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Autore: TheDevil    21/09/2014    1 recensioni
Cosa successe ai tempi della Prima guerra sacra? Chi erano i cavalieri del mito? Lo scontro tra Atena e Poseidone
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti come va? Non volevo farvi aspettare troppo con la lettura di questa guerra sacra... Quindi buon divertimento

Lo Schiavo


Ganimede aveva passato l'intera notte sveglio a rigirarsi sul suo letto nella sua camera che in virtù del grado ora ricoperto si trovava nella parte più alta dell'Acropoli Ateniese, esattamente una rampa di scale sotto gli appartamenti dove Atena viveva o dove teneva le sue udienze.
Tutta la notte era trascorsa a rigirarsi tra le mani il petalo di rosa che aveva raccolto.
La circostanza che lo stupiva era data dalla tipologia del cosmo, che pareva emanare una profonda tristezza ma anche un grosso pericolo, ben diverso dalle tipologie degli altri Cavalieri che finora si erano manifestati. 
I cosmi di Nemeo, Amalteo e Cheleo erano caldi, rabbiosi e bellicosi, il suo invece era freddo ma genuino, non ottenebrato dalla sofferenza.
Si sentiva invece il dolore da quello del petalo e lui se ne sentiva profondamente attratto come una falena attratta da una fiamma.
Tutta la notte trascorse accompagnando Ganimede nella formulazione di questi pensieri e a compiangere la sorte di quella che gli era sembrata una ragazza delicata.
Ormai il sole stava per sorgere e Ganimede si alzò per andare ad incontrare Atena, si abbigliò con una tunica da viaggio per poi richiamare tramite il Cosmo l'armatura che si dispose sul suo corpo.
Uscì dalla stanza e cominciò a camminare verso la sala delle udienze, salendo la rampa di scale che lo portò nel giardino in cui aveva conosciuto Alresha il giorno prima e manco a dirlo la trovò lì, mano nella mano con il bambino Albireo seduti.
Il bambino appena lo vide si alzò e cominciò a sgambettare verso di lui, tenendo le piccole braccia che lo invitavano a prenderlo tra le braccia.
Ganimede non si fece pregare dal bambino e lo sollevò senza sforzo, con Albireo che ridendo si rimise a giocare con il diadema sulla testa di Ganimede, che sorridendo se lo sfilò e glielo mise in testa.
Ora che lo guardava, anche il bambino aveva occhi chiarissimi, di un azzurro cielo molto simile a quelli di Alresha.
Anche la donna gli si avvicinò e sorridendo lo salutò :-Buongiorno ...- sembrava incerta
-Buongiorno- sorrise il ragazzo -Il mio nome è Ganimede-
-Lo so- la ragazza sembrava essere ancora più imbarazzata -Il vostro nome lo ricordo... è il vostro titolo che nn ricordo.
Ganimede arrossì esattamente come la ragazza, come aveva potuto pensare che volesse chiamarlo per nome, non avevano certo confidenza -La nostra Signora ci ha chiamato Cavalieri... Ma per favore Alresha, chiamami Ganimede, come mai siete già in piedi a quest'ora? E comunque perché siete qui?-
-Quante domande- gli fa notare Alresha -Abitiamo qui, al piano inferiore, Siamo orfani e la Dea Atena ci ha raccolto e ci ha dato un tetto, così sono diventata una delle sue serve... E comunque Albireo si è innamorato di te, mi ha buttato giù dal letto per venire qui ed aspettarti.
-Ah siete fratello e sorella- dice Ganimede a quel punto, ricevando l'assenso di Alresha.
A quel punto Ganimede guarda Albireo che intanto continua a dimenarsi e a ridere giocando con l'elmo dell'Armatura e gentilmente lo depone tra le braccia della sorella :-Devo andare in missione, abbi cura di te Alresha... Ciao Albireo.
La donna e il bambino si allontanarono lasciando di nuovo solo Ganimede che ricomincia la salita verso la sala delle udienze di Atena.
Il salone dove Atena teneva le udeinze era immane sorretto da colonne gigantesche e con l'unico addobbo un trono di legno dorato dove sedeva la Dea Atena, e al suo fianco c'era Cheleo.
La cosa non sorprendeva Ganimede, uno dei Cavalieri stava sempre con Atena, anche di notte, poteva riposare in una stanza adiacente a quella della Dea.
Ganimede si inginocchiò di fronte al trono, ma subito la voce della Dea gli impose di rialzarsi, con tono gentile disse :-Alzati Ganimede, ricordati che non sei più un coppiere, adesso sei il mio Cavaliere e non voglio che vi inginocchiate di fronte a me.
Ganimede si alzò un po a disagio, azzardandosi ad alzare lo sguardo sulla Dea, notando che sul volto aveva un sorriso dolce ma deciso.
-Cheleo mi ha raccontato di come voi abbiate conosciuto la mia serva Alresha.
-Se la mia missione è quella di trovare altri Cavalieri d'Oro, allora io penso che lei sia adatta a ricoprire quella carica.
-E' uno dei motivi per cui abbia deciso di portarla al mio servizio, eppure pare che qualcosa ti turbi!
-Il Cosmo di Alresha, anche se ancora sopito ha tanta tristezza dentro di se.
Lo sguardo di Atena si fece triste -Lo so, è per questo che sto frenando... Se sarà necessario, il suo Settimo Senso si risveglierà, e quando lo farà, sarà condannata ad un'esistenza di solitudine.
Ganimede acconsentì -Dea Atena io sono pronto a partire...
-Vai pure, ricordati, non obbligare nessuno con la forza, mostragli il tuo cosmo e dagli il mio invito... Quando saranno pronti verranno da noi... Hai la mia benedizione, portami dei guerrieri degni di indossare le Armature d'Oro.


La prima tappa del viaggio di Ganimede lo portò a lasciare Atene e a raggiungere un'altra città famosa: Dirigendosi verso Sud giunse a Corinto.
Corinto, come Atene si ergeva sul mare ma il suo porto era molto meno grande di quello della Città dell'Attica.
Ganimede arrivò in un giorno di marcia forzata, dovuta alla sua corsa.
Entrando nella città non fu difficile accorgersi di come l'ambiente e il clima fossero diversi da quello che si percepiva nella sua città.
Ganimede si mescolò con le persone, cercando di passare inosservato, alquanto inutilmente considerando che portava sulle spalle uno scrigno d'oro.
Camminava e si sentiva scrutato da volti barbuti e ostili.
La città era costruita in modo caotico e le case erano tutte addossate l'una alle altre e nelle strade brutti ceffi camminavano, e bambini giocavano cercando di schivare i calci degli uomini che si trovavano a passare; evidentemente era entrato in uno dei quartieri peggiori della Città
Per uscire da quel dedalo di strade chiese ad uno dei bambini dove si trovasse l'agorà, quello prima lo guardò con occhi ostili poi gli indicò la strada, Ganimede lo ringraziò con una piccola moneta di bronzo.
Prima di arrivare all'Agorà Ganimede cominciò ad espandere il proprio cosmo, cercando di reperire qualche informazione sul primo uomo che avrebbe dovuto reclutare.
Trovò una traccia proprio nella direzione in cui si stava dirigendo, ma rimase interdetto prima di entrare in piazza dove trovò un immenso numero di gente che camminava.
Evidentemente a Corinto era giorno di mercato e i venditori avevano piazzato le proprie bancarelle un po dovunque creando un'immensa confusione.
Mentre i venditori urlavano e le donne merecanteggiavano sul prezzo, gli uomini erano attratti dagli spettacoli e da altri tipi di commercio.
Una soloa merce era possibile trovare a Corinto che era stata proibita ad Atene: Gli Schiavi.
Ganimede spinto dal suo istinto si ritrovò a guardare un'asta della merce umana, guardando come gli uomini offrissero denaro per comprare un proprio simile.
Il banditore era un uomo anonimo, dai capelli neri e la pelle scura, con una corta barbetta, a giudicare dal colore della pelle poteva essere originario dell'Africa Settentrionale e stava battendo all'asta quelli che giurava fossero gli ultimi schiavi rimasti.
Accanto a tale scena c'era un'altra attrazione che aveva radunato un ancora maggior numero di curiosi.
Un piccolo uomo, anche egli dalla pelle scura, curvo su se stesso si stava vantando di uno schiavo che egli diceva fosse imbattibile nella lotta e sfidava gli avventori a misurarsi nella prova di forza.
Proprio in quel momento un uomo della zona ebbe l'ardire di farsi avanti, omaggiato da un grido di benvenuto da parte della folla.
Non resistette per molto, quando il banditore diede il segnale del via, lo schiavo si avventò su di lui con una forza spaventosa e con due pugni lo mise al tappeto.
Lo schiavo era un colosso: Ganimede era molto alto ben tre braccia, svettava su tutti gli uomini di tutta la testa, ma il colosso d'ebano era ancora più alto, tanto che Ganimede gli arrivava al petto, probabilmente tra collo e testa riusciva a superare le tre braccia e mezza*.
Il colosso oltre alla pelle nera aveva anche gli occhi neri come carboni, con un contrasto incredibile con il bianco dei denti e delle iridi che gli conferivano un'area spettrale.
Ganimede osservò la sconfitta del Corinzio con interesse, notando come i pugni del gigante non fossero semplicemente dei pugni, ma avessero in loro un seme di Cosmo dorato.
-Ehi vecchio, vieni qui- Ganimede chiamò il padrone del colosso che lo raggiunse -Quanto costa questo schiavo?-
-Talos è molto costoso- disse occhieggiando lo scrigno d'oro che l'uomo portava sulle spalle -per voi credo che mi accontenterò di tre talenti**- 
-Non dispongo di questa somma, e anche se l'avessi non te la darei, voglio quell'uomo-
-Ho un idea... Perché non ti batti con lui... Se lo batti lo libererò... Se perdi mi consegni quello scrigno e quello che c'è all'interno- disse il vecchio sicuro di avere la vittoria in tasca per il suo Talos contro quel damerino.
-Non posso, il suo gigante non avrebbe speranze... Sarebbe un furto-
-Insisto-
Ganimede guardò il gigante che rimaneva silenzioso e fermo.
-Sono costretto ad accettare in nome di Atena...-
Il ragazzo posò l'armatura ai suoi piedi e si mosse verso il gigante che dal canto suo ancora silenzioso, lo guardò per poi affondare due velocissimi pugni verso il volto di Ganimede... che schivò il primo e spostò il secondo come si scacciava una mosca molesta, dopodiché a sua volta colpì il gigante alla bocca dello stomaco concentrando una particella piccolissima del suo freddo cosmo.
Il gigante prima strabuzzò gli occhi, come non avesse ben intuito cosa potesse essere accaduto, poi li spalancò sorpreso, poi perse i sensi, ancora prima di toccare il suolo.
Il tonfo che il corpo del gigante fece risuonò maggiormente nel silenzio che era sceso sugli spettatori mentre Ganimede si voltava verso il vecchio che lo guardava spaventato.
-Mi prendo questo qui, come d'accordo- Ganimede senza sforzo alzò il corpo enorme del suo compagno e se lo caricò sulle spalle, anche se i piedi continuavano a strisciare per terra, se ne andò fischiettando.


Qualche ora dopo
Ganimede aveva lasciato subito Corinto, non avvertendo altre tracce di Cosmo ed aveva portato lo schiavo in una caverna fuori città, in modo da farlo riprendere.
Ci mise qualche ora, ma alla fine si svegliò trovando Ganimede davanti al fuoco intento a mangiucchiare del pane e ad arrostire un coniglio.
Il gigante lo guardò e si sedette di fronte a quello che considerava il nuovo padrone; Ganimede invece lo studiava aspettando che parlasse, così rimasero per qualche minuto e il gigante non apriva bocca, ma guardava il coniglio con espressione famelica.
-Puoi mangiare se vuoi- gli disse Ganimede.
Il gigante prese il coniglio e lo spezzò per poi addentarne una metà.
Il giovane lo lasciò mangiare e gli porse anche del pane, che il gigante prese senza fiatare.
Quando ebbe finito di mangiare l'ex schiavo ricominciò a scrutarlo e a rimanere in silenzio.
-Parli il greco?
-Si-
-Bene, di dove sei originario?
-Nubia.
-Come sei diventato schiavo?
-Cacciavo e sono caduto in trappola.
-Il tuo nome?
-Talos
-Talos, sappi che sei libero, io sono un servo della Dea Atena e la mia dea non tollera la schiavitù... Ti ho liberato per un motivo preciso, hai visto come ti ho battuto?
Il gigante assentì senza parlare, al che Ganimede riprese -Io sono un guerriero e sto cercando altri come me... Penso che tu lo possa essere, stiamo combattendo una guerra e sto cercando i più forti guerrieri, ma non sei obbligato- si affrettò a precisare quando uno sguardo truce fece capolino nell'espressione di Talos 
-Andrò- disse il gigante -La mia tribù mi ha educato per diventare un guerriero e io devo la mia libertà a te... 
-Perfetto, dirigiti a nord, fino al mare e da lì segui la costa fino al porto di Atene... Quando sarai lì e ti fermeranno dirai che il Cavaliere Ganimede ti ha mandato ad Atena... Tutti si faranno da parte, i miei compagni ti accoglieranno e ti insegneranno a svegliare il Cosmo-
-Tu non vieni?
-No... Devo trovare gli altri, c'è qualcosa che mi dice che il prossimo cavaliere lo troverò a Sparta.


 
Note 
*Il Braccio è una misura di mia invenzione, un braccio è pari a 60 cm (Ganimede è alto 1.80, Talos è più alto di 2.10) ma ricordiamo che l'altezza media nella Grecia Antica era 1.60
** Il Talento è una unità di misura della moneta realmente esistita nell'Antica Grecia pari a 26,2 kg di argento.

Angolo dell'Autore: Salve a tutti come vi è parso il capitolo? Allora questa ricerca spero di farla il meno lunga possibile e di cominciare con la vera guerra ben presto, purtroppo è una parte fondamentale... Se volete potete cercare di indovinare la Costellazione di Talos e di Alresha (ma è troppo facile) o provare a indovinare quale cavaliere Ganimede incontrerà a Sparta (più complicato)
Ma non saprei cosa altro dirvi...  AH certo, se volete lasciare una recensione ne sarò onorato (anche se fosse negativa non ci sono problemi)
Alla prossima puntata
   
 
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