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Autore: Lulumiao    23/09/2014    3 recensioni
Una ragazza si innamora. Una frase all'apparenza semplice, ma che racchiude in sé mille riflessioni ed emozioni. Seguiamo il suo rapporto con l'amore tra passato, presente e futuro.
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ecco quando sarò veramente felice
 
 
È la prima volta che pubblico qualcosa che non sia una fan fiction :) Spero che questa shot piaccia come le altre cose che ho scritto :D Vi avverto che ciò che state per leggere è estremamente triste. So che dovrei aggiornare tremila cose, ma era da tanto che volevo scrivere qualcosa del genere, a costo di risultare banale.
Buona lettura!
 
 
Ieri
 
 
«Ehi, posso dirti una cosa?».
«Sì, dimmi».
«…».
«C’è qualcosa che non va?».
«Scusa, non è facile da dire…».
«Stai tranquilla, ti ascolto».
«Ecco… Mi piacciono le donne».
«…».
«Non sapevo come dirtelo…».
«Non preoccuparti, non è un problema. Sarai sempre mia amica».
«Ah! Be’, sono contenta che tu non abbia problemi».
«Lo sapevo, comunque. Ti si legge in faccia».
«Sul serio? Forse hai ragione…».
«Dai, sono sicura che troverai presto una ragazza. Vieni, torniamo a casa, sta cominciando a farsi buio».

Quel giorno, mi sono tolta un peso. Ti ho confessato il mio più grande segreto: mi piacciono le donne. Non sei fuggita, non hai provato ribrezzo. Mi hai accettata così come sono, guardandomi con quei bellissimi occhi azzurri, con i capelli biondi mossi dal vento, sul prato crepuscolare. Mi illudevo di poter considerare conclusa la mia confessione. E invece…
 
 
«Ehi, perché piangi? È successo qualcosa?».
«No, non è niente… Torna in classe».
«Non mentirmi… Non me ne vado finché non mi dici che cos’hai».
«No, non farmi altre domande… Va’ via…».
«Mi stai facendo preoccupare! Tanto prima o poi dovrai dirmi perché stai piangendo, quindi fallo ora e basta!».
«…Ti prego, non voglio…».
«…».
«…Mi sono innamorata».
«…E stai piangendo perché non sei ricambiata? Chi è?».
«…Sei tu».

…E invece ho dovuto dirti che ti amo. Credevo di poterlo tenere nascosto, ma quel giorno in classe mi sono persa nei miei pensieri, mentre la professoressa di storia spiegava, e all’improvviso mi sono ritrovata con gli occhi pieni di lacrime. Eri tu l’oggetto dei miei pensieri. Hai visto che piangevo, e anche qualche altro compagno se ne era accorto. Ho chiesto alla professoressa di uscire, lei quasi senza voltarsi mi ha risposto di sì. Mi sono rifugiata in un corridoio secondario, poco frequentato, sono crollata a sedere sul pavimento. E poi, quando mi hai raggiunta, ho dovuto confessarti il mio amore. Il mio più intimo segreto. Volevo custodirlo gelosamente, cercando di capire se potessi avere qualche possibilità con te. Magari, se ci fossero stati dei segni positivi, avrei potuto confessartelo di mia spontanea volontà. Ma forse a un certo punto sarei scoppiata e te lo avrei detto comunque. Chissà. In ogni caso, ormai te l’avevo detto. E mi illudevo di avere una possibilità, con te. Quanto mi sbagliavo.

 
«Ti prego, fammi parlare… Non sono arrabbiata per ciò che mi hai detto! Non sono neanche schifata. Ma… per me sei solo un’amica. Ti voglio bene, anche se non te lo dico spesso. Ma non mi piaci in quel senso».
«…Davvero non sei arrabbiata?».
«Davvero».

Avevo anche tanta paura. Paura di perderti. Ma è successo un miracolo, e nonostante la mia confessione hai voluto che la nostra amicizia continuasse. Le mie speranze di essere ricambiata erano distrutte, certo, e con esse anche il mio cuore era andato definitivamente in pezzi, ma almeno ti avevo ancora come confidente, compagna, consigliera. Come amica. Poco dopo ho capito che il piacere di averti solo come amica era solo un’illusione. Avevo smesso di mentire a me stessa quando ti avevo confessato di essere lesbica, e avevo ricominciato quando pensavo che l’amicizia mi bastasse. Ma ci ho messo poco a smascherare anche questa bugia.
L’amicizia non mi bastava. Ma ero abbastanza realista da sapere che non potevo fare niente per farti innamorare di me; quindi volevo che tu capissi almeno come mi sentivo. Ma è stata la più grande perdita di tempo della mia vita.

 
«Tu non capisci come mi sento. Io sto male per te, e tu non mostri neanche un po’ di compassione».
«Ti ho già detto che capisco come ti senti. Ma non credo di poter fare molto. Mi dispiace che tu stia così, ma non posso fare niente».
«Invece c’è qualcosa che puoi fare. Puoi essere più comprensiva. Io ti amo, e sembra che non ti importi del mio dolore!».
«Sì che mi importa, ma penso che non ci sia niente che io possa fare. Smetti di dire che non penso a te, perché non è così».
«Non capisci. Non sai cos’è l’amore. Se lo sapessi staresti piangendo per la disgrazia del mio affetto non ricambiato. L’amore è la cosa più bella che c’è, ti riempie completamente. Ti rende felice. Io sono felice di amarti, anche se tu non ricambi, perché amare ti regala sempre emozioni bellissime. Amare è una cosa meravigliosa, sempre».
«Tu vivi nelle favole. Io non ho mai visto persone veramente felici, mai. Quindi figurati se possono esserlo perché amano! È qualcosa che non serve».
«Insensibile».

Non ci capivamo, non ci siamo mai capite. Siamo così diverse… fisicamente e mentalmente. Il tuo viso sembra quello di un angelo, hai colori chiari e quasi ci si aspetterebbe di vedere un’aureola sulla tua testa e due ali che ti spuntano dalla schiena. Sembreresti tu la sentimentale tra noi due, ma l’apparenza inganna, i tuoi occhi color ghiaccio non lasciano mai trasparire alcuna emozione, mai. Sei come un codice criptico da decifrare. La sognatrice sono io, troppo alta per la mia età, bruna, dai lineamenti anonimi; ho l’aspetto antipatico di una professoressa acida. Oltretutto non mi espongo mai, sono sempre sulla difensiva, cerco sempre di proteggermi dal mondo. La gente pensa che io sia semplicemente vuota, che non sia degna di interesse. Io so che non è così, e forse lo sai anche tu. Una cosa la sai di sicuro: vivo nel mondo dei sogni. È quello che implicitamente mi dicevi sempre, nelle nostre discussioni che non ci portavano da nessuna parte. Mi facevi capire che non dovevo disperarmi per amore, che non ne vale la pena. Io invece sapevo che era importante. E intanto la mia disperazione cresceva, cresceva. Lo sconforto di non poterti avere come volevo io, la rassegnazione di non poterti chiamare “amore mio”, l’odio e l’adorazione allo stesso tempo per il sentimento che mi fa tanto soffrire, ma anche vivere.
 
Oggi
 
«Ho parlato con Giulia».
«Di cosa?».
«Le ho parlato dei sentimenti che provo per te. Pensavo che potesse capirmi e aiutarmi».
«E ti ha aiutata?».
«Sì, moltissimo. Mi ha detto che secondo lei devo cercare di scindere ciò che provo per te, devo separare l’amicizia dall’amore e mettere l’amore da parte. Devo guardare il nostro rapporto da un altro punto di vista».
«Che grande consiglio…».
«Non essere sarcastica. A volte sembra proprio che del mio benessere non ti importi nulla».
«Non è vero. Dico solo che è un consiglio stupido».
«Sentimentalmente sembri quasi vuota. Spero solo che non sia così. Come ho fatto ad innamorarmi di te? Siamo così diverse».

Giulia è un’amica così cara. Ha capito come mi sentivo e ha cercato di aiutarmi. So che non sei vuota come sembra, ci ho messo tanto a capirlo, so che mi vuoi bene, anche se a volte non sembra. Non ti ho mai capita fino in fondo, ma faccio del mio meglio. E finalmente sono riuscita a superare almeno parzialmente il buio iniziale. Forse un piccolo spiraglio di luce si vede. Non penso che ne uscirò mai del tutto, ma sto decisamente meglio rispetto a un po’ di tempo fa. Mi sento più libera, sei ancora la mia felicità più reale, ma ora sono più indipendente, cammino anche da sola, pur zoppicando. Ma ciò non significa che i dubbi siano scomparsi. Sono sempre lì, un’ombra nera sul mio presente e il mio futuro. Una cosa positiva del passato è che puoi analizzarlo tranquillamente, sei distaccato da ciò che è successo; ormai se n’è andato, non c’è più rischio a riviverlo. Ma cosa farò ora? Sento che sto trovando la strada, ma le crisi di pianto che ancora ho sono testimoni di un disordine emotivo ancora forte.
 

«Sai, sono tanto felice che tu non sia scappata, quando ti ho rivelato ciò che provo. Ma a volte penso che se non ti vedessi più, ti penserei di meno e sarei più felice. Mi staccherei completamente».
«Forse avrei dovuto farlo».
«…».
«Non perché non ti voglia o perché io non ti accetti, avrei dovuto farlo per te. Come dici tu, avrei forse fatto una cosa più buona liberandoti dalla mia presenza, che come dici ti causa tanto dolore».
«…Non ce la farei ad allontanarmi da te. Strapparmi la mia regina sarebbe come togliermi la vita. Non esiste proprio. Vivo per amore, quindi vivo per te. Se tu non ci fossi, non sarebbe vita».

E se tu te ne fossi andata? Che cosa sarei io ora? Grande dubbio. Forse sarei stata effettivamente meglio dopo un po’, chissà. Ma sarei vissuta in apnea per tanto tempo. E alla fine con cosa sarei rimasta? Con nessuno. Senza alcun punto di riferimento. Mi sono accontentata di questo amore striminzito e sofferente, proprio perché è la mia idea di vita. Senza di esso, niente avrebbe avuto più senso. Sono stata una vigliacca a non allontanarti di mia spontanea volontà, è questa la verità, non l’ho fatto per vigliaccheria, anche se fossi stata convinta di stare meglio senza vederti più, non l’avrei fatto perché non ne avrei avuto il coraggio. Ora so che questa mia scelta codarda paradossalmente è anche coraggiosa: non sono fuggita dalle mie paure, ho affrontato tutto, dal non essere corrisposta alla tua freddezza, non mi sono tirata indietro.
Tu non sei vuota, in realtà. È solo che perdi di vista i valori che io considero fondamentali. Sei così fortunata a riuscire a vivere senza. O forse sei enormemente sfortunata, perché ti perdi ciò che di più bello c’è. Dubbi, probabilmente insolubili.
 
 
«Mi sono fidanzata con Francesco».
«…Capisco».
«Sei arrabbiata?».
«No. Ma sono molto triste».
«Mi dispiace. Non piangere, non voglio che tu stia male».
«Lo so. Ma non c’è niente che tu possa fare, se non continuare ad essere mia amica. Nessuno può fare nulla. È solo una bruttissima situazione, e nessuno può farci nulla».

La mia principessa ha trovato il suo principe. Spero tanto che la tua relazione sia felice, che nessuno di voi due debba star male come me. Non feritevi. Vivi la tua vita, continua ad essermi amica e andrà tutto bene. Non posso smettere di amarti, non esiste un aiuto supremo. Purtroppo è così e basta, bisogna accettare la situazione così com’è. Posso solo sperare di farci il callo e di non vedere i vostri baci, di non sentire quando vi dite “mi piaci tanto”. Ho sofferto molto, vorrei che la mia anima avesse un po’ di riposo, sono stanca di struggermi, vorrei diventare insensibile alle belle parole che dici di lui, dopo tutto mi serve un’autodifesa di qualche tipo; ma so che affrontando tutto alla fine sarò fiera di me stessa e di come ne sono uscita. Vado avanti meglio che posso, guardando il futuro con paure e speranze, ora che ho finalmente ritrovato qualcuno che credevo di aver perso da tempo.
 
Domani
 
«Hai pianto, al mio matrimonio».
«Ho provato a non farlo, ma non sono riuscita ad evitarlo. Scusa. Spero di non averti rovinato la giornata. Tutti hanno pensato che fossero lacrime di commozione».
«Mi dispiace che per te sia stata una giornata così brutta».
«In un certo senso sono felice. Hai trovato l’amore, ed è ciò che ho sempre voluto. Il mio ormai è solo una bestia ferita che si ostina a sopravvivere; il tuo è qualcosa che è appena sorto, un’emozione nuova e meravigliosa. Ora che hai scoperto cosa significa mettere qualcuno prima di se stessi, io sono per metà felice».

Chissà, potrebbe andare a finire così. Potresti scoprire l’amore. Ciò mi renderebbe immensamente felice, soprattutto se tu fossi ricambiata. Anche se io non lo trovassi, avrei la soddisfazione che la persona più importante della mia vita l’ha trovato. Sarebbe già meraviglioso. Ma lo troverai? È un’enorme incognita. D’altronde so benissimo che non puoi costringere qualcuno ad amare, perciò come non ho potuto farti innamorare di me, non potrò farti innamorare di altri.
 

«Io e Serena ci siamo lasciate».
«E perché?!».
«Non mi vuole più. Dice che devo amare solo lei, non due persone contemporaneamente. Io sono stata sincera, e mi ha detto questo quando io le ho confessato la verità… È finita».
«Non me lo sarei mai aspettato… Non ci si comporta così, non voglio che qualcuno ti tratti così male. Ma evidentemente se ti ha lasciata per questo motivo era una persona piccola».
«Lo penso anche io».

E se trovassi una donna che non mi vuole perché amo anche te? Sarebbe orribile, come vivere intrappolati: non posso smettere di desiderarti, e lei non lo accetta, e se tutte fossero come lei io non avrò mai una donna. Voglio donare il mio amore anche a qualcun altro, voglio sentirmi ricambiata, voglio ricevere anche io qualcosa. Ma c’è qualcuno disposto a dividere il posto nel cuore di un’altra persona con qualcun altro? Lo spero tanto, e intanto ho paura che non sia così. Ho paura di rimanere sola, di dovermi rassegnare a questo destino senza uscita che mi costringerà a non poter donare me stessa a nessuno, a non avere nulla. E non posso farci niente, qui non c’entra la mia volontà o il mio coraggio. Semplicemente non posso fare nulla. Questo possibile futuro mi spaventa moltissimo.
 

«Ora che ho trovato lei, sono veramente felice».
«Ora che ho trovato lui, sono veramente felice».
«Ti ringrazio di tutto».

Un finale perfetto: io troverò la persona perfetta per me, e tu troverai la persona perfetta per te. Un finale che esiste solo nelle favole, ma si sa che io sono una sognatrice. Ma, pensandoci meglio, non è una fine perfetta: lo sarebbe se noi due ci mettessimo insieme. Non può essere così, non siamo destinate a percorrere il sentiero dell’amore unite. Questa sarebbe una chiusura quasi perfetta, ma sappiamo entrambe che la perfezione non è di questo mondo. Abbiamo entrambe dei difetti, le persone che ameremo avranno dei difetti e non saremo sempre serene. Ma credo che, se finisse così, potrei dire di essere veramente felice.
 
Spero di non avervi annoiati a morte D: e di avervi lasciato qualcosa. Le recensioni saranno molto gradite :D Ciao!
 
  
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