Frammenti
di vita quotidiana
I
*L'odiato gioco
del calcio*
“Accidenti
a lui! Mi ha piantata in asso: ha piantato di nuovo la sua sorellina per uno
stupido gioco!” imprecò una Lavinia undicenne, più a se stessa che ad altri,
visto che era seduta da sola sul secondo gradino della scalinata di casa sua. Lo
aspettava da due ore e ancora non si faceva vivo.
“Tornerò
presto!” le
aveva assicurato con un largo sorriso, prima di darle un bacino sulla guancia e
correre via, in direzione del campetto.
Ma
ogni giorno era la stessa storia. Lui non tornava. Suo fratello Maurizio
preferiva lasciarla da sola, proprio lui che diceva sempre che non lo avrebbe
mai fatto, per andare a disputare delle noiose quanto banali partite di
calcio.
Uno
sport che Lavinia considerava odioso, visto che le portava via
l'attenzione del suo fratellone.
II
*Il primo
litigio*
“Buongiorno,
Lavinia!” la salutò Maurizio la mattina del giorno dopo, addentando
la propria fetta biscottata farcita con la marmellata all'albicocca e sedendosi
a fare colazione accanto alla sorella, che non lo degnava di uno sguardo mentre
beveva il suo latte con i cereali.
“Che
ti prende questa mattina? Come mai sei silenziosa?” chiese dopo un po',
preoccupandosi per l'indifferenza della sorella minore.
“Mi
sono annoiata ieri...” esordì Lavinia in tono piatto. “Per colpa tua”,
aggiunse tra i denti, fissando la credenza.
“Ma
Lavinia, dai! Ti ho già chiesto scusa. Credevo avessi capito
che-”.
“Stai
zitto! Tu non fai altro che sbagliare e poi scusarti!” lo
rimproverò.
“Oggi
tornerò prima, te lo prometto…” assicurò lui.
“Non
è vero. Non fare più promesse che poi non manterrai, basta! Ormai ti conosco
bene. E non è tutto: ieri sera ho visto papà che ti dava i biglietti della
partita che si terrà domenica allo stadio”.
“Sì.
Che bello!” esclamò, con gli occhi sgranati per l'emozione. “Verrà la mia
squadra preferita e non-”.
“Non
puoi mancare, vero?” completò lei, indispettita. “Certo che no. Come al solito!
Basta così, sono stufa. Sono stufa di te e di quello stupido gioco!” quasi
urlò.
“Ma…
perché?!” chiese in un sussurro
incredulo, non capendo. Il calcio non era stupido.
“Non
fare finta di non aver capito, scemo! Sai cosa ti dico? Puoi pure trasferirti
allo stadio tutti i giorni, a me non frega più niente!” stabilì lei, impietosa e
nervosa, alzandosi dal suo posto.
“Scema
sei tu! Ehi! Dove stai andando?” la richiamò, alzando il tono della
voce.
“A
scuola, mi pare ovvio. Da oggi in poi stai sicuro che ci vado da sola! Sono
grande ormai...” e senza dare al fratello il tempo di replicare, afferrò svelta
la sua cartella e uscì, felice di essersi finalmente sfogata a
dovere.
Maurizio,
confuso e inquieto come mai lo era stato fino ad allora, smise di bere il suo
latte; nella furia di alzarsi e andarsene dalla cucina, fece cadere sonoramente
la sedia.
Non
tornò indietro a rimetterla a posto.
Questo
fu il primo dei loro innumerevoli litigi.
III
*Imbarazzo in
bagno (se si fossero scambiati
davvero)*
Si
sa che, ogni mattina, è essenziale andare in bagno e
lavarsi.
È
la prima cosa che tutti facciamo, giusto?
A
casa loro, poi, ne avevano due di bagni.
Ma Lavinia e
Maurizio, quella mattina, si trovavano in una situazione particolare.
Maurizio
si avvicinò titubante al water e si sedette, aspettando.
“Non
puoi stare in piedi. Devi sederti e aspettare finché non scende
giù!”
le aveva raccomandato qualche minuto prima Lavinia, puntando il
dito.
Dopo
aver svuotato la vescica, si pulì accuratamente con la carta igienica e iniziò a
spogliarsi.
Anche
se due volte o tre gli era capitato di vedere la sorella nuda, fu molto
imbarazzante guardarsi allo specchio. Entrò svelto nella doccia e si bagnò,
insaponando la spugnetta e passandosela con tutta la delicatezza che
poteva.
Per
Lavinia invece fu più difficile e traumatico. Fece come le era stato detto, ma
finì con lo sporcare tutto. Dopo aver pulito il water e imprecato contro i suoi
genitori sul perché le avevano dato proprio un fratello, anche lei si spogliò ed
entrò nella doccia.
“Che
schifo! Accidenti! Perché doveva capitare proprio a me?!”
pensò, imbarazzata da morire.
Dopo
aver finito di lavarsi, i due si incrociarono nel corridoio con i rispettivi
accappatoi. Maurizio era ancora rosso di vergogna, Lavinia no, ma lo fissava
malissimo. E sperò che quella situazione assurda si sarebbe presto risolta, in
un modo o nell’altro.
“Tutto
bene? Sei stato delicato, vero?” chiese sospettosa.
“S-sì,
tranquilla…” rispose lui, a testa bassa. L’asciugamano che teneva avviluppati i
suoi lunghi capelli cadde a terra, così quelli nascosero la sua vergogna.
Dov’era
una pala per sotterrarsi, quando serviva?
“Ok,
vado a indossare la tuta dell'allenamento. Ci vediamo sotto... Ah! Ricorda di
asciugare i miei capelli, perché se il mio corpo si ammala ti ammazzo!” gli
disse poi di rimando. Subito dopo pensò tra sé: “Fratellone, forse tu ti sarai divertito, ma
io no! Rivoglio il mio corpo!”.
IV
*Picnic
speciale*
Lavinia
aveva già preparato tutto per l’occasione.
Il
giardino della loro casa era abbastanza grande per organizzare un bel picnic
all'aria aperta, in seguito all'ottimo risultato degli esami di maturità del suo
fratellone.
All'appello
mancava proprio il diretto interessato, che era dovuto uscire a causa di una
chiamata improvvisa.
“Chissà
chi l'ha chiamato… è sempre il solito. Quanto ci metterà a tornare da me? Uffa!”
si
disse, addentando una mela gialla.
Attese
una buona mezz’ora, ma il signorino non si degnava di
presentarsi.
Imbronciata,
Lavinia stava per rientrare in casa, quando...
“Ehi, sorellina!
Guarda chi ti ho portato?”.
A
sentire il fratello, lei si voltò, gli occhi ridotti a due fessure. Accanto a
lui stava una ragazza che Lavinia non aveva mai visto
prima.
“Ah...
ma bravo! Ti sei fidanzato e non mi dici niente?” domandò un po’ irritata la
sorella, fraintendendo la situazione.
“Non
è come pensi...” si giustificò infatti il fratello, scuotendo la testa e le
mani.
A
chiarire, ci pensò la misteriosa visitatrice.
“Lavinia,
sono io. Sono Laura, la tua amica della chat”, disse tranquillamente, con un
lieve sorriso.
“Laura?!”
sbottò lei, fissandola a bocca a aperta per qualche secondo, prima di esclamare:
“Non ci credo!”.
Senza
risponderle, la bella ragazza dai capelli biondi legati in una coda e dagli
occhi azzurro ghiaccio la abbracciò felice.
“Ringrazia
tuo fratello se sono qui. È stato proprio lui a convincere i miei genitori a
farmi partire per poter stare con voi...” spiegò,
staccandosi.
Lui
si schiarì la voce per l’imbarazzo.
“Per
questo, ho preso il numero di nascosto. Volevo che fosse una sorpresa…”
svelò.
“Maurizio?”.
Lui
strizzò gli occhi, aspettando una predica inviperita nello stile di Lavinia.
Cosa che non arrivò, per cui riaprì gli occhi verdi.
“Grazie di cuore”, mormorò la sorella,
commossa, stringendo nuovamente la sua amica tra le braccia. Aveva sempre
sognato di incontrarla, finalmente stava succedendo per davvero. Questo non era un sogno,
no.
“Non
devi ringraziarmi...” assicurò.
Ecco
il solito modesto.
Lavinia
fece accomodare Laura, per poi abbracciare anche Maurizio.
“Quanto
resterai?” s’informò, il buon umore che la rendeva più affabile e
dolce.
“Una
settimana”.
Tra
discorsi vari e risate, i tre fecero il loro picnic all'aria aperta, dando
inizio a una breve convivenza che Lavinia ricorderà per
sempre.