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Autore: Madin    22/09/2014    3 recensioni
-Io ti amerò sempre Peter Pan!- questo gli sussurrai quando lui si era già allontanato dalla mia finestra, dopo averci riportato a casa.
E lui non mi aveva sentito. E lo sapevo. Eppure sentivo un enorme groppo in gola nel vederlo andare via. Sapevo che non l'avrei più rivisto e questo mi intristiva. Mi ero innamorata di lui a poco a poco, del suo carattere ribelle, dei suoi modi sbarazzini, della sua risata, della sua allegria. Tutto di lui mi aveva conquistata.
Avevo vissuto la più incredibile delle avventure e ne ero rimasta scottata. Perché l'avventura vera non era essere andata all'Isola Che Non C'è, era stato innamorarmi di lui. Stupida! Stupida! Non avrebbe mai potuto ricambiare, non conosceva il significato dell'amore, perché eravamo solo bambini, ai tempi e lui non avrebbe mai potuto vivere nel mio mondo. Perché lui era Peter Pan, il bambino che non sarebbe mai cresciuto, che amava giocare e che volava da una parte all'altra dell'isola come un uccellino. Lui che vedeva tutto come un gioco.
Genere: Avventura, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Campanellino, Capitan Uncino, Peter Pan, Wendy Darling
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Once Upon A Time In Neverland

 

Verità

 

«...Peter vieni qui, baciami.»

 

Strinsi le sue mani con forza, per impedirmi di scoppiare in lacrime. Avvicinai il mio viso al suo. Ero pronta; ero finalmente pronta a lasciarlo andare... sentivo che era giusto, che doveva andare così. Chiusi gli occhi...

Lui si ritrasse «Wendy io ti amo.» non era ciò che mi aspettavo così lo guardai senza capire «Può sembrare che io dia tutta la colpa a te ma in realtà non è così; tu mi hai permesso di vivere Wendy, di crescere. Senza di te non sarei ciò che sono ora, non avrei...»

«Consapevolezza, Peter... tu vivevi nell'ignoranza di un bambino, con le sue gioie e i suoi dolori. Eri felice e io ti ho portato via tutto questo. Ma un modo per rimediare c'è: Peter baciami...» ma lui si scostò scuotendo la testa

«No no! Io ero un bambino che voleva scoprire come fosse finito lì. Voglio sapere da dove sono arrivato. Se anch'io come gli altri non sono stato reclamato dopo sette giorni. Ho bisogno di saperlo.»

Dimenticai il bacio per un attimo «E come?» domandai

«Si dice che le Sirene siano delle cantastorie, che conoscano passato presente e futuro. Andrò da loro e mi farò dare delle risposte.» pensai che fossi una pessima idea.

«Peter! No!» gli camminai dietro «Le Sirene sono famose per le loro menzogne, non puoi fidarti...»

«Quelle sono gli elfi, le Sirene sono obbligate a dire la verità come le fate.»

«Non cambia niente, non puoi andare lì e fare domande sul tuo passato, potrebbero...» mi interruppi

«Potrebbero?» mi incalzò Peter

«...potrebbero dirti qualcosa che non ti farà piacere.»

«Affronterò la verità, come ho sempre fatto.» e quel ghigno birichino con cui lo disse mi fece capire che lo avrebbe fatto, avrebbe affrontato tutto con leggerezza e spensieratezza. Come avrebbe fatto Peter Pan.

Dimenticai il bacio, e tutto quello che avrebbe comportato. Ora che sapevo qual era il mistero mi sembrava di riuscire a vederlo lì, sull'angolo destro della bocca. Ci vedevo ciò che avevo sempre visto in me prima di donargli tutta me stessa. Ripensai al bacio della mamma.

Mi mancava. Mi mancavano tutti e avrei voluto abbracciarli, portarli con me; ma non sarebbero mai venuti, non avrebbero capito. Nemmeno John e Michael riuscivano più a capire e ciò che avevamo vissuto sembrava quasi una delle storie che ero solita raccontare.

Chissà come stava andando la loro vita adesso...

Senza rendermene conto eravamo arrivati alla Baia delle Sirene. Quel posto mi metteva i brividi. Ormai il sole era calato e la notte e il buio avevano preso il sopravvento. La luce della luna, alta nel cielo, si rifletteva sulle acque del mare, creando dei giochi di luce meravigliosi e magici. Il mare era calmo e questo mi spaventò anche di più.

Peter si accovacciò a riva e chiamò le sirene. Aspettammo per qualche minuto, lui sulla riva e io più indietro, ben lontana dall'acqua, quando sentimmo lo scroscio dell'acqua e una sirena non spuntò dinanzi a noi.

«Ciao» la salutò Peter e la sirena fece un cenno col capo «ho bisogno di sapere della mia vita. Della mia vita prima dell'Isola.»

Ora, dato che le sirene non comunicano a parole, ma solo a suoni, vi riporterò ciò che Arden -questo era il suo nome- ci disse:

«Saluto te, Peter Pan,  signore dell'Isola e delle stelle. La tua domanda è una domanda interessante perché posta con tanta serietà e voglia di conoscere, di sapere. Cosa che sempre è stata parte di noi creature del mare che conosciamo la verità e non proferiamo falsità. Or dunque la verità eccoti servita, giovane Pan, che tu possa farne buon uso.» e iniziò il racconto «Ci fu un tempo in cui l'Isola non era altro che un cumulo di materia inesistente ma viva; la sua nascita può essere paragonata a quelle delle fate: dal primo sorriso di un bambino. La Natura sapeva che ci sarebbe dovuto essere un Guardiano dell'Isola, qualcuno che potesse viverci per sempre e curarla e custodirla. Ma non poteva scegliere una creatura abitante dell'Isola, per paura che diventasse tiranna sulle altre. Così cerco in altri mondi, vagando in lungo e in largo alla ricerca di "qualcosa". Finché non si abbatté sulla Terra, un mondo lontano e popolato da umani. Tutti i bambini del mondo avrebbero potuto essere "il Guardiano" eppure nessuno sembrava adatto al compito. Un giorno, lo sguardo della Natura si posò su un piccolo bimbo, appena nato e assisté alla nascita della sua fata dal suo primo sorriso. Questa fata era diversa dalle altre: aveva grandi ali dorati, capelli di grano e occhi dolci e, cosa insolita, una grande aura di luce. Fu in quel momento che capì che era quello il bimbo giusto. Perché da lui era nata una fata speciale a cui diede il nome di Trilli. Passarono diversi anni e quando il bambino ebbe raggiunto l'età adatta per assumersi il compito di Guardiano senza aver perso l'ingenuità e la spensieratezza dei bambini, la Natura lo strappò alla sua famiglia e lo portò sull'Isola, cancellando ogni traccia della sua presenza sulla Terra e i suoi ricordi di quel mondo. Una volta arrivato, l'Isola lo riconobbe come Guardiano e venne legata indissolubilmente a lui. E dato che l'Isola era un posto senza tempo e fuori dallo spazio, il bambino non crebbe mai; fino a che una mortale, una bambina, venne portata qui. La prima in assoluto. La custode di una grande magia, forte quasi quanto l'Isola...»

La sirena tacque e Peter si prese qualche minuto per metabolizzare la cosa.

«Quindi io avevo una famiglia... dei genitori... magari dei fratelli! E tutto mi è stato portato via» la sirena annuì e io mi accorsi di stare piangendo.

«Chi ha dato il permesso di fare questo?! Insomma, ha sottratto un bambino dalla sua vita, dai suoi genitori! E lo ha relegato a vivere su un'isola che non esiste che...»

«Non dire ancora una parola, Peter Pan» lo interruppe la sirena «Ti è stato dato molto. Non sei come gli altri bambini, puoi fare delle cose a loro estranee e sei qualcuno che ha grandi responsabilità. E ti sei preso cura di tutti quelli che hanno trovato il modo di raggiungere l'Isola. Molto ti è stato tolto ma molto ti è stato dato.» e con queste parole la sirena sparì nelle profondità della Baia.

Peter rimase immobile e in silenzio per diverso tempo e così io, per paura di interferire coi suoi pensieri.

All'improvviso si alzò e mi guardò. Restammo in silenzio e poi lui mi prese il viso e mi baciò. Non pensai a lasciarlo andare ma a volerlo ancora più vicino. Le sue labbra a contatto con le mie erano morbide e fresche ma sapevano di sale, dalle lacrime di entrambi. Ci sdraiammo a terra e facemmo l'amore. Lì, nella radura, alla luce delle stelle e delle lucciole. Mi amò come se non ci fosse un domani e io bevvi tutti i suoi sospiri e mi aggrappai al calore della sua pelle a contatto con la mia.

«Peter devo dirti una cosa» lui alzò lo sguardo e mi guardò. Gli occhi penetranti e brillanti. «C'è un modo per farti tornare chi eri prima...»

Lui mi guardò incuriosito e si puntellò sui gomiti, mentre io sdraiata sotto di lui prendevo coraggio «Toro Seduto mi ha detto che se io ti baciassi e fossi pronta a lasciarti andare, questo porterebbe me a casa e te ad essere il Peter di quattro anni fa.» lasciai il fiato che avuto trattenuto.

«Quindi è per questo che prima volevi baciarmi... eri pronta a lasciarmi andare?» distolsi lo sguardo dal suo e mi concentrai su una fogliolina accanto alle mie dita.

«Credevo di sì ma... non riesco ad immaginare la mia vita senza di te, Peter Pan» una lacrima al ricordo del vuoti che avevo provato scese sulla mia guancia. «Mi dispiace.» Peter mi accarezzò i capelli e mi baciò la lacrima.

«Non farlo.»

 

Dopo aver udito il racconto della sirena capì perché Trilli fosse tanto legata a Peter e a lui soltanto. Era grazie a lui se era nata e lo amava. Ed era giusto che fosse così.

Ma che dire dell'Isola? Se la storia delle sirene era vera -e molte cose mi dicevano che era così- Peter non avrebbe mai potuto lasciarla senza distruggerla. E mi chiesi perché proprio io dovevo essere la causa di tanto caos. Ero forse così speciale da spezzare un legame durato secoli, forse millenni?

Venni divorata dai sensi di colpa. Peter era una creatura magica, umana, ma non per questo lo era meno delle fate o delle sirene e aveva su di sé una grossa responsabilità: la vita di popoli interi. Sembrava come quel Dio di cui mi avevano sempre raccontato.

«Wendy!» a quanto pare ero distratta così il ragazzo mi richiamò più forte «Allora, che ne pensi?»

«Scusami Peter ma non ti stavo ascoltando, ero persa nei miei pensieri» lui sorrise e mi baciò la mano.

«Ho chiesto se ti andava di andare sulla Terra» tutti i miei nervi si tesero e mi scostai da lui inconsciamente.

«Sulla Terra? Perché?» domandai impaurita.

«Non vuoi vedere come stanno andando le cose? Non sei curiosa? Non ti mancano i tuoi?» la risposta era sì a tutte le domande. Eppure temevo che una volta arrivati Peter sarebbe tornato indietro senza di me.

«Vuoi lasciarmi a casa?» così, con la voce rotta e spaventata, chiesi.

Peter sembrò veramente sorpreso dalla domanda e sorrise, intuendo le mie paure «No, amore mio. Assolutamente no. Volevo solo darti la possibilità di sapere che la tua famiglia sta bene e di vederlo con i tuoi occhi.» sorrisi, grata, una volta aver capito le sue intenzioni. Sentire nominare la mia famiglia era veramente strano: non li sentivo più come la mia famiglia; ora era Peter la mia famiglia. Eppure sentivo sempre la mancanza della mamma o del papà e di John e Michael. Se solo avessero capito... avrei voluto riportarli sull'Isola un'ultima volta.

«Peter... pensi che sia possibile portare qui John e Michael ancora una volta?» lui sembrò rifletterci su e poi annuì scuotendo i capelli biondi.

«Tutto è possibile se si crede!» e volò via.

 

NOTE:

Mi dispiace. È più corto del solito capitolo ma è più un capitolo di transizione per ciò che verrà dopo, anche se viene descritta una profonda verità.

Ovviamente la storia narrata sull'origine di Peter è puramente inventata da me, così come la nascita di Trilli. Chiedo scusa, ma serviva per il racconto che ho in mente. Alla prossima!

   
 
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