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Autore: Pirros    21/09/2014    2 recensioni
[ Storia scritta a quattro mani e un piede da Pirros e Tikal ]
Ellendir è una terra strana, lo è sempre stata: le sue origini si perdono nell'alba dei tempi, a prima ancora che gli esserei umani ne attraversassero le pianure. Creature leggendarie ne popolano le distese da secoli, mischiando il loro sangue con quello delle altre razze.
Nelle piazze del paese, la sera, i cantastorie narrano racconti di imprese leggendarie, eroi e potenti maghi. La storia che però amano di più raccontare é quella della Corona delle Quattro Gemme. In seguito alla Wyrdaert, la grande guerra che sconvolse Ellendir secoli prima, la corona e le sue magiche pietre scomparvero e nessuno le vide più.
Fino ad oggi.
Qualcosa é cambiato, qualcosa che coinvolge tutti i popoli e la stessa Santa Pax, l'istituzione che governa il regno. Oscure minacce, segreti del passato che non sarebbero mai dovuti venire a galla e sanguinose battaglie attendono le nazioni di Ellendir se nessuno fermerà l'avanzata di Genesis, una misteriosa e crudele setta con un solo obbiettivo: uccidere.
Genere: Fantasy, Generale, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Tale of Ages

*
Prologo
-
Trent'anni dopo



Era una sera piovosa, quella, ad Agros, importante città umana. Il vento ruggiva, strappando con furia le foglie dagli alberi, sbattendo con forza le vecchie imposte degli edifici. La pioggia scendeva veloce, come se stesse ballando una silenziosa danza. Per le strade, le poche persone che si erano attardate ora cercavano rifugio dal brutto tempo, infilandosi dentro gli usci delle taverne.
Una locanda in particolare attirava l'attenzione dei passanti. Si chiamava Lo Sbuffo di Drago. Era un vecchio edificio all'angolo della strada principale, dalla cui porta si intravedeva una flebile luce. E, chi passava lì accanto, poteva sentire l'accattivante odore di carne che sfrigola su un fuoco, mentre all'orecchio giungeva una melodia che narrava di imprese, di eroi, di battaglie, di un mondo passato. E la voce che cantava era quella di un uomo, una voce così roca ma allo stesso tempo fragile e leggera da non sembrare reale.
Nella confusione, nessuno notò l'uomo che si aggirava per le strade di Agros. Sembrava completamente fuori contesto rispetto all'ambiente. Aveva lunghi capelli bagnati che arrivavano alle spalle e un leggero pizzetto sul mento. Portava una lunga giacca nera che gli arrivava alle cosce, una piccola cotta di cuoio sul petto, lunghi pantaloni con paraginocchia e grandi stivali con la punta in ferro. Camminava con passo lento e strascicato, appoggiandosi a un bastone, come se fosse ferito ad una gamba.
L'uomo si diresse verso Lo Sbuffo di Drago. Aprì la porta, facendo in modo che il calore, la musica e i profumi invadessero completamente le strade deserte. Poi, con noncuranza, chiuse la porta ed entrò a piccoli passi nel locale. Era una taverna spaziosa, con parecchi tavoli rotondi in centro e rettangolari ai lati. Alla destra dell'uomo c'era il bancone e le cucine, pieni di camerieri affaccendati nel portare vassoi ricolmi di pane caldo e liquori di vario tipo. Nell'enorme sala si poteva vedere di tutto: nani che addentavano enormi pezzi di carne saporita, leggiadri elfi che sedevano in disparte altezzosi, giovani ragazzi umani un po' ubriachi che infastidivano le cameriere.
E, in un angolo, si trovava un grande camino pieno di legna crepitante, che diffondeva i suoi caldi vapori in tutta la sala. Lì accanto sedeva un uomo. Un uomo abbastanza grande da sembrare vecchio, ma ancora in forze. Un uomo altissimo, con corti capelli biondo scuro tra i quali si potevano intravedere i primi capelli bianchi e vivaci occhi castani. Un uomo intento a narrare una storia a un giovane pubblico di ragazzi. Egli cantava, con voce leggera, accompagnandosi con un mandolino, mentre i giovani lo fissavano meravigliati.
Il primo uomo ordinò del pane e un bicchiere di liquore e andò a sedersi in un tavolo nell'angolo, abbastanza vicino da sentire cosa narrasse il cantastorie.

Un tempo, gli elementi vennero creati
Senza saper che sciagura sarebbero stati.
Metallo, Fuoco, Terra, Etere,
Ormai nulla si poteva più ripetere.
In una prigione dorata
Vennero custoditi con guardia armata.
Ma la magica protezione,
Nulla potè contro l'azione.
Nani, con i martelli sguainati.
Draghi, dagli animi infuocati.
Elfi, freddi e spietati.
Umani, avari e sconsiderati.
Per la prima volta schierati furono,
E per la prima volta perirono.
Per mettere fine alla lotta,
Serviva una soluzione dotta.
Sette rappresentanti dei popoli potenti
Riunirsi dovevano con pacifici intenti.
Il Metallo ai Nani, il Fuoco ai Draghi,
Terra agli Elfi, Etere agli Umani.
Dalla guerra i popoli uscirono ancora sani.
Ed oggi tutt'ora regna la pace
E la morte tace.


L'uomo si passò la mano sui capelli, con gli occhi distanti, alla ricerca di un ricordo ormai svanito.
«Sapete» continuò lentamente, assaporando ogni lettera sulla punta della lingua «un tempo credevo che un qualche dio avesse a cuore questa terra e la proteggesse...» gli occhi del cantastorie vagarono sul pubblico, soffermandosi sul forestiero seduto lì accanto, come se lo conoscesse «Ma mi sbagliavo» terminò il cantore, tra gli applausi dei ragazzi entusiasti.
L'uomo che aveva finito di cantare si avvicinò allo strano individuo seduto.
«Cosa porta un generale dei ribelli come te in una città come questa, Mazor GambaStorta?» chiese il primo, sedendosi sfinito sulla sedia e afferrando un pezzo di pane.
«Lo sai bene perché sono venuto, Eon» continuò l'altro ghignando, ma poi facendosi improvvisamente serio «Sono sicuro che ti tieni informato su ciò che sta accadendo» la sua voce divenne un sussurrò, mentre si avvicinava con il volto per non farsi sentire «La storia si sta ripetendo»
Il cantastorie deglutì faticosamente, ma alzò lo sguardo sull'altro uomo «Io sono fuori dai giochi, Mazor... Sono troppo vecchio per combattere una guerra già persa in partenza»
L'altro uomo sembrò deluso, ma domandò a denti stretti «Non è mai troppo tardi, Eon, per ribellarsi. Preferisci vivere in ginocchio o morire in piedi?»
Il cantore si alzò all'improvviso. Sul suo volto era dipinta un'espressione smarrita, ma poi il suo sguardo tornò a fissarsi nelle iridi blu dell'altro.
«La conosci già la risposta» disse serio, poi prese giacca e liuto e uscì fuori dal locale, nel freddo invernale.


 
*


Angolo degli autori Pirros e Tikal:

Ave o popolo di EFP

Io sono Tikal.

E io il magnifico e conosciutissimo Pirros!

Ahaha modesto il ragazzo <3

Grazie, grazie, tranquilli, dopo firmo a tutti un autografo.

Sempre più modesto...

Sei solo gelosa! Ammettilo.

Io, ma figurati! Perché mai dovrei essere gelosa di te?

Perché io sono onnipotente! Ma stiamo divagando e il gentile pubblico inizia ad annoiarsi...

Chissà perché... Comunque sia, questa è la nostra prima storia a quattro mani! Vediamo assieme la ricetta che ha portato a tutto ciò:

Prendete un pizzico di pazzia, poi di stupidità, poi di pazzia, poi di stupidità, poi di pazzia, poi di... Indovinate?

Amalgamate il tutto con una buona dose di ore di sonno perse... Aggiungeteci due sognatori decisamente poco sani di mente e...

Otterrete la nostra storia!

Dimentichiamo qualcosa Pirros?

Giusto! Come al solito sono uno smemorato! Spero la storia vi piaccia! (È tutta opera mia)

E me dove mi metti? u.u
Non avresti fatto nulla senza di me #modestiamodeon


Eh si, giusto, ci sei anche tu! * La prende e la butta nel cestino *

Ehi! Guarda che chiamo i miei assistenti!
Caleeeeb Johannaaaa Leoooo!
* Arrivano i tre e picchiano il povero Pirros *


Va bene ragazzi, a parte gli scherzi, noi speriamo che questo capitolo vi sia piaciuto e vi invitiamo a lasciare una recensione!
Alla prossima,
Pirros e Tikal
   
 
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