tutti piuttosto scortesi.-
 
-Anche lei è scortese in effetti. Continua a darmi del lei. Odio ripetermi, se posso evitarlo. Il mio nome è Sherlock Holmes, e sono un Consulente Investigativo, oltre quello che ha appena visto. So che non capirà cosa intendo, ma le spiegazioni le avrà a tempo debito, in un luogo migliore. Ora, prima di andare, può dirmi il suo nome?-
 
Sapeva ormai che l’avrebbe seguito. Ci era riuscito, l’aveva attratto a sé quasi quanto quel biondo Dottore aveva fatto con lui. Il Guaritore lo guardò, ancora strabiliato. Ed indeciso.
 
-Va bene, Sherlock. Io sono.. B-bryan, Bryan Cranston…-
 
Sherlock roteò gli occhi, con un’espressione di sufficienza. (“Non sa nemmeno mentire! Come ha fatto a fuggire per tutti quegli anni?”) Ma aveva capito o no quel tizio con chi aveva a che fare? Proseguì a parlare, spazientito.
 
-Per la miseria, il suo VERO nome, Dottore. E si sbrighi, che non abbiamo tutto il giorno!-
 
-Ma come..? Oh, al diavolo, sono John. John Watson.-
 
Stavolta aveva detto la verità.
 
-Bene, John, sei pronto a correre?- disse Sherlock, e aspettò che il suo nuovo compagno lo raggiungesse. Lo vide immobile per un attimo, come pietrificato, ma poi subito gli arrivò al fianco.
 
-Chissà perché mi sto fidando di te. Dove siamo e dove siamo diretti?- disse il Dottore.
 
-E’ la cosa più saggia che puoi fare, John. Siamo a Londra e siamo diretti al 221B di Baker Street.- rispose Sherlock.
 
 
 
Here I am, again!!
Un paio di precisazioni. Avrete capito che John ha viaggiato nel tempo e si è ritrovato sparato nel futuro. All’epoca della sua partenza, aveva circa 25 anni, di cui gli ultimi cinque passati a vagabondare da solo, fino all’incontro con quel simpatico Signore dell’Aria che altri non è che un antenato di quello attuale… Per questo, se i miei calcoli “matematici” sono esatti, qui dovrebbe avere circa 309 anni XD (Devo dire che li porta egregiamente, non trovate?? ;) )
Per quanto riguarda l’abbigliamento, ho cercato immagini di vestiario popolare del 700 e l’ho leggermente rivisitato. Ulteriori informazioni sul gap temporale tra il 1730 e il 2014 verranno fornite nei capitoli successivi, non temete!!
Ora passo ai ringraziamenti, che sono sempre doverosi!! Un grazie di cuore a tutte le persone che hanno letto questa storia, l’hanno messa tra le seguite e preferite, e alle meravigliose ragazze che l’hanno commentata e recensita!! Ma un grazie particolare va sempre a lei, Fede, una persona davvero speciale e meravigliosa, che non ringrazierò mai abbastanza per il sostegno e l’allegria che mi dona ogni volta che ci sentiamo! Vi esorto a leggere le sue meravigliose storie, (il suo nick è Leoithne) che annoverano la fluffosissima “A Study In Furniture: Dead Objects Tell No Tales” e la bellissima One Shot “Above These City Lights” che mi ha letteralmente fatto sciogliere il cuore. Meritano davvero!!
Un abbraccio a tutti voi e al prossimo capitolo!!
Ida :D
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: IdaC91