Città di Karakura. Ore 22:30. Autunno. Finalmente riuscii a percepire la debole reiatsu di Kitsumi a ovest di Karakura. Capii che era in difficoltà e cominciava a perdere colpi, così io e Matsumoto ci affrettammo a raggiungerla. Arrivammo troppo tardi. La ragazza era accasciata sul tetto di un palazzo, il corpo contorto in terribili spasmi, il respiro affannato. Fiumi di sangue scorrevano da un lungo taglio sulla schiena della shinigami. "Tutto qui quello che sai fare? Mi hai davvero deluso, shinigami..." disse con malizia un ragazzo a pochi metri di distanza da Kitsumi con folti capelli turchesi e occhi blu, taglienti come una scheggia di vetro. "Ho saputo che voi dèi della morte, al termine di un combattimento, rivelate il vostro nome all'avversario sconfitto, come cortesia finale. Quindi, in rispetto delle vostre usanze, ti dirò il mio nome: Grimmjow Jaegerjaques. Vedi di ricordarlo, in questi tuoi ultimi istanti di vita". Poi si volse di scatto verso di me e disse "Sarei voluto rimanere qui con voi a divertirmi un altro po', ma al momento ho altre cose da sbrigare". "Bastardo!" ruggii avventandomi contro di lui con Hyōrinmaru sguainata. Grimmjow sollevò appena un braccio, bloccando il mio fendente, poi con un sadico ghigno afferrò la lama di Hyōrinmaru e mi scagliò a terra. "Ho detto che non ho tempo per giocare con voi ragazzini. Arrivederci, Capitano", disse infine l'Arrancar prima di scomparire nello Hueco Mundo. Matsumoto, che intanto si stava prendendo cura di Kitsumi, lanciò un'imprecazione e mi disse con aria grave "La ferita è troppo profonda, sta perdendo molto sangue e non credo che sopravviverebbe fino alla 4ª brigata. Mi dispiace molto Capitano...". Le parole della Tenente furono interrotte dalla fievole voce di Kitsumi. Non capivo cosa stesse dicendo, così mi avvicinai e mi inginocchiai al suo fianco. "Mi dispiace molto, Tōshiro-san...Sono stata una stupida a pretendere che sarei riuscita a combattere alla pari contro un Arrancar", poi mormorò indicando debolmente una Zanpakutō spezzata pochi metri più in là "Ha distrutto Yukichi, una delle cose che più amavo al mondo". Una goccia di sangue le imperlò il viso madido di sudore, il suo respirò si fece sempre più flebile, poi con un ultimo sforzo disse "Mi dispiace per quello che ti ho detto pochi mesi fa. Ero solo spaventata, ma quella smorfia di terrore nascondeva autentica felicità... Ti amo anch'io, fratellone". Sorrise, poi i suoi occhi smeraldini persero ogni luce, il suo cuore si fermò sotto la mia mano gelata e una lacrima solitaria rotolò sul suo viso candido come la neve. Sembrava che Kitsumi fosse sprofondata in un sonno millenario, così le diedi un bacio sulla fronte fredda e strinsi tra le braccia il suo corpo esanime in un caldo abbraccio, dicendo con le lacrime agli occhi, "Buonanotte, sorellina". FINE CAPITOLO 4